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Distinta la f.iva da percezione e dovxa, e confutata la tesi che essa sia una congiunzione delle due, Ar fornisce la propria ipotesi sulla natura della

f.iva. La confutazione delle tesi avversarie ha evidenziato dati di cui tener

conto: (1) la f.iva è un kritikovn: aver f.iva implica essere nel vero o nel falso

(428a3-4); (2) la f.iva appartiene ad alcuni animali, ma forse non a tutti: è un

che di ulteriore rispetto alla percezione (a9-11); (3) f.iva e ai[sqhsi" non

sono distinguibili in base a ciò che soggettivamente esperiamo in esse: non

necessariamente chi ha un f.ma sa che ciò che ora esperisce non è un

ai[sqhma (a15-16); (4) la f.iva è implicata in alcuni casi di percezione dei

sensibili comuni e per accidente (a12-15); (5) non implica pivsti" (a19-22):

può infatti contrastare con l’opinione; (6) non implica lovgo" (a22-24).

4. La definizione: analisi di 428b10-429a9

4.1. Aristotele propone un’ipotesi sulla cui base spiegare i dati 1-6

116

:

ajll’ ejpeidh; e[sti kinhqevnto" toudi; kinei'sqai e{teron uJpo; touvtou, hJ de; fantasiva kivnhsiv" ti" dokei' ei\nai kai; oujk a[neu aijsqhvsew" givgnesqai all’ aijsqanomevnoi" kai; w|n ai[sqhsi" e[stin117, e[sti de; givnesqai kivnhsin uJpo; th'" ejnergeiva" th'" aijsqhvsew", kai; tauvthn oJmoivan ajnavgkh ei\nai

dinanzi a noi c’è un esagono, ma ciò non basta a vederlo come tale). Wedin nota (1988, p. 55) che se il contrasto cui Ar. allude è tra f.iva e dovxa si intenderà così anche Ins. 460b16- 18, dove l’apparenza del Sole di un piede è detto krivnein: perciò interpreta l’apparenza del Sole di un piede come sensazione; se la mia ricostruzione dell’argomento è corretta, cade (a questo punto per sua stessa ammissione) l’idea di Wedin che la f.iva non sia un kritikovn.

116 ajpo; twn ejnergeiw'n aujth'" th;n oujsivan tekmairovmeno": “dagli atti [evidenti]

congetturandone l’essenza” da assumere a principio dell’esplicazione degli atti” (Simplicio 213, 24-25). Così Rapp 2001, p. 83, riferendosi in particolare all’evidenza linguistica: “Für eine präzisere Definition der phantasia kann daher die Analyse des sprachlichen Verhaltens nicht die letzte Instanz sein; man bleibt daher auf die kausale Analyse der phantasia […] angewiesen”. La maggior parte degli interpreti vede invece nel brusco cambiamento di registro del discorso il segno di una sutura tra trattazioni in origine separate (cf. 4.8).

th/' aijsqhvsei, ei[h a]n au{th hJ kivnhsi" ou[te a[neu aijsqhvsew" ejndecomevnh ou[te mh; aijsqanomevnoi" uJpavrcein, kai; polla; kat’ aujth;n kai; poiei'n kai; pavscein to; e[con, kai; ei\nai kai; ajlhqh' kai; yeudh'.[...] hJ de; kivnhsi" hJ uJpo; th'" ejnergeiva" th'" aijsqhvsew" ginomevnh dioivsei118 hJ ajpo; touvtwn tw'n triw'n aijsqhvsewn. kai; hJ me;n prwvth parouvsh" th'" aijsqhvsew" ajlhqhv", aiJ d’ e{terai kai; parouvsh" kai; ajpouvsh" ei\en a]n yeudei'", kai; mavlista o{tan povrrw to; aijsqhto;n h/\. eij ou\n mhqe;n me;n a[llo e[cei ta; eijrhmevna h] fantasiva119, tou'to d’ ejsti; to; lecqe;n, hJ fantasiva a]n ei[h kivnhsi" uJpo; th" aijsqhvsew" th'" kat’ ejnergeivan gignomevnh.120 [...] kai; dia; to; ejmmevnein kai; oJmoiva" ei\nai tai'" aijsqhvsesi, polla; kat’ aujta;" pravttei ta; zw/'a, ta; me;n dia; to; mh; ejcein nou'n, oi|on ta; qhriva, ta; de; dia; to; ejpikaluvptesqai to;n nou'n ejnivote pavqei h] novsoi" h] u{pnw/, oi|on oiJ a[nqrwpoi. peri; me;n ou\n fantasiva", tiv ejsti kai; dia; tiv ejstin, eijrhvsqw ejpi; tosou'ton. (428b10-429a9)

