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La scienza e la tecnologia: due costanti della narrativa di Bioy Casares

III. Automa e altre forme di simulacro

III.1. La scienza e la tecnologia: due costanti della narrativa di Bioy Casares

Negli anni ’20 e ’30 del XX secolo, sorse un grande interesse nella popolazione argentina dell’epoca – non solo in uomini di scienza o semplici appassionati, ma anche in scrittori e autori letterari – per la scienza e la tecnologia a causa delle recenti invenzioni. Si tratta di una tappa fortemente innovativa in ambito scientifico-tecnologico, durante la quale giornali e riviste mostrarono un certo entusiasmo circa le nuove scoperte e le possibilità che il mondo della scienza e della tecnologia poteva offrire all’essere umano. Beatriz Sarlo, infatti, afferma che a partire dai primi anni ’20 del XX secolo riviste come Crítica e El Mundo iniziarono a dedicare uno spazio alle innovazioni tecnologiche attraverso interviste agli inventori del momento o, semplicemente, descrivendo la novità scientifica: “cuando Einstein visita Buenos Aires en 1925, Crítica, el diario más popular y al mismo tiempo más moderno de la época, le dedica nueve notas que culminan con una entrevista exclusiva”296; inoltre, “[…] ambos diarios [Crítica y El Mundo] mantienen y renuevan secciones fijas dedicadas a la radio y el automovilismo”297. Gli argomenti affrontati dalla stampa argentina riguardavano invenzioni tecnologiche che anticipavano un futuro migliore in cui la macchina sarebbe stata al servizio dell’uomo spesso sostituendosi a lui nel lavoro – ad esempio, i robot – oppure scoperte scientifiche, quali “injertos pulmonares y de otros órganos o glándulas, circulación extracorpórea, nuevos anestésicos, curas con rayos, máquinas para el insomnio, manipulación genética […]”298 e via dicendo. Tali invenzioni, tuttavia, non erano sempre frutto di menti eccelse e di fama internazionale, bensì anche di inventori locali che, colti da uno eccessivo entusiasmo, influenzati dalle storie fantastiche di Jules Verne e H. G. Wells e, spesso, con una formazione da autodidatta e in “condiciones tecnológicas […]

296 Beatriz Sarlo, La imaginación técnica: sueños modernos de la cultura argentina, Buenos Aires, Nueva

Visión, 1992, p. 65.

297 Ibidem. 298 Id, pp. 69-70.

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extremadamente precarias”299, davano vita a idee che, sfortunatamente, risultavano impossibili da trasformare in effettive innovazioni utili all’essere umano.

Affrontando tali argomenti all’interno della propria rivista, il mondo del giornalismo inizia, quindi, a svolgere un ruolo di anticipatore del progresso – funzione che assumerà anche la letteratura grazie alla fantasia degli scrittori –, offrendo al lettore articoli ricchi di cieca fiducia nel futuro e che mostrano cosa l’uomo può aspettarsi dalla scienza, la quale, infatti, viene presentata come una disciplina tutt’altro che pericolosa, bensì come portatrice di un cambiamento totalmente positivo nella vita di ogni essere umano. Oltre a ciò, l’entusiasmo diffusosi tra gli anni ’20 e ’30 venne favorito anche dalle notizie circa la nascita di due strumenti rivoluzionari: il cinema e la radio. Quest’ultima fece il suo ingresso in Argentina nei primi anni ’20 e, fin da subito, si iniziò a parlare di fusione fra la tecnica e il meraviglioso, di un miracolo, della “realización práctica de un mito: comunicarse con lo que no se ve, superar los límites de la materialidad corporal de los sentidos, algo que en la imaginación colectiva se vinculaba a lo para-normal y no a lo meramente científico- técnico”300. Il cinema, invece, sbarcò in Argentina a cavallo tra gli anni ’20 e ’30, in seguito

all’avvento del sonoro negli Stati Uniti d’America; venne considerato come la perfetta fusione fra le immagini e il suono, tra la fotografia e la radio e, anche in questo caso, si parlò di una maravillosa realidad.

