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III. Automa e altre forme di simulacro

III.4. c Diana: il personaggio femminile

Analogamente alla Faustine di La invención de Morel, anche il personaggio femminile di Dormir al sol, Diana – il cui nome rimanda all’omonima divinità romana, dea della caccia454 – rappresenta l’elemento chiave per lo sviluppo del romanzo. Infatti, la donna e il sentimento che il protagonista prova per lei sono i motori che permettono – nel caso di Dormir al sol – a Lucio Bordenave di far sì che il dottor Samaniego possa testare il suo esperimento sul corpo di Diana. Quest’ultima viene descritta dal narratore come una donna dal carattere piuttosto difficile, nevrotica, diffidente e costantemente triste a causa dell’impossibilità di diventare madre. Il protagonista, infatti, tenta invano di soddisfare le sue richieste oppure di consolarla nei momenti di tristezza, ma ogni volta fallisce:

La veo a mi señora deprimida o alunada y, naturalmente, me entristezco. Al rato pregunta: – ¿Por qué estás triste?

– Porque me pareció que no estabas contenta. – Ya se me pasó.

[…]

– Si no querés enstricerme, no estés nunca triste. Viera cómo se enoja.

454 La critica sostiene che la scelta di attribuire il nome Diana al personaggio femminile di Dormir al sol non

sia casuale, poiché, durante la vicenda, Diana assume le sembianze di un cane, animale che, da sempre, viene associato al mondo della caccia.

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– Entonces no vengás con el cuento de que es por mí que te preocupás – me grita como si yo fuera sordo –. Lo que yo siento, a vos te tiene sin cuidado. El señor quiere que su mujer esté bien, para que lo deje tranquilo. Está muy interesado en lo suyo y no quiere que lo molesten. Es, además, vanidoso455.

Fisicamente, invece, Diana viene presentata come una donna bellissima, a tal punto da far dire a Lucio: “Yo me muero por su forma y su tamaño, por su piel rosada, por su pelo rubio, por sus manos finas, por su olor, y sobre todo, por sus ojos incomparables”456.

I continui fallimenti e le frustrazioni causate dal difficile rapporto con la moglie portano Lucio Bordenave ad accettare la proposta del professor Standle, ovvero far internare Diana per far sì che venga curata e, di conseguenza, cambiata. L’esperimento a cui viene sottoposta Diana, difatti, la trasforma nella donna perfetta: dolce, amorevole, obbediente, comprensiva, pacata ed equilibrata; caratteristiche tanto desiderate dal marito.

Diana, infatti, a differenza di Faustine – la quale viene definita da Giovanni Darconza come la donna ideale – non possiede ancora i tratti che la renderebbe la donna perfetta, motivo per cui – come già è stato detto – Lucio si rivolge al dottor Samaniego, affinché possa finalmente ‘correggerla’. Il desiderio del personaggio maschile di creare la donna perfetta non è nuovo né al mondo della letteratura, né tantomeno alla narrativa di Adolfo Bioy Casares. Circa il primo caso, si potrebbe menzionare il mito di Pigmalione, scultore che realizza una statua d’avorio che rappresenta una donna in possesso dei tratti di bellezza e femminilità considerati da lui stesso ideali, e Eva futura – un romanzo di Villiers de l'Isle- Adam, menzionato nel primo capitolo –, dove un uomo si innamora di una donna che rispecchia i suoi ideali solo fisicamente, pertanto decide di affidarsi a un famoso scienziato per realizzare un androide che rappresenta la sua donna ideale, sia fisicamente che caratterialmente. Tra i racconti di Adolfo Bioy Casares, invece, troviamo il già citato “Máscaras venecianas”, dove il personaggio maschile riesce ad ottenere la donna ideale grazie alla creazione di un clone che fisicamente rispecchia alla perfezione il modello originale, mentre caratterialmente assume i tratti da lui desiderati.

