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Distribuzione di frequenza dei coccid

6. DISCUSSIONE Lepri europee

I risultati dello studio epidemiologico mostrano che le Lepri europee nell’area di studio esaminata ospitano una certa varietà di parassiti. Tra i protozoi sono stati trovati coccidi del genere Eimeria spp., tra i trematodi la specie Dicrocoelium dendriticum, tra i cestodi la specie Andrya rhopalocephala e tra i nematodi sono state riscontrate tre specie tra cui 2 gastrointestinali appartenenti alla famiglia Tricostrongylidae specie Trichostrongylus

retortaeformis e alla famiglia Oxyuridae specie Passalurus ambiguus e

broncopolmonari appartenenti alla famiglia Protostrongylidae specie Protostrongylus

rufescens var. cuniculorum.

I parassiti rilevati erano così rappresentati: T. retortaeformis attraverso l’esame dell’intestino tenue è stato rilevato nell’87% delle lepri (27/31), seguito dai coccidi trovati mediante esame coprologico nel 64,8% dei casi (24/37), da Dicrocoelium

dendriticum nel 16,7% delle lepri (4/24) attraverso l’ispezione del fegato, Passalurus ambiguus nel 12,9% dei campioni (4/31) attraverso esame del grosso intestino, Protostrongylus rufescens var. cuniculorum attraverso l’esame dei polmoni nel 8,3%

(2/24) e infine Andrya rhopalocephala attraverso l’esame dell’intestino tenue nel 6,4% (2/31). Dei campioni arrivati completi di tutti gli organi, solo una lepre è risultata completamente negativa.

Tramite esame coprologico su 37 campioni di lepri il 59,4% presentava singola infestazione, il 21,6% una doppia infestazione e il 18,9% nessuna.

Parassiti gastro-intestinali

I parassiti intestinali riscontrati nei 31 campioni analizzati sono risultati essere i nematodi Trichostrongylus retortaeformis (87%) e Passalurus ambiguus (12,9%) e il cestode Andrya rhopalocephala (6,4%). Tutte le lepri erano negative per Graphidium

strigosum. Le lepri erano parassitate nella maggior parte dei casi da una sola specie

(67,7%) T. retortaeformis, seguita da una doppia infestazione nel 19,3% dei casi (12,9%

T. retortaeformis + P. ambiguus, 6,4% T. retortaeformis + A. rhopalocephala) e da 4

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Trichostrongylus retortaeformis - è il parassita dominante in questo studio (prevalenza

87%, 27/31). T. retortaeformis è la specie elmintica più comunemente riscontrata nel piccolo intestino delle Lepri europee in Italia e in molti paesi europei con prevalenze superiori al 60%, tranne qualche eccezione. Precedenti studi in altre province italiane riportavano una prevalenza del 72% (38/53) a Bologna (Stancampiano et al., 2016) dove risultava essere l’unico strongilo gastro-intestinale presente. A Genova è stata riscontrata una prevalenza del 65% (34/52) (Poglayen et al., 2002), la più bassa riscontrata in Italia. Nel Centro Italia è stato rilevato con una prevalenza del 75% (54/72) (Poli et al., 1991). Canestri-Trotti e collaboratori (1988), confrontando le prevalenze di questo elminta in Lepri europee autocone e importate evidenziavano prevalenze del 71,9% (59/82) a Ferrara, 90% (29/30) a Modena e del 100% (25/25) in lepri importate da Cecoslovacchia, Polonia e Ungheria. In provincia di Pisa Agrimi e collaboratori (1981) riportavano un’incidenza di tricostrongilosi del 76,2% (22/29) accompagnata da enterite catarrale.

Anche in Europa i lavori riportano alte prevalenze: in Grecia è stata riscontrata una prevalenza del 50% (42/84) (Diakou et al., 2014); in Polonia del 32,5% (27/83) (Kornas

et al., 2014); in Austria 82,7% (186/225) e in Repubblica Ceca 83,2% (114/137)

(Chroust et al., 2012); solamente il 6,7% in Slovacchia (5/74) (Dubinsky et al., 2010). In Spagna Alzaga e collaboratori (2009) lo trovarono con una prevalenza del 64,1% (34/53). In Francia le prevalenze andavano da 0 in aree di simpatria con L. granatensis (n=11) al 9% in aree allopatiche (n=22) (Bordes et al., 2007). In Finlandia è stata riscontrata una prevalenza di 54,2% (13/24) (Soveri e Valtonen, 1983).

