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In considerazione delle sollecitazioni poste dagli esiti della rilevazione possono essere indicati interventi utili a rispondere ai punti critici emersi. Si tratta di proposte che coinvolgono sia il livello individuale che quello organizzativo, che devono incidere su un cambiamento di prospettiva e di filosofia d’intervento: azioni di sistema.

Nonostante la normativa vigente (Raccomandazione 17 gennaio 2011 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa14, D.Lgs 138/2011 convertito con L. 148/201115) e il “Regolamento per la formazione continua” approvato dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali (CNOAS) il 10 gennaio 2014, raccomandino e obblighino i professionisti a curare la formazione continua, dai dati raccolti emerge una scarsa partecipazione ad eventi formativi.

Curare la formazione e l’aggiornamento professionale deve essere precipuo obbligo deontologico dell’assistente sociale, ma anche un interesse dell’organizzazione di cui questo fa parte. A tale scopo sarebbe auspicabile che l’ente promuovesse e agevolasse la partecipazione ad eventi formativi attraverso procedure di autorizzazione più snelle,

14“Il Servizio Sociale Professionale richiede il più alto livello di responsabilità per

l’assunzione di decisioni e per maturare giudizi da parte degli assistenti sociali e che questo elevatissimo livello di competenza richiede pertanto una formazione ed un tirocinio professionale appropriati.”

15 “[…] l’obbligo per il professionista di seguire corsi di formazione continua

predisposti sulla base di appositi regolamenti emanati dai consigli nazionali […]. La violazione dell’obbligo di formazione continua determina un illecito disciplinare e

stanziamenti di budget, promozione di eventi che consentano di garantire una prestazione professionale efficace ed efficiente con conseguente benessere per l’operatore, per il cittadino e per l’istituzione.

Dai dati si evince anche una scarsa conoscenza circa le procedure, gli atti amministrativi, gli accordi che regolano i rapporti tra gli enti. Per rispondere a tale criticità una proposta possibile è quella favorire la maggiore circolazione possibile delle informazioni, tramite newsletter, riunioni monoprofessionali e promozione di audit (per affrontare eventi critici e riformulare strategie di intervento), come previsto dalla Direttiva del Ministro per la Funzione pubblica del 14 febbraio 2002 ”Sulle attività di Comunicazione delle pubbliche amministrazioni”:

“Una buona Comunicazione Interna, fondata su un’ampia circolazione

delle informazioni sulle attività ed i processi lavorativi, e il pieno di coinvolgimento del personale nei progetti di cambiamento organizzativo, consente di costruire al meglio l’identità di un’amministrazione, favorisce la crescita di un senso di appartenenza positivo alla dimensione del lavoro pubblico e contribuisce a porre su nuove basi l’immagine della sfera pubblica” .

La scarsa consapevolezza del ruolo dell’assistente sociale all’interno degli enti unita al basso punteggio nella dimensione professionale tecnico-metodologico e ad un elevato punteggio nella dimensione relazionale sembra sottolineare, nel ruolo di assistente sociale, la prevalenza di competenze trasversali su quelle tecnico-specifiche

rendendo più difficile la definizione del confine tra la propria professionalità e quella altrui.

Pertanto la supervisione professionale, così come già illustrato nel capitolo 3, riveste un ruolo importante al fine di ricollocare emozioni, risorse e principi nel giusto ordine di priorità.

Occorre evitare che la dimensione relazionale sovrasti la dimensione tecnico-metodologica e viceversa.

Se prevale l’emotività e l’individualità il rischio è di cadere in eccessiva autoreferenzialità, scarsa sistematicità e riproducibilità dell’intervento il cui esito rimane incatenato all’operatore e non diviene metodologia. Se, invece, prevale la dimensione metodologica il rischio è di produrre interventi poco flessibili alle esigenze specifiche dei vari contesti, in cui il problema si adatta alla risposta e non viceversa.

Quindi in sintesi si possono proporre le seguenti azioni di miglioramento:

• Formazione e aggiornamento professionale; • Circolazione delle informazioni;

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