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Fonte: elaborazione personale tratta da FFS-Mefop (2017), Le politiche di

investimento sostenibile e responsabile degli investitori previdenziali.

Nonostante le modifiche in alcune sezioni del questionario e in alcuni componenti del campione si può concludere che lo studio promosso dalla collaborazione FFS-Mefop risulta essere un buon punto di riferimento per analizzare le tendenze in atto nelle politiche SRI degli investitori previdenziali italiani. Dall’analisi comparativa risulta una crescita, seppur contenuta, di tale tendenza. Se da un lato si possono infatti rilevare alcuni dati incoraggianti come l’aumento dei tassi di risposta e l’incremento assoluto dei piani attivi in materia SRI, dall’altro lo studio conclude autorevolmente come “..tuttavia è senz’altro possibile affermare che

non si registra ancora l’accelerazione necessaria per allineare il mercato previdenziale italiano a quelli più sviluppati dal punto di vista degli investimenti sostenibili.”. In particolare è osservabile come

l’adozione di strategie SRI si dimostra ancora una scelta minoritaria, visto che sono solo 17 i piani attivi sui 40 rispondenti (e i 50 del campione di analisi). Solo in nove casi una strategia SRI viene estesa a tutto il patrimonio gestito. Analizzando le risposte ricevute sul tema delle motivazioni alla base della decisione di adottare politiche SRI, il fatto che quasi la metà dei piani attivi cita la volontà di

4 1 4 3 3 3 7 3 3 3 7 4 Nessun tipo di divulgazione Documento interno non accessibile al pubblico Documento accessibile pubblicamente Documento accessibile pubblicamnete con percentuali di asset SRI 2015 2016 2017

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contribuire a un modello di sviluppo sostenibile risulta però incoraggiante, in quanto denota una graduale diffusione di una maggior consapevolezza sui temi ESG. Si rileva inoltre che un solo piano tra i rispondenti cita le performance finanziarie come driver nella propria scelta di politica SRI. Questo evidenzia che l’orizzonte temporale di riferimento risulta ancora essere una frizione tra le tendenze SRI e le politiche di investimento dei fondi pensione, anche se dovrebbe essere un requisito specifico per entrambi. Le strategie di investimento dei piani previdenziali sono spesso ancora orientate al breve termine nel contesto italiano, anche a causa di vincoli normativi come il rinnovo triennale dei CdA o la rendicontazione annuale dei risultati raggiunti. Come ampiamente osservato durante la stesura dell’elaborato, l’orizzonte temporale di riferimento è di fondamentale importanza e deve essere visto come un elemento di coerenza tra il profilo tipico dei fondi pensione e quello degli investimenti sostenibili e responsabili. Infine, come ultima osservazione, l’indagine 2017 ricorda come “L’introduzione di

adeguati incentivi, anche di natura fiscale, potrebbe senz’altro agevolare le scelte di investimento sostenibile dei piani previdenziali, così come l’avvio di iniziative formative sui benefici (sociali, ambientali e finanziari) legati all’integrazione dei criteri ESG. L’SRI, soprattutto se orientato a imprese attive sul territorio nazionale, potrebbe infine consentire di rafforzare la missione sociale di Fondi Pensione e Casse di Previdenza, contribuendo a uno sviluppo equo e duraturo del Paese.”.

3.2I

L CASO DEL

F

ONDO

C

OMETA

Cometa è un fondo pensione di previdenza complementare di natura negoziale per i lavoratori dell’industria metalmeccanica, dell’installazione di impianti e dei settori affini. Costituito in forma di associazione, è stato istituito su iniziativa di alcune associazioni di categoria dal marzo 1997. Con circa 400.000 iscritti, è attualmente il più grande fondo pensione italiano. Per quanto riguarda la struttura

78

interna, essendo un fondo di tipo negoziale, gli aderenti partecipano al governo societario mediante la designazione dei delegati in assemblea. L’Assemblea dei Delegati è infatti costituita da 90 delegati, di cui 45 della parte dei lavoratori e 45 dalla parte delle aziende nel rispetto del criterio paritetico e ha come compito principale quello di eleggere gli organismi di organizzazione e controllo del fondo: il Consiglio di Amministrazione e il Collegio dei Sindaci. Il CdA nomina poi il Direttore Generale, che è colui che in sintesi attua le decisioni del Consiglio, lo supporta e coordina l’organizzazione dei processi.68 Altro compito del DG è quello di

controllare le attività in outsourcing: per il funzionamento del fondo alcune attività sono infatti esternalizzate. La Banca Depositaria, figura analizzata nel corso del capitolo primo, è una di esse ed è BNP