T. retortaeformis è risultato presente spesso in gran numero (da un minimo di 4 ad un

massimo di 3650 esemplari) e talvolta associato a quadri di enterite catarrale. La distribuzione del parassita nella popolazione ospite assume carattere di aggregazione binomiale negativa (tanti animali poco parassitati e pochi animali molto parassitati), indicazione di un buon equilibrio ecologico tra parassita e ospite. Per i macroparassiti, la morbilità e la mortalità dell’ospite tendono ad essere densità-dipendenti, sicché questi effetti saranno più severi nella coda della distribuzione dei parassiti. La proporzione di ospiti in questa coda sarà relativamente più grande nel caso in cui i parassiti siano casualmente distribuiti negli ospiti (e la varianza della distribuzione sia bassa) rispetto a

119 quando la distribuzione è aggregata (varianza alta). Di conseguenza, l’aggregazione riduce l’impatto dei parassiti sulla popolazione ospite, contribuendo a stabilizzarne l’interazione (Anderson e May, 1978; May e Anderson, 1978).

La prevalenza del parassita è risultata significativamente più alta negli adulti (96,1%) che nei giovani (40%) (Test esatto di Fisher, p < 0,05), in accordo con quanto riportato negli altri studi (Stancampiano et al., 2016 ecc.), mentre non c’era differenza tra maschi e femmine.

Benché non verificato direttamente nelle lepri, nei conigli i tassi di infestazione da T.

retortaeformis variano stagionalmente. L’aumento del tasso di infestazione è da

attendersi a primavera ed estate a causa di una immunosoppressione associata con aumento dei livelli dei testosterone nei maschi. Fattori importanti sono inoltre la maggiore debolezza del sistema immunitario dei giovani e nel caso delle femmine il periparturient rise8 (Cattadori et al., 2005; Cornell et al., 2008).

T. retortaeformis è un parassita a ciclo diretto, le lepri si infestano ingerendo larve di

terzo stadio L3. Il parassita ha la tendenza a migrare nella mucosa intestinale durante la fase iniziale di stabilizzazione, causando in casi di infestazione grave enterite cronica catarrale, con iperemia e erosioni epiteliali (Audebert et al., 2000; Chroust et al., 2012). Nella presente ricerca sono state osservate lesioni della mucosa intestinale negli animali con un’alta abbondanza di parassiti.

L’importanza di questo nematode come agente patogeno che induce mortalità o perdita di peso corporeo è stata dimostrata da Gottschalk (1973), Haupt e Hartung (1977) e da Boch e Schneidawind (1988). Newey e collaboratori (2005) riportarono che l’infezione da T. retortaeformis comporta una forte riduzione delle condizioni fisiche e della fertilità delle femmine, ma non influenza la loro sopravvivenza.

Passalurus ambiguus – è il secondo nematode gastro-intestinale, riscontrato con una

prevalenza bassa (12,9%, 4/31), ma superiore rispetto agli altri studi effettuati in Italia. A Genova Poglayen e collaboratori (2002) su 52 lepri solamente in 2 trovarono questo nematode (prevalenza 3,8%). Canestri-Trotti e collaboratori (1988) riportarono

8 Il PPR o periparturient rise, cioè l’aumento dell’emissione fecale di uova nel periodo peripartale e/o postpartale.

120 prevalenze del 7,3% (6/82) e del 10% (3/30) rispettivamente nelle province di Ferrara e Modena, mentre non venne riscontrato nelle 25 lepri di importazione.

Per quanto riguarda l’Europa in Grecia è stata riscontrata una prevalenza del 4,76% (4/84) (Diakou et al., 2014); in Polonia del 6% (5/83) (Kornas et al., 2014); in Austria e in Repubblica Ceca su un totale di 362 animali non è stato trovato (Chroust et al., 2012); in Slovacchia 12,1% (9/74) (Dubinsky et al., 2010); in Francia le prevalenze andavano da 0 in aree di simpatria con L. granatensis (n=11) al 30% in aree allopatiche (n=22) (Bordes et al, 2007). In Finlandia 0, forse a causa del ridotto numero di campioni (n=24) (Soveri e Valtonen, 1983).

Il nematode, specifico dei lagomorfi, vive nel cieco o nel colon anteriore e di solito non da segni clinicamente evidenti (Diakou et al., 2014). E’ riscontrato raramente nelle Lepri europee e sempre con basse prevalenze, mentre si riscontra più comunemente nel coniglio selvatico.

