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III. Automa e altre forme di simulacro

III.3. a Il riscatto letterario di Bioy Casares

Nel 1940, Adolfo Bioy Casares riesce nel suo intento di risarcire ciò che lo stesso scrittore chiama il ‘debito con il lettore’ – come si è potuto osservare nel capitolo precedente – causato dai primi disastrosi esperimenti letterari, grazie alla pubblicazione di un romanzo che si trasformerà ben presto nella sua opera maestra e lo consacrerà come scrittore, ovvero La invención de Morel. Si tratta di un breve romanzo – Bioy Casares afferma che l’opera potrebbe essere classificata addirittura come un racconto326 –, la cui storia mette al centro un fuggitivo che dal Venezuela decide, con lo scopo di sottrarsi alle leggi della propria nazione, di rifugiarsi in un’isola del Pacifico, precisamente l’isola Villings, appartenente all’arcipelago di Las Ellice. Il protagonista riesce a raggiungere tale luogo grazie alle indicazioni di un commerciante italiano di tappeti, Dalmacio Ombrellieri, il quale, venuto a conoscenza della condizione di perseguitato dalla legge del narratore, gli consiglia di nascondersi proprio in quell’isola poiché – afferma Ombrellieri – “para un perseguido […] sólo hay un lugar en el mundo, pero en ese lugar no se vive. Es una isla”327. L’italiano,

inoltre, avverte il fuggitivo circa la pericolosità dell’isola: essa “es el foco de una enfermedad, aún misteriosa, que mata de afuera para adentro. Caen las uñas, el pelo, se mueren la piel y las córneas de los ojos, y el cuerpo vive ocho, quince días”328; tuttavia,

nonostante l’avvertimento del commerciante di tappeti, il protagonista decide di partire. Inizialmente, la sua avventura nella misteriosa isola del Pacifico si prospetta piuttosto tranquilla e serena; tuttavia, ad un certo punto, qualcosa di veramente assurdo colpisce il narratore – “Hoy, en la isla, ha ocurrido un milagro. El verano se adelantó”329 –, il quale, dunque, decide di raccontare la propria storia per lasciare una testimonianza di quanto accaduto durante la sua permanenza. Una volta sbarcato sull’isola, infatti, il narratore racconta di aver trovato un luogo deserto, abitato soltanto da quegli edifici totalmente abbandonati di cui gli aveva parlato il commerciante di tappeti: un museo, una cappella e

326 «Por lo demás, me pregunto si algunas novelas mías no son cuentos. Quizá La invención de Morel sea un

cuento. Realmente, comparada con las novelas de algunos escritores laboriosos de otros países, La invención

de Morel es un cuento», Esther Cross – Félix della Paolera, op. cit., pp. 54-55. 327 Adolfo Bioy Casares, La invención de Morel, op. cit., p. 90.

328 Ibidem. 329 Id, p. 89.

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una piscina, ma della “gente blanca”330 che aveva popolato l’isola intorno al 1924 e che

