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La figura e il metodo di Lucien Goldmann Il suo tentativo di costruire un

Capitolo 4. La scommessa su Marx: Augusto Del Noce e Lucien Goldmann

4.1. La figura e il metodo di Lucien Goldmann Il suo tentativo di costruire un

L’ammirazione di Del Noce per Lucien Goldmann è l’ammirazione per un filosofo che affronta il “suo” problema, ossia il marxismo, con passione e onestà intellettuale, con rigore teorico e acume critico. A ciò si aggiunga la statura teoretica dell’“auttore” (o meglio del principale degli autori) da cui Goldmann muove per “reimpostare” il problema Marx, vale a dire Blaise Pascal. Diciamo “reimpostare” perché marxismo critico1 significa – e Del Noce lo ribadisce continuamente – un marxismo conscio della propria crisi e alla ricerca delle motivazioni di essa. Naturalmente come era avvenuto anche per Del Noce, per Goldmann consapevolezza della crisi e ricerca delle ragioni di essa non devono essere fini a se stesse ma portare a nuove proposte teoriche. Anche questo desiderio di andare oltre la “crisi” (o “tragedia” che dir si voglia) rafforza la simpatia ideale del filosofo torinese per l’autore di Le Dieu caché.

Per le ragioni che vedremo la proposta di Goldmann appare a Del Noce come la più significativa per quanto concerne sia il problema Marx, sia il problema Pascal. In entrambi i casi le interpretazioni di Del Noce e di Goldmann sono a volte divergenti, a volte addirittura opposte. Con Goldmann, dunque, Del Noce, più che a una semplice Auseinandersetzung, dovrà giungere a una vera e propria resa dei conti. Le motivazioni di ciò stanno nel fatto che: a) Del Noce è sollecitato a confrontarsi con un interprete di Pascal che è un avversario2 di tutto rispetto; b) Goldmann,

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Il termine “marxismo critico” indica generalmente l’ambito interpretativo in cui si muovono Lukács, Korsch, Marcuse, Ernst Bloch, ecc, e naturalmente Goldmann. Da quest’ultimo Del Noce riprende l’idea, appunto, di marxismo critico, che gli serve per definire il ripensamento di Marx avvenuto a partire all’incirca dagli anni Venti del Novecento e anche, più in generale, ogni forma di contrapposizione al marxismo volgare. Cfr. PDA, 382.

2 Abbiamo già ricordato la grande considerazione in cui Del Noce tiene lo schema, proposto da

proprio attraverso la sua caratteristica lettura di Pascal, costringe Del Noce3 a rimettere in questione, o per lo meno a sottoporre nuovamente a un severo vaglio critico, l’interpretazione del marxismo come immanentismo e ateismo assoluti. c) Da un punto di vista teoretico ci sembra che non possa esservi contrapposizione più radicale di quella esistente fra Del Noce e Goldmann: se avesse ragione Goldmann circa il pari pascaliano, l’intero edificio teoretico-storiografico di Del Noce crollerebbe come un castello di carte. E viceversa.

Questo per quanto riguarda l’uomo Goldmann come filosofo. Tuttavia c’è anche un Goldmann solo apparentemente diverso, che si interessa di autori e questioni letterarie4, o addirittura, come ne Il dio nascosto, di una specie di combinazione tra filosofia (Pascal) e letteratura (Racine). In questo ambito la metodologia del Goldmann maturo ha potuto essere definita come uno “strutturalismo genetico”, il cui assunto primo è che i veri soggetti della creazione culturale sono i gruppi sociali e non gli individui singoli. Ciò significa che la comprensione di un’opera si fonda non sugli elementi biografici dell’autore, sulle sue idee individuali o sulle sue aspirazioni personali, bensì sulla visione del mondo connaturata alla coscienza collettiva del gruppo sociale a cui l’autore appartiene5. Lo strumento ideato da Goldmann per caratterizzare quelle che intorno al 1920 erano

culturale, Del Noce è convinto che ogni autentica posizione, proprio per essere tale, debba costituirsi nella contrapposizione con un’altra posizione diversa od opposta. Non si tratta di una contrapposizione del tipo della hegeliana tesi-antitesi, ma di una contrapposizione interna allo svolgersi della storia.

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Del Noce conferma diverse volte il suo debito nei confronti di Goldmann. Innanzitutto esso consiste in una più approfondita comprensione del marxismo, raggiunta grazie alla lettura del filosofo rumeno-francese. Nei primi scritti di Del Noce sul marxismo, infatti, egli parlava, come abbiamo visto, di «galileismo morale». Secondo questa tesi, ripresa da Della Volpe, le filosofie non sono altro che storiche ipotesi di lavoro che vanno verificate nella pratica. «Oggi questa tesi mi appare ancora subordinata allo scientismo e la trovo corretta dal Goldmann con degli argomenti che mi sembrano decisivi» (PDA, 380). Infatti Del Noce riprende da Goldmann l’argomento per cui, se il marxismo fosse solamente un’ipotesi scientifica sulla realtà, allora esso avrebbe carattere primariamente teorico, di cui la pratica sarebbe congiunta ad essa solo in maniera mediata, cioè con l’applicazione tecnica. Dopo la lettura di Goldmann, invece, Del Noce è più incline a interpretare il marxismo come un pari, che unisca assieme l’aspetto teorico e quello pratico. Nel primo paragrafo di questo capitolo abbiamo accennato al mutamento che Del Noce ebbe dopo la lettura di Goldmann. Questo mutamento, dunque, non riguarda solo l’avvicinamento di Del Noce a Pascal, ma anche nel cambiamento della sua interpretazione sul marxismo.