Alcuni studi hanno dimostrato che la presenza di Passalurus ambiguus aumenta con l’età del soggetto (Boag, 1985). Nel nostro caso non è stata riscontrata una differenza significativa nel numero di infestazione tra giovani e adulti, così come non c’era differenza significativa tra maschi e femmine.

Andrya rhopalocephala – è l’unico cestode riscontrato nello studio ed esclusivamente

nelle Lepri europee allo stato libero, con prevalenza bassa 6,4% (2/31).

Precedenti studi condotti in Italia avevano dimostrato la presenza del solo genere

Andrya nella provincia di Ravenna (Zanni et al., 1996) e di Andrya rhopalocephala e Cittotenia pectinata in provincia di Pisa (Poli et al., 1988). Andrya rhopalocephala è

stata riscontrata con prevalenze del 10% a Modena (3/30) e in 1 lepre di importazione (4%, 1/25) (Canestri-Trotti et al., 1988), Andrya cunicoli in 9 lepri (prevalenza 6,5%) su 137 complessive tra Ferrara, Modena e lepri di importazione.

Raramente si riscontra in Europa. E’ stata trovata in Austria e Repubblica Ceca, ma le prevalenze riguardavano il totale dei cestodi presenti (4,4% , 9/225 e 2,9% ,4/137 rispettivamente) (Chroust et al., 2012). In Spagna sono stati trovati cestodi della famiglia Anoplocephalidae con prevalenze del 33,9% (18/53). Più frequentemente si

121 trovano specie del genere Cittotaenia spp., Ctenotaenia spp., Mosgovojia spp. (Soveri e Valtonen, 1983; Canestri-Trotti et al., 1988; Poglayen et al., 2002; Bordes et al., 2007; Chroust et al., 2012).

Lo sviluppo di questi cestodi è indiretto e prevede acari coprofagi (Oribatidi) presenti nell’ambiente esterno come ospiti intermedi, nel corpo dei quali si forma una larva infestante di tipo cisticercoide. Il contagio avviene attraverso l’ingestione col cibo di acari contenenti cisticercoidi. L’infestazione da anoplocefalidi in genere non provoca alcuna sintomatologia, solo in caso di infestazioni massive possono osservarsi turbe digestive (Heintzelmann-Grongroft, 1976).

Nelle lepri si può trovare la forma larvale della Taenia pisiformis (Cysticercus

pisiformis), non riscontrata nel nostro studio, ma oggetto di interesse in uno studio

condotto a Bologna (Stancampiano, 2016) dove su 54 lepri 5 sono risultate positive a questo parassita (prevalenza 14,8%); riscontrato saltuariamente in passato a Genova 3,8% (2/52) (Poglayen et al., 2002).

Parassiti cardio-polmonari

Protostrongylus spp. − nel presente studio Protostrongylus rufescens var. cuniculorum

è stato trovato nel 8,3% dei casi (2/24).

Protostrongylus pulmonalis è il parassita polmonare più diffuso in Italia e in Europa. La

protostrongliasi polmonare, malattia causata da questo nematode, è frequentemente incontrata e occasionalmente implicata nel declino ciclico delle popolazioni di lepre in Europa (Chroust et al., 2012). Tuttavia, in alcune località della Toscana Barbiera (1960) riscontrò in lepri affette da strongilosi polmonare il parassita Protostrongylus rufescens var. cuniculorum (Joyeus e Gaud, 1946) elevato addirittura a rango di specie P.

cuniculorum da Skrjabin et al. (1961).

P. pulmonalis e P. rufescens sono tra loro indistinguibili, se non per la lunghezza degli

spiculi che nel primo non superano mai i 170 µm di lunghezza. Sulla base di questa caratteristica morfologica i protostrongili rinvenuti in questo studio sarebbero da attribuirsi alla specie P. rufescens var. cuniculorum.

122 Poli e collaboratori (1988) hanno riscontrato P. rufescens e P. pulmonalis in alcune aree di ripopolamento e cattura della provincia di Pisa e nel 1991 Protostrongylus spp. nel 2,7% delle lepri (2/72). Zanni e collaboratori (1995) hanno rilevato la presenza di

Protostrongylus spp. nella popolazione di Lepus europaeus della provincia di Ravenna,

con una prevalenza del 14%. Battisti e collaboratori (2000) hanno riscontrato, per la prima volta in Italia, in Veneto Protostrongylus pulmonalis in Lepus timidus.