Dunque, il contesto socioculturale in cui si trova a vivere e scrivere Adolfo Bioy Casares ha, indubbiamente, favorito l’interesse dello scrittore per gli esperimenti e le scoperte scientifiche; non solo, secondo Soledad Quereilhac, la causa principale di tale predilezione non si individua soltanto nel clima socioculturale novecentesco, bensì persino nel periodo a cavallo fra i secoli XIX e XX, contesto che si sposa alla perfezione con il genere fantastico:

[…] me refiero al imaginario cientificista de entresiglos, donde confluían tanto nociones propiamente científicas con cierta zona del ocultismo, lo paranormal y el psiquismo, y cuya heterogeneidad era proporcional al estado de desarrollo e inestabilidad de las disciplinas científicas. […] [Hay una] presencia de tópicos “residuales”, fuertemente vinculados con los espiritualismos cientificistas del pasado, tópicos que no sólo trazan una hasta ahora poco señalada continuidad con el fantástico anterior, sino que sobre todo demuestran que en Bioy Casares el interés por lo científico y lo técnico responde más a la posibilidad de imaginar acontecimientos paranormales, sobrenaturales, de leve inclinación

299 Id, p. 90. 300 Id, p. 115.

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animista […]. Existen en sus novelas ecos de esa concepción finisecular que reunía […] lo científico con lo ocultista, lo técnico con lo espiritual, acaso porque sólo esta imagen de la ciencia […] se prestara más dócilmente a la imaginación fantástica301.

Oltre a ciò, anche la formazione e i gusti letterari dello scrittore argentino permettono alla sua produzione di orientarsi verso il genere fantastico. In particolare, occorre menzionare le teorie di Darwin – studi ben conosciuti da Bioy Casares, afferma Nicolás Rosa, “y que permiten presumir que las teorías científicas empiristas […] ejercieron una atracción indudable en el autor, y aportaron una influencia decisiva en el intento de postular, en el nivel de la pura imaginación, las «pruebas de cientificidad» contaminadas con las

«pruebas de la ficción» en una experiencia de laboratorio donde se entrecruzan la ficción fantasmática del siglo XIX y principios del siglo XX […]”302 – le opere di Wells – il quale avrebbe rappresentato, secondo molti studiosi, un appoggio privilegiato per le invenzioni di Bioy Casares, soprattutto i suoi romanzi La macchina del tempo e L’isola del dottor Moreau – e del francese Jules Verne – oltre a Il giro del mondo in ottanta giorni e Ventimila leghe sotto i mari, Mariano García sottolinea l’importanza di Il castello dei Carpazi, in particolare per quanto riguarda “la configuración de una mujer-imagen misteriosa, inalcanzable y deseada, en la creación de un científico genial pero fáustico y enloquecido y por sobre todo esto en la estructura de misterio de insinuaciones sobrenaturales y resolución racional”303.

L’interesse e la passione di Adolfo Bioy Casares per gli esperimenti e le innovazioni tecnologiche permettono allo scrittore di essere definito come una sorta di precursore, anticipatore di scoperte scientifiche che si realizzeranno soltanto molti anni dopo, tra la decade del ’90 del XX secolo e gli anni 2000:

Bioy imagina algo que es ya una realidad para nosotros: una máquina capaz de producir una realidad virtual. Bioy prefigura lo que la técnica de los medios de comunicación será capaz de crear un par de décadas adelante, con la última revolución tecnológica: mundos virtuales al servicio de la investigación

301 Soledad Quereilhac, «Cientificismo residual en el fantástico de Adolfo Bioy Casares», in Literatura y técnica: derivas ficcionales y materiales. Libros, escritores, textos, frente a la máquina y la ciencia, (a cura di

Raquel Macciuci — Susanne Schlünder), La Plata, Ediciones del lado de acá, 2015, pp. 51-52.

302 Nicolás Rosa, «Máquina y maquinismo en La invención de Morel», Morfología Wainhaus, 1, 2, Fadu, UBA,

p. 9.

303 Mariano García, «Bioy y sus precursores: la tradición de la ciencia ficción en la narrativa de Adolfo Bioy

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técnico-científica, de la producción industrial y de la destrucción bélica, y también, aunque por supuesto no primordialmente, de la creación artística304.