aveva costruito tali edifici non vi era nemmeno l’ombra. Al centesimo giorno di permanenza, il fuggitivo viene svegliato da una musica e da delle grida umane; ciò lo sorprende, lo spaventa, in quanto egli si convince di essere solo e poiché non ha visto né atterrare nessun aereo, né approdare nessuna barca. In seguito, durante una delle sue esplorazioni sull’isola, il protagonista sente nuovamente dei passi che lo spaventano terribilmente; l’uomo, infatti, teme che la polizia venezuelana l’abbia rintracciato e che sia arrivata sull’isola per riportarlo in patria e fargli scontare la pena. Inizia, quindi, a chiedersi chi possano essere queste persone che, probabilmente, abitano l’isola: “¿Cabe relacionar a estas personas con las que vivieron en 1924? ¿Habrá que ver en los turistas de hoy a los constructores del museo, de la capilla, de la pileta de natación?”331. Nei giorni successivi all’arrivo del gruppo di turisti, il fuggitivo li osserva attentamente di nascosto, fino al giorno in cui incontra una donna, dalla quale si sente subito attratto. Decide di parlarle; la raggiunge sulla roccia da dove la giovane donna osserva ogni giorno il tramonto e, dopo essersi fatto coraggio, le rivolge la parola. Tuttavia, l’incontro non va come previsto dal narratore: la donna non lo degna nemmeno di uno sguardo, non lo ascolta, si comporta come se il fuggitivo fosse invisibile; racconta il protagonista: “[…] le pedí que me insultara, que me delatara, pero que no siguiera en silencio. No fue como si no me hubiera oído, como si no me hubiera visto; fue como si los oídos que tenía no sirvieran para oír, como si los ojos no sirvieran para ver”332. Al principio, il fuggitivo suppone che la giovane donna voglia semplicemente ignorarlo e che, non sa ben spiegarsi per quale ragione, abbia taciuto ai suoi compagni la sua presenza sull’isola, motivo per cui i turisti non sono ancora andati a cercarlo. Tuttavia, la stessa indifferenza rivoltagli dalla donna, gli viene riservata anche dagli altri abitanti dell’isola: “[…] de pronto hubo dos personas, bruscamente presentes, como si no hubieran llegado, como si hubieran aparecido nada más que en mi vista o imaginación… […] No me vieron. Todavía me dura el asombro”333. Nonostante ciò, il fuggitivo non si arrende davanti al comportamento

indifferente della donna, della quale, col passare dei giorni, capisce di essersi follemente innamorato. Tenta caparbiamente di attrarre la sua attenzione, fino a che non assiste ad una conversazione fra la giovane donna, che scopre chiamarsi Faustine, e un uomo, di nome Morel, presumibilmente innamorato di Faustine. Se, al principio, tale conversazione lo rende

330 Id, p. 90. 331 Id, pp. 99-100. 332 Id, p. 109. 333 Id, p. 104.

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geloso a tal punto da considerare Morel suo rivale in amore, successivamente, dopo aver ascoltato nuovamente le medesime parole dei due personaggi, il protagonista si rende conto che qualcosa di strano sta accadendo sull’isola: “[…] Seguía con los mismos ruegos que le oí ocho días antes. […] Las conversaciones se repiten […]. Con lentitud en mi conciencia, puntuales en la realidad, las palabras y los movimientos de Faustine y del barbudo coincidieron con sus palabras y movimientos de hacía ocho días. El atroz eterno retorno”334. Improvvisamente, però, gli abitanti dell’isola scompaiono; il fuggitivo si trova di nuovo solo in un luogo disabitato in cui gli oggetti presenti nelle stanze degli edifici sono esattamente dove lui stesso li aveva trovati il giorno in cui era arrivato, come se nessuno li avesse mai toccati. Qualche giorno dopo, in seguito ad una tempesta, l’isola inizia a popolarsi ancora una volta e, grazie alla conversazione di due turisti, durante la quale viene nominato Morel, il fuggitivo capisce che Faustine è tornata. Li segue, li spia, origlia le conversazioni per capire che cosa nasconde questo gruppo di misteriosi turisti, fino al momento in cui scopre il piano di Morel: quest’ultimo, per vivere eternamente la sua “fantasía sentimental”335 con

Faustine, è riuscito a creare, dopo vari esperimenti, una macchina i cui motori si accendono grazie alle maree, senza bisogno dell’intervento umano, e che è in grado di rendere immortali coloro che con lui hanno abitato l’isola per una settimana. Morel confessa di averli registrati durante l’intera settimana e che, di conseguenza, tutti loro vivranno eternamente come delle immagini, delle fotografie:

Aquí estaremos eternamente […] repitiendo consecutivamente los momentos de la semana y sin poder salir nunca de la conciencia que tuvimos en cada uno de ellos, porque así nos tomaron los aparatos; esto nos permitirá sentirnos en una vida siempre nueva, porque no habrá otros recuerdos en cada momento de la proyección que los habidos en el correspondiente de la grabación, y porque el futuro, muchas veces dejado atrás, mantendrá siempre sus atributos”336.

