E DI CATASTO E IMPOSTA FONDIARIA
1. - N on vedo p e rc h è il F ag ia n i abbia considerato c r i t i c h e a ll’elenco da lu i posto d ei con n o tati del g r u p p o p u b b l i c o o s t a t o : u n i v e r s a l i t à . c o a t t i v i t a , e t e r o g e n e i t à o v a r i a b i l i t à , i n d e f e t t i b i l i t à le m ie osservazioni in to rn o a q u e sti con n o tati. M i p are v a di av ere escluso ogni in te n d im e n to di c ritic a a ll’elenco ed a ll’uso da lui e da a ltri fatto d i sim ili elen ch i quando, fin dal bel p rin cip io d ella m ia n o ta (D i a lc u n ic o n n o ta ti dello stato ele n c a to d a i tr a t ta tis t i f i n a n z i a r i , nel quaderno
del dicem b re 1942 di q u esta riv ista ), d ic h ia ra i che « scopo d elle m ie p a gine non era di n eg a re la id o n e ità dei q u a ttro connotati a definire, dal p unto di v is ta finanziario, lo sta to (‘) e q u in d i a circ o scriv e re i bisogni p ubblici, ossia quei b iso g n i ai qu ali g li uom ini provvedono p e r mezzo dello s ta to ; ma u n icam ente di c h ia rire l ’ indole sto ric am e n te co n tin g en te di t a luno di qu ei connotati. D el ch ia rim e n to — aggiungevo — non hanno b i sogno g li a u to ri i quali h anno elencato quei con n o tati come c a ra tte ris tic i dello stato , essendo ovvio ch e la sc elta di essi è f a tta avendo di m ira non tu tt i i casi possibili di stato, m a i casi p iù fre q u e n ti e com uni, p a rtic o la rm en te nei tem po p re se n te ».
Q u indi è p e rfe tta m e n te le g ittim a l ’astra zio n e teorica, p e r cui g li s tu diosi definiscono stato quello che è dotato d i quei q u attro « p iù rile v a n ti » con n o tati o d i q u e ll’ a ltro num ero che ad ognuno d e g li in d a g a to ri sem b ri co n v en ien ti in d ic a re ; ta n t’ è vero che a n c h ’io, ricordavo in q u ella nota, a c colsi, p e r logica n ec e ssità di esposizione, in tu tto o in p a rte qu ei connotati. Ma è a ltre tta n to le g ittim a l ’ ind ag in e, t u t t ’affatto d iv e rsa , in te sa a ric e rc a re se p e r a v v e n tu ra in qualche m om ento o luogo q u alch e stato non ab b ia posseduto o non p ossegga tu t t i quei re q u isiti. N è il F . n eg a qu esta le g ittim ità . N ega che g li s c a rti o deviazioni od assenze da o d i quei con n o ta ti siano im p o rta n ti ai fini d e ll’in d a g in e finanziaria. S ebbene la m ia no ta fosse p u b b lic a ta in u n a r iv is ta finanziaria, suo scopo non era quello d i d isc u te re qu alsiasi te o ria finan ziaria, m a p u ram e n te e sem plicem ente * lo
(’) Questa mia particolare dichiarazione che i quattro connotati definiscono lo stato, elimina, parmi, una minore disputa intorno ad una differenza fra una proposizione A relativa allo stato o gruppo pubblico in genere ed una proposi zione B relativa soltanto a quello stato, che rende servigi pubblici, diverso da stati di altro genere che si occuperebbero di servigi non pubblici. Non ho nes suna idea neppure io di quel che potrebbero essere questi altri tipi di stato ; ed è chiaro dal brano riprodotto nel testo che io riferivo i quattro connotati allo stato in genere.
quello di esam in are il contenuto e g li ev e n tu a li lim iti te m p o rali e sp aziali d i quei q u a ttro connotati. M e tte re in luce che essi od alcu n i di essi sof frono nel tem po e nello spazio di qualche assenza significa nè p iù nè meno d i quel ch e è detto : ossia che essi non sem pre esistono. N on significava affatto che i tr a t ta ti s ti di scienza d elle finanze — ed io trae v o l 5 elenco dal libro del F . solo p e r com odità di rife rim en to come alla p iù rec en te e in sig n e tra tta z io n e d ella m a te ria h n a n z ia ria — errin o nel p o rre quei con n o ta ti. P o ich é essi intendono stu d ia re i casi re p u ta ti tip ic i, non hanno d uopo a tta rd a rs i into rn o ai casi che bene il F . chiam a di fra n g ia o m ar- g in a listic i. M a poiché ci possono essere a ltr i studiosi, i quali si dilettan o appunto di ric h ia m a re l ’attenzione sui casi m a rg in ali, su q u elli che io se gnalavo come ap p a rten e n ti alla no m a n ’s land, alla te r r a di nessuno, su casi che m a rg in a li oggi potrebbero d iv e n ire dom ani tip ici, non vedo perch è si debba n eg a re la rile v an za del fatto e dello studio relativo.