Il cambiamento di Diana portato a termine grazie all’esperimento del dottor Samaniego si deve ad un processo di educazione e addomesticamento dell’anima della giovane infermiera che, in seguito, viene inserita nel corpo di Diana a causa della perdita dell’anima originale. L’addomesticamento consiste nell’insegnare all’anima dell’infermiera

455 Adolfo Bioy Casares, Dormir al sol, op. cit., p. 17. 456 Id, pp. 16-17.

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ad amare il marito, a riconoscere i componenti della famiglia e a comportarsi in modo tale da rendere fiero ed orgoglioso Lucio. Si potrebbe, dunque, affermare che la nuova Diana agisca come un automa programmato per un determinato fine: essere perfetta per il marito Lucio. Tale tesi può essere confermata dal reiterato utilizzo dei seguenti termini rivolti a Diana: cambiar, curar, aleccionar, e da alcune affermazioni del dottor Samaniego: “[…] ¿me promete que usted no va a extrañar costumbres, o maneras de ser, que la señora haya olvidado?”457 oppure “La aleccionemos con los elementos que pudimos reunir”458. La

presenza di automi nell’opera presa in esame trova conferma anche nel già menzionato studio di Mariano García, il quale sostiene che – come già anticipato – il vero scopo del dottor Samaniego è quello di creare una società di automi ben addomesticati. Difatti, il romanzo si conclude con Félix Ramos che, una volta giunto in casa del protagonista, nota che anche Lucio ha una cicatrice sulla nuca; di conseguenza il lettore è portato ad ipotizzare che anche il narratore sia stato sottoposto all’esperimento di Samaniego e sia diventato, quindi, un automa i cui difetti sono stati totalmente eliminati. Esemplificativo di quanto detto è il momento in cui, in seguito all’irruzione della donna che dà dell’intrusa a Diana, Lucio e Standle, in un modo quasi meccanico e automatico, sollevano la donna e la sbattono fuori di casa. Anche lo studioso Mariano Vilar mette in evidenza il vero fine degli esperimenti realizzati dal dottor Samaniego, insistendo sulla volontà di addomesticare gli esseri umani: “[…] el Frenopático aísla a los sujetos y los reconstruye como seres sujetos a la domesticación. La ciencia tiene el atributo de convertir la vida humana en vida post-humana […] entregada exclusivamente a la pacificación”459; difatti, Paula, l’infermiera, dice a

Bordenave: “Para estos médicos todo el mundo está loco”460.

Oltre a ciò, circa la presenza degli automi in Dormir al sol, è possibile affermare che è significativa la scelta di un protagonista con la passione per gli orologi. Nel primo capitolo, infatti, si è visto che gli orologi vengono considerati come i predecessori degli automi in quanto presentano gli stessi meccanismi e principi costruttivi e sono alla base della nascita di un altro tipo di automa, ossia le jacquemart. In relazione a ciò, Cristal Baeza Hernández sostiene che sia possibile instaurare un parallelismo tra Lucio Bordenave e il dottor Samaniego. Entrambi, infatti, l’uno con gli orologi, l’altro con gli esseri umani, tentano di aggiustarli, eliminare qualsiasi loro difetto e renderli finalmente perfetti:

457 Id, p. 112. 458 Id, p. 199.

459 Mariano Vilar, op. cit., p. 372.

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Este interés por los componentes del cuerpo se refleja también en su oficio de relojero; sólo alguien que ponga atención a todas las partes, será capaz de rearmar y recomponer una pieza tan compleja como lo es un reloj. Pero la compostura de relojes no representa en la historia sólo el medio de vida de Bordenave, en realidad va más allá, pues gracias a ella es posible establecer un paralelismo entre Bordenave y el doctor Samaniego. A Bordenave lo visitan personas que tienen un reloj con una descompostura interna, la cual se refleja en el funcionamiento de la máquina: el reloj no podrá dar la hora hasta que Bordenave le vuelva a dar vida a ese organismo con el fin de que vuelva a prestar la función para la que está destinado. Samaniego, por su parte, se declara sanador de almas. Evidentemente, la enfermedad del alma no es visible ni tangible, pero se evidencia en un comportamiento que causa problemas o que es diferente al aceptado por la sociedad; tal es el caso de Diana461.