Paribas Securities Services. Per quanto riguarda il gestore delle

rendite, ovvero la figura assicurativa associata al fondo pensione, Cometa ha stipulato un’apposita convenzione con Assicurazioni

Generali SPA (che scadrà il 31 dicembre 2019). Altra figura esterna è

naturalmente il gestore finanziario, che andremo ad analizzare durante l’analisi dell’offerta dei comparti di investimento. Altre attività sono state invece affidate in outsourcing per volere del fondo stesso e si tratta ad esempio della figura del Service Amministrativo, che gestisce la parte amministrativa e contabile, e corrisponde a

Previnet SPA dal 1 gennaio 2018. PricewaterhouseCoopers SPA funge

invece da società di revisione e certifica il bilancio del fondo. Deloitte

ERS, in qualità di società di controllo interno, si occupa di misurare

l’efficacia con cui Cometa persegue il suo scopo esclusivo nel rispetto della sana e prudente gestione. Chiaramente tutte le attività esternalizzate vengono costantemente monitorate dalla struttura interna del fondo stesso. Per quanto riguarda l’offerta, Cometa prevede una gestione multi comparto:

Monetario Plus: finalizzato alla conservazione del capitale,

investe il 100% del portafoglio in titoli obbligazionari ed è finalizzato a contenere nel limite dell’1% la volatilità annua ex-

68

Il Direttore Generale del Fondo Cometa è Maurizio Agazzi, da sempre molto impegnato sull’argomento della sostenibilità, tanto da essere stato, nel recente passato Presidente del Forum

79

post della gestione. I gestori finanziari di questo comparto sono: Allianz Global Investor GmnbH, Eurizon Capital SGR SPA,

Groupama Asset Management.

Sicurezza 2015: prevede una politica idonea a realizzare, con

buona probabilità, rendimenti pari o superiori a quelli del TFR. Investe come massimo il 10% in titoli azionari e la restante parte in obbligazioni. Prevede una garanzia di restituzione del capitale. Il gestore è unico ed è UnipolSai Assicurazioni SPA.

Reddito: è il comparto d’ingresso per i nuovi iscritti e ha

l’obiettivo di replicare il rendimento della rivalutazione annua del TFR. Al contempo si rispetta un limite del 5% sulla volatilità annua ex-post. Il patrimonio viene investito per il 20% in azioni e per la restante parte in obbligazioni. I gestori sono: Allianz Global Investors GmbH, BlackRock Investment

Management, Candriam Investors Group, Credit Suisse S.p.a., State Street Global Advisors.

Crescita: finalizzato a massimizzare il rendimento entro il

limite dell’8% sulla volatilità annua ex-post realizzata, investe per il 44% in strumenti di natura azionaria e la restante parte in strumenti obbligazionari. I gestori sono: BlackRock

Investment Management e Candriam Investors Group.

Vi è inoltre un altro comparto, quello Sicurezza, che però è chiuso a nuove iscrizioni tramite switch e destinato ad essere completamente sostituito dal Sicurezza 2015. Definite le politiche di investimento sostenute da Cometa nell’offerta multi comparto, si arriva ad analizzare quello che più interessa nella stesura di questo elaborato. Il percorso del fondo pensione verso la responsabilità sociale inizia nel 2010 con l’adesione all’iniziativa, lanciata dalle Nazioni Unite,

Principles for Responsible Investment (PRI)69, con cui molti investitori

istituzionali si impegnavano sostanzialmente all’integrazione dei fattori ESG nelle proprie politiche di investimento. Coerentemente

80

con questi principi, Cometa ha definito le Linee Guida

all’investimento socialmente responsabile, che contengono indicazioni di carattere generale per la messa a punto delle modalità operative utilizzate nell’ottica dell’integrazione dei fattori ESG. Nella pratica il fondo a partire dal 2010 ha sottoposto il proprio portafoglio finanziario ad un’analisi di responsabilità sociale annuale al fine di verificare l’esposizione degli investimenti (per i titoli azionari ed obbligazionari corporate) ad eventuali controversie sociali ed ambientali ritenute gravi:

 violazione dei diritti umani da parte dell’azienda;

 violazione dei diritti dei lavoratori;

 verificarsi di incidenti ambientali rilevanti;

 violazione dell’etica del business (corruzione, conflitti d’interesse, ecc.);

 violazione dei diritti dei consumatori (scarsa trasparenza, insufficiente sicurezza dei prodotti, ecc.).