4 Ad esempio cfr. L.G

OLDMANN, Pour une sociologie du roman, Gallimard, Paris, 1964; trad. it. a cura di G. Buzzi, Per una sociologia del romanzo, Bompiani, Milano, 1967.

5 Cfr. C.B

ARBATI, Lucien Goldmann. Perché spiegare tutto?, in «La fiera letteraria» 18 (2 maggio 1968), pp. 14-15.

comunemente chiamate “visioni del mondo”6 è il concetto di “struttura significativa”7. Tale strumento, secondo Del Noce, offre il vantaggio di essere utilizzabile anche al di fuori delle varie prospettive marxistiche. In secondo luogo, sempre a giudizio di Del Noce, le “strutture significative” sono meno generiche rispetto alle “visioni del mondo” e più indipendenti rispetto alle varie “totalità” che sono inscindibili dall’hegelo-marxismo (cfr. PDA, 384). L’architrave delle varie strutture significative è la convinzione che le diverse realtà umane, per essere comprese a fondo, debbano entrare in un orizzonte che unisca l’aspetto teorico, quello pratico e quello affettivo: «di conseguenza nella storia della filosofia è necessario servirsi della nozione di visione del mondo, che non è un dato empirico immediato, ma uno strumento concettuale indispensabile per distinguere in un’opera l’essenziale dall’accidentale» (PDA, 380).

Oltre a tutto ciò, Goldmann era solito parlare del proprio metodo come di uno “strutturalismo-genetico”8

. Come si può rilevare a prima vista, in questa definizione compaiono due nozioni: quella di “struttura” e quella di “genesi”. Il termine “strutturalismo” in Goldmann si riferisce non tanto a quello strutturalismo che ai tempi della vita francese del filosofo rumeno, affascinava linguisti, letterati, antropologi ecc. Richiama invece il rapporto marxiano struttura-sovrastruttura9. Un

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Il termine, presente già in Dilthey, era stato reso popolare da K.JASPERS, in un famoso libro del 1919, Psychologie der Weltanschauungen, Verlag von Julius Springer, Berlin; trad. it. di V. Loriga, Psicologia delle visioni del mondo, Astrolabio, Roma, 1950.

7 Cfr.L.G

OLDMANN, Le dieu caché. Étude sur la vision tragique dans les «Pensées» de Pascal et dans le théâtre de Racine, cit., trad. it. a cura di L. Amodio e F. Fortini, Pascal e Racine: studio sulla visione tragica nei Pensieri di Pascal e nel teatro di Racine, Lerici, Milano, 1961, poi ristampata da Laterza (Bari) nel 1971. Nelle nostre citazioni ci riferiremo a quest’ultima edizione, anch’essa curata da Amodio e Fortini. Il termine che in questa traduzione viene riportato con «struttura significante», si trova a p. 140 della trad. it. Corrisponde in realtà al francese structure significative (cfr. Le dieu caché. Étude sur la vision tragique dans les «Pensées» de Pascal et dans le théâtre de Racine, cit., p. 108). È da precisare invece che Del Noce traduce quest’espressione con «struttura significativa» (PDA, 92). Non va dimenticato che, Franco Fortini, godette sempre della simpatia filosofica di Del Noce – e che la ricambiò – pur essendo essi schierati su posizioni diverse. Si noti che il libro era dedicato a uno studioso molto caro anche a Del Noce, Henry Gouhier. p. 140.

8 A questo proposito cfr. L. G

OLDMANN, Sciences humaines et philosophie, PUF, Paris, 1959; Éditions Gonthier, 19662 con un’appendice intitolata Structuralisme génétique et création littéraire, pp. 151-165.

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Questo problema ormai secolare del rapporto struttura-sovrastruttura non può essere affrontato in questa sede. Ha osservato giustamente Luciano Amodio che l’importanza di Goldmann consiste anche nell’aver mostrato come «il rapporto storico struttura-sovrastruttura [sia] l’incontro di una struttura logica o estetico-logica con un insieme sociologico, alle cui esigenze risponde in certi punti essenziali e da cui poi viene modellata e tendenzialmente rielaborata. Che una ideologia si foggi all’interno o si sovrapponga dall’esterno del gruppo che la riconosce è questione di possibilità e probabilità (L. AMODIO, Storia e dissoluzione. L’eredità di Hegel e Marx nella riflessione contemporanea, a cura di

po’ semplicisticamente, si potrebbe dire che, per Goldmann, la struttura è quella entità che sorregge e tiene insieme le diverse componenti della realtà storica, e, nel contempo, ne assicura l’origine e lo sviluppo, e dunque il movimento. In questo senso essa è anche genesi.

4.2. Del Noce, complice Goldmann, risale da Kierkegaard a