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Avendo descritto che la legge argomenta circa l’affidamento e linee guida utilizzati, si comprende meglio il perché chi considera non corretto il provvedimento del tribunale di Reggio Calabria lo ritenga una lesione ai diritti del minore e chi di contro vede in esso un grande traguardo.

Sfavorevole all’idea di un allontanamento dei figli ai mafiosi è Elvio Fassone, presidente della Corte d’Assise che spiega: “Sono sempre riluttante davanti agli interventi coercitivi, anche se fatti con la certezza di “fare del bene” a un innocente, mi rendo conto però che quando un nucleo è radicato in ambito mafioso può essere 
una scelta accettabile. Purché però non si perdano i contatti con la madre. Pensiamo a questi bambini: con il padre in carcere, 
la madre diventa ancora più importante...”95. Questo provvedimento, poi, emesso quando i ragazzi sono già adolescenti e prossimi alla maggiore età risulta inutile.

94Loria D., Reggio, ecco la mozione finale del forum “bambini a metà, i figli della ‘ndranghe-

ta”, in "Strettoweb.com", 21 novembre 2015 consultato il 27/07/2017 ( il neretto è mio)

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http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2016/01/13/news/pro-e-contro-l-allontanamento-forzato-1.246609 consultato il 27/07/2017

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D’accordo con il giudice vi è Silvana La spina, scrittrice catanese che ha scritto “La mafia spiegata ai miei

figli” ( e anche a quelli degli altri)(Bompiani), che lo considera “Una vera barbarie, oltretutto con minimi

risultati. Risponde : “Lo Stato non può pensare di salvare un solo bambino lasciando intatta la cultura malata di interi territori. Deve entrare nelle famiglie: medici, psicologi, assistenti sociali devono trovare gli “anelli deboli” che possono spezzare la catena, lavorare con le donne che sempre più spesso si oppongono silenziosamente. Allontanare un singolo bambino dal “contagio” può creare una forma di rancore controproducente. (…) Se è vero che la ‘ndrangheta ha ancora comportamenti tribali, lo Stato non può limitarsi a togliere un bambino dalla tribù. Deve aiutare la tribù intera».96

Anche la Chiesa cattolica non ritiene positivo l’allontanamento di un minore se non nel caso in cui esso abbia commesso un illecito. Don Panizza, fondatore di Progetto Sud a Lamezia, spiega che “A priori non si possono allontanare i bambini da nessuna famiglia, nemmeno da quelle mafiose. Bisogna sempre valutare bene se questi ragazzi possono essere aiutati, bisogna ponderare con oculatezza su quale è la strada giusta per loro. Se i minori sono già stati impiegati nelle attività criminali, allora il giudice deve procedere se ritiene che la crescita di questi bambini possa essere deviata e condizionata da cattivi esempi”.97

Chi si schiera a favore del protocollo Liberi di Scegliere non ha dubbi come Massimo Ammaniti, specialista di psicologia dell’età evolutiva.

Per Ammaniti l’adolescenza rappresenta una fase diversa dove dalla fase di “rispecchiamento” del bambino nei genitori, inizia la fase della “mentalizzazione” diventando il momento perfetto per “ cercare di costruire un senso civico che nasce da un’educazione a far proprie le regole e a capire il punto di vista dell’altro. Un’educazione all’empatia e alla “mentalizzazione”, la capacità di “leggere nella mente dell’altro” che entra in crisi fra i dodici e i quattordici anni, quando i ragazzi iniziano a prendere 
le distanze dal modello dei genitori”98

. Se allo psicologo, poi, gli viene chiesto se sia giusto o meno il distacco forzato risponde: “Sì, perché chi cresce in una famiglia mafiosa è vittima di una forma di abuso psicologico. Non è molto diverso da quello che succede ai bambini soldato della Sierra Leone. Toglierli alla famiglia è un modo per proteggerli da un meccanismo di affiliazione tanto più potente perché fa uso anche dell’affetto e dal pericoloso senso di onnipotenza che ne deriva: appartenere a una famiglia mafiosa crea un’identificazione col gruppo che porta a un disturbo dell’identità, perché ci si sente parte di un sé grandioso e comunque parliamo di affido temporaneo, ben diverso dalla pulizia etnica o politica, 
dai bambini tolti ai nomadi in Svizzera o ai desaparecidos in Argentina».

