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Dimensione sentimentale e interpretazione soggettiva della realtà osservata

Nel suo resoconto la scrittrice, come si è già rilevato, riserva molta attenzione alle osservazioni socio-economiche, mentre concede poco spazio all’esternazione di sentimenti ed emozioni. Sono, infatti, molto limitati i passi in cui si lascia sovrastare dalle sensazioni.

Ad esempio, riferisce che, appena arrivata nella parte pianeggiante della Puglia, di fronte alla visione dei campi vasti e lussureggianti, prova un immediato senso di serenità: «Giunta nella Puglia piana, si offrirono alla mia vista seminati vastissimi, che per la stagione apparivano rigogliosetti, e verdeggianti, i quali col placido loro ondeggiare, mi sollevaron non poco lo spirito»48.

Dalla descrizione dei figlioletti del giardiniere, emerge, invece, un sentimento di compassione e tenerezza, quasi di commozione, verso quei poveri fanciulli sporchi e coperti solo da una semplice camicia.

Nonostante queste rare aperture al sentimentalismo, nello scritto odeporico si riscontra una prospettiva soggettiva, infatti, alle descrizioni precise e dettagliate, alle osservazioni di tipo ”tecnico”, si alternano considerazioni personali e riflessioni profonde sulla condizione della donna, sui pericoli dell’ozio, sulla presunzione della nobiltà.

46 R. RICORDA, op. cit., pp. 70-71. 47 M. PERRINO, op. cit., p. 35. 48 Ivi, p. 9.

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La Lettera di Perrino non si configura come una narrazione fredda e distaccata, ma come un resoconto innervato da giudizi etici personali e incentrato sull’interesse verso la condizione esistenziale degli uomini. Emblematica, a tal proposito, l’esortazione che la scrittrice rivolge all’intera società, includendo se stessa, a contribuire al perfezionamento dell’uomo e allo sviluppo della civiltà: «Badiamo a migliorar l’uomo, che se cresce come selvaggia pianta, selvaggi saranno ancora i suoi costumi, e le sue azioni»49.

Inoltre, il modo con cui Perrino riporta gli avvenimenti e le esperienze, fatte durante il viaggio, rivela un’«interpretazione soggettiva delle realtà incontrate»50

. Alla luce di ciò, può essere considerata una “viaggiatrice sentimentale”, «al cui arbitrio emotivo è ora concesso di selezionare quanto debba essere rappresentato e descritto»51.

Nel resoconto, nonostante la prevalenza di un’impostazione descrittiva e analitica, la scrittrice assume il ruolo, non solo della viaggiatrice/narratrice, ma anche quello della narratrice/personaggio, in quanto pone se stessa in prima linea.

Si delinea, infatti, attraverso le pagine della narrazione, la personalità di una donna forte, temeraria, che non ha paura di palesare le sue idee e di esprimere le sue opinioni, ma soprattutto, “anticipatrice” di un pensiero, profondamente moderno, ancora lontano dal tempo in cui vive.

3.8 Caratteristiche principali dell’opera: il genere, lo stile, la

lingua.

La forma epistolare, adottata da Perrino, le consente di gestire autonomamente la narrazione, inserendo riflessioni, cenni storici, osservazioni socio-economiche, a cui si aggiungono numerose citazioni erudite, riprese da Virgilio, Cicerone, Orazio, Catone.

Inoltre, il genere epistolare permette di stabilire un rapporto confidenziale non solo con il destinatario della lettera, ma anche con un lettore generico, grazie all’utilizzo di un linguaggio semplice e scorrevole.

49 Ivi, p. 34.

50 G. CANTALICE, Introduzione all’opera, in M. PERRINO, op.cit., p. 4.

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È la stessa scrittrice, infatti, a presupporre altri potenziali lettori, oltre al suo illustre amico.

Spero, che voi leggendo queste mie carte con quella benignità, ch’è propria del vostro animo, userete loro tutto il compatimento, e le ravviserete come giovanil produzione di chi ha puramente inteso ubidire a’ vostri comandi, e tale ancor mi confido ch’esser voglia per me ogn’altra savia persona, nelle cui mani potesse arrivar questa lettera52.

La Lettera riprende la struttura tipica del libro di viaggio del ‘700, che risulta suddiviso in due parti: di cui una assume la forma del diario o, come in questo caso, dell’epistola e l’altra la forma del saggio.

Infatti, l’intento della scrittrice è quello di perseguire una funzione didattico- informativa, attraverso l’analisi puntuale dello stato dell’agricoltura, dell’economia, della società, ma allo stesso tempo alimentare l’interesse del lettore, attraverso l’inserimento di aneddoti e notizie sulle consuetudini del luogo. Perrino dimostra di possedere un ampio bagaglio culturale, ed è animata da una grande curiosità intellettuale, come si evince dalle spiegazioni scientifiche, le nozioni mediche e le disgressioni filosofiche inserite nel testo.

Per quanto riguarda il lessico, infatti, utilizza termini attinti da vari ambiti: dalla medicina, dall’economia, dalla filosofia, dall’agricoltura.

Non mancano, inoltre, nel resoconto prelievi della lingua locale, ricordiamo i termini provenienti dal campo dell’agricoltura: avvinacciare, cioè lasciare l’uva pestata fermentare per quattro o cinque giorni, e cerri, che indica i tralci dell’uva. Tali termini locali rappresentano una garanzia di veridicità del resoconto, nei confronti del lettore, e a tale scopo risponde anche il confronto tra la realtà osservata nella provincia di Bari e quella di Napoli, città di appartenenza della scrittrice.

A tal proposito, basti citare ciò che Perrino afferma riguardo alla necessità di costruire ospedali per migliorare la salute pubblica: «Sarebbero di grande sollievo i pubblici Ospedali, come nella nostra Napoli si costuma»53.

52 M. PERRINO, op. cit., p. 9 53 Ivi, p. 33.

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La lucida analisi della viaggiatrice, evidenziando la contrapposizione tra ciò che le province del Regno sono effettivamente e ciò che dovrebbero diventare, tramite provvedimenti mirati, offre una testimonianza concreta e precisa della situazione del Regno delle Due Sicilie alla fine del Settecento.

Non solo, ma il resoconto della giovane illuminista napoletana rappresenta, per i suoi contemporanei, un «nobile esempio di donnesca letteratura»54 che, secondo l’opinione di Carmine Fimiani, poteva spingere altre donne «a pubblicare qualche produzione per la gloria della nostra Italia, e per lo splendore del nostro secolo»55.