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Possiamo cominciare a pensare 62 a qualcosa quando vogliamo: scegliamo ciò a cui pensare Come mai? A ciò sembra risponder la parentesi: in essa

cerchiamo gli indizi per capire perché per Ar. la novhsi" è ejf’ hJmi'n. Il luogo

accenna alla teoria che “l’intellettiva pensa le forme nei fantavsmata”

63

; la

novhsi" (cf. Mem. 450a7 noei') è intellezione in senso proprio (cognizione di

universali), e il poihvsasqai pro; ojmmavtwn è il costruirsi un f.ma che sia

materia adatta alla novhsi"; questa è ejf’ hJmi'n: possiamo esercitarla quando

vogliamo (B 5, 417a27-28) perché la materia necessaria è il nostro bagaglio

di f.mata. Ma l’altro argomento (427b21-24) che distingue dalla novhsi" la

credenza pone la f.iva come esempio di novhsi" non come sua materia. La

novhsi" abbraccia dunque un ambito più vasto dell’attività dianoetica (di cui

62 Il pavqo" “in nostro potere” è la novhsi", poiché tou'to deve riferirsi a una delle due

attività prima nominate, e la dovxa è una delle diaforaiv della uJpovlhyi" (427b24-26).

63 ta; ... ei[dh to; nohtiko;n ejn toi'" fantavsmasi noei' (G 7, 431b2). pro;

poihvsasqai richiama Mem. 1, 450a5 tivqetai pro; ojmmavtwn, dove posto “davanti agli occhi” è un quantum (posovn) pensato “non come quantum” (oujc h|/ posovn); il posovn è rappresentato da un f.ma, e porselo davanti agli occhi è f.iva: ejpei; de; peri; fantasiva" ei[rhtai provteron ejn toi'" peri; yuch'", kai; noei'n oujk e[stin a[neu fantavsmato" – sumbaivnei ga;r to; aujto; pavqo" ejn tw'/ noei'n o{per kai; ejn tw'/ diagravfein: ejkei' te ga;r oujqe;n proscrwvmenoi tw/' to; poso;n wJrismevnon ei\nai tou' trigwvnou, o{mw" gravfomen wJrismevnon kata; to; posovn, kai; oJ now'n wJsauvtw", ka]n mh; poso;n noh/', tivqetai pro; ojmmavtwn posovn, noei' d’ oujc h|/ posovn: a]n d’ hJ fuvsi" h/\ tw'n posw'n, ajorivstwn dev, tivqetai me;n posovn wJrismevnon, noei' d h/| poso;n movnon. (Mem. 1, 449b30-450a7: “Poiché della f.iva si è già detto nei discorsi sull’anima, e [si è detto] che pensare non è possibile senza f.ma – accade infatti nel pensare lo stesso che accade nel tracciare figure geometriche: lì infatti, pur non tenendo conto del fatto che la grandezza del triangolo è determinata, lo tracciamo di grandezza determinata; e similmente chi pensa, anche se pensa qualcosa privo di quantità, [se] lo pone davanti agli occhi dotato di quantità, ma lo pensa non come dotato di quantità; se poi la natura [dell’oggetto] appartiene alle quantità, ma indeterminate, se lo pone [davanti] come quantità determinata, ma lo pensa come semplice quantità”). In 6-7 ‘posto’ è il quantum determinato (poso;n wJrismevnon), ma pensato “solo come quantità” (h|/ poso;n movnon): per studiar il triangolo tracciamo triangoli delle cui dimensioni non teniamo conto perché sono non del triangolo ma di quei triangoli; così non teniamo conto della grandezza della figura posta “davanti agli occhi” col f.ma.

la f.iva è solo materia): sarà forse la f.iva consistente nel “prodursi qualcosa

davanti agli occhi”

