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6.1I

NTRODUZIONE

Lattanzi et al. (1994) hanno suddiviso i depositi mineralizzati delle Alpi Apuane in differenti gruppi. Uno di questi è rappresentato da quell’insieme di vene a barite ± fluorite ± quarzo incassati nelle rocce dolomitiche della formazione dei Grezzoni, affiorante al centro della finestra tettonica di Sant’Anna. Questo insieme di vene ospita una mineralizzazione a Cu ± Au legata alla presenza di mandorle di tetraedrite con micrometriche inclusioni di oro nativo, ospitate all’interno delle vene precedentemente descritte. La località più nota è rappresentata dalla miniera di Buca dell’Angina anche se queste vene si estendono sia a N (“affioramento nord”) sia a S (Sorgente la Vite) di tale località (Fig. 6.1).

Figura 6.1 – Ubicazione dei siti di campionamento delle tetraedriti studiate in questa tesi.

Una caratteristica peculiare di queste mineralizzazioni è la loro natura tettonicamente indisturbata, essendo rappresentate da sistemi di vene con direzione NS, subverticali, spesse da 1 a 50 cm, mostranti netti contatti con le rocce incassanti (Benvenuti et al., 1992). Altre due peculiarità mineralogiche meritano di essere citate. La prima è che da questi depositi proveniva il primo solfosale apuano ad essere studiato dal punto di vista scientifico: la tetraedrite descritta da Kersten (1843). Il secondo aspetto peculiare è dato dalla presenza di oro nativo (Fig. 6.2). Infine Buca dell’Angina è al centro di un enigma mineralogico: nel corso del XIX secolo vari mineralogisti attribuirono a questa località la provenienza dei celebri cristalli di geocronite conservati nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa. Tuttavia i dati mineralogici

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moderni localizzano nella miniera del Pollone, posta a valle della miniera dell’Angina, la reale provenienza di questi campioni (Biagioni et al., 2016a).

Figura 6.2 – Oro nativo, cristalli ottaedrici distorti fino a 50 μm in “limonite”. Buca dell’Angina, Stazzema. Foto SEM C. Biagioni.

6.2B

UCA DELL

ANGINA E LOCALITÀ LIMITROFE

(S

TAZZEMA

)

Ubicata nella Valdicastello, lungo il corso del Canale dell’Angina, a monte della miniera del Pollone, Buca dell’Angina fu coltivata probabilmente già in epoca medioevale, sotto i Conti di Corvaia e di Vallecchia, e in epoca medicea. Nella metà dell’Ottocento fu sfruttata dalla Società delle Miniere di Valdicastello del console Hahner per ricavarne rame, argento e oro. L’attività di coltivazione durò fino al 1851, anno in cui furono sospesi i lavori per mancanza di finanziamenti. Nel 1880 i lavori furono ripresi dal sig. P. Pieri il quale assegnò la direzione dei lavori della miniera dell’Angina al sig. L. Pisani. Nel 1907 la miniera passò sotto la proprietà del sig. Gemignani di Viareggio, il quale fece eseguire qualche piccolo lavoro sino a quando la miniera non divenne di proprietà della Società Anonima delle Miniere dell’Argentiera. Questa società lavorò la miniera fino agli anni Venti del Novecento, periodo di cessazione dei lavori (Cencetti, 1989).

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Fra il 1953 e il 1969 la società E.D.E.M. effettuò saggi di ricerca senza alcun risultato soddisfacente. A quest’ultimo periodo di lavori risalgono i graticci ed i pali che, negli anni passati, occludevano l’entrata del Pozzo Principale, posto sulla sponda orografica destra del Canale dell’Angina, a quota 425 m s.l.m.m. La miniera di Buca dell’Angina si sviluppa su quattro livelli (Fig. 6.3), ubicati interamente nella formazione dei Grezzoni, per uno sviluppo totale di 280 m circa (Cencetti, 1989). Il Pozzo Principale, profondo circa 26 m, incontra a -9 m (rispetto all’ingresso del pozzo) il primo livello a direzione NS; esso si sviluppa verso sud per pochi metri e verso nord per 43 m, seguendo il filone principale.

