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Divergenze e convergenze interpretative tra Del Noce e Goldmann

Capitolo 4. La scommessa su Marx: Augusto Del Noce e Lucien Goldmann

4.4. Divergenze e convergenze interpretative tra Del Noce e Goldmann

caso contrario avrebbe fatto altrettanto. Resta però che la religiosità delnociana è esplicitamente trascendente; la religiosità goldmanniana – ricca di aspirazioni millenaristiche, escatologiche, ecc. – è specificamente storico-immanentistica. La cartina al tornasole di tale divaricazione concettuale sta proprio nelle diverse interpretazioni che i nostri due filosofi danno di Pascal.

Quattro sono le ragioni per le quali Pascal si staglia agli occhi di entrambi nella sua grandezza: l’inquietudine “esistenziale”, che lo aveva mosso, e lo aveva portato alla conversione, ossia l’“autenticità” della sua ricerca; in secondo luogo il rapporto indiscutibilmente polemico che Pascal intrattenne con Cartesio; terza ragione è la particolare configurazione, a un tempo matematica, statistica, e filosofica della scommessa, del pari; e infine la circostanza che l’intero orizzonte problematico di Pascal risulta essenziale per la riflessione filosofica odierna. Ora, precisamente Cartesio da una parte e l’anticartesianismo di Pascal dall’altra, sorreggono – e questo tanto per Del Noce, quanto per Goldmann – l’inizio della filosofia moderna. Non si può dunque discutere di “filosofia moderna” prescindendo da Pascal e da Cartesio.

4.4. Divergenze e convergenze interpretative tra Del Noce e

Goldmann

Iniziamo dall’ultimo punto. Per spiegare l’oggi, sia Goldmann, sia Del Noce ritengono necessario risalire dal Novecento al Seicento. In questo caso dal XX secolo a Pascal. Tanto l’uno, quanto l’altro, hanno di fronte una situazione di crisi: per Del Noce, crisi – almeno nell’opinione dominante – della metafisica classica; per Goldmann, crisi del marxismo “ordinario”, quello più ingenuamente, e anche rozzamente deterministico, vale a dire materialistico-economicistico. Da qui

con una particolare filosofia. Qui sta la motivazione dell’atteggiamento non sempre positivo che Del Noce assume verso la filosofia neo-scolastica, la quale si richiamava a san Tommaso e alla enciclica Aeterni Patris di Leone XIII (1879) che sembrava proporre il tomismo come la “filosofia cristiana”.

scaturisce anche l’esigenza per il nostro lavoro di analizzare quanto la suggestione di Goldmann abbia influenzato il pensiero di Del Noce. Solitamente il pensiero delnociano viene trattato in maniera monolitica, riferendosi alla sua riflessione quale si è precisata nella sua maturità, ossia da Il problema dell’ateismo (1964) in poi. Ciò vuol dire anche la riformulazione in quest’ultimo volume degli scritti apparsi in precedenza24. È ancora più interessante rilevare come tale processo di affinamento avvenga, in Del Noce, per tappe successive, delle quali, lo ripetiamo, la lettura di Goldmann è forse una delle più tarde, ma delle più significative.

Tutto farebbe supporre che Del Noce e Goldmann debbano situarsi su sponde opposte. Del Noce rigetta il paradigma storicistico di stampo hegeliano e poi hegelo- marxiano (che è anche quello che Goldmann intende purificare e riproporre) e il paradigma positivistico, criticando, di entrambi, la visione del processo inarrestabile verso l’immanenza e l’ateismo. Ciò non significa rifiutare il confronto con la modernità o, secondo l’accusa mossa tante volte a Del Noce, il rifiuto pregiudiziale di essa, in una parola l’atteggiamento “reazionario”. La sua sfida è proprio quella di trovare la via di un possibile accordo tra valori cristiani e mondo moderno, come aveva auspicato già Jacques Maritain, di cui Del Noce è stato uno dei primi lettori25; il filosofo francese, infatti, intendeva accordare in particolare cattolicesimo e democrazia moderna.

All’intuizione filosofico-storiografica26 di Del Noce, al suo contrapporsi alla visione “ordinaria” della storia della filosofia, non è estranea la lettura che Del Noce fa di Šestov. Non solo per il problema del male in generale, che Del Noce riprende alla lettera dal filosofo russo, ma ancora più specificamente per il problema della morte. Ricordiamo che gli anni in cui Šestov scrive, e Del Noce lo legge, sono quelli

24 Questo ripensamento è spiegabile anche in relazione ai diversi “incontri” (nel senso indicato in

precedenza. Per esempio a proposito de l’“incontro” di Löwith e Del Noce).