Per quanto riguarda l’Europa in Grecia sono state trovate larve di Protostrongylus spp. nelle feci di 2 lepri su 84 (2,38%) (Diakou et al., 2014); in Polonia è stato riscontrato P.

pulmonalis con una prevalenza del 4,8% (4/83) (Kornas et al., 2014); in Austria una

prevalenza della stessa specie di 37,3% (84/225) e in Repubblica Ceca 18,2% (25/137) (Chroust et al., 2012); in Finlandia 33,3% (8/24) (Soveri e Valtonen, 1983).

La presenza di strongili polmonari predispone spesso ad infezioni batteriche secondarie (per esempio da Pasteurella spp.), portando ad alterazioni della capacità e della funzionalità polmonare, che riducono in modo considerevole la possibilità di fuga della lepre e quindi le sue probabilità di sopravvivenza (Spagnesi e Trocchi, 1992). Avendo trovato in una Lepre europea abbattuta nel comune di Scansano la presenza di un essudato purulento in trachea e polmoni, il campione è stato inviato al Dipartimento di Scienze Veterinarie di Pisa sezione Malattie infettive dove sono state eseguite le analisi batteriologiche, da cui è risultato positivo per Pasteurella spp.

Parassiti epatici

Dicrocoelium dendriticum trematode trovato all’ispezione di 4 fegati su 24 esaminati

(prevalenza 16,6%). La dicroceliosi è una parassitosi causata da specie del genere

Dicrocoelium spp., molto diffusa tra i ruminanti al pascolo, ma poco conosciuta e

spesso sottostimata (Otranto e Traversa, 2002). Le lepri si possono infestare occasionalmente in aree con ruminanti al pascolo (Chroust et al., 2012). Di solito l’infestazione è subclinica nelle lepri, ma talvolta è associata a lesioni iperplastiche dei canali biliari epatici (Wibbelt e Frölich, 2005).

D. dendriticum può essere anche occasionalmente zoonotico: l’infestazione dell’uomo,

senza sintomi evidenti, ha luogo attraverso l’ingestione accidentale delle formiche infette (secondi ospiti intermedi nel ciclo vitale del parassita) ed è comune la presenza

123 di infezioni spurie dopo avere mangiato fegato crudo o poco cotto di erbivori parassitati (Magi et al., 2009; Cabeza Barrera et al., 2011).

Nelle Lepri europee in Italia è stato riscontrato solo una volta, con prevalenza 1,3% (1/72) (Poli et al., 1991) e anche in Europa è stato riscontrato raramente: in Spagna con prevalenze del 10,9% (7/64) (Alzaga et al., 2009); in Grecia del 9,5% (8/84) (Diakou et

al., 2014); in Germania Kötsche e Gottschalk (1990) riportarono una prevalenza di 2,8% di lepri infette.

Il ciclo vitale di Dicrocoelium spp. prevede molluschi e formiche come primo e secondo ospite intermedio, di conseguenza l’epidemiologia di questa parassitosi è influenzata dalla presenza, biologia e etologia delle popolazioni di ospiti intermedi e da fattori ecologici e ambientali che influenzano la riproduzione e sopravvivenza di tali ospiti, come la presenza di suoli calcarei e alcalini (Manga-Gonzalez et al., 2001).

La più alta prevalenza riscontrata in questo studio rispetto agli altri è un dato epidemiologico importante che fa supporre che l’area di studio abbia un ambiente favorevole per la diffusione di questa parassitosi.

Coccidi

Eimeria spp. – trovate con una prevalenza del 64,86 (24/37). La coccidiosi è

considerata essere l’infezione parassitaria più frequente sia nelle lepri selvatiche che in allevamento, come dimostrano i numerosi studi effettuati sia in Italia che in Europa. Si tratta di una parassitosi intestinale che riveste una particolare importanza nei soggetti allevati in recinto, ma negli anni piovosi può essere importante anche nelle popolazioni viventi allo stato libero (Poli, 2001).

I campioni positivi a coccidiosi del nostro studio all’esame necroscopico non mostravano segni di enterite e nessun danno al fegato.

In Italia a Genova è stata riscontrata la più bassa prevalenza (17,3%, 9/52) (Poglayen et

al., 2002); in Umbria Tacconi e collaboratori (1995) trovarono tutti i campioni fecali di

lepri di allevamento negativi per i coccidi (0/867), mentre tutti i campioni provenienti da aree libere erano positivi (n=1233). Nel Centro Italia Poli e collaboratori (1991)

124 trovavano una prevalenza del 90,27% (65/72). In provincia di Pisa è stata riscontrata coccidiosi nel 26,25% di lepri trovate morte (8/29) (Agrimi et al., 1981).