Alicia Borinsky, inoltre, fa notare l’esistenza all’interno del romanzo di ben due doppi di Diana, ovvero la sorella Adriana María e la cagna in possesso della sua anima, “ambas se le parecen y se confunden con ella al mismo tiempo que parecen diferenciarse”462. Adriana

María presenta dei tratti fisici molto simili a quelli di Diana, l’unica differenza risiede nel colore dei capelli; Bordenave, infatti, in due occasioni afferma:

[…] por un instante casi no aguanto la felicidad: de espaldas, frente a la pantalla, ¿a quién veo? Usted acertó: Diana. Yo corría a abrazarla, cuando debió de oírme, o adivinó mi presencia, porque se volvió. Era Adriana María. Debo reconocer que se parece a mi señora; en morena, como le dije, y con notables diferencias de carácter. […] Sabía que esa mujer no era mi señora, pero mientras no le viera la cara, me dejaba engañar por las apariencias463.

Por cierto, en aquellos días lamenté de veras que la cuñada fuera tan igual a mi señora. A cada rato la confundía, lo que me sobresaltaba con la ilusión de tenerla de regreso a Diana464.

Il secondo doppio è, invece, il cane in cui è stata inserita l’anima di Diana; a tal proposito, Alicia Borinsky scrive: “la perra tiene su alma [de Diana] y hay momentos en la narración en los cuales Bordenave sugiere que es esto lo que ama”465. Tuttavia, è possibile costatare l’esistenza di altri due doppi della moglie di Lucio, ovvero la nuova Diana, la quale,

461 Cristal Baeza Hernández, Las dos posibles lecturas de Dormir al sol, tesi di laurea, México D.F.,

Universidad Autónoma Metropolitana Unidad Iztapalapa, 2006, p. 38.

462 Alicia Borinsky, «Lecturas y Traducción: Dormir al sol de Adolfo Bioy Casares», op. cit. 463 Adolfo Bioy Casares, Dormir al sol, op. cit., pp. 50-51.

464 Id, p. 52.

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pur mantenendo il corpo della Diana originale, possiede l’anima curata e addomesticata di un’altra donna – l’infermiera –, e il cane che Bordenave acquista dal professor Standle e che si chiama esattamente come la moglie. La cagna, precisamente come la donna, non viene accettata né dalla sorella – che si mostra all’interno del romanzo gelosa della Diana-donna – né da Ceferina – la quale non ha mai nutrito molta simpatia nei confronti della moglie di Lucio – e fa innamorare il protagonista. Quest’ultimo, infatti, instaura un parallelismo fra il cane e la moglie:

A mí me une a la perra una simpatía muy fuerte. Cuando la veo el hocico tan negro y tan fino, los ojos dorados, tan expresivos de inteligencia y devoción, no puedo sin quererla. A lo mejor acertó Ceferina cuando me dijo que soy un enamorado de la belleza. Hay en esto un punto que me preocupa: la belleza que a mí me gusta es la belleza física. Si pienso en la atracción que siento por esta perra, me digo: «Con

Diana, mi señora, me pasa lo mismo. ¿No adoraré en ella, sobre todo, esa cara única, esos ojos tan

profundos y maravillosos, el color de la piel y del pelo, la forma del cuerpo, de las manos y ese olor en que me perdería para siempre, con los ojos cerrados?» […] Por la manera de mirarme yo debí entender que esa perra me quería. No creo que nadie tenga ojos así466.

