Il nostro studio sembra essere l’unico a descrivere la diagnosi, il trattamento chirurgico e la prognosi della sepsi dell’articolazione tarso crurale trattata mediante la tecnica del debridement per via artroscopica nei puledri. Infatti, tutti gli articoli in letteratura che trattano dell’artrite settica nei puledri non prendono in considerazione la percentuale di successo e la prognosi per una singola specifica articolazione. L’articolazione più frequentemente colpita dall’artrite settica è quella tarso crurale. Rispetto ai dati riportati in letteratura per le altre articolazioni colpite dalla stessa patologia e trattate nello stesso modo, questo protocollo terapeutico ha riportato una percentuale soddisfacente di successo. In 13/18 puledri l’infezione è stata risolta con successo ed è stato sufficiente un singolo intervento ad avere la completa remissione dei sintomi e la risoluzione dell’infezione. Considerando i grandi benefici della chirurgia artroscopica, questa possiede il vantaggio di unire le possibilità diagnostiche con il ruolo terapeutico di notevole efficacia. Di conseguenza, è stato quindi possibile visualizzare tutte le strutture, constatare con accuratezza e stadiare il danno intra-articolare risultante dall’infezione.
È inoltre possibile valutare la presenza di materiali organici all’interno dello spazio articolare e scegliere tra le diverse opzioni terapeutiche. Ciò che vale la pena notare è che è stato possibile individuare e rimuovere gli aggregati di fibrina che si ritengono responsabili di occultare i batteri e di portare avanti lo stato infettivo e infiammatorio.
Nonostante uno studio precedente abbia riscontrato scarse possibilità di esplorare le articolazioni nel puledro, durante questo protocollo non è stato osservato questo genere di problemi e limitazioni. Questa differenza potrebbe essere, con alta probabilità, attribuibile al diverso diametro dell’ottica utilizzata. Infatti, a causa delle dimensioni delle articolazioni trattate, è stato scelto di impiegare un’ottica di 2.7 mm con un angolo di visione di 30°, che è in grado di rendere più facile ed agevole la completa esplorazione di tutti i settori che compongono l’articolazione ed è anche meno invasiva.
Come riportato in letteratura (Oliver et al., 2017), è risultata evidente l’efficacia dell’artroscopia paragonata al semplice lavaggio articolare mediante l’utilizzo dell’ago e nella maggior parte dei casi non è stato necessario ripetere la chirurgia per
quanto riguarda l’articolazione coxo-femorale. Innanzitutto, il lavaggio articolare richiede meno abilità tecniche, ma comporta effetti terapeutici meno efficaci se paragonati a quelli ottenuti con l’artroscopia. Poi ci sono più costi relativi alla sedazione ripetuta o all’anestesia e richiede anche un più lungo periodo di ospedalizzazione. Infine, dobbiamo considerare che traumi ricorrenti e l’aumento di complicazioni dovute all’introduzione di cannule di 3 mm di diametro non erano differenti rispetto a quelli causati dall’inserimento di un ago. Oltre a questo l’introduzione di camere artroscopiche permette un lavaggio più accurato rispetto a quello raggiunto mediante l’utilizzo degli aghi.
È possibile affermare che esiste una relazione tra il numero di articolazioni coinvolte e la prognosi del soggetto. Al contrario, invece, in base a quanto riportato in letteratura (Taylor et al., 2010) non vi è una relazione tra la coltura positiva del fluido sinoviale e la prognosi.
Questo studio clinico si presenta in linea con i risultati riportati in letteratura (Steel et al., 1999; Annear et al., 2011) riguardo a questa patologia. Infatti, è stato riscontrato un buon numero (13/18) di puledri sopravvissuti dopo le dimissioni. Il tasso di recupero dei puledri affetti dall’artrite settica varia dal 45% al 78%. Inoltre nei puledri il coinvolgimento di più di un’articolazione (poliartrite) causa un tasso di mortalità più alto del 30%. Da questo studio si evince che l’utilizzo della tecnica della perfusione regionale dell’arto dopo il trattamento artroscopico basata sulla sensibilità batterica ha notevolmente ridotto la necessità di ricorrere ad una seconda artroscopia, cosa che risulta in una più alta percentuale di successo e costi più contenuti. È tuttavia importante ricordare che puledri che sviluppano artrite settica potrebbero anche essere sottoposti ad eutanasia per motivi economici.
In conclusione, secondo quanto mostrano i risultati, questo studio indica un approccio valido e razionale alla diagnosi ed alla gestione dell’artrite settica dell’articolazione tarso crurale nei puledri.
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