N è il F . lo nega.
E sistono o non esistono unio n i o leg h e o e n ti av e n ti p e r scopo la g e stione delle poste, dei canali m a rittim i, d ella navigazione fluviale, con di- ìitto di sta b ilire ta sse e im poste ? A l F . non p iace ch iam a rli sta to o gruppo pubblico, p erch è non posseggono il c a ra tte re d ella e tero g en e ità o v a ria b i lità dei bisogni. Avevo appunto sc ritto p e r d ire che non lo posseggono ; non ricavavo da ciò la illazione definitoria che essi non fossero g ru p p i p u b b lici o s ta ti. C onviene p u re d are u n nom e a questi enti, d o ta ti di coa zione, di in d e fe ttib ilità (per u cc id e rli è necessario il consenso d e ll’ en te stesso o di tu tt i g li in te re ssa ti, m a anche q ualunque stato m uore, se tu tt i sono d accordo nel farlo m orire, ad es., p e r dedizione ad altro stato, ov vero una g u e rra lo fa scom parire) e di u n iv e rsa lità (ed invero quelle unioni hanno p o tere su tu tti g li uom ini e le cose le quali cadono sotto la loro giurisdizione, ne ci si può so ttra rre volo n tariam en te se non abbandonando un dato te rrito rio ). P e r fermo, non sono e n ti p riv a ti e m eritan o di essere s tu d ia ti, essi e la loro finanza, al m a rg in e dei g ru p p i p u b b lic i.
E sistono o non esistono c e rte federazioni, che hanno solo i p o teri elen c ati n ell atto fondam entale d ella loro creazione ; e non li possono a u m e n tare se non col consenso d eg li s ta ti fe d e ra ti e con fo rm a lità p recise e com plicate ? P a re di si ; e pare q u in d i conveniente lo stu d io d i questi fe nom eni di m argine. U n m arg in e molto rile v an te , se è e s a tta l ’ im pressione che ta lu n e controversie finanziarie g rav i e lu n g h e e d elica te derivarono appunto d alla lim itazione dei p o te ri federali. B a sti rico rd a re la d isp u ta su lla le g ittim ità d elh im p o sta fed erale sul red d ito n eg li S ta ti U n iti, is ti tu ita d u ran te la g u e rra di secessione, d ic h ia ra ta allo ra incostituzionale d alla Corte su p rem a e ris ta h itita dopo mezzo secolo solo in seguito ad un form ale em endam ento a lla costituzione.
E vero o non è vero che non sem pre g li s ta ti godono d e ll’ a ttrib u to della in d e fe ttib ilità ? A n ch e q u i il F . non n e g a ; ma lim ita l ’assenza ai tem pi di riv o lta , gov ern i p ro v v iso ri e sim ili. Che cosa afferm avo, se non che quei casi erano m eritevoli di s tu d io ? S tud ian d o li, il F . ne h a messo in luce alcu n i d o ta ti di d ete rm in a te c a r a tte ris tic h e . A ltr i ag g iu n g e rà a l tr i c a s i ed a ltre c a ra tte ristic h e .