Morel, affinché la macchina funzioni, necessita di vite umane, in quanto lui stesso non è in grado di generare vita, ma semplicemente di prolungare quella dei suoi compagni attraverso la creazione di immagini, simulacri che come automi ripeteranno le stesse parole, gli stessi gesti della settimana trascorsa sull’isola. Tuttavia, per raggiungere l’immortalità, è

334 Id, p. 122. 335 Id, p. 145. 336 Id, p. 153.

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necessario, paradossalmente, che tutti i personaggi muoiano337. Venuto a conoscenza della verità e deluso dalla scoperta di essersi innamorato di un’immagine, di un simulacro, il fuggitivo, inizialmente, decide di distruggere tutto quanto e porre fine alla follia di Morel, ma, in seguito, sceglie di lasciare tutto come lo ha trovato e si mette a pensare a una macchina più completa, a un possibile sviluppo dell’invenzione di Morel, affinché ci si possa effettivamente accertare del fatto che gli individui registrati continuino a provare le stesse sensazioni, ad avere gli stessi pensieri del momento in cui sono stati catturati dalla macchina. Tale idea non verrà realizzata; il fuggitivo continuerà a vivere sull’isola e si abituerà a convivere con le immagini, soprattutto con Faustine, per la quale continuerà a provare un amore tanto forte quanto impossibile. Nei giorni successivi, l’interesse che il fuggitivo comincia a provare per l’invenzione di Morel cresce sempre di più e lo porta a tentare di capire il suo funzionamento. Realizza esperimenti con degli insetti e, persino, con la propria mano, fino ad arrivare a considerare l’eternità, a cui Morel ha condannato lui stesso e tutti i suoi compagni, non una punizione atroce, bensì una ‘vita’ – se così si può definire – piuttosto soddisfacente, in quanto permette agli individui di essere “[…] libres de malas noticias y de enfermedades, viven siempre como si fuera la primera vez, sin recordar las anteriores”338. Non solo, anche il profondo amore, l’ossessione per Faustine portano il fuggitivo a pensare che non può vivere senza di lei e che, dunque, la soluzione alla sua sofferenza e al suo desiderio di poterla contemplare eternamente è farsi registrare dalla macchina e morire. Ha inizio, quindi, nelle ultime pagine del romanzo, il processo che porterà il fuggitivo ad unirsi a Faustine, a sostituire la sua registrazione a quella realizzata da Morel; ha inizio il processo di morte del protagonista che gli concederà “el goce de contemplar a Faustine”339 eternamente. Infine, il fuggitivo ha una richiesta per il lettore della sua testimonianza: egli desidera che questo uomo li trovi e che riesca a farlo entrare nella coscienza della donna amata.

L’idea che portò Adolfo Bioy Casares alla creazione di La invención de Morel si deve alla riflessione scaturita a partire dalla visione dello specchio trittico presente nella stanza della madre; inoltre, lo scrittore racconta che

337 Morel, durante la spiegazione della sua macchina ai suoi compagni, afferma: “Estaba seguro de que mis

simulacros de personas carecerían de conciencia de sí (como los personajes de una película cinematográfica). Tuve una sorpresa […] sólo vivían los momentos pasados cuando se tomó la escena y al acabarlos volvían a repetirlos” (id, p. 148). In seguito, ammette: “Para hacer reproducciones vivas, necesito emisores vivos. No creo vida” (id, p. 149).

338 Id, p. 160. 339 Id, p. 173.

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“[…] la máquina salió de una reflexión que me hice; si fuera posible conseguir para los demás sentidos reproducciones nítidas como la que para la vista proporciona el espejo para los oídos el disco fonográfico, podríamos reproducir fielmente al hombre entero. Inventada la máquina, había que inventar la historia. La máquina debía funcionar en un lugar lejano, a trasmano; para que el hecho de que nadie la hubiera descubierto pareciese verosímil, debía funcionar permanentemente, por una energía inagotable, no dependiente del cuidado del hombre. La situé en las islas del Pacífico porque estaban lejos y porque en aquel tiempo yo soñaba con retirarme a ellas. Las mareas, por intermedio de un molino, suministrarían la energía necesaria. Para que la historia no acabar en el primer capítulo, pensé que el héroe, testigo y relator del cuento, debía tener imperiosas razones para mantenerse alejado de los hombres. Era un fugitivo que había sido condenado a muerte; en su fuga llega a la isla […]340.

