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2. Internet e democrazia

2.2 Tecnologie della libertà o tecnologie del controllo?

2.2.4 I divari digitali

Non c’è uguaglianza di opportunità per quanto riguarda l’accesso alle nuove tecnologie di comunicazione e, in particolare, a Internet, tra i paesi ricchi tecnologicamente avanzati e i paesi poveri tecnologicamente arretrati. In un messaggio del 2002, il Segretario Generale delle Nazioni Uniate Kofi Annan, sottolineando l’importanza della tecnologia delle comunicazioni, esorta gli stati poveri del continente africano ad unirsi per dar vita ad una rivoluzione digitale, ormai divenuta indispensabile.15 Le Nazioni Unite, in collaborazione con ITU (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni), hanno organizzato il primo Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione (World Summit on the Information Society, WSIS), con l’intento di costruire una visione comune della Società dell’Informazione e adottare un piano di azione condiviso per la sua realizzazione.16 E’ il primo summit delle Nazioni Unite ad avere luogo in due sessioni, la prima si è svolta a Ginevra nel dicembre 2003, la seconda a Tunisi nel 2005. Gli obiettivi del VMSI sono tre: assicurare a tutti l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC); utilizzare le TIC per contribuire alla promozione degli obiettivi della Dichiarazione del Millennio, documento adottato dalle Nazioni Unite per combattere, entro il 2015, la povertà, le malattie, la mancanza di istruzione, le disuguaglianze tra uomini e donne e il degrado dell’ambiente; rafforzare la fiducia e la sicurezza nell’impiego delle TIC. Il primo principio della dichiarazione di Ginevra recita:

“We, the representatives of the peoples of the world, assembled in Geneva from 10-12 December 2003 for the first phase of the World Summit on the Information Society, declare our common desire and commitment to build a people-centred, inclusive and development-oriented Information Society, where everyone can create, access, utilize and share information and knowledge, enabling individuals, communities and peoples to achieve their full potential in promoting their sustainable development and improving their quality of life, premised on the purposes and principles of the Charter

15 The theme of this year’s observance -- “The Industrialization of Africa and the New Information and

Communication Technologies” -- is meant to underscore the importance of the digital revolution in Africa’s efforts to alleviate poverty and achieve industrial development. URL:

http://www.un.org/News/Press/docs/2002/sgsm8496.doc.htm

of the United Nations and respecting fully and upholding the Universal Declaration of Human Rights.”.

Per raggiungere obiettivi così ambiziosi viene individuato un approccio “multi- stakeholder”, cioè con il coinvolgimento del privato, della società civile e dei governi. Tutte le parti in causa devono lavorare insieme per migliorare l’accesso alle nuove tecnologie. Tuttavia, molte speranze sorte nel lungo processo di preparazione sono andate deluse e il Summit si è concluso senza decisioni eclatanti. Il sito Peacelink è molto critico: “E' cominciato con atti di repressione verso i giornalisti e censura di siti Internet da parte del governo tunisino e si è concluso senza alcun impegno finanziario dei Paesi ricchi per sostenere il "Fondo di solidarietà digitale" per ridurre il "digital gap", il divario di accesso ad Internet tra Nord e il Sud del pianeta. Nel mezzo, il "Summit mondiale della società dell'informazione" (WSIS) dell'Onu, che si è tenuto a Tunisi dal 16 al 18 novembre, ha registrato un compromesso sulla gestione di Internet, la rinuncia dell'Onu a farsi carico della rete ed una dichiarazione formale che pur sottolineando l'importanza della libertà d'espressione e della libera circolazione dell'informazione, non prevede sanzioni verso quei Paesi che continuano ad ignorarle."17 Di fatto, i Paesi ricchi hanno rifiutato di destinare soldi al "Fondo per la solidarietà digitale”, allontanando la prospettiva dei paesi del Sud del mondo di poter salire su quello che il presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, ha definito "l'ultimo vagone del treno" digitale. Un vagone che potrebbe non solo dare accesso ai Paesi in via di sviluppo alle informazioni del Nord del mondo, ma anche diffondere una varietà di conoscenze tradizionali delle popolazioni del Sud del pianeta.

Certamente significativa è stata la presa di posizione dell’Onu nei confronti delle nuove tecnologie, considerate un mezzo per rivoluzionare anche nei paesi più poveri i processi amministrativi e finanziari, per agevolare lo sviluppo delle imprese e delle società. Kofi Annan, Ginevra 2003. “Dal commercio alla medicina online, dall’educazione alla tutela dell’ambiente, abbiamo nelle nostre mani, nei nostri computer e nel cielo che ci sovrasta la possibilità di migliorare il livello di vita di milioni di persone <…> Non possiamo sperare che la tecnologia sia in grado di risolvere i mali del mondo, ora però disponiamo di strumenti strategici per migliorare la nostra società, usiamoli.”.

Il centro del Summit della Società dell'Informazione non è stato solamente la tecnologia, ma soprattutto l'essere umano. E' stato ribadito, infatti, che non è sufficiente essere connessi per risolvere i problemi fondamentali del sottosviluppo e per assicurare che la Società dell'Informazione diventi un veicolo per la democrazia, la giustizia, l' uguaglianza, il rispetto per gli individui, il loro sviluppo personale e sociale. Oltre alla mera disponibilità fisica di un computer, infatti, possono influire su un uso ricco e fruttuoso della tecnologica altri fattori, quali le risorse economiche, sociali e relazionali o il livello di alfabetizzazione in riferimento all'uso dell'informazione e a Internet.18 Oggi viene riconosciuto il fatto che il digital divide sia un fenomeno complesso e che esistano divari multipli, non solo quello riferito all'accesso alle tecnologie. “Per andare oltre il digital divide occorre misurare: 1) i mezzi tecnici a disposizione, cioè la loro qualità; 2) la competenza (o capacità) digitale; 3) il sostegno di reti sociali, ovvero la possibilità di poter contare e chiedere aiuto ed informazioni ad amici, familiari o colleghi o di ricevere incoraggiamento da parte loro nell'avvicinarsi a questa nuova tecnologica; 4) l'autonomia di uso, cioè il luogo di accesso e la possibilità di utilizzare Internet per i propri interessi personali; 5) la varietà di usi, ovvero la gamma di attività che si intraprendono in rete direttamente dipendente dall'esperienza, cioè il numero di anni di pratica online. L'uso dipende infatti dalle capacità del soggetto di rapportarsi alla nuova tecnologia in modo efficace ed efficiente.”(Sartori, 2006, p. 39-40). Oltre al divario globale, quello esistente tra paesi e che indica semplicemente la distinzione fra chi ha e chi non ha accesso ad Internet, esistono un divario sociale, riferito alle disuguaglianze esistenti all'interno di un singolo paese e fra gli individui, e un divario relativo alle modalità d'uso e che riguarda il tipo di uso e la frequenza. In particolare, sono reddito, età, istruzione, genere, etnia, regione e luogo di residenza, struttura familiare e status occupazionale i fattori che determinano disuguaglianze nell'accesso alle risorse in rete e nel loro utilizzo per una crescita personale e sociale. Non è semplicemente favorendo l'accesso alla rete che si eliminano le differenze. Occorrono politiche attive di sostegno e di incoraggiamento all'uso, in relazione alle varie tipologie di divari digitali e non solo alle possibilità di collegamento alla rete. Le disuguaglianze in relazione alle nuove tecnologie riflettono le disuguaglianze già esistenti e in alcuni casi le amplificano, andando a peggiorare una più generale situazione di disparità.

2.3 L’informazione democratica in rete.