A tale riguardo, il Fondo Cometa ha scelto di utilizzare l’attività di

engagement come principale strategia SRI al fine di incoraggiare le

imprese verso comportamenti virtuosi e sostenibili. Per l’attuazione delle scelte di sostenibilità il fondo identifica VigeoEiris come advisor di responsabilità sociale in grado di assisterlo nell’implementazione degli impegni programmati. Si riportano di seguito le iniziative di

engagement in cui Cometa è coinvolta in prima battuta.

1. Climate change/banche PRI: iniziativa internazionale tramite

PRI avviata a luglio 2014 tramite una lettera sottoscritta dagli investitori istituzionali in cui si richiedono informazioni sulle pratiche delle banche nella valutazione del rischio climatico. Si vuole capire, in sostanza, in che misura le banche nella loro attività di finanziamento e di investimento tengono conto dei rischi legati al clima. Cometa ha deciso di aderire in qualità di

co-leader nei confronti di sei banche.70

70

Per approfondimenti si veda: Are banks prepared for climate change?, Impact Report 2015, Boston Common Asset Management.

81

2. Climate change/banche Assofondipensione: iniziativa italiana

lanciata da Assofondipensione in verità strettamente correlata a quella di cui sopra, ma destinata al mercato italiano degli investitori istituzionali. Avviata a novembre 2014 Cometa è in prima linea in questa attività di engagement invitando i fondi pensione negoziali italiani a sottoscrivere una lettera in cui si richiede agli istituti di credito trasparenza e informazioni sul loro approccio verso il cambiamento climatico. All’iniziativa hanno aderito 14 fondi chiusi italiani.71

3. Child labour: iniziativa italiana avviata nel 2015 in cui il Fondo

Cometa, in qualità di leader, ha organizzato una cordata di 32 investitori istituzionali per quanto riguarda il tema del lavoro minorile. Essa si ispira alle iniziative promosse da Unicef su un ampio spettro di tematiche relative al problema del lavoro minorile. 72

Oltre a queste iniziative di engagement, il fondo promuove altre iniziative riguardo alle pratiche SRI. Si tratta innanzitutto dell’attività di negative screening sul settore degli armamenti: Cometa nel corso del 2015 ha adottato una black list di imprese coinvolte nel settore delle bombe a grappolo e mine anti-uomo. Altra iniziativa è quella riguardo al PRI Montreal Pledge. Dal 2015 il fondo aderisce a questa iniziativa di 150 investitori istituzionali, sostenuta da PRI e ONU, con cui ci si impegna a misurare e rendere pubblico il

Carbon Footprint del proprio portafoglio di investimento. Si tratta di

un indicatore che esprime la misura delle emissioni di gas ad effetto serra associate direttamente o indirettamente ad un prodotto, un’organizzazione o un servizio. Il totale di queste misure rappresenta l’impronta del proprio portafoglio.

71 Per approfondimenti si veda: Vigeo Rating, Financing the climate change – La prima iniziativa di

engagement dei fondi pensione negoziali, 2015.

72

Per approfondimenti si veda: Vigeo Rating, Child labour – Iniziativa di engagement degli investitori

82 FIGURA 7: CARBON FOOTPRINT DI COMETA

Fonte: www.cometafondo.it

L’analisi di portafoglio sociale ed ambientale e l’engagement non influenzino in alcun modo l’attività dei gestori finanziari di Cometa, in quanto si realizzano solo successivamente alla fase di investimento.73 Sebbene le due fasi siano divise, il Consiglio di

Amministrazione decide comunque di informare i gestori sulle principali risultanze delle strategie SRI, al fine di incoraggiare anche con essi un dialogo sugli aspetti extra-finanziari degli emittenti investiti, in modo che le rispettive scelte di investimento risultino più informate e consapevoli.