L’opera viene inclusa nel genere della fantascienza; tuttavia l’autore ammette di non aver riflettuto sull’esistenza di questo genere nel momento in cui decise di dare vita a La invención de Morel e che, di conseguenza, si è trovato a far parte dei precursori di questa modalità narrativa casualmente: “Con respecto a lo que usted, Grillo, decía cuando habló antes de la ciencia-ficción y La invención de Morel, quería comentarle que por aquellos años yo no sabía que existiera ese nuevo género de novela. Digo esto porque fue así y no para quedar, gracias a mi alegada ignorancia, como una suerte de precursor de la ciencia- ficción”341. La sua appartenenza al mondo fantastico viene confermata da Jorge Luis Borges,

il quale firma il prologo a La invención de Morel, dove critica il romanzo psicologico e lo spagnolo Ortega y Gasset, per difendere, invece, i romanzi di avventura, fantastici e polizieschi, la cui perfezione risiede nella trama e nella volontà di presentarsi come un insieme di fatti artificiali, che non pretendono di offrire al lettore qualcosa di assolutamente veritiero. In seguito, Borges elogia l’autore di La invención de Morel includendo l’opera tra i migliori romanzi di avventura e sostenendo che Bioy Casares può essere considerato lo scrittore che, attraverso tale romanzo, riesce a portare in Argentina e in lingua castigliana un nuovo genere. Borges, infatti, definisce l’opera dell’amico assolutamente perfetta: “He discutido con su autor los pormenores de su trama, la he releído; no me parece una imprecisión o una hipérbole calificarla de perfecta”342.

Rilevante è, inoltre, il riferimento di Borges circa l’influenza dello scrittore inglese H. G. Wells: “[el] título [de La invención de Morel] alude filialmente a otro inventor isleño, a

340 Esther Cross – Félix della Paolera, op. cit., p. 127. 341 Id, p. 47.

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Moreau”343. Sebbene Bioy Casares non neghi che la propria opera possa essere vista come

un omaggio a Wells o al genere fantastico in generale, smentisce l’allusione al personaggio di Wells attraverso la scelta del nome Morel; lo scrittore, infatti, alla domanda di Sorrentino “In L’invenzione di Morel, lo hai chiamato Morel per il Moreau di Wells?”, risponde:

No, no, assolutamente no. Ciò venne in mente di dirlo a Borges. Sai perché gli venne in mente di dire una cosa del genere? Perché a Borges sembrava che appartenessi alla tradizione di Wells, cosa peraltro verissima. E gli sembrava, nel dirlo, di porre il libro del suo giovane amico nella letteratura; lo metteva un po’ vicino a Wells, non è vero? Ma io gli misi il nome di Morel per un altro motivo. […] dovevo mettere dei nomi francesi. Ma non volevo usare un nome francese che fosse difficile da pronunciare, ed allora gliene misi uno che si pronunciava uguale sia in francese che in spagnolo: Morel344.

Tuttavia, la critica ha visto, non solo in Morel, ma anche in Reger Samaniego di Dormir al sol e Castel di Plan de evasión i successori del dottor Moreau, archetipo dell’uomo totalmente ossessionato dalla scienza, immorale, disposto a tutto pur di realizzare i propri esperimenti. Suzanne Jill Levine, in Guía de Adolfo Bioy Casares, passa in rassegna tutti quegli elementi presenti in La invención de Morel che rimandano indubbiamente all’opera dello scrittore inglese: il primo aspetto comune ai romanzi è la presenza di uno eccentrico scienziato pronto a tutto pur di assecondare la propria passione, si tratta di Moreau – nell’opera di Wells – e di Morel – creatura di Bioy Casares –, i quali condividono alcune affinità, non solo nel carattere, ma anche nel nome; Mariano García, infatti afferma: “[…] Bioy opera en Morel una metamorfosis sobre las metamorfosis que crea Moreau – metamorfosis en primer lugar nominal a partir del desvío -au a -l […]”345. In seguito, Suzanne Jill Levine nota che esattamente come nel romanzo di Bioy Casares, anche nell’opera di Wells la storia è ambientata in un’isola misteriosa e disabitata del Pacifico. Infine, la studiosa mette in evidenza la somiglianza fra il fuggitivo di La invención de Morel e due personaggi dell’opera di Wells, ossia Montgomery e Prendick; tutti e tre, infatti, sono personaggi costretti a rifugiarsi in un’isola sconosciuta, ma per motivi diversi: il fuggitivo e Montgomery sono due uomini rinnegati dalla società e, quindi, costretti a fuggire, Prendick, invece, si ritrova sull’isola in seguito a un naufragio durante un viaggio nel Pacifico. Quest’ultimo, inoltre, condivide con il fuggitivo il ruolo di guida della storia, in quanto la

