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2.2 La sottotitolazione p

2.2.2 I diversi tipi di sottotitolazione p

Esistono vari tipi di sottotitolazione oltre la classica interlinguistica: la sottotitolazione simultanea, la sopratitolazione, la sottotitolazione intralinguistica, la sottotitolazione intralinguistica per non udenti, il rispeakeraggio, il reversed subtitling. La sottotitolazione simultanea è una procedura che si esegue in tempo reale, nel momento stesso della trasmissione di un programma. Un interprete-traduttore riferisce un messaggio (una traduzione ridotta rispetto al testo originale), mentre un tecnico è incaricato di scrivere, molto velocemente, ciò che lo spettatore riceverà sotto forma di sottotitolo. Questa procedura è notevolmente usata per trasmettere in diretta interviste o notizie dell’ultimo minuto. La pressione determinata dai tempi ristretti di realizzazione ha un’influenza decisiva sulla qualità del prodotto finale. Risulta essere dunque una

tecnica molto impegnativa. La sopratitolazione è un tipo di sottotitolazione adottata per tradurre il teatro di prosa,

il teatro musicale e l’opera lirica. Tale tecnica consiste in delle sequenze di testo tradotto o adattato (i sopratitoli) che sono proiettate su appositi schermi posizionati sopra, o sotto o di fianco al palco, durante le rappresentazioni teatrali. In tal modo, il pubblico può avere accesso alla traduzione nella propria lingua del testo cantato o recitato durante lo spettacolo.

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La sottotitolazione intralinguistica corrisponde alla trascrizione totale o parziale dei dialoghi nella stessa lingua della colonna sonora originale del film. Se la trascrizione è integrale, la qualità della trasmissione del messaggio è “verticale” (Gottlieb, 1992, p.163), poiché si limita a trasporre un testo orale in una data lingua in un testo scritto nella stessa lingua senza operare nessuna modifica. La sottotitolazione intralinguistica permette un doppio impiego ed è rivolta a due tipi di destinatari con esigenze diverse: ne usufruiscono infatti gli studenti di lingue straniere e le persone sorde. La sottotitolazione intralinguistica per non udenti si rivolge a un vasto pubblico di persone con deficit dell’udito di diverso grado e solo in tempi relativamente recenti ha avuto un importante sviluppo. Contrariamente a quanto si può pensare, la classica sottotitolazione interlinguistica non è adeguata a tutti gli spettatori: il sottotitolo intralinguistico differisce, dal punto di vista semiotico e testuale, dal sottotitolo interlinguistico nella misura in cui i sordi non possono beneficiare di elementi sonori che sostituiscono o completano il sistema scritto e quello visivo. Poiché i fruitori sordi hanno necessità comunicative differenti da quelle degli udenti, la sottotitolazione intralinguistica per sordi esige l’applicazione di speciali adattamenti testuali: include informazioni aggiuntive, si adatta a un ritmo di lettura più lento e differisce sensibilmente per l’uso delle norme sintattiche di base. Tuttavia, non sempre i sottotitoli intralinguistici sono conformi alle esigenze dello spettatore con problemi di udito: vi sono determinate situazioni in cui il sottotitolo non permette la corretta identificazione o localizzazione dei locutori e talvolta non lascia capire il motivo di determinati atteggiamenti degli attori. È dunque necessario attenersi a delle precise strategie, quali:

- Chiara identificazione dei personaggi che prendono la parola; - Ricorso al metalinguaggio fonologico;

- Adattamento del ritmo di presentazione del sottotitolo.

Per coordinare i dialoghi coi rispettivi personaggi è possibile ad esempio servirsi di font diversi, oppure delle virgolette alte doppie “”, o ancora esplicitando direttamente il nome del personaggio che sta parlando. Per riprodurre le sfumature paralinguistiche, invece, esistono accorgimenti specifici. Si può ricorrere all’uso di lettere maiuscole per indicare un aumento del volume della voce, ma anche per mettere in evidenzia una determinata parola che si vuole porre in rilievo; è possibile inoltre enfatizzare singole parole attraverso l’uso di un colore diverso da quello del sottotitolo o ancora, ricorrere alla tecnica dello spezzamento del sottotitolo per riprodurre il senso di esitazione

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espresso nell’originale da una pausa; la punteggiatura dà poi istruzioni riguardo all’intonazione usata dai personaggi.