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N on vedo perciò in che cosa c o n sista la d iv e rg e n za di v ed u te (') tr a le m ie osservazioni e l ’assunzione da p a rte del F . dei q u a ttro connotati come tip ic i dello stato, se non u n a d iv e rsità di sim p a tia in te lle ttu a le verso i ta n ti problem i che si p rese n tan o alla m ente dello studioso. I n questo m om ento ed in questo cam po, se m b ra che il F . sia a ttr a tto d ai casi che eg li definisce tip ic i e rile v a n ti p e r lo stu d io dei problem i finanziari, la d dove pare che io sia a ttr a tto p iù dai casi sin g o la ri e m arg in ali. F a d ’uopo confessare che il mio in te re ssa m e n to scientifico nasce, come sem pre nel cam po delle scienze sociali, da una sim p a tia m orale o po litica ? D alla spe- f (*)
(*) In verità il F. nella sua nota continua discutendo altri argomenti, tipi di stato studiati al limite, dei quali non farò cenno perchè non si riferiscono, se non in v irtù di una interpretazione ipotetica ed estensiva, di cui non sono responsabile, al problema tra tta to nell’ articolo mio in questa rivista. Fa d ’ uopo soltanto dissipare un equivoco derivato dall’ uso che io feci della parola c o n v e n i e n z a , affermando che, « l ’interesse della discussione intorno ai bisogni pubblici verte principalmente su quali bisogni si debbano — parla il filosofo — o convenga — parla l’economista — o si usi — parla il sociologo — soddisfare». Con questa contrapposizione intendevo evidentem ente definire i diversi compiti delle tre categorie di studiosi. Il filosofo studia quel che gli uomini debbono fare, per ubbidire ai comandamenti del dovere, del buono, dell’ onesto, del giusto. 11 sociologo tenta di studiare lo uniform ità delle azioni di fatto compiute dagli uomini; nel caso presente delle azioni finanziarie. Che cosa studia l'econom ista ? Non quel che, a parere dell’ economista medesimo, conviene di fare, le imposte, ad esempio, che, secondo i criteri personali dell’economista, conviene di stabi lire. L 'indagine non avrebbe alcun interesse scientifico. L'econom ista non si lim ita però, come il sociologo, a studiare le uniform ità empiriche di quel che gli uomini fanno, ma sottopone ad esame critico le scelte fra le varie azioni pos sibili. Egli non dice all’ uomo : ti conviene com portarti in questo o in quel modo, cbè egli si comporterebbe come un doppione, peggiorato perchè inspirato a gros solano utilitarism o, del filosofo ; ma parte da certe premesse, osservate nella condotta umana o possibili a porsi, se si tra tta di cose finanziarie, da chi rap presenta lo stato. Forse l ’ elenco delle possibili premesse gli sarà fornito dal sociologo o dallo psicologo, edotto negli usi umani.
P arte, ad esempio, dalla premessa di un dato fabbisogno statale da coprire con una imposta nuova, ad ipotesi 1 miliardo di dinari. Ed egli studia le x imposte atte a procacciare quel provento; ne indaga gli effetti sui contribuenti, sui non contribuenti, la traslazione e la incidenza, le ripercussioni sull’ economia del paese e sul rendimento delle altre imposte ecc. ecc. Studia gli strum enti am m inistrativi che occorrerebbe creare o modificare per applicare i diversi metodi a lte rn a tiv i; e le reazioni che l’ applicazione dell’ un metodo o l’ altro esercitano sulle diverse classi sociali e sulle loro relazioni reciproche. Studia gli effetti dell’ uso o dei diversi usi possibili del miliardo di denari così procacciato al pubblico erario ; paragona questi effetti con quelli che deriverebbero dal procac ciamento od uso di una somma maggiore o minore. Queste e simili indagini sono quelle che io ho sintetizzato nella parola convenienza, mera stenografia utile per risparm iare un subisso di parole. Chiuse le sue indagini, l ’economista le presenta a ll’ uomo politico, al quale spetta Indecisione. Salvo a ll’economista il diritto di riprendere la parola e studiare di nuovo i risultati di fatto della definitiva decisione del legislatore, senza obbligo di fermarsi ad un qualunque anello nella catena degli effetti. N aturalm ente, l’ economista si fermerà quasi sempre ben presto, chè gli mancano per lo più gli strum enti di studio ed i dati per spingersi innanzi nella catena dei ragionam enti. Se strum enti e dati non facessero difetto, gli anelli della catena son tanti da non vederne la fine.