Più volte si è detto che ciò che spinge Lucio Bordenave ad affidare la moglie alle cure del dottor Samaniego è il sentimento amoroso; tuttavia – come nel caso di Morel e il fuggitivo –, ciò che prova il narratore è una vera e propria ossessione per Diana, in particolare per la sua bellezza esteriore; l’uomo, infatti, sovente mette in risalto le sue qualità fisiche, ammette di non poter vivere senza di lei e si chiede costantemente cosa ama realmente di Diana:

[…] le juro, que yo no podría vivir sin ella. […] me dio por preguntarme: ¿Qué es Diana para mí?, ¿su alma?, ¿su cuerpo? Yo quiero sus ojos, su cara, sus manos, el olor de sus manos y de su pelo. […] Yo no creo que otra mujer con esa belleza de ojos ande por el mundo. No me canso de admirarlos. Me figuro amaneceres como grutas de agua y me hago la ilusión de que voy a descubrir en su profundidad la verdadera alma de Diana. Un alma maravillosa como los ojos467.

Es claro que al temer por Diana, temía por mí, porque no puedo vivir sin ella. Creo que la misma Diana me dijo una vez que todo amor, y sobre todo el mío, es egoísta468.

466 Adolfo Bioy Casares, Dormir al sol, op. cit., pp. 95-96, (corsivo mio). 467 Id, p. 28.

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Alicia Borinsky, difatti, afferma che Diana rappresenta un essere irraggiungibile perfettamente paragonabile alla Diana mitologica – non è casuale, appunto, la scelta del nome, come già abbiamo avuto occasione di vedere –: “Diana es también cifra de algo inalcanzable. La ambición de poseerla pone en peligro la identidad, descompone al deseo en partes (cuerpo y alma) cuya armonía resulta irrecuperable. Como la Diana mitológica, su conocimiento, el saber acerca de ella, despedaza – en una evocación domesticada y porteña – a quien quiere contemplarla”469. Dunque, Bordenave, non essendo soddisfatto dell’anima

di Diana, ma non potendo rinunciare alla sua bellezza fisica, decide di cambiarla solo nello spirito. Tuttavia, a differenza di Morel e il fuggitivo, il protagonista di Dormir al sol si rende conto, alla fine del romanzo, dell’errore commesso e comprende la differenza tra amore e ossessione: “A veces me pregunté si yo quería sobre todo su físico… pero eso era cuando no la habíamos internado. Ahora que usted me la devolvió cambiada, para qué le voy a negar, extraño también el alma de antes”470. Il narratore, infatti, protesterà davanti a Samaniego, supplicandolo di dargli indietro la vera Diana giacché adesso è consapevole di amarne anche i difetti; tuttavia – come già abbiamo detto – le sue richieste non andranno a buon fine.

Ancora una volta, quindi, la realizzazione di un esperimento viene permessa grazie al desiderio del protagonista maschile di possedere e amare a pieno la donna in questione, la quale viene trasformata in una sorta di automa che – nel caso di Dormir al sol – con le sue nuove caratteristiche possa soddisfare i desideri del protagonista.

469 Alicia Borinsky, «Las mujeres del héroe: asimetrías del amor en la obra de Bioy Casares»,

[http://www.cervantesvirtual.com/nd/ark:/59851/bmcfx914Biblioteca], Alicante, Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes, 2013. Consultato il 15 febbraio 2021.

165 CONCLUSIONE

Uomo intelligente e scrittore prolifico, innamorato della vita e della letteratura, Adolfo Bioy Casares è riuscito a lasciare un segno indelebile nella letteratura ispano-americana. Attraverso la sua vasta produzione letteraria, lo scrittore ha ottenuto una posizione di rilievo, soprattutto, all’interno del genere fantastico, una modalità narrativa che ha permesso a Bioy Casares di dare libero sfogo alla propria fantasia e di fare in modo che il lettore si interrogasse, si ponesse continuamente delle domande circa la vita, la morte, l’amore, ma anche il progresso della scienza e della tecnologia. Inoltre, Bioy Casares non solo si è appropriato di tecniche, strategie e tematiche caratteristiche del genere fantastico, ma ha anche rinnovato tale modalità narrativa attraverso l’introduzione di un’invenzione tecnica, del tema del complotto e l’utilizzo della struttura epistolare o diaristica.