Figura 6.3 – Sezione verticale dei lavori minerari di Buca dell’Angina (modificato da Cencetti, 1989).

Continuando a scendere lungo il Pozzo Principale si incontra alla profondità di -20 m il secondo livello. Esso si estende verso nord per circa 70 m e incontra a circa 2/3 della sua lunghezza una grande spaccatura naturale chiamata “caverna nuova”; quest’ultima scende sino ad incontrare il quarto livello posto a -50 m. Il ramo sud del secondo livello raggiunge invece un “pozzino” che lo pone in collegamento con una “caverna sud” dalla quale, a -35 m si sviluppa il terzo livello (Cencetti, 1989).

La letteratura sul giacimento di Buca dell’Angina è molto limitata. Inoltre nel corso degli anni tale località è stata indicata con differenti toponimi, creando confusione nella già limitata letteratura disponibile.

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Il primo autore che descrisse questa mineralizzazione, indicandola con il toponimo di “Zulfello”, fu Angerstein nel 1751 (Targioni Tozzetti, 1773). Egli scriveva: “Nel letto del Canale dell’Angina, in luogo detto il

Zulfello, sta la Vena di rame trovata da poco tempo in qua. Ella tiene un Spathum tessulare album, pieno di macchie di Lazzuli, Ceruleo, ed Erugine nativa: sta in una pietra Calcaria, quì chiamata Morta: è lunga mezzo braccio, e la sua estensione è verso Mezzogiorno e Settentrione, e calca un poco verso Ponente”. Successivamente Targioni Tozzetti

(1773) visitò l’area del Canale dell’Angina e riportò l’esistenza di vene contenenti “fahlerz” all’interno del “bardiglio bastardo” (nome locale utilizzato in passato per riferirsi ai Grezzoni). Fu Kersten (1843) a dare la prima descrizione scientifica della tetraedrite di questa località, utilizzando un campione ricevuto dal console Hahner e proveniente dalla cosiddetta “miniera Guglielmo”. Su tale campione Kersten (1843) eseguì delle analisi chimiche con differenti tecniche. La media delle due analisi è riportata in Tabella 6.1.

TABELLA 6.1 – Analisi chimiche riportate da Kersten (1843)

Media delle analisi Elemento wt% Cu 35.80 Ag 0.33 Fe 1.89 Zn 6.05 Hg 2.70 Sb 27.47 S 24.17 Tot 98.41

Fiedler (1846) fu incaricato dal Granduca di Toscana Leopoldo II di visitare i più importanti distretti minerari della vecchia “Liguria Apuana”. Egli descrisse la presenza di un calcare granuloso di color grigio cenere, lungo la valle del Canale dell’Angina, pervaso da vene di barite, fluorite e quarzo, con direzione NS, e coltivate nella miniera Guglielmo. Il minerale utile era rappresentato da tetraedrite. Fiedler (1846) descrisse anche come gli scavi minerari avessero incontrato una galleria naturale completamente riempita di terra all’interno della quale furono trovate anche ossa e un cranio umano. Leopoldo Pilla (1845) descrisse così la mineralizzazione dell’Angina “Il rame grigio dell’Angina in Val di Castello giace in nidi

disseminati in un filone, il quale avvegnachè fosse di piccole dimensioni, pure è il più perfetto filone metallico che si può vedere in Toscana, almeno per rispetto alla sua matrice. La quale è composta in gran parte di barite solfata laminosa bianca, con cui trovasi associata ancora la calce fluata ed il quarzo: il minerale metallico è disseminato in nidi frequenti, ma di piccol volume. […] Il filone traversa il calcare liassico, in direzione N.O al S.E; la sua spessezza media è di circa un palmo, ma alcune volte si dilata, e forma enfiamenti di circa mezzo braccio, altre volte poi si restringe e prende l’apparenza di una piccola venatura bianca, simile alle venature spatiche che traversano le rocce calcaree […]”.