ran za di v ed e r m o ltip lic arsi le unioni, le leghe, le federazioni, i g ru p p i p u b b lici e di v edere a poco a poco sg re to la rsi il fatto, ed il dogm a r e la tivo, d ella so v ran ità assoluta dello stato, dello stato leviatano, padrone assoluto d ella v ita dei c itta d in i, a rb itro di em anare q u alsiasi norm a, salvo q u ella di m u ta r 1’ uomo in d o n n a ? Si s tu d ia quel che si a m a ; e l ’ am ore può fa r stu d ia re qualcosa dinanzi a cui l ’im p a ssib ile o g g e ttiv ità passa senza ferm arsi. L ’ am ore p e r le leghe, le unioni, le federazioni, i g ru p p i p u b b lici in te rm e d i fra lo sta to e l ’indiv id u o m i fece persuaso fin dal 1918, quando tu tti plaudivano, d ella inconsistenza e del danno, come fa u tric e di g u e rre fu tu re, d ella L e g a d elle nazioni (cfr. il lib ro rico rd ato nel mio a r ticolo citato in q u esta riv ista ) ; e q uella persu asio n e era d e riv a ta d alla constatazione d i una d elle u n ifo rm ità em p irich e m eglio assodate n ella sto ria. L a sp eran za m i sp in g e ad in s is te re an co ra u n a v o lta n e ll’ a d d ita re ag li studiosi l ’im portanza som m a dello studio dei fenom eni di m arg in e, della te rra di nessuno, in finanza, in econom ia eù in politica. Lo studio oggettivo d ella finanza deg li e n ti fo rn iti d i qualcuno soltanto dei q u attro connotati p ro p rii dello sta to che direm o tipico sareb b e studio scientifica- m ente rile v a n te g ià p e r se stesso ; m a la rile v an za è c re sc iu ta a m ille doppi da ciò ch e le sorti d e ll’ u m a n ità pendono n e l m om ento p re se n te d a lla sc elta che g li uom ini stanno a fare fra il tipo dello stato fornito d ella p ien a so v ran ità ed il tipo del fra n tu m a m en to d ella ste ssa so v ran ità fra ta n ti s ta ti co e sisten ti nel m edesim o te rrito rio . P u ò d a rsi che form alm ente n u lla sarebbe cam biato n ella costruzione d ella scienza finanziaria qualunque sc elta g li uom ini fossero p e r fare. M a quanto d iv e rsi i problem i co ncreti che dag li u om ini di sta to sareb b ero p re se n ta ti a ll’an alisi c r itic a d e ll’eco nom ista!
2. - P o ich é son su l d isc u te re , muovo a ll’ attacco d i G rizio tti, il quale m i aveva, tem po add ietro , ch iesto d i risp o n d ere alla benevola r e censione da lu i qui p u b b lic ata (vedi quaderno del marzo 1943) intorno al mio rec en te volum e L a te r r a e V im p o sta (Torino, G iulio E in a u d i, 1942). Ho adoperato sopra la p aro la « attacco » solo p e r av ere il p rete sto di a s sociarm i alla c ritic a che il F a si ani fa contro il malo anzi il tu rp issim o uso che m a lau g u ratam e n te si va facendo fre q u en te di qu esta parola. L a d i s c u s s i o n e è v en u ta cosi in co n su eta in ta n ti cam pi d ella v ita p u b b lica che, quando si legge p e r accid en te rarissim o una c ritic a d i qualche atto di qualcuno in un foglio quotidiano o a ltrim e n ti periodico, si g iu d ic a senza altro q uella c r itic a sia m ossa d a ch i vuol p ro c u ra re la m orte civ ile del disg raziato c ritic a to e si definisce a t t a c c o q u ella critica . Se D io vuole, la lib e ra d iscussione rim a n e invece il solo mezzo di avanzam ento nel campo scientifico ed ha luogo e s c l u s i v a m e n t e tr a am ici ed e stim a to ri r e c i proci ; e si ta ce invece, come si deve, o ltre ch é d elle teorie delle quali non v ’è m a lau g u ratam e n te tem po di o ccuparsi o su cui non si ha n u lla da dire, e sono le più, an ch e d elle te o rie in c o n siste n ti e deg li s c r itti p u b b lic a ti da uo m in i dei q u ali non si h a stim a m orale o scientifica.
P o ich é la recensione del G rizio tti risolleva, ad occasione del mio libro, l ’ an tic a d isp u ta tr a fau to ri del catasto (fra i qu ali ci sono io) ed av v e r
sa ri suoi (e tr a essi si no v era l ’ am ico G.), e di questa d isp u ta è n u trito il suo esam e bibliografico, penso che il modo m igliore d i rispondere a l l ’in v ito cortese sia quello di co n tra p p o rre, le une sotto le a ltre , le c ritic h e (che non sono c ritic h e al lib ro mio, m a al sistem a d el catasto) del G. e le mie difese del catasto m edesim o, lasciando poi al G. la rep lica ad esse.