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. O addirittura novhsi" etichetterà tutti gli atti intermedi

tra ai[sqhsi" e credenza: il terreno da cui questa sorge e il cui nucleo è la

f.iva di Mem. 1, 449b30-450a7

65

. In che senso questo pavqo" è “in nostro

potere”, e l’opinare no? Il pensiero è detto ejf’ hJmin in B 5, 417b24-25

66

,

dove Ar. lo oppone al sentire (dipendente dalla presenza dell’oggetto

esterno); ma la nostra capacità di pensare a piacimento è in B 5 spiegata col

fatto che il pensiero riguarda gli universali, il che non è vero di una novhsi"

comprendente l’immaginazione. Ad avvicinare la novhsi" di G 3 al noh'sai di

64 La menzione (b19) di mnhmonikoi; tovpoi suggerisce che il pavqo" “in nostro potere”

(b18) sia la reminiscenza (ajnavmnhsi"); cf. Mem. 2, 452a13 e Sorabji 1972 che descrive (pp. 22-26) la pratica di memorizzare un luogo (p.es. una casa) e di “disporre” le immagini delle cose da ricordare nelle sue parti, sì che percorrendolo con la mente troviamo ciò che vi ponemmo: eijdwlopoiou'nte" (b20) potrebbe riferirsi al “figurarsi” le cose in tali loci. Alla reminiscenza Ar. s’era riferito per esemplificare (A 4, 408b17-18) un impulso (kivnhsi") che non si origina, come la sensazione, da oggetti esterni, bensì dall’anima: idea vicina a quella espressa nel dire che la novhsi" è ejf’ hJmi'n. Ma non necessariamente l’atto di porre f.mata in loci è atto di reminiscenza (potrebbe p.es. essere esercizio preparatorio a reminiscenze future): meglio porre che il pavqo" in 427b18 sia qualcosa di più semplice dell’anamnesi; qualcosa che, come figurarsi un oggetto, ne differisce perché svincolato dalla coscienza del tempo trascorso e dalla veridicità di un riferimento a passate esperienze.

65 Perciò molti credono che qui si distingua la uJpovlhyi" dalla f.iva: Simplicio crede

p.es. che Ar. ponga come caso di novhsi" l’anamnesi (206, 22-26), e la novhsi" come caso di f.iva (5-6) per distinguer la f.iva dalla credenza (7-8). Ma a ciò si giunge solo in 428a16-b9.

66 417b18-26: kai; to; kat’ ejnevrgeian de; oJmoivw" levgetai tw/' qewrei'n: diafevrei

dev, o{ti tou' me;n ta; poihtika; th'" ejnergeiva" e[xwqen, to; oJrato;n kai; to; ajkoustovn, oJmoivw" de; kai; ta; loipa; tw'n aijsqhtw'n. ai[tion d’ o{ti tw'n kaq’ e{kaston hJ kat’ ejnevrgeian ai[sqhsi", hJ d’ ejpisthvmh tw'n kaqovlou: tau'ta d’ ejn aujth'/ pwv" ejsti th'/ yuch/'. dio; noh'sai me;n ejp’ aujtw/', oJpovtan bouvlhtai, aijsqavnesqai d’ oujk ejp’ aujtw'/: ajnagcai'on ga;r uJpavrcein to; aijsqhtovn. “E il [sentire] in attività corrisponde al contemplare; ma [ne] differisce, poiché gli oggetti produttivi dell’attività dell’uno [sono] all’esterno: il visibile e l’udibile e ugualmente i rimanenti sensibili. E la causa è che la sensazione in attività è dei particolari, la scienza invece è degli universali: e questi in qualche modo sono nell’anima stessa. Perciò pensare è in suo potere, ogniqualvolta voglia, sentire invece non è in suo potere: è infatti necessario che sia presente il sensibile”.

B 5 è invece il comune riferirirsi a oggetti “nell’anima”

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. L’opposizione ejf’

hJmi'n

VS

non ejf’ hJmi'n viene qui raffinata rispetto a B 5: lì lo stato della

questione consentiva solo una netta opposizione tra sensazione di singoli

oggetti esterni (non in nostro potere), e pensiero degli universali

“nell’anima” (in nostro potere); la f.iva svincola la cognizione dei particolari

dal tempo in cui si presentano all’esterno del soggetto

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: l’ejf’ hJmi'n si

allarga a comprendere attività più del coglimento di universali vicine alla

ai[sqhsi"; e altrettanto si allargano novhsi" e noh'sai.

Ma nell’anima è anche il novhma di ciò ch’è opinato: perché non possiamo