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D’Achiardi (1877), utilizzando il toponimo di Zulfello per riferirsi alla miniera, scrisse: “A Zulfello nel

Canal dell’Angina presso Pietrasanta fu un tempo aperta una miniera, donde cavavasi argento, e donde si estrassero bellissime cristallizzazioni di varie specie, oggi conservate per i Musei come cosa rara, essendo la miniera abbandonata da molti anni. Ivi si scavava un filone a matrice di Quarzo, Baritina e Fluorina entro alla calcaria marmorea […].

Proseguiva poi il mineralogista pisano: “[…] consideriamo piuttosto i minerali metallici di questo filone; fra i quali

si citano la Galena, l’Argirose, le Geocronite, la Panabase, e con essi la Ziguelina, la Malachita, l’Azzurrite ed altri prodotti di decomposizione dei minerali solforati di rame e di piombo, e fra queste specie, una consideriamone particolarmente, la Panabase, la sola che faccia a caso nostro, come quella che le analisi mostrano largamente provvista di mercurio.”

Altri dati mineralogici sulla miniera di Buca dell’Angina sono stati riportati prima da Amodio Morelli & Menchetti (1969) e successivamente da Menchetti (1970); la reale provenienza dei campioni analizzati da questi autori è però da ritenersi dubbia. Infine, Carrozzini et al. (1991) riportano i parametri di cella della tetraedrite di Buca dell’Angina, a = 10.3882(4) Å.

Ad oggi sono state riconosciute 23 specie mineralogiche differenti nella mineralizzazione di Buca dell’Angina. Tra di esse 11 appartengono alla classe dei solfuri e solfosali (Tab. 6.2).

TABELLA 6.2 – Solfuri e solfosali presenti a Buca dell’Angina

Specie Formula chimica

Bornite Cu5FeS4 Calcocite Cu2S Calcopirite CuFeS2 Covellite CuS Djurleite Cu31S16 Enargite Cu3AsS4 Galena PbS Marcasite FeS2 Pirite FeS2 Sfalerite ZnS

Tetraedrite Cu6Cu4(Fe,Zn)2(Sb,As)4S13

L’affioramento Nord fu già descritto da Capacci (1906): “Risalendo verso Nord nella direzione del filone

dell’Angina, poco sotto al metato posto presso alla strada di Sant’Anna, ed a 100 m. circa sopra il pozzo dell’Angina, si incontra un bell’affioramento di filone costituito da una ganga baritica, con Panabase, incassato nel calcare triassico”. Qui

si osserva una piccola trincea impostata sul filoncello mineralizzato, con noduli centimetrici di tetraedrite (Fig. 6.4).

L’area della Sorgente La Vite è ubicata a valle di Buca dell’Angina, lungo la vecchia strada di servizio che univa la miniera di Monte Arsiccio con gli stabilimenti minerari posti in località Rezzaio, a Valdicastello Carducci. Durante l’apertura della strada, nel corso dei primi anni Ottanta, furono incontrati piccoli sistemi di vene simili a quelli coltivati nella Buca dell’Angina. La zona è nota fra i collezionisti locali per la presenza di cristalli di fluorite, bournonite, “apatite” e rutilo (Biagioni, 2009). Altre fasi osservate sono quarzo, arsenopirite, sfalerite, tetraedrite, pirite, malachite ed azzurrite.

117 6.2.1 Cenni geologici

Il sistema di vene a barite ± fluorite ± quarzo ha andamento N-S ed è incassato dentro la formazione carbonatica dei Grezzoni. Le vene, da verticali a sub-verticali, hanno potenze variabili da pochi cm fino a 10-15 cm (Cencetti, 1989). La natura indisturbata e i contatti netti con le rocce incassanti, talvolta presenti all’interno delle vene sotto forma di clasti angolosi, suggerisce una formazione tardiva di questa mineralizzazione, probabilmente duranti le ultime fasi dell’esumazione delle rocce del Complesso Metamorfico Apuano. Cencetti (1989) e Galeotti (1991) riportano anche dati sulle inclusioni fluide presenti nei minerali di ganga di Buca dell’Angina. Esse presentano salinità variabili (fino a 22-25 wt% NaCleq.) e temperature di omogeneizzazione variabili fra 160° e 280°C.