I) Parla Griziotti. - I I sis te m a d e l c a ta sto se rv e solo a scopi g e o m e trici, g iu r id ic i, sta tistic i e a g r a r i. A g l i e ffe tti fis c a li esso h a fa llito a l suo com pito.
I I ) Risponde Einaudi. - S areb b e ce rtam e n te vantaggioso che il catasto producesse g li effetti g iu rid ic i, che oggi non ha. M a è p e rfe tta m e n te g r a tu ita l ’ afferm azione ch e esso a b b ia fallito ai suoi scopi fiscali. T u tto il mio lib ro dim o stra il co n trario .
I li) Repl ic a Gr i z i o t t i. - È presto detto dall’ E. che tutto il suo libro prova non essere il catasto fallito al suo compito fiscale, mentre esso non mi persuade perchè 1’ esperienza comune mette in evidenza gli enormi difetti, che sono da me elencati nella mia stessa recensione e che nè il libro nè la presente discussione riescono a sminuire, tanto sono innegabili.
I) G. - L e r ifo r m e d e l 1 8 8 6 , d e l 1 9 2 3 e d el i 9 3 9 h a n n o dato
luogo a d a c c e r ta m e n ti d i c u i n o n si r im a s e so d d isfa tti.
I I ) E . - G li ac ce rtam e n ti c a ta sta li, o rd in a ti in base alle leg g i c ita te e che si stanno ora continuando e perfezionando raffigurano la v e rità di g ra n lu n g a m eglio di quanto no n accad reb b e con q u alunque a ltro metodo con
co rren te .
III) G. - Non si comprende, perchè la verità non possa meglio risultare, te nendo conto, per esempio, dei contratti d’affitto e là dove non c è affitto, calcolando il reddito per analogia con quello dei terreni affittati similari. Invece sono da considerare falliti perchè insoddisfacenti gli estimi 1886, 1923 e 1939.
I) G. - L a d ife sa d e l c a ta sto che VE. r ip o r ta d a l B e V iti de M a rc o
la sc ia vive le c r itic h e d elle s p e r e q u a z io n i e d elle im p e r fe z io n i in e r e n ti a l sistem a . L e s p e r e q u a z io n i sono i n t e r n e f r a i c o n tr ib u e n ti fo n d ia r i e d e s t e r n e risp etto a d a ltr i c o n tr ib u e n ti.
I I ) E . - È il pregio m assim o del catasto — e nessuno h a sinora d istru tto le argom entazioni a ltr u i rip ro d o tte e in te g ra te n e l mio lib ro — di p e re qu are g li estim i ad una c e rta d a ta e d i la sc ia rli poi in v a ria ti p e r u n certo tem po. Q uesta è la sola perequazione in te r n a possibile e v antaggiosa. A lla perequazione e s te r n a il catasto e estraneo. E com pito del le g isla to re d e te rm in a re d i anno in anno il carico risp e ttiv o d elle d iv e rse categorie di c o n trib u e n ti. Se il le g isla to re non ci riesc e quando può adoperare lo s tr u m ento del catasto , non v i riu s c irà adoperando stru m e n ti d i accertam ento d i g ran lu n g a p iù im p e rfe tti.
III) G. - Perchè questo pregio massimo del catasto — se fosse vero non si diffonde, applicando il metodo catastale altresì alle banche, al commercio, alle industrie e alle professioni e per tu tti non si prende a base imponibile il red dito ordinario ?
Per distruggere le argomentazioni dell’E. basti considerare che non è pregio ma grave difetto quello delle sperequazioni interne, che rimangono per 30 anni
opera pubblica e la Z colpita dalla concorrenza straniera. A parte poi queste irre futabili ingiustizie non stim o la tici di progressi nè punitive di negligenze, sta la considerazione che il catasto, col suo sistema di riferimento a una determinata epoca, suppone u n ’economia generale statica oppure uniformemente dinam ica: il che non è. Perciò in fondo il catasto è erroneo nella sua logica economica, perchè a epoche diverse con sistemi di prezzi diversi dal sistema di prezzi dell’ epoca di riferimento non si può tentare una perequazione, calcolando il presente col riferimento al passato. Quindi questo è il sicuro mezzo per non avvicinarsi alla perequazione interna. E poi presto detto che il catasto è estraneo alle sp ereq u a z io n i esterne, mentre l’abnormità o l’eccezionaiità del metodo di calcolare il red dito ordinario e di tenerlo fisso per lungo tempo gli è propria.