73

Si ricorda dunque, con riferimento ai capitoli precedenti, come il Fondo Cometa adotta una tipologia di iterazione tra le analisi finanziarie in qui quella ESG avviene ex-post rispetto a quella tradizionale.

83

3.3I

L CASO

F

ONDAPI

Fondapi è il fondo nazionale pensione complementare per i lavoratori dipendenti delle piccole e medie imprese. È un fondo pensione negoziale, costituito in forma di associazione riconosciuta e operante in regime di contribuzione definita destinato ai lavoratori ed alle imprese che prevedono un contratto collettivo per le piccole e medie imprese di alcuni settori, firmato dall'associazione datoriale Confapi e dalle sue categorie e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. L’Assemblea è composta da 60 delegati, il CdA da 14 consiglieri e il Collegio dei Revisori da 4 sindaci. Tutti gli organi prevedono, come da regolamento, il rispetto del criterio paritetico di rappresentanza. Per quanto riguarda le attività esternalizzate, la funzione amministrativa e contabile è svolta da Previnet SPA, Societé Generale

Securities Services è invece stata selezionata come banca depositaria.

La componente assicurativa della gestione delle rendite è invece affidata a UnipolSAI Assicurazione SPA. Non viene esternalizzata l’attività di revisione contabile che resta in capo al Collegio dei revisori contabili. Introdotta la struttura del fondo pensione, si elenca di seguito l’offerta multi comparto, che prevede la scelta tra tre linee di investimento:

Garanzia: prevede una garanzia di restituzione del capitale in

alcuni casi, la politica di investimento ha come obiettivo la semplice rivalutazione del capitale investito ad un rendimento superiore ai tassi del mercato monetario. Si prevede un’allocazione del 92% in titoli obbligazionari e dell’8% in azioni.

Prudente: l’obiettivo è la rivalutazione del capitale investito

attraverso investimenti finalizzati a cogliere opportunità offerte dai mercati obbligazionari e azionari europei e esteri con una ripartizione del 75% in titoli di debito e del 25% in titoli di capitale.

84

Crescita: obiettivo di una rivalutazione del capitale più

significativa con un rischio maggiore. La politica di gestione prevede un’allocazione delle risorse per metà dedicate all’area obbligazionaria, per l’altra metà dedicate ai titoli azionari. Fondapi già dal 2008 ha avviato una decisa attività di investimento che tiene conto dei principi di investimento sostenibile. Esso collabora con ECPI group, consulente ESG che offre un’ampia gamma di servizi, dall’offerta di indici di sostenibilità ad un sistema di

rating. Sostanzialmente Fondapi, in riferimento alle opzioni

strategiche di integrazione di strategie SRI discusse nella sezione 2.4, ricade nella fattispecie del benchmark SRI “di mercato”.74 Nel

caso specifico il fondo pensione individua ECPI come index provider che lo assiste sia nei servizi di consulenza, sia come fornitore della licenza dell’indice. Nelle singole convenzioni Fondapi indica i

benchmark SRI per l’attività dei gestori finanziari. Tale strategia

coinvolge due dei tre comparti di investimento, ovvero il Prudente e il Crescita. In particolare si individua Anima SGR che gestisce mediamente il 50% della parte azionaria del comparto Prudente e la totalità della parte azionaria del Crescita, NN Investment Partners che gestisce mediamente il 50% della parte azionaria del comparto

Prudente, Pimco Ltd che gestisce mediamente il 50% della parte

obbligazionaria del Prudente e la totalità della parte obbligazionaria del Crescita, BNP Paribas SGR che infine gestisce mediamente il 50% della parte obbligazionaria del comparto Prudente. Durante il mese di ottobre 2017 Fondapi ha pubblicato un bando per la selezione di due gestori per tre mandati azionari con indici di sostenibilità forniti da ECPI. In particolare si fa riferimento a tre indici: uno azionario sostenibile globale dei Paesi sviluppati per il comparto Prudente (ECPI Global Developed ESG best-in-class equity Net return), uno azionario sostenibile dell’Euro-zona (ECPI Euro best-in-class equità

Net return) e uno azionario sostenibile globale Paesi sviluppati non-

Euro (ECPI Global Developed ex Euro ESG best-in-class equity Net

return) per il comparto Crescita.75 Nelle convenzioni di gestione

74

Si rimanda alla sezione 2.4 ed in particolare alla Fig.5.