6.2.2 Campioni studiati

Nel corso di questo studio abbiamo studiato quattro campioni provenienti dai sistemi di vene a barite ± fluorite ± quarzo incassate nei Grezzoni della finestra tettonica di Sant’Anna (Tab. 6.3).

TABELLA 6.3 – Campioni studiati della Buca dell’Angina e località limitrofe Sigla Descrizione

BdA Sezione lucida (D1A) preparata su una massa compatta di tetraedrite AFN Masserella compatta nera, metallica, in vena di barite, quarzo e fluorite SLV1 Masserelle nere, metalliche, con fluorite viola

SLV2 Cristalli tetraedrici in vena di dolomite con pirite

Figura 6.4 – La piccola trincea scavata sull’affioramento Nord (a) e dettagli della vena mineralizzata a tetraedrite (b). Foto C. Biagioni, marzo 2018.

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Il campione BdA è costituito da una massa compatta inclusa lucidata siglata D1A. Essa è rappresentativa delle masse metalliche inglobate nelle vene a barite ± fluorite ± quarzo tipiche di questa località (Fig. 6.5a). Lo studio in microscopia elettronica a scansione ha rivelato la natura omogenea della tetraedrite studiata. Il campione è associato a barite, con composizione (Ba0.93Sr0.06)SO4, fluorite e quarzo. Inoltre la

massa di tetraedrite è interessata da fratture anastomosate riempite da ocre di Fe e Sb (Fig. 6.5b). Le osservazioni in elettroni retrodiffusi mostrano la diffusa presenza di fasi ad alto numero atomico medio costituite da cinabro (HgS) e, raramente, oro nativo (Fig. 6.5c), con composizione Au0.98Ag0.02. L’accurata

identificazione di queste fasi è tuttavia al di là degli scopi della presente tesi.

Il campione AFN, proveniente dalla piccola trincea dell’affioramento Nord, è costituito da una massa compatta centimetrica inclusa nella ganga quarzoso-fluoritica. La tetraedrite è parzialmente alterata in malachite e azzurrite.

Il campione SLV1 proviene dagli affioramenti presenti nell’area della Sorgente La Vite; esso è costituito da masserelle millimetriche di colore nero metallico associate a fluorite spatica viola; si tratta di un campione analogo a quelli provenienti dalla Buca dell’Angina. Al contrario, il campione SLV2 è costituito

Figura 6.5 – Tetraedrite di Buca dell’Angina. (a) Campione macroscopico, con una mandorla di tetraedrite massiva al centro di una vena di barite. Dimensioni del campione: 5 × 3 × 3 cm. Foto C. Biagioni.

(b) Immagine in elettroni retrodiffusi della sezione lucida. Si osservi la omogeneità composizionale della tetraedrite studiata e la rete di fratture anastomosate che interessano la tetraedrite. In corrispondenza di tali fratture si hanno fasi caratterizzate da elementi ad alto numero atomico.

(c) Dettaglio della sezione lucida mostrante un individuo subedrale di oro nativo in corrispondenza di una frattura riempita di ocre di Fe e Sb.

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da una massa cristallina formata da millimetrici individui tetraedrici all’interno di una cavità delle vene di dolomite poste in prossimità del contatto fra i Grezzoni e il complesso filladico che ospita la mineralizzazione coltivata, poco più a sud, dalla miniera del Pollone. Nelle fratture di queste vene di dolomite la tetraedrite è associata a bournonite, sfalerite gialla, arsenopirite in micrometrici cristalli aciculari e pirite. La tetraedrite dà talvolta origine a patine e croste di malachite e azzurrite.