In Europa le prevalenze riportate sono state in Germania del 91,7% (78/85) (Posautz et

al., 2015); in Grecia del 64,2% (54/84) (Diakou et al., 2014); in Austria del 80,4%

(180/225) e in Repubblica Ceca del 79,6% (109/137) (Chroust et al., 2012); in Slovacchia del 91,8% (68/74) (Dubinsky, 2010); in Spagna del 71,6% (38/53) (Alzaga

et al., 2009); in Finlandia del 37,5% (9/24) (Soveri e Valtonen, 1983).

I coccidi sono tra i più potenti parassiti patogeni nelle lepri. La combinazione di nematodi intestinali e coccidi è stata dimostrata essere uno dei maggiori fattori regolatori nelle popolazioni di lepri (Chroust, 1984). Nel presente studio, delle 27 Lepri europee positive alla presenza di nematodi intestinali, 16 presentavano anche coccidi all’esame coprologico (59,2%) e l’associazione più frequente risulatava essere tra i coccidi e il nematode T. retortaeformis (81,2%, 13/16).

Specialmente negli animali giovani un alto livello di infestazione può portare a malattia e conseguentemente a morte dell’animale. Nel nostro studio non sono risultate differenze significative tra età, forse dovuto al basso numero di giovani (6) rispetto agli adulti (31) nel campione in esame.

I coccidi nella popolazione ospite sembrano seguire un’aggregazione binomiale negativa, indicazione di un buon equilibrio ecologico tra parassita e ospite. E’ noto infatti che l’emissione di oocisti presenta un caratteristico andamento ciclico con il massimo grado di emissione durante il periodo autunnale per le favorevoli condizioni climatiche e l’aumento della popolazione ospite a seguito dei nuovi nati, peraltro più recettivi. Questo processo, dinamico e ciclico, tende a mantenere in equilibrio il sistema ospite-parassita permettendo la sopravvivenza di entrambi e l’endemizzazione della malattia (Lavazza, 2015).

Lepri italiche

Sulla Lepre italica, specie endemica dell’Italia, è presente un solo studio sugli elminti gastro-intestinali che vi si possono riscontrare (Usai et al., 2012). Tale studio, effettuato

125 nel 2012 a Bologna su 29 campioni di Lepri italiche provenienti da Sicilia e Italia peninsulare, riportava 6 specie di parassiti: 2 cestodi (Cittotaenia pectinata, prevalenza 3%, (1/29) e Paranoplocephala spp, 3% (1/29) ) e 4 nematodi (T. retortaeformis, 86% (25/29), Graphidium strigosum, 14% (4/29), Trichuris spp., 10% (3/29) e Teladorsagia

circumcinta, 7% (2/29)).

Nel corrente studio, in accordo col precedente, è da rilevare la presenza di T.

retortaeformis, con una prevalenza del 100% (6/6) e l’assenza di P. ambiguus e Andrya

spp. E’ stata riscontrata la presenza di Protostrongylus rufescens var. cuniculorum nel polmone di una lepre (prevalenza 16,7%) e di D. dendriticum nel fegato di 2 individui (prevalenza 33,3%). Coccidi del genere Eimeria spp. sono stati riscontrati con una prevalenza del 57,1% (4/7).

Nel Wildlife Centre for ex-situ Conservation of the Italian Hare, ai piedi dell’Appennino Tosco-Emiliano, durante le indagini sulle feci che vengono effettuate regolarmente sono stati trovati coccidi E. bailei, E. deharoi, E. babatica e uova di elminti appartenenti al genere Trichostrongylus spp. e meno spesso il genere Trichuris spp. (Anbrogi et al., 2016).

Per l’esiguo numero dei campioni analizzati i risultati ottenuti non possono essere considerati rappresentativi della popolazione di Lepri italiche sul territorio e risulta difficile fare dei confronti con studi precedenti e con le analisi effettuate per i parassiti di L. europaeus.

Inoltre, le Lepri italiche sono state abbattute in zone più a nord dell’areale accertato nell’ultimo decennio, che vede come limite settentrionale la parte meridionale della provincia di Grosseto. Poiché il risconoscimento delle specie di lepri si è basato sulle Loro caratteristiche fenotipiche, valutate solo dai cacciatori, è necessario effettuare delle analisi genetiche sui campioni conservati in laboratorio per confermare o meno la loro appartenenza alla specie L. corsicanus.

