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2.2 La sottotitolazione p

2.2.5 Le strategie di riformulazione interlinguistica p

I vari studiosi che si sono cimentati nel discorso della sottotitolazione hanno identificato parametri diversi nel procedimento di passaggio dal dialogo filmico al sottotitolo e ancora oggi non esiste una classificazione di riferimento univoca dal momento che la sottotitolazione è condizionata da un gran numero di variabili. Tra i fattori più influenti sulla tipologia di strategie utilizzate abbiamo: la natura del testo originale, il genere filmico, i destinatari, la struttura delle lingue coinvolte e l’affinità linguistica e culturale tra source language a target language. Tra gli autori che meglio sono riusciti a identificare un modello strategico per la sottotitolazione, ricordiamo lo studioso danese Henrik Gottlieb e lo studioso norvegese Sylfest Lomheim.

Gottlieb, nel 1992, individua un modello di dieci strategie, abitualmente usato dai professionisti del campo. Tali strategie sono:

48 1. Espansione (expansion); 2. Parafrasi (paraphrase); 3. Trasposizione (transfer); 4. Imitazione (imitation); 5. Trascrizione (transcription); 6. Dislocazione (dislocation); 7. Condensazione (condensation); 8. Riduzione (decimation); 9. Cancellazione (deletion); 10. Rinuncia (resignation).

La prima strategia proposta da Gottlieb è l’espansione, ovvero l’aggiunta di spiegazioni in circostanze in cui appare indispensabile fornire degli elementi aggiuntivi. Generalmente si tratta di situazioni in cui si ritiene che lo spettatore necessiti di ulteriori coordinate, essenziali per comprendere delle realtà extralinguistiche a lui probabilmente estranee. Si pensi ad esempio a termini non noti nella cultura d’arrivo e che quindi necessitano una spiegazione al fine della piena comprensione del film. La seconda strategia è la parafrasi, la rielaborazione sintattica dovuta alla resa della battuta nella lingua d’arrivo: il testo originale viene cambiato e adattato per il nuovo pubblico al fine di mantenere intatto il messaggio. Spesso ciò si traduce in vere e proprie riproposizioni in cui non vi è nessuna corrispondenza né contenutistica né formale con il testo di partenza, ma che ne mantiene le stesse intenzioni comunicative. La terza tecnica è la trasposizione, cioè la traduzione letterale, parola per parola, del testo originale, che ne rispetta perfettamente forma e contenuto, anche a livello di struttura sintattica. Tuttavia, anche se la trasposizione si presenta come una resa diretta e fedele del dialogo di partenza, essa non rappresenta sempre la strategia migliore da adottare, poiché lo scostarsi dal testo originale adottando altre soluzioni eviterebbe interpretazioni del tutto errate del messaggio originale (si pensi ad esempio al tradurre dalla source language modi di dire e proverbi). Abbiamo poi, l’imitazione, ovvero la riproduzione di elementi del testo di partenza che non vengono tradotti, ma rimangono identici all’originale; per esempio, rimangono invariati grazie all’imitazione nomi propri di persone o di cose, formule di saluto e testi di canzoni in lingue diverse rispetto a quella del film originale. La quinta strategia è la trascrizione, la rielaborazione linguistica della battuta per veicolare lo stesso effetto della lingua di partenza nella lingua d’arrivo. È generalmente usata per rendere battute umoristiche, giochi di parole, espressioni non standard della

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lingua di partenza, e quindi necessita di un alto livello di creatività da parte del traduttore. Vi è poi la dislocazione, il riordinamento di discorsi confusi come ripetizioni, lapsus, balbettii, attraverso una traduzione coerente e comprensibile; la dislocazione ricorre quindi a un processo di adattamento della forma, di riformulazione del messaggio originale, attraverso cui il testo che ne deriva risulta essere più esplicito e meno ambiguo. Un’altra strategia è la condensazione, ovvero un riassunto del testo di partenza che non ne diluisce però il significato: viene semplicemente riproposto lo stesso messaggio attraverso una forma linguistica più sintetica. L’ottava strategia è la riduzione, un’ eliminazione parziale del testo originale contenente significati non essenziali. La riduzione conduce a una traduzione pienamente comprensibile ma ridotta sia a livello formale che contenutistico. Il confine tra riduzione e cancellazione (la nona strategia) è molto sottile: anche questa tecnica infatti comporta l’eliminazione di porzioni del testo di partenza; questa soluzione tuttavia comporta dei problemi nella corrispondenza tra dialogo e sottotitolo, in quanto risulta impossibile non notare una traduzione priva di interi enunciati rispetto all’originale. Infine, c’è la rinuncia, la quale non è una vera e propria tecnica traduttiva visto che consiste nella mancata trasmissione del significato: gli elementi ritenuti “intraducibili” sono omessi o sostituiti da elementi culturalmente affini ma lontani dal testo di partenza. Dunque si tratta di una soluzione che non soddisfa le esigenze linguistiche o semantiche della versione originale e la comprensione viene compensata dal contesto visivo. Gli elementi trattati tramite rinuncia possono essere termini legati al cibo, alle marche, al significato idiomatico di alcuni elementi lessicali (Perego, 2013, pp. 101-112). Gottlieb in questa sua analisi non indica la funzione e le modalità di utilizzo delle strategie suddette, ma risulta chiaro che, mentre le prime tecniche (dalla prima alla settima) comportano un incremento informativo rispetto all’originale, le ultime generano un decremento. Nell’analisi dei processi coinvolti nel passaggio da testo di partenza a testo di arrivo è sempre essenziale stabilire se l’incremento o il decremento attuato si concretizza a livello formale o contenutistico. Questo tema è profondamente affrontato da Lomheim, che mette in evidenza la priorità della corrispondenza comunicativa rispetto a quella formale. Lo studioso norvegese propone quindi un nuovo modello che scaturisce da e si pone in parallelo a quello di Gottlieb. La sua categorizzazione consta di sei strategie, che sono: 1. Omissione o cancellazione;

2. Compressione o condensazione; 3. Espansione o aggiunta;

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4. Generalizzazione o iperonimia; 5. Specificazione o iponimia; 6. Neutralizzazione.

Cancellazione e condensazione risultano essere simili alle tecniche di cancellazione e riduzione proposte da Gottlieb, mentre iperonimia, iponimia e neutralizzazione sono procedimenti che comportano la sostituzione di determinate unità lessicali del testo di partenza con unità lessicali semanticamente correlate nella lingua d’arrivo. La neutralizzazione, invece, elimina ogni connotazione intrinseca al termine originale (Perego, 2013, pp. 115-117).

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