Tuttavia, l’atteggiamento assunto dallo scrittore nei confronti del mondo tecnologico e scientifico può essere definito contraddittorio e ambiguo, in quanto, oltre a ricordare il fascino che tale settore culturale provoca in Bioy Casares, si potrebbe affermare che lo scrittore argentino nutra nei suoi confronti un certo timore; infatti, alla domanda “¿Y cómo se sentía ante una máquina que le hacía preguntas?”, Bioy Casares rispose: “Bueno, trato de sobreponerme. Yo he inventado máquinas, pero han sido invenciones falsas, puramente literarias. Esto me asombra”305. Inoltre, dopo un’attenta lettura dei suoi racconti e romanzi in cui sono presenti esperimenti scientifici o invenzioni tecnologiche, si può notare che, in ogni storia, il narratore offre al lettore un finale alquanto amaro, anziché il classico lieto fine. Le innovazioni create dai protagonisti di Adolfo Bioy Casares sono destinate costantemente al fallimento o richiedono un sacrificio da parte dei personaggi che si trovano ad interagire con tale macchina o esperimento. Si pensi, ad esempio, al romanzo Plan de evasión, nel quale Castel, il governatore dell’isola in cui viene ambientata la storia, si dedica giorno e notte alla realizzazione di un esperimento che consiste in un’operazione cerebrale volta a modificare i nervi sensoriali di alcuni suoi prigionieri, affinché il paziente possa, per esempio, percepire un suono attraverso il tatto; Castel, infatti, nella lettera che sul finire del romanzo trova Nevers – il protagonista – confessa: “Para protegerlos de los ruidos, que podrían comunicar una realidad contradictoria (la nuestra), combiné el oído con el tacto. La persona u objeto productor de sonido debe tocar al paciente para que éste oiga”306. Tuttavia, tale invenzione scientifica risulta essere un fallimento e porta ad un tragico epilogo: muoiono, infatti, i prigionieri e Castel, sottomessi all’operazione, e il protagonista Nevers. La morte, però, non è importante, è piuttosto un rischio inevitabile che uno scienziato o un inventore deve essere disposto a correre; lo stesso Nevers lo riconosce nella sua nota finale: “Como todos los descubrimientos, la invención de Castel exige, exigirá víctimas. No importa. Ni siquiera importa a donde se llegue. Importa el exaltado, y tranquilo, y alegre, trabajo de la inteligencia”307. Si riscontra un ulteriore insuccesso scientifico nel racconto

304 Raquel Serur, «Realidad virtual y literatura. Una nueva lectura de La invención de Morel de Adolfo Bioy

Casares», Debate Feminista, vol. 13, 1996, p. 266.

305 Silvia Renée Arias, op. cit., pos. 4988, (versione ebook).

306 Adolfo Bioy Casares, Plan de evasión, Barcelona, Edhasa, 1977, p. 154. 307 Id, pp. 159-160.

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“Bajo el agua”: il siero – messo a punto dallo zio di Flora – che Randazzo decide di iniettarsi per ringiovanire e poter vivere la sua storia d’amore con una giovane donna non dà gli effetti sperati; l’uomo si trasforma a poco a poco in un pesce e sarà costretto a vivere per sempre nelle acque del lago. In seguito, Flora – la donna amata –, per raggiungere Randazzo, convince lo zio a iniettarle il siero, trasformandosi, a sua volta, in un pesce. Sebbene i due innamorati riescano nel loro intento di vivere insieme, non è possibile indicare tale racconto come una storia a lieto fine, in quanto Flora ha deciso di sacrificarsi rinunciando così alla sua vera natura. Tale affermazione è possibile anche perché, seppur in maniera implicita, è lo stesso narratore a sostenerlo quando, nell’ultima pagina del racconto, scrive:“Tardé un momento en reparar en Flora y Randazzo que, muy juntos, bajo el agua, me sonreían y agitaban manos en un reiterado saludo, aparentemente alegre”308. La scienza si ritorce contro l’uomo anche nel racconto “De los reyes futuros”, contenuto nella raccolta La trama celeste. In questo caso, è possibile osservare come l’esperimento basato sulle teorie darwiniane e portato a termine da Marcos – personaggio della storia e amico del narratore – porti ad una situazione in cui l’uomo di scienza viene sottomesso alla sua stessa creazione309. Marcos riesce a mettere in atto un processo evolutivo artificiale circa le foche, al termine del quale tali animali saranno in possesso di una coscienza che permetterà loro di comunicare attraverso il pensiero e dominare la specie umana. Con le seguenti parole Marcos espone al narratore ciò che è riuscito a creare:

[…] ¿Recuerdas nuestro entusiasmo, cuando descubrí a Darwin? ¿La infinidad de libros sobre la evolución que leí en pocos días? Muy pronto concebí esta esperanza: la evolución impuesta a una especie, a través de milenios, por la ciega acción de la naturaleza, podría lograrse en pocos años, por una acción deliberada. El hombre es un resultado provisorio en una senda evolutiva. Hay otras sendas: las de otros mamíferos, la de los pájaros, la de los peces, la de los anfibios, la de los insectos […]. Pero nuestra obra maestra son las focas. Hemos torturado animales jóvenes – para determinar qué podía conseguirse de una atención siempre despierta –, hemos actuado sobre células y embriones, hemos

308 Adolfo Bioy Casares, «Bajo el agua», in Una muñeca rusa, Barcelona, Tusquets, 1992, p. 155, (corsivo

mio).