Anche il rispeakeraggio (adattamento dell’inglese rispeaking) nasce come forma d’ausilio per il pubblico audioleso e quindi come traduzione intralinguistica. A livello tecnico, consiste nella trasformazione di un testo orale in un testo scritto: durante l’ascolto di un testo di partenza, un apposito operatore chiamato rispeaker ripete, riformula o traduce tale testo, dettandolo così a un software di riconoscimento del parlato, preposto all’elaborazione dell’input vocale in un sottotitolo scritto. Per questioni tecniche i sottotitoli non compaiono sullo schermo in maniera sincronica rispetto all’emissione del testo originale, ma arrivano qualche secondo dopo. I risultati finali di tale processo dipendono anche e soprattutto dal programma stesso da sottotitolare. Se si tratta di programmi in diretta, la realizzazione dei sottotitoli avviene contemporaneamente alla produzione del testo stesso; invece, nel caso di programmi in semi-diretta come i telegiornali, il sottotitolatore riceve una traccia scritta o sonora poco prima della messa in onda, con tutti i vantaggi che questo ne fa derivare. Infatti, queste diverse modalità di lavoro hanno forti conseguenze sul piano dell’accuratezza linguistica del testo d’arrivo. Gli ambiti di applicazione della sottotitolazione tramite rispeakeraggio sono molteplici e vanno dall’ ambito medico a quello giuridico, da quello scientifico a quello politico. Recentemente, tale tecnica si è estesa dalla sfera professionale a quella televisiva, dove viene utilizzata per la realizzazione di sottotitoli in diretta (Petillo, 2012, pp. 32-34).

Il reversed subtitling è letteralmente una sottotitolazione interlinguistica “rovesciata”, che consiste nel far ascoltare al discente di lingua i dialoghi originali del film doppiati nella sua lingua madre, mentre sullo schermo scorrono i sottotitoli della lingua straniera che desidera apprendere. È stato dimostrato che questo tipo di sottotitolazione può essere particolarmente proficua nei primi stadi dell’apprendimento della lingua, quando cioè è importante assimilare determinate strutture grammaticali e sintattiche che il discente visualizza in forma scritta. Contrariamente a quanto accade coi classici sottotitoli interlinguistici, nel reversed subtitling molte informazioni utili alla comprensione del messaggio audiovisivo giungono attraverso il canale uditivo e ciò riduce notevolmente lo sforzo cognitivo legato alla decodifica dei sottotitoli in lingua straniera (Petillo, 2012, p. 43). Infine, nell’ambito delle tecniche che rientrano nella stessa sfera del sottotitolaggio, recentemente, grazie alle nuove possibilità offerte dalla tecnologia digitale, si stanno

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registrando forme sempre più ibride e creative. È questo il caso del cosiddetto fansubbing. Il fansubbing è un fenomeno in continua espansione sul web che consiste nella traduzione amatoriale e non autorizzata dei dialoghi e la successiva sincronizzazione dei sottotitoli così realizzati di un prodotto audiovisivo. Tali processi vengono solitamente realizzati da traduttori appassionati dell’opera che vanno a sottotitolare, e garantiscono la sua libera circolazione su internet a beneficio di altri appassionati che non conoscono la lingua originale. Nella maggior parte dei casi si tratta di cultori della cosiddetta Jculture, ovvero di anime e dorama (fiction) giapponesi. In questo particolare caso, buona parte del materiale fansub che circola in rete è improntato sulla traduzione letterale del testo attraverso una terza lingua (solitamente l’inglese) e senza alcuna conoscenza dei processi diamesici e diasemiotici che caratterizzano il passaggio dalla lingua orale a quella scritta e che sono necessari nella realizzazione dei sottotitoli (Vitucci, 2013, p. 38). Anzi, esso si configura come il risultato di un processo di ibridizzazione all’interno della traduzione audiovisiva, in quanto gli appassionati fanno ricorso a convenzioni in uso sia nella sottotitolazione interlinguistica che nella sottotitolazione per non udenti, rendendo le loro traduzioni notevolmente inefficaci se paragonate agli elaborati dei professionisti. In più, bisogna ricordare che spesso diverse “versioni” dello stesso anime o dorama circolano in rete, ciascuna con la propria interpretazione della source language e quindi molto diverse tra di loro. Tutto ciò fa scaturire una bassa qualità di traduzioni in circolazione sulla rete, con una serie di fraintendimenti non solo a livello linguistico, ma anche a livello culturale nel passaggio dal giapponese all’inglese e poi nella terza lingua (Petillo, 2012, pp. 47-48).

Un’ulteriore distinzione nell’ambito del sottotitolaggio va’ fatta in merito al tipo di sottotitolo utilizzato: si possono infatti suddividere i sottotitoli in quattro macrocategorie quali subtitles, captions, displays e pop up glosses. Dal punto di vista della loro posizione sullo schermo, possiamo distinguere i displays, che compaiono in corrispondenza dell’oggetto a cui fanno riferimento (cartelli stradali, di negozi, ecc.), e i pop up glosses che appaiono a fini esplicativi come espansione esplicativa del sottotitolo, sotto forma di sovratitolo. Entrambi sono tipici della traduzione interlinguistica. Dal punto di vista della traduzione invece, si parla di subtitles per quanto riguarda la traduzione interlinguistica, mentre ci si riferisce col termine captions per quella intralinguistica (Vitucci, 2013, p. 42).

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