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Humanisme integral (1936), fu una lettura fondamentale per Del Noce. A metà degli anni ‘30 egli pensò di conciliare cattolicesimo e impegno politico servendosi delle categorie di Maritain. Negli anni del “consenso” al fascismo, l’impegno politico dei cattolici sembrava condannato a rimanere nell’ambito “reazionario”, dal quale d’altronde era uscito lo stesso Maritain. In un secondo tempo Del Noce aveva ritenuto che la politica maritainiana non reggesse all’urto del politicismo marxista. In altre parole Maritain sembrava concedere troppo a un possibile accordo con il marxismo. Soltanto con il Paysan de la Garonne (1966), pare ristabilirsi un pieno accordo tra i due filosofi. Cfr. PDA, 547.

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Bisogna essere chiari circa la storiografia filosofica di Del Noce. Come si sa, una delle accuse che gli sia stata mossa più frequentemente è quella di essersi costruita una storia della filosofia a suo uso e consumo. In Del Noce le convinzioni teoretiche avrebbero così pregiudicato gravemente le analisi storiografiche. Perfino uno studioso così “obbiettivo” come Radetti ha accusato Del Noce di presentare la fenomenologia del “libertino” accettando supinamente le tesi di René Pintard. Trascurando tutte le indagini successive a quelle del Pintard.

immersi nell’atmosfera creata da Essere e tempo e dal concetto di Sein zum Tode, il famoso “essere per la morte”. La via indicata da Šestov, e ripresa anch’essa ampiamente da Del Noce, è quella di rifiutare la soluzione che il razionalismo dà al problema del male e in questo caso, a maggior ragione, al problema della morte. E Del Noce mette in rilievo che il razionalismo, in tutta la sua storia e in tutta la sua evoluzione, è concettualmente “obbligato” a superare la visione suggerita dal mito di Anassimandro in una nuova realtà storico-spirituale, sia essa lo spirito assoluto di Hegel o la società comunista di Marx27. In altre parole, la società del futuro, soprattutto per Marx, diventerà così il succedaneo del paradiso cristiano.

Quanto al secondo punto, ossia al rapporto tra il pensiero di Cartesio e quello di Pascal, il giudizio delnociano è concorde, e nello stesso tempo discorde, rispetto a quello goldmanniano. Prima di vedere i singoli aspetti della questione, l’argomento può essere presentato in questo modo: tanto Goldmann quanto Del Noce insistono – e, testi pascaliani alla mano, non potrebbero fare diversamente – sulle obiezioni di fondo che Pascal muove a Cartesio. Tuttavia Del Noce scrive che l’opposizione Pascal-Cartesio sta all’interno della “struttura significativa del cartesianismo”. Goldmann invece, che pure è un assertore del metodo delle strutture significative, ritiene che Pascal e Cartesio restino reciprocamente incompatibili, in parole povere, che non possano essere assimilati in una struttura significativa, sia pur essa il cartesianismo. Il motivo di ciò è semplice. La “struttura” entro la quale il pensiero pascaliano prende significato, è infatti quello di “visione tragica”.

Ancora una volta, e in una prospettiva diversa, si mostra che la differenza fra Del Noce e Goldmann concerne l’interpretazione complessiva della storia della filosofia moderna, in una parola il suo significato, ancor meglio la dimensione immanentistica e la dimensione trascendentistica. Si tratta di un tema molto vasto e profondo, che non possiamo che ridurre in forma schematica.

Secondo Del Noce una visione laicistica della storia della filosofia moderna poggia su alcuni pilastri fondamentali. Il primo è «l’inizio cartesiano della filosofia moderna» (cfr. PDA, 402), ossia la lettura di Cartesio come “primo filosofo della modernità”. Questo «primo punto è necessariamente obbligato per ogni costruzione della filosofia moderna» (ibidem). I rimanenti sono propri soltanto della visione laica.

27 Cfr. A. D

EL NOCE, L’esistenzialismo di Chestov, prefazione a L. Chestov, Concupiscentia irresistibilis della filosofia medievale, Bocca, Milano, 1946, pp. 7-47; poi in IDEM, Filosofi dell’esistenza e della libertà…, cit. pp. 31-52.

Il secondo carattere (essenziale alla sola visione laicistica) consiste nell’asserita «opposizione radicale tra Cartesio e Pascal» (ibidem). Secondo Goldmann, infatti, – e su questo però concorda perfettamente lo stesso Del Noce – nel razionalismo, a partire da Cartesio, l’idea di Dio viene tendenzialmente immanentizzata. Si elimina cioè il suo carattere trascendente e ne si fa una funzione che regola l’ordine razionale del mondo (questa la critica rivolta da Pascal a Cartesio) sino a coincidere perfettamente con l’ordine razionale del mondo, come nel pensiero di Spinoza.

Per comprendere pienamente l’atteggiamento critico sia di Goldmann sia di Del Noce bisogna soffermarsi sulle obiezioni che Pascal aveva mosso a Cartesio.