309 La tematica al centro del racconto “De los reyes futuros” non è nuova al lettore di opere appartenenti al

genere fantastico. Nel primo capitolo, infatti, si è potuto osservare come la possibilità che l’essere umano venga sottomesso e, di conseguenza, dominato dalla propria creazione interessa anche altri scrittori del genere, tra i quali il ceco Karel Čapek – autore dell’opera teatrale R.U.R. (Rezon’s Universal Robots), dove i robot, creati dagli esseri umani, decidono di ribellarsi ai propri creatori e di ucciderli – e Mary Shelley – autrice del romanzo

Frankenstein, dove lo scienziato darà vita ad una creatura che si rivelerà mostruosa, pericolosa per il

protagonista e i suoi cari e che arriverà ad affermare: “Tu sei il mio creatore ma io sono il tuo padrone! Obbedisci!” (Mary Shelley, Frankenstein, (trad. Maria Paola Saci – Fabio Troncarelli), Milano, Garzanti, 2011, p. 169).

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comparado los cromosomas de los fósiles congelados en Siberia. […] No necesitan hablar. Se comunican por el pensamiento. […] Están interesadas en las posibilidades evolutivas del hombre; no han querido obligarnos a nada, porque uno de nosotros tendría que operar sobre el otro, y saben que nos queremos. Nos repetían: “Esperen que venga alguien de afuera”310.

Edmundo Paz Soldán sostiene che il sentimento di Adolfo Bioy Casares non sia soltanto di timore nei confronti della tecnologia, ma anche di critica; in riferimento a La invención de Morel, lo studioso afferma: “La distopía de Bioy Casares se puede leer como una crítica a los peligros del rápido cambio tecnológico y massmediático ocurrido en la Argentina de los años veinte y treinta. El individuo, seducido ante las promesas de modernidad que brindan los medios y la tecnología, termina como víctima de un pacto fáustico en el que es vaciado de vida para vivir en el archivo”311.

È, quindi, plausibile affermare che, attraverso i suoi racconti e romanzi, Bioy Casares desideri mettere in guardia il lettore, avvertirlo della pericolosità intrinseca alla scienza e alla tecnologia, dei rischi che si possono correre quando l’uomo di scienza supera i limiti impostigli dalla natura stessa, uno fra tutti la mortalità. L’individuo, generalmente, teme la morte e desidera raggiungere l’immortalità, ma nel momento in cui crea una macchina che gli permetterebbe di realizzare il suo obiettivo, fallisce ottenendo l’esatto contrario: la morte – appunto. È ciò che accade nell’opera maestra di Bioy Casares – La invención de Morel, romanzo che analizzeremo in seguito –, dove, paradossalmente, per diventare immortali si deve necessariamente morire. È lecito, quindi, vedere in tale romanzo un fallimento della macchina inventata da Morel e chiedersi: l’immortalità è stata realmente raggiunta dai personaggi della storia? La riflessione circa la volontà di Bioy Casares di mettere in guardia il proprio lettore trova conferma in uno studio di Raquel Serur, la quale mette in evidenza la pericolosità dell’interazione fra l’essere umano e la realtà virtuale:

Su novela lleva implícita una advertencia. Es como si Bioy Casares nos dijera: “Todo aquello que es verdaderamente fascinante trae consigo un peligro mortal, así también la realidad virtual de los mundos creados por el ser humano. La fascinación que ejerce la agilidad y la reversibilidad que demuestra tener la interacción de los mundos virtuales con el sujeto humano que los crea es tan poderosa, que puede llegar a opacar la interacción poco dócil, lenta e implacable que se encuentra en el mundo de la realidad efectiva del mundo natural y concreto. Esta última, la realidad natural, puede devaluarse ante la realidad

