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Questa indagine mirava ad indagare conoscenze e atteggiamento mentale dei genitori in merito alle vaccinazioni cercando di individuare gli eventuali fattori che farebbero propendere verso un atteggiamento anti-vaccinista e in generale un approccio anti- scientifico verso le vaccinazioni stesse.

I risultati generali grezzi hanno manifestato un’opinione sostanzialmente favorevole sulle tematiche vaccinali prese nel loro complesso, se consideriamo le medie e le mode dei giudizi espressi sulle 20 affermazioni. L’atteggiamento sostanzialmente positivo viene confermato anche dalle risposte al quesito con cui si chiedeva agli intervistati di immaginare di non essersi mai vaccinati e di scegliere di conseguenza a quali vaccinazioni sceglierebbero di sottoporsi in base alle loro conoscenze e preferenze personali.

La maggior parte dei vaccini proposti raggiunge un buon consenso (vedi tab. 5), superiore al 60 %, quindi circa 2 soggetti su 3 sarebbero disposti a vaccinarsi: si va dall’82 % della poliomielite, l’80 % del trivalente anti difterite-tetano-pertosse, passando attraverso il 72 % dell’epatite B e giungendo al 63 % dell’epatite A. Le ragioni che spingono a preferire determinati vaccini anziché altri sono senza dubbio eterogenee: sicuramente scegliamo di proteggerci contro le malattie che ci fanno più paura, come la poliomielite o il tetano o contro quelle di cui abbiamo sentito parlare di più, come l’epatite B o la meningite da meningococco (che raggiunge il 77 % di consensi). Il vaccino contro l’influenza, fanalino di coda, ottiene un risultato disastroso, come confermato da altri studi (Heininger, 2005), preferito solo dal 18 % dei genitori: ciò può dipendere sia dalla percezione errata di una sua scarsa efficacia, dovuta all’esistenza di numerose sindromi para-influenzali confuse spesso per influenza e contro le quali il suddetto vaccino non conferisce protezione, sia dall’errata gestione

71 dell’informazione sul caso dell’influenza H1N1 che ha ulteriormente minato la fiducia verso l’utilità della vaccinazione.

Per consentire un’analisi più approfondita dei dati raccolti è stata effettuata la ripartizione dei 20 item del questionario in 3 macro-aree: ciò ha consentito l’analisi separata di alcune importanti dimensioni cognitive e comportamentali: la percezione del rischio vaccinale, la percezione del valore protettivo delle vaccinazioni e la propensione al pensiero irrazionale e antiscientifico sui vaccini. Le prime due aree assumono particolare importanza in quanto si è visto che le informazioni in esse contenute sono elementi psicologicamente connessi con le future intenzioni vaccinali (Betsch C, 2012). Ciò assume una maggiore rilevanza oggigiorno visto che la tendenza in atto è quella dell’abolizione dell’obbligatorietà dell’atto vaccinale, quindi sarà il singolo individuo a dover prendere decisioni in merito.

I risultati ottenuti dimostrano che se da un lato c’è un’elevata coscienza del valore protettivo dei vaccini (e quindi indirettamente si è consapevoli della pericolosità delle malattie che con questi presidi si vanno a prevenire), dall’altro si nota un’accentuata percezione del rischio collegato al vaccino stesso, che, secondo gli intervistati, potrebbe manifestare i suoi effetti nocivi anche dopo molto tempo la sua somministrazione. Per quanto concerne, invece, le ipotetiche e infondate correlazioni tra vaccinazione anti-MPR e insorgenza di disordini dello spettro autistico, gli utenti si sono mantenuti in un limbo di indecisione, con una media 3,3 (moda 3) ma con un 40 % di genitori che si è trovato pienamente d’accordo o d’accordo (valori 4-5 della scala) con l’asserzione che stabilisce l’infondatezza della correlazione; nel 2005 il 66 % (valori 3-4 di una scala a 4 passi) di genitori si sono mostrati d’accordo su un identico item in uno studio effettuato nel Regno Unito (Casiday, 2006).

Successivamente ho provato a mettere in relazione le caratteristiche socio- demografiche del campione con il grado di accordo espresso sulle affermazioni sulle vaccinazioni. Non sono emerse differenze interessanti confrontando i dati in base al genere, alla fascia d’età, alla professione, a conferma dei risultati ottenuti dai numerosi studi reperibili in letteratura (Keane M, 2005; Williams I, 1995; Pareek M, 2000; Casiday R, 2006) che hanno dimostrato l’inesistenza di influenze significative da parte di queste variabili socio-demografiche sulle opinioni in merito ai vaccini e sulle

72 decisioni di sottoporre i figli alle vaccinazioni. Per quanto concerne la variabile ‘titolo di studio’, mentre nel presente studio non sono emerse differenze degne di nota, sono disponibili numerosi lavori (Hull B, 2001; Dannetum E, 2007; Smith A, 2007; Reading R, 2004) che hanno riscontrato un’associazione significativa tra un più elevato livello di scolarità e una maggiore diffidenza verso i prodotti vaccinali unita ad una minore propensione a vaccinare i propri figli.