6.2.3 Dati chimici

I campioni studiati sono stati caratterizzati chimicamente tramite spettroscopia di raggi X in dispersione di energia. Le immagini in elettroni retrodiffusi mostrano che i campioni studiati sono omogenei (Fig. 6.5). I risultati delle analisi chimiche sono riportati in Tabella 6.4.

TABELLA 6.4 – Dati chimici dei campioni provenienti dalle mineralizzazioni del Canale dell’Angina

Elemento BdA AFN SLV1 SLV2

Cu (wt%) 38.61 38.24 39.25 35.80 Ag - - - 1.71 Fe 3.68 2.88 3.62 0.77 Zn 2.24 3.38 2.40 5.03 Hg 1.18 - - - As 0.87 - 0.74 - Sb 28.01 31.25 28.98 31.23 S 25.41 24.25 25.01 25.45 apfu Cu 10.06 9.38 9.97 8.78 Ag - - - 0.25 Fe 1.09 0.80 1.05 0.21 Zn 0.57 0.81 0.59 1.20 Hg 0.10 - - - As 0.19 - 0.16 - Sb 3.81 4.00 3.84 4.00 S 13.12 11.79 12.59 12.37 Ev(%) -2.5 +4.3 +0.3 -3.6

Il Cu è il solo ed unico catione monovalente dominante per tutti i campioni studiati tranne che per SLV2. Quest’ultimo ha difatti una piccola quantità di Ag a sostituire il Cu. I cationi bivalenti presenti in tutti i campioni sono Fe e Zn; il campione BdA ha in aggiunta contenuti esigui di Hg (0.10 apfu). Il catione trivalente dominante è rappresentato da Sb; i campioni BdA e SLV1 contengono anche As con contenuti massimi di 0.19 apfu. Il contenuto di S varia da un minimo di 11.79 apfu ad un massimo di 13.12 apfu.

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Sulla base dei dati chimici riportati in Tabella 6.4 è possibile proporre le seguenti formule chimiche idealizzate per i campioni studiati:

 BdA: M(2)Cu 6 M(1)(Cu4Fe1.2Zn0.6Hg0.1Cu2+0.1)X(3)(Sb3.8As0.2)S13;  AFN: M(2)Cu 6 M(1)(Cu4FeZn) X(3)Sb4S13;  SLV1: M(2)Cu 6 M(1)(Cu4Fe1.3Zn0.7) X(3)(Sb3.8As0.2)S13;  SLV2: M(2)(Cu 5.7Ag0.3) M(1)(Cu4Zn1.6Fe0.4)X(3)Sb4S13.

I risultati delle analisi sulla tetraedrite di Buca dell’Angina possono essere comparati con la media delle analisi riportate da Kersten (1843). Ricalcolando queste analisi sulla base di (Sb + As) = 4 apfu, si ottiene Cu9.99Ag0.05Zn1.64Fe0.60Hg0.24Sb4S13.36 [Ev(%) = +1.0]. Distribuendo i cationi nei siti, si avrebbe M(2)(Cu

5.95Ag0.05)M(1)(Cu4Zn1.64Fe0.60Hg0.24Cu2+0.04)Σ6.52Sb4S13.36. I dati di Kersten (1843) mostrano un eccesso

di cationi. Si nota comunque come il catione divalente dominante sia rappresentato da Zn, a differenza delle analisi eseguite sul campione studiato in questa tesi e nella quale è il Fe il metallo divalente dominante. Probabilmente i campioni di Buca dell’Angina potrebbero presentare una maggiore variabilità chimica, anche in accordo con Cencetti (1989) il quale descrive la presenza di due generazioni di tetraedrite. La prima di esse sarebbe arricchita in Hg (fino a 10 wt%) mentre la seconda presenterebbe contenuti più bassi in questo elemento. Infine, va notato che termini con Zn dominante sono comunque stati identificati nella vicina località di Sorgente La Vite, in un contesto giaciturale analogo a quello di Buca dell’Angina.