343 Ibidem.

344 Fernando Sorrentino, op. cit., p. 91. 345 Mariano García, op. cit., p. 458.

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funzione di entrambi è volta alla scoperta di una realtà straordinaria, fantastica, ossia i folli esperimenti di Moreau e Morel.

Nicolás Rosa nota, invece, un parallelismo tra l’opera maestra di Bioy Casares e La macchina del tempo di Wells, in quanto: “Reproduce la dinámica y reproduce la invención, reproduce el ansia mecánica del mecanismo: inventar una máquina que pueda transportar por el pasado relatando la imagen, y por el futuro inventado de ficción”346.

L’opera riscosse un enorme successo – nonostante la critica, come già abbiamo avuto modo di vedere, avesse accusato Bioy Casares di un’eccessiva freddezza e meccanicità nello sviluppo della trama e nella presentazione dei personaggi –, a tal punto che anche molti registi si interessarono a La invención de Morel e realizzarono i loro adattamenti cinematografici. Il primo fu il francese Claude-Jean Bonnardot, il quale realizzò il film per la televisione francese nel 1967. Quando l’opera cinematografica venne trasmessa, Bioy Casares si trovava in un hotel di Parigi e la guardò insieme ai proprietari dell’albergo; racconta Bioy Casares a Fernando Sorrentino: “Ci fu un’interruzione di corrente elettrica […] che venne al momento giusto per salvarci da L’invenzione di Morel, e per i cinque spettatori – io, il proprietario, la proprietaria, il figlio e la figlia – fu come un sollievo: ci stavamo annoiando molto […]”347. In seguito, nel 1974, il regista italiano Emidio Greco

propose un altro adattamento dell’opera, ma anche in questo caso Bioy Casares, nonostante ne avesse apprezzato la musica e gli attori, lo definì una delusione: “Muy pronto llegué a la conclusión que, basado en un libro mío no tedioso, habían hecho un film tedioso”348 – scrive

in Descanso de caminantes. Inoltre, Bioy Casares afferma che, nel caso dell’adattamento di Emidio Greco, lo spettatore non riesce ad appassionarsi, ad essere totalmente coinvolto dai sentimenti del protagonista: “Nel film, invece, tutto questo è più languido, lo spettatore sente che si protrae, che le passioni sono tutte molto fredde; la passione di Morel per Faustine non è niente, quella del fuggitivo per Faustine è molto contenuta e capisci che è disposto a morire per lei, ma non senti questa passione come qualcosa di turbolento e fortissimo, che è forse ciò di cui il cinema ha bisogno”349.

Circa gli adattamenti cinematografici delle sue opere – non solo di La invención de Morel, bensì, ad esempio, anche di El crimen de Oribe (1950) o La guerra del cerdo

346 Nicolás Rosa, op. cit., p. 3.

347 Fernando Sorrentino, op. cit., p. 151.

348 Adolfo Bioy Casares, Descanso de caminantes: Diarios íntimos, op. cit., p. 442. 349 Fernando Sorrentino, op. cit., p. 152.

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(1975)350 diretti entrambi da Leopoldo Torre Nilsson –, Bioy Casares non riuscirà mai a ritenersi soddisfatto dell’operato dei vari direttori cinematografici. Lo scrittore argentino, infatti, ha sempre sostenuto che il fantastico non è un genere adatto al cinema e che l’errore dei registi era proprio quello di scegliere i suoi racconti o romanzi prettamente fantastici.