La variabile, invece, che ha generato i riscontri più interessanti è rappresentata dalle fonti di informazione adoperate dai genitori per documentarsi sulle vaccinazioni. Intanto possiamo subito dire che si conferma un dato onnipresente in letteratura: il canale di informazione più utilizzato dal cittadino è costituito dalle cosiddette fonti istituzionali. Dei 201 intervistati il 45 % ha citato il pediatra e altri operatori sanitari (con un 23 % che li ha segnalati come fonte esclusiva) e il 34 % ha indicato gli operatori vaccinali. Bonanni riporta un 77 % per il pediatra e il 72 % per gli operatori vaccinali, Heininger riporta addirittura il 95 % per il pediatra, la Public Health Agency of Canada riferisce il 77 % per il pediatra e percentuali analoghe si rinvengono nella meta-analisi condotta da Stefanoff (Bonanni P. 2002; Heininger U. 2006; Ekos research associates 2011; Stefanoff P. 2010). La percentuale di utenti che utilizza il web per ricercare notizie sulle vaccinazioni è invece molto più variabile a seconda degli studi: si va dal 56 % (Jones Abbey M., 2012), al 38 % (Heininger U., 2006), al 16 % (Pew Internet & American Life Project. Online health search) fino al modestissimo 3,3 % di Coniglio. Ciò è comprensibile se consideriamo che si tratta di indagini effettuata spesso a distanza di anni l’una dall’altra e su campioni geograficamente e socio-demograficamente eterogenei. In questa indagine la percentuale si assesta sul 20 %.

Da questo studio è emerso che gli utenti che utilizzano il web per documentarsi sulle tematiche vaccinali hanno un livello di scolarizzazione mediamente più elevato (42 % di laureati contro il 27 % del campione generale), hanno già avuto altri figli (72 % contro il 47 %) e tendono a sminuire la pericolosità delle malattie da cui ci si può proteggere tramite vaccinazione amplificando nel contempo la percezione dei rischi correlati alle pratiche vaccinali: a loro avviso, in buona sostanza, il rapporto rischio/beneficio della vaccinazione sarebbe tutto a svantaggio del paziente. Questo riscontro è confermato da un importante studio pubblicato recentemente (Jones M.A., 2012).

73 Ci troviamo in presenza di genitori sempre più attivi e indipendenti nella ricerca di informazioni ma allo stesso tempo disorientati dall’ overloading information tipico dell’era di internet e probabilmente insoddisfatti delle informazioni ricevute dai canali istituzionali: cosi si rivolgono a fonti diverse documentandosi personalmente con tutti i rischi che ne derivano. Il genitore, anche se più attivo ed esigente, ha necessità di essere ascoltato e verosimilmente è disposto al dialogo: a ciò deve corrispondere una risposta di qualità da parte del mondo sanitario, oltre che trasparente, di impostazione non paternalistica, che fornisca un quadro obiettivo, completo e indipendente riguardo alle vaccinazioni, senza timore di ammettere l’esistenza di eventuali “zone buie” allo stato attuale delle conoscenze.

Non si può ignorare il fatto che il dibattito sui vaccini è ormai molto fervido anche sul web e probabilmente lo sarà sempre di più. Pertanto è indispensabile che la Sanità pubblica e in generale le istituzioni scientifiche si attivino per essere presenti on line sfruttando tutte le possibilità disponibili (siti web, forum, social network) come in parte stanno già facendo da qualche anno: un fulgido esempio è rappresentato dal sito www.vaccinarsi.org, un portale a cura della Società Italiana di Igiene (SItI) dove è possibile reperire una corposa raccolta di materiale inerente le vaccinazioni, in costante ampliamento e aggiornamento.

Al fine di indirizzare i propri assistiti nel marasma mediatico l’operatore sanitario potrebbe considerare come utile guida i seguenti punti per valutare la qualità e l’attendibilità di un sito web (Pineda D., 2011):

- E’ chiaramente identificabile il gestore della pagina e come contattarlo? - Viene descritta la finalità del sito web?

- Sono presenti società sponsorizzanti che lasciano presupporre l’esistenza di conflitti di interessi?

- Vengono citate le fonti scientifiche su cui si basano i contenuti pubblicati? - Il sito si avvale di esperti del campo per validare i contenuti?

- Si distinguono chiaramente i fatti dalle opinioni?