6.2.4 Dati strutturali

I campioni esaminati chimicamente sono stati oggetto di indagini diffrattometriche con tecniche di cristallo singolo. La Tabella 6.5 riassume le condizioni sperimentali e i risultati dei raffinamenti condotti sui quattro campioni. Le metodologie analitiche e le strategie seguite per i raffinamenti strutturali sono riportati nel Capitolo 3.

TABELLA 6.5 – Dettagli delle raccolte e dei raffinamenti dei campioni del Canale dell’Angina

BdA AFN SLV1 SLV2

Dati cristallografici

Sistema cristallino, g.s. Cubico, I-43m

a (Å) 10.3779(3) 10.4015(6) 10.3734(2) 10.3941(6) V (Å3) 1117.71(10) 1125.35(19) 1116.25(6) 1122.95(19)

Z 2

Dati raccolta e raffinamento

Radiazione (Å) MoKα, λ = 0.71073

Temperatura (K) 293

121 Riflessi misurati 2749 784 966 801 Riflessi unici 412 284 428 365 Riflessi con Fo>4σ (Fo) 403 277 403 354 Rint 0.0311 0.0261 0.0332 0.0431 0.0252 0.0411 0.0489 0.0638 Intervallo indici h, k, l -10 ≤ h ≤ 15; -11 ≤ k ≤ 13; -15 ≤ l ≤ 9 -14 ≤ h ≤ 1; -13 ≤ k ≤ 3; -10 ≤ l ≤ 5 -1 ≤ h ≤ 16; -4 ≤ k ≤ 13; -12 ≤ l ≤ 6 -15 ≤ h ≤ 1; -7 ≤ k ≤ 9; -14 ≤ l ≤ 2 R[Fo>4σ (Fo)] 0.0142 0.0224 0.0283 0.0376 R (tutti i dati) 0.0149 0.0237 0.0310 0.0386 wR(su F2) 0.0353 0.0570 0.0574 0.0926 GooF 1.068 1.126 1.086 1.155

Numero dei parametri raffinati 22 23 22 21

Massimi e minimi residui (e/Å3) +0.41; -0.38 +0.58; -0.53 +1.31; -1.17 +2.41; -2.08

I raffinamenti convergono a valori di R1 inferiori a 0.037. La Tabella 6.6 riporta le coordinate atomiche e

i parametri termici isotropi equivalenti, mentre la Tabella 6.7 riporta le distanze di legame osservate per i siti cationici M(1), M(2) e X(3) dei campioni studiati.

TABELLA 6.6 – Coordinate atomiche e parametri termici equivalenti (in Å2) dei campioni del Canale dell’Angina

x y z Ueq BdA M(1) ¼ ½ 0 0.0182(3) M(2) 0 0 0.78345(15) 0.0564(5) X(3) 0.26744(3) 0.26744(3) 0.26744(3) 0.01542(14) S(1) 0.11611(8) 0.11611(8) 0.36077(10) 0.0143(3) S(2) 0 0 0 0.0176(6) AFN M(1) ¼ ½ 0 0.0204(6) M(2) 0.7830(3) 0 0 0.0540(10) X(3) 0.26753(5) 0.26753(5) 0.26753(5) 0.0162(3) S(1) 0.11598(15) 0.11598(15) 0.36122(20) 0.0165(6) S(2) 0 0 0 0.0211(15) SLV1 M(1) ¼ ½ 0 0.0154(4) M(2) 0 0 0.7831(2) 0.0541(9) X(3) 0.26749(4) 0.26749(4) 0.26749(4) 0.0123(2) S(1) 0.11603(13) 0.11603(13) 0.36108(16) 0.0112(5) S(2) 0 0 0 0.0134(10)

122 SLV2 M(1) ¼ ½ 0 0.0146(7) M(2) 0 0 0.7831(4) 0.0469(13) X(3) 0.26711(6) 0.26711(6) 0.26711(6) 0.0099(3) S(1) 0.11601(19) 0.11601(19) 0.3612(2) 0.0108(8) S(2) 0 0 0 0.0204(20)