310 Adolfo Bioy Casares, «De los reyes futuros», in La trama celeste, op. cit., pp. 34-35.

311 Edmundo Paz Soldán, «La imagen fotográfica, entre el aura y el cuestionamiento de la identidad: una

lectura de La paraguaya de Augusto Céspedes y La invención de Morel de Adolfo Bioy Casares», Revista

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virtual; su resistencia al capricho humano puede volverla insoportable, y el sujeto humano, confiado en su poder técnico y económico, puede llegar incluso a ver en ella una entidad prescindible, eliminable. No cabe duda que la realidad virtual de los mundos artificiales puede ser fabulosa como potenciadora de las dimensiones de la vida; pero hay que tener en cuenta que ella misma lleva en sí el germen de la muerte. De la muerte de la otra realidad, de la realidad actual o efectiva del mundo de la vida concreta”312.

Oltre a palesare il proprio timore, Adolfo Bioy Casares, attraverso i suoi racconti fantastici313, fa, quindi, nascere nel lettore dubbi e interrogativi circa la discussa onnipotenza dell’individuo moderno e il rapporto tra l’uomo e la scienza. Il lettore è portato a chiedersi se l’uomo in quanto creatore abbia dei limiti invalicabili, pena il fallimento, se non la sua stessa morte; se sia eticamente giusto sostituire l’anima della persona amata o crearne un clone, solo in parte identico all’originale, semplicemente perché non sopportiamo alcuni tratti del suo carattere; se sia lecito sostituirsi alle leggi naturali e portare indietro le lancette del nostro orologio biologico per permetterci di vivere una storia d’amore che altrimenti avrebbe vita breve.

Inoltre, è importante porre in evidenza il fatto che – come ogni testo appartenente al genere fantastico e di fantascienza – le opere di Adolfo Bioy Casares non insinuano il dubbio soltanto nel lettore a lui contemporaneo, bensì anche nel lettore del XXI secolo. Difatti, i temi affrontati dallo scrittore argentino, in particolare quelli legati alla scienza e alla tecnologia, sono oggi più che mai fortemente attuali sia per la grande diffusione di tali tematiche nel settore letterario e cinematografico314, fattore che ha incrementato l’interesse

312 Raquel Serur, op. cit., p. 267.

313 Raquel Serur ipotizza che la predilezione di Bioy Casares per il genere fantastico sia dovuta anche al fatto

che tale modalità narrativa permette all’autore di insinuare il dubbio nel lettore, poiché mette sotto giudizio la realtà che lo circonda: «La duda, invade a los personajes, que se teje junto con la trama, que penetra todos los rincones del relato y que sale de él para invadir la “realidad” del proprio lector y cuestionándola, poniéndola en duda, mostrarla en su contingencia, en su falta de sustento, de necesidad, de “naturalidad”. […] [El relato fantástico] Genera una duda corrosiva que mina la prepotencia de la realidad aparentemente incuestionable del mundo. […] el relato fantástico es algo así como un bisturí con el que hacen una hendidura en el mundo real, para, a través de ella, darle entrada a la duda; una duda que, generándose casi imperceptiblemente, sutil e inofensiva, logra sin embargo en un momento dado salir del interior del relato y actuar fuera de él, en el lector, en lo que le es más natural e incuestionable» (Id, pp. 262-263).

314 Circa l’ambito cinematografico, sono degni di nota i film Gattaca: la porta dell’universo (1997) e Matrix

(1999). Il primo mette al centro l’esistenza di individui geneticamente modificati, il cui corredo genetico viene scelto dai genitori addirittura prima della nascita; argomento che ricorda – come vedremo successivamente – la volontà del dottor Samaniego di modificare il carattere degli esseri umani. Il secondo film, invece, riprende il tema del simulacro e del dominio delle macchine sull’uomo, motivi cari anche a Adolfo Bioy Casares. Mentre, per quanto riguarda il mondo letterario, possiamo menzionare una delle ultime opere dello scrittore britannico Ian McEwan, ossia Macchine come me (2019), dove si mostra l’interazione, il rapporto tra un uomo e un robot dotato di sentimenti e una coscienza propria.

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per tale ambito culturale, sia per l’importanza e la centralità che la scienza ha assunto negli ultimi decenni Infatti, nel periodo storico a noi contemporaneo la tecnologia e la scienza compiono ogni giorno degli importanti passi avanti che si avvicinano sempre di più a quelle che all’epoca di Adolfo Bioy Casares erano delle semplici fantasie letterarie – basti pensare