I giudici calabresi hanno ragione- conferma Melita cavallo, ex presidente del tribunale per i minorenni di Roma “Non si può mai procedere per categorie. 
Il Tribunale decide sui casi singoli: non concorderei mai con un allontanamento 
“di massa” dei bambini da ambienti mafiosi, ‘ndranghetisti o camorristi. E comunque 
si nomina un tutore che fa da tramite tra 
la famiglia e il bambino nella sua nuova situazione: si 96 Ibid 97 http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/459692/Figli-tolti-alle-famiglie-mafiose-don-Panizza-E-una-resa-della-societa consultato il 28/07/2017 98 http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2016/01/13/news/pro-e-contro-l-allontanamento-forzato-1.246609 consultato il 27/07/2017

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evita così che nel piccolo si crei una ferita che non sarebbe facile risanare nel tempo.( …)Ma c’è un altro modo di sottrarre questi piccoli alla “lotteria della vita” che 
li porta alla delinquenza. (…)Lo Stato deve intervenire pesantemente: non con esercito 
e polizia ma con la scuola. Una scuola che prende bambini e ragazzi dalle 8 alle 16, 30, 
in un territorio ricco di ludoteche, palestre 
e luoghi di incontro per suonare, disegnare, leggere, creare insomma un gruppo alternativo al modello familiare. Questo tipo di politica non paga subito, i suoi effetti si registreranno dopo anni, ma salverà migliaia di ragazzi».

Anche il garante per l’Infanzia e l’adolescenza della Calabria ritiene molto importanti i provvedimenti del tribunale “intrapresi nel superiore interesse del minore in un quadro di bilanciamento degli interessi minorili da parte dell’autorità giudiziaria, in linea con gli articoli 330 e 333 del Codice Civile.99

Tesi e pareri contrastanti emergono dal dibattito creatosi ma è importante segnalare che il 25 novembre del 2015, undici giorni dopo il Forum, che aveva promosso “Liberi di Scegliere”, si è svolto in Senato un convegno che aveva a tema l’indottrinamento mafioso e responsabilità genitoriale: “l’orientamento giurisprudenziale del Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria”100

.

All’incontro sono intervenuti il Presidente Grasso, la garante “On. Marilina Intrieri, il Presidente del tribunale dei minorenni di RC Roberto Dibella, il Procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho, il Procuratore della Repubblica Giuseppe Creazzo,l’on Enza Bruo Bossio della commissione parlamentare antimafia, l’on Mario Oliverio Presidente della regione Calabria,e ha concluso i lavori, moderati dall’Ambasciatore Francesco Maria Greco, che sono stati conclusi dall’On. Sottosegretario alla Giustizia dott. Cosimo Ferri”101

.

I temi affrontati sono stati quelli di cui si era discusso in precedenza presso il Forum di Reggio Calabria ovvero se ci fosse un nesso tra l’indottrinamento mafioso e la responsabilità genitoriale.

Si è discusso se l’orientamento del presidente Roberto Di, bella favorevole all’allontanamento, adottato dal tribunale di Reggio Calabria non violasse alcun diritto del minore.

L’onorevole Enza Bruno Bossio ha denunciato la carenza legislativa, “carenza per la quale gli Uffici Giudiziari del distretto della Corte d’Appello di Reggio di Calabria, per ovviare all’assenza di disposizioni specifiche nel 2013 hanno siglato un protocollo d’intesa per interventi coordinati tra Procura della Repubblica DDA, Uffici giudiziari minorili di tutela per minori disagiati, inclusi i cc.dd. minori di mafia, autori o vittime di reati con la comunicazione di possibili situazioni di pregiudizio minorile di tipo familiare al fine di attuare, per tempo, le azioni di tutela di cui hanno parlato i procuratori della Repubblica Cafiero de Raho e Creazzo.”

Condiviso è stato l’orientamento giurisprudenziale del tribunale di Reggio Calabria. Infatti, “ nel concludere i lavori il sottosegretario Cosimo Ferri dopo un’ analisi sulla proposta di riforrna si è impegnato alla 99 http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/459691/Sempre-piu-minori-allontanati-dalle-famiglie-mafiose-E- nel-loro-interesse consultato il 27/07/2017 100 http://www.strill.it/calabria/2015/11/mafia-e-responsabilita-genitoriale-orientamento-tribunale-minorenni-di-reggio- in-senato/ consultato il 27/07/2017 101 Ibid

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convocazione di un tavolo per le buone pratiche assunte dal distretto giudiziario di Rc che possono rappresentare un modello per promuovere linee guida in altri territori del Paese”.102

Dunque sembra destinato ad essere imitato il provvedimento che prevede l’allontanamento del minore in contesti mafiosi.

Nonostante i dibattiti, “Liberi di Scegliere” si pone come pietra miliare.

Inizia a prendere forma l’idea di cosa sia l’organizzazione mafiosa, dell’importanza delle donne e di come esse diventino veicolo di una pericolosissima educazione criminale. Se con le associazioni antimafia si è iniziato a lavorare cercando tramite l’informazione e sostegno pratico di scalfire il potere territoriale, negli ultimi anni il minore inizia ad acquisire importanza, si cerca dunque di distruggere la mafia puntando sulle radici ovvero al sapere del padre.

4.3) IL PROTOCOLLO “LIBERI DI SCEGLIERE DUE ANNI