TABELLA 6.7 – Distanze atomiche (in Å) nei campioni del Canale dell’Angina

BdA AFN SLV1 SLV2

M(1) – S(1) ×4 2.3389(6) 2.3414(13) 2.3360(10) 2.3396(16)

M(2) – S(2) 2.2473(15) 2.257(3) 2.249(2) 2.254(4)

– S(1) ×2 2.2681(13) 2.271(2) 2.266(2) 2.271(3)

X(3) – S(1) ×3 2.4230(10) 2.433(2) 2.4249(18) 2.427(2)

In Tabella 6.8 sono riportati i valori del site scattering raffinato e quello calcolato sulla base dei dati chimici assieme ai valori delle distanze medie di legame, calcolate ed osservate, tra catione e anione. Si osserva un genale accordo tra i valori.

TABELLA 6.8 – Comparazione fra numero di elettroni raffinati e calcolati (in elettroni per unità formula) sulla base

dell’occupanza proposta e paragone fra distanze medie osservate e calcolate (in Å)

XRD EDS Occupanza <Me–S>oss <Me–S>calc

BdA M(1) 28.9 29.5 Cu0.66Fe0.20Zn0.10Hg0.02Cu2+0.02 2.339 2.376 M(2) 29.7 29.0 Cu 2.261 2.266 X(3) 49.0 50.1 Sb0.95As0.05 2.423 2.465 AFN M(1) 29.7 28.6 Cu0.66Fe0.17Zn0.17 2.341 2.373 M(2) 27.5 29.0 Cu 2.266 2.266 X(3) 48.9 51.0 Sb 2.433 2.450 SLV1 M(1) 30.3 28.5 Cu0.66Fe0.22Zn0.12 2.336 2.377 M(2) 29.7 29.0 Cu 2.260 2.266 X(3) 50.1 50.1 Sb0.95As0.05 2.425 2.465 SLV2 M(1) 31.1 29.1 Cu0.66Zn0.27Fe0.07 2.339 2.366 M(2) 26.7 29.9 Cu0.95Ag0.05 2.265 2.280 X(3) 47.7 50.0 Sb 2.427 2.450

123

La Tabella 6.9 riporta il bilancio delle forze di legame calcolato per i quattro campioni provenienti dal Canale dell’Angina. Ciò che si osserva è un generale bontà dei dati che non mostrano significative deviazioni dai valori attesi.

TABELLA 6.9 – Bilancio delle forze di legame (in unità di valenza)

BdA M(1) M(2) X(3) Σ anioni S(1) 2×→0.364×↓ 0.332×↓ 1.053×↓ 2.10 S(2) 6×→0.35 2.10 Σ cationi 1.44 1.01 3.15 AFN M(1) M(2) X(3) Σ anioni S(1) 2×→0.354×↓ 0.332×↓ 1.053×↓ 2.08 S(2) 6×→0.34 2.04 Σ cationi 1.40 1.00 3.15 SLV1 M(1) M(2) X(3) Σ anioni S(1) 2×→0.364×↓ 0.332×↓ 1.053×↓ 2.10 S(2) 6×→0.35 2.10 Σ cationi 1.44 1.01 3.15 SLV2 M(1) M(2) X(3) Σ anioni S(1) 2×→0.354×↓ 0.332×↓ 1.063×↓ 2.09 S(2) 6×→0.34 2.04 Σ cationi 1.40 1.00 3.18

6.2.5 Classificazione dei campioni studiati

I campioni provenienti dagli affioramenti ubicati lungo il Canale dell’Angina, vista la dominanza di Sb nel sito X(3), possono essere tutti classificati come tetraedriti. Soffermandoci sul catione bivalente dominante presente in M(1), i campioni possono essere classificati in questo modo:

 BdA: “tetraedrite-(Fe)”;

 AFN: termine intermedio fra “tetraedrite-(Fe)”e “tetraedrite-(Zn)”;  SLV1: “tetraedrite-(Fe)”;

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I DEPOSITI A RAME +

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