Ma poiché (i) è possibile che, mosso questo, qualcos’altro sia mosso da esso, e (ii) la f.iva risulta esser un qualche moto, e (iii) [risulta] non generarsi senza sensazione, ma [anzi] (iv) [sembra generarsi] negli esseri senzienti e (v) di quegli oggetti di cui vi è sensazione, e [poiché] inoltre (vi) è possibile che si generi un moto a causa dell’atto della sensazione, ed (vii) è necessario che questo moto sia simile alla sensazione, ecco che (viii) questo moto né sarebbe possibile senza sensazione, (ix) né potrebbe esistere in esseri non senzienti, e (x) molte cose in virtù di esso il possessore [potrebbe] fare e patire, e (xi) sarebbe vero e falso. [...]121 Il moto generato dall’atto della sensazione differirà, in

118 Seguo Ross, che scrive (ad 26): “The MSS. have the unmeaning reading ginomevnh

dioivsei th'" aijsqhvsew" (twn aihsqhvsewn C); G. Schneider divined the correct reading to be th'" aijsqhvsew" ginomevnh dioivsei, which agree exactly with l. 13 and with 429a2”. Hicks espungeva th'" aijsqhvsew". Il senso non cambia, ma il testo di Ross è più chiaro.

119 Così Ross. Hicks segue E (eij ou\n mhqe;n me;n a[llo e[coi h] ta; eijrhmevna hJ

fantasiva) pur ammettendo (ad b30): “the alternative given by the other MSS. [quelli che Ross segue], ‘if imagination alone has the given characteristic’, seems on the whole better”.

120 Il givgnesqai del moto fisiologico corrisponde, al livello del definiens, al givgnesqai

dello spettro (f.ma) presupposto dalla fraseologia del definiendum (3.7 428a1-2).

121 18-25 riassume i caratteri dei tre tipi di sensazione: quella di sensibili propri è quasi

sempre vera, le altre due possono essere false. Caston chiede (1996, p. 53) perché le prime siano vere quasi sempre e non sempre. In III.2.6 avanzo un’ipotesi in proposito.

quanto generato da [uno di] questi tre tipi di sensazione; e il primosarà vero in presenza della sensazione, mentre gli altri

,

che [la sensazione] sia presente o assente, potrebbero essere fallaci, e soprattutto qualora il sensibile sia distante. Se dunque nient’altro ha i caratteri menzionati, se non la f.iva122, e se questa è ciò che si è detto, la f.iva sarebbe un moto generato dalla sensazione in atto. [...]123 E poiché le f.ivai rimangono e sono simili alle sensazioni, molte cose fanno gli animali in accordo con esse124, alcuni perché non hanno intelletto,

come le bestie, altri perché l’intelletto è talora oscurato da passione o malattia o sonno, come gli uomini. Sulla f.iva, cos’è e perché sia, basti quanto detto125.

4.2. Ar. enuncia anzitutto la trasmissibilità del moto in generale (i); poi –

in una frase infinitiva retta da dokei' (r.11)

126

– dice che la f.iva è un moto

(ii), che (iii) essa non si genera senza sensazione, che anzi (iv) si genera nei

senzienti, e (v) riguarda gli stessi oggetti della sensazione.

Esaminiamo le proposizioni ii-v

127

.

122 Così Ross (ad loc.). Hicks (ad loc.): “se la f.iva non ha altri caratteri oltre questi…”.

La lezione di Ross dice che se (a) la f.iva è la sola entità ad aver i caratteri ora enumerati deducendoli dall’essenza del moto risultante dalla sensazione in atto, allora (b) con la f.iva si identifica tale moto; la lezione di Hicks dice che se (c) la f.iva non ha altri caratteri oltre quelli ora enumerati deducendoli dall’essenza del moto r.d.s.a, allora (b) con la f.iva va identificato tale moto. Ma certo dall’essenza del moto r.d.s.a. molte cose possono essere dedotte, oltre quelle ora dette (altrimenti perché scrivere Ins., Mem. ecc.?). La lezione di Hicks (seguita da Wedin 1988, p. 28) fornisce dunque un senso approssimativo.

123 a2-4: Ar. fa derivare f.iva da favo" “luce”, poiché la vista è il senso per eccellenza.

Spiegano Watson (1982, p. 113) e Turnbull (1996, p. 328): la luce trasforma il visibile in vista, la f.iva trasforma il sensato in intelligibile; ma a esser paragonato alla luce, in questa chiave, è altrove (G 5, 430a15) niente meno che l’intelletto attivo: non certo la f.iva.

124 kata; dice conformità a un parametro esplicativo: cf. kata; moi'ran, kat’ ai\san ecc. 125 Si intenda: G 3 dice solo quanto basta ai fini di An; altro è riservato ad altri luoghi. 126 dokei' indica che si tratta di dati risultanti da osservazione e discussione, che vanno

ancora ricondotti a una causa: per trovar la quale Ar. si avvale del principio espresso dalla i.

127 I commentatori antichi svolgono analisi accurate dell’ipotesi, nelle quali introducono

concetti che Ar. elabora in Ins. e Mem. Ma Ins. (459a17-18) e Mem. si riferiscono a G 3, non viceversa; è dunque lecito credere che Ar. intendesse proporre in quei trattati ulteriori