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Confronto tra esame coprologico e necroscopico

Il presente studio conferma la bassa sensibilità degli esami coprologici per la diagnosi di cestodi e nematodi, come osservato anche da Martini e Poglayen (1990). I falsi negativi potrebbero essere dovuti alla piccola quantità di feci che sono state recuperate dall’intestino delle lepri o essere conseguenza di un’escrezione intermittente delle uova dei parassiti. Inoltre, alcune uova di elminti nelle feci congelate possono modificare la loro forma e non essere riconoscibili (Guarra et al., 2013; Schurer et al., 2014).

Allevamenti

Le malattie parassitarie interessano solo marginalmente gli animali in gabbia, perché le modalità di allevamento limitano il contatto con i parassiti. La fase d’ambientamento a terra è la più critica in quanto nel recinto si ha una concentrazione molto alta di animali in un’area ristretta, questo fa si che ci siano soprattutto problemi legati alla parassitosi a ciclo diretto come la coccidiosi (Poli, 2001).

Le 11 Lepri europee dell’Allevamento A sono risultate tutte positive alla presenza di coccidi del genere Eimeria spp. (100%), con 5 casi di infestazione massiva nel caso di soggetti giovani. Inoltre è stato riscontrato il nematode Passalurus ambiguus con una prevalenza del 27,2% (3/11). Queste prevalenze sono più alte di quelle che si riscontrano normalmente negli allevamenti. L’elevata presenza di coccidi in questo allevamento è probabilmente dovuta a una contaminazione ambientale o del mangime, che fa si che le oocisti rimangano sempre in circolazione e continuino ad infettare gli animali. L’allevatore ha confermato i problemi di forte coccidiosi verificatisi negli ultimi anni e ha affermato che è in corso la sperimentazione di un nuovo trattamento nel mangime per far si che quando gli animali verranno immessi nei recinti di preambientamento saranno negativi alla coccidiosi.

Nell’Allevamento B le 22 lepri analizzate hanno mostrato prevalenze del 18,1% di coccidi (4/22), 4,5% Trichostrongylus retortaeformis (1/22) e 4,5% di Passalurus

127 Degno di nota è il fatto che i 18 campioni raccolti nel 2015 erano tutti negativi sia ai coccidi che agli elminti. La completa negatività dei soggetti allevati, come riscontrato in altre esperienze (Zanni et al., 1995; Tacconi et al., 1995; Poglayen et al., 2002) depone per una corretta gestione igienico-sanitaria delle strutture e per l’uso di mangimi con coccidiostatici efficaci. La positività si riscontra solo nei 4 campioni morti nel 2016, ad indicare una possibile fonte di contaminazione giunta dall’esterno in tale annata.

La necessità di ospiti intermedi nel ciclo biologico degli strongili polmonari della lepre, dei cestodi e dei trematodi rappresenta forse il motivo principale della loro presenza solo negli animali allo stato libero e non in allevamento.

Ectoparassiti

In questo studio gli unici ectoparassiti trovati su un totale di 114 animali sono state zecche della famiglia Ixodidae, rappresentate da Ixodes ricinus (16,67%, 19/114) e

Rhipicephalus sanguineus (3,5%, 4/114).

Dantas-Torres e collaboratori (2010) in un Parco Regionale in Basilicata su 17 Lepri italiche catturate trovarono che tutte erano infestate da zecche (prevalenza 100%) identificate come Ixodes ricinus, Rhipicephalus turanicus e Hyalomma marginatum.

Alzaga e collaboratori (2008) in Spagna riscontrano Lepri europee parassitate da zecche Ixodida appartenenti a Rhipicephalus spp. 10,7% (7/64), Ixodes ricinus 17,8% (11/64),

Haemaphysalis spp. 5,3% (3/64).

Le zecche possono fungere da vettori di patogeni e anche giocare esse stesse il ruolo di serbatoio di un determinato agente patogeno nell’ambiente (Manilla, 1998). Ad esempio, Rhipicephalus sanguineus può trasmettere infezioni molto gravi, tra cui la febbre bottonosa del mediterraneo da Rickettsia conorii. I. ricinus può trasmettere alle lepri la Tularemia (data da Francisella tularensis), la Borreliosi o Malattia di Lyme (sostenuta da Borrellia burgdoferi), che sono malattie trasmissibili anche all’uomo.

128 Interessante è la scarsità di ectoparassiti riscontrati nell’area di studio, rappresentati solo da zecche e con prevalenze piuttosto basse, ma non avendo a disposizione il numero totale di parassiti non è stato possibile fare ulteriori considerazioni.

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