- Vengono citate segnalazioni aneddotiche di eventi avversi al posto di evidenze scientifiche?

74 Ad ogni modo dobbiamo considerare che, come detto precedentemente, in tutti gli studi emerge che il canale di informazione più adoperato resta comunque quello dei medici e degli operatori sanitari del settore e quando tale fonte assume carattere di prevalenza e di esclusività si è visto che i genitori che hanno fiducia nelle vaccinazioni sono quasi il doppio rispetto a chi si affida prevalentemente ad altre fonti (Omer S.B., 2009).

Bisogna puntare molto, pertanto, sul colloquio pre-vaccinale, indubbiamente uno dei momenti migliori per agire, nel corso del quale è possibile instaurare un’importante e spesso trascurata relazione di fiducia con l’utente. Non a caso, come evidenziato in un recente studio (Brown K.F., 2010), le scelte dei genitori in merito alle vaccinazioni dei figli vengono influenzate negativamente se vi è scarsa fiducia nelle Istituzioni Sanitarie e negli operatori sanitari oltre che dalla diffusione dei Media di notizie aneddotiche e negative sui vaccini.

L’operatore del settore spesso è troppo concentrato sugli aspetti tecnici delle questioni che affronta dimenticando che si trova davanti un interlocutore che, per quanto possa essere interessato al dialogo e ad ascoltare le nostre argomentazioni, nella maggior parte dei casi ha già una sua opinione e si “aggrappa” ad essa con tutte le sue forze. Se impostiamo un approccio top-down, che prevede di “educare” l’interlocutore mediante un lungo elenco di dimostrazioni scientifiche a sostegno di una determinata opinione otterremo probabilmente scarsi risultati, anzi a volte l’effetto è controproducente.

A seguito degli studi e degli esperimenti di Leon Festinger (Festinger L., 1957) e più recentemente di alcuni ricercatori di Yale (Egan L.C., 2007) è emerso che i nostri convincimenti preesistenti sono molto più tenaci di qualsiasi dimostrazione scientifica o persino di qualsiasi fatto che si palesi davanti ai nostri occhi e ciò si verifica sia quando cerchiamo prove a sostegno di qualche nostra opinione sia quando cerchiamo smentite al riguardo. Si noti però che, all’opposto, anche riporre un’ eccessiva fiducia nei risultati scientifici, e una resistenza a riconoscere la componente emotiva nelle opinioni altrui (e quindi a farsene carico, come individui o come società) rientra ugualmente nel novero dei ‘pregiudizi’.

75 Il concetto è che bisogna ammettere che il nostro interlocutore può essere portatore di un universo cognitivo diverso e molto distante dal nostro: nostro compito primario sarà la costruzione di una relazione empatica con l’altro, la presa in carico emozionale del suo vissuto, provando così a vedere il mondo dal suo punto di vista, cercando di comprendere appieno le ragioni profonde delle sue opinioni.Alla luce di queste considerazioni non è più quindi ipotizzabile pensare a politiche vaccinali che non comprendano da un lato strategie di comunicazione ad ampio raggio, dall'altro una specifica formazione dei medici vaccinatori e dei pediatri al counselling vaccinale, inteso nel suo significato complessivo di strumento cardine per realmente realizzare una medicina patient-oriented piuttosto che disease-oriented punti allo sviluppo dell'empowerment personale e sociale della famiglia.

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82 RINGRAZIAMENTI

Desidero innanzitutto ringraziare il Professor Privitera per i preziosi insegnamenti generosamente dispensati in questi anni. Inoltre, ringrazio sentitamente il Dott. Espedito Moliterni per la disinteressata e fattiva collaborazione sempre offertami, il dott. Carlo Annona per avermi indirizzato nella realizzazione di questo studio e che è stato sempre disponibile a dirimere i miei dubbi quando necessario e tutti i componenti dell’Ambulatorio Vaccinale di Matera che mi hanno accolto calorosamente facendomi sentire sempre a casa. Voglio esprimere la mia gratitudine al dott. Raffaele Arigliani che mi ha gentilmente e prontamente fornito materiale derivante dai suoi studi. Un ringraziamento di cuore al dott. Rocco Eletto e al dott. Antonio Martemucci, l’esperienza con voi è stata altamente formativa. Un grazie speciale a Francesca, compagna di viaggio del trigono di Fuoco, supporto sempre presente e valoroso. Infine desidero ringraziare con affetto i miei genitori che continuano immancabilmente a sopportarmi e i miei suoceri che con zia Annamaria e zio Vito mi hanno fatto sempre sentire un figlio. Grazie agli Amici, che mi sono tutti sempre vicini. Al dott. Angelo Eletto, amico e mentore, che mi ha dato la certezza di

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