Prendendo in esame, quindi, il Bioy Casares scrittore e, in particolare, analizzando i romanzi La invención de Morel e Dormir al sol, si è potuto osservare come l’autore delle opere menzionate possa essere considerato alla perfezione uno scrittore fantastico. Non solo, lo studio circa la produzione letteraria di Bioy Casares e, soprattutto, dei romanzi precedentemente citati ha permesso di mettere in risalto l’importanza della tecnologia e della scienza per lo scrittore argentino. Come abbiamo avuto modo di vedere, infatti, negli anni ’20 e ’30 del XX secolo, il progresso scientifico e tecnologico è stato il protagonista indiscusso di dibattiti e articoli giornalistici, appassionando non solo professionisti del mestiere, ma anche letterati e intellettuali, tra cui – appunto – Adolfo Bioy Casares. Quest’ultimo, difatti, ha dato vita a innumerevoli opere in cui costante è la presenza di un esperimento scientifico o un’invenzione tecnologica, che, tuttavia, è destinata inevitabilmente al fallimento. Da tale costatazione e dall’importante ruolo ricoperto dalla tecnologia e dalla scienza nelle opere di Bioy Casares, si è potuto ipotizzare, dunque, che lo scrittore fosse molto affascinato da tale ambito, ma che, al contempo, ne sentisse un certo timore, una sorta di angoscia, in quanto il superamento da parte dell’uomo dei limiti imposti dalla natura può portare ad un epilogo drammatico – come dimostrano i suoi racconti e romanzi. Inoltre, si è visto come le invenzioni di Bioy Casares siano spesso volte a raggiungere l’immortalità e abbiano l’obiettivo di soddisfare un desiderio amoroso. È, esattamente, il caso dei due romanzi che abbiamo preso in esame nel presente lavoro. In

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entrambe le opere, infatti, le folli invenzioni dei due scienziati – Morel e Samaniego – sono volte a rendere possibile un amore che, di fatto, risulta essere irrealizzabile, se non – appunto – attraverso un’invenzione, un esperimento che, tuttavia, anche in questi casi, è destinato a fallire. Per tentare di raggiungere tale obiettivo, sia Morel che Samaniego rendono, rispettivamente, Faustine e Diana degli automi. Nel primo caso, Morel, attraverso l’invenzione della sua macchina, riesce a creare un simulacro di tutti suoi compagni; in particolare, l’inventore è interessato a trasformare in simulacro e, di conseguenza, in un automa Faustine, in modo tale che possa vivere per sempre al suo fianco. Nel caso di Dormir al sol, invece, il dottor Samaniego rende Diana un automa, con tratti caratteriali perfetti e tanto desiderati dal marito Lucio Bordenave.

Dunque, Adolfo Bioy Casares, scrittore fantastico per eccellenza, attraverso i suoi racconti e romanzi, ha permesso ai suoi lettori di interrogarsi e riflettere approfonditamente circa i temi che più attanagliano l’uomo non solo del suo tempo, ma anche dei nostri giorni. Ed è proprio grazie alle sue affascinanti opere che Adolfo Bioy Casares, seppur senza scoprire il segreto per raggiungere l’eternità tanto desiderata e ricercata, è riuscito a diventare immortale:

En definitiva, el libro es siempre la posteridad del escritor. Perderse y perdurar en la obra, declarar, con su propio destino, todo lo que hay de triste, de bello, de terriblemente justo, en la creación, no me parece una estrecha inmortalidad471.

471 Daniel Martino, ABC de Adolfo Bioy Casares: reflexiones y observaciones tomadas de su obra, Buenos

167 BIBLIOGRAFIA

Bibliografia primaria

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Bibliografia secondaria

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ALAZRAKI, Jaime, En busca del unicornio: los cuentos de Julio Cortázar, Madrid, Editorial Gredos, 1983.