85

però, non si obbliga il gestore finanziario a selezionare i titoli dell’indice ECPI, ma esso funge solo da parametro di riferimento in termini di rapporto rischio/rendimento. Potenzialmente il gestore potrebbe decidere di non investire in nessun titolo dell’indice sostenibile, che quindi non limita l’universo investibile, formalmente definito solo dall’exclusion. Infatti il fondo detta ai gestori una lista di esclusioni prodotte da uno screening negativo basato sul rating di

ECPI: non fanno parte dell’universo investibile i titoli inclusi

nell’ultima classe di rating dello stesso consulente ESG. Molto interessante appaiono infine le seguenti considerazioni contenute nel bilancio 2017 del fondo stesso: “L’utilizzo di indici socialmente

responsabili caratterizza le scelte gestionali di Fondapi per quanto riguarda i Comparti Prudente e Crescita. In virtù di questa prerogativa, le performance conseguite dai Gestori dipendono non solo dai mercati di riferimento e dalle proprie abilità, ma anche dal paniere maggiormente ristretto di titoli cui si è deciso di rivolgere l’attenzione. […] Sulla base dei dati a disposizione si può quindi concludere che la connotazione etica data ai Comparti, come per l’anno precedente, ha influito in modo modesto sulle performance, privilegiando tuttavia una scelta strategica rivolta all’investimento in compagnie che rispettano criteri condivisi di sostenibilità.”

3.4S

ULLE

C

ASSE DI

P

REVIDENZA

:

UN MODELLO DA NON

SEGUIRE

Lo studio presentato italiano passato in rassegna include, all’interno degli enti su cui si è andati ad analizzare le politiche di investimento SRI, le Casse di Previdenza. Esse, definite secondo l’ambito legislativo italiano Enti Previdenziali Ex. D.Lgs n°509/1994 e

n°103/199676, non sono propriamente accostabili ai fondi pensione,

poiché, se è vero che in termini strutturali e operativi vi è una certa coincidenza, è altrettanto vero che sono due strutture che giacciono su due perimetri legislativi differenti. Per prima cosa si differenziano

86

in maniera sostanziale dai fondi pensione poiché non fanno parte del secondo pilastro della previdenza, quello complementare. Le Casse sono infatti enti di previdenza obbligatoria, dunque di primo pilastro rispetto all’intero sistema previdenziale. Un approfondimento su questo tema, seppur possa essere considerato ai limiti dell’oggetto di discussione trattato, risulta di estremo interesse, sia perché rientra nell’ambito delle politiche di investimento di enti previdenziali e quindi tocca molti degli interessi che coincidono con quelli dei fondi pensione, sia perché può rappresentare misura di raffronto con i fondi pensione stessi, se non altro in tema di trasparenza e governo societario. Le Casse di previdenza per professionisti sono in tutto 20 nel panorama italiano, sono costituite in forma di associazione o fondazione, hanno come platea di riferimento varie categorie di liberi professionisti e, in taluni casi, di lavoratori dipendenti; 16 Casse presentano quale principale finalità l’erogazione di prestazioni pensionistiche di base, tre Casse hanno quale scopo l’erogazione di prestazioni aggiuntive rispetto a quelle dell’Assicurazione Generale Obbligatoria, mentre una Cassa è volta esclusivamente all’erogazione di prestazioni di carattere assistenziale a favore degli orfani di alcune categorie di professionisti.77 Esse sono arrivate a

gestire alla fine del 2016 oltre 80 miliardi di Euro per conto di 2 milioni di lavoratori. Appare evidente il ruolo che ricoprono all’interno del mercato previdenziale e le implicazioni che possono generare tramite le proprie prassi operative. Questa sezione si concentra in particolare su dove vengono allocate queste risorse e, soprattutto, con quali modalità si attuano le relative politiche di investimento, avendo come riferimento i processi con cui i fondi pensione, principale protagonista dell’elaborato, attuano le proprie.

77

Due delle Casse ai sensi del Decreto Lgs. 509/1994 (complessivamente pari a 15) hanno inoltre istituito al loro interno rispettivamente una e due gestioni patrimonialmente separate ai sensi del Decreto Lgs. 103/1996, destinate a specifiche collettività di riferimento.

87

Fonte: COVIP (2016), Enti previdenziali ex d.lgs n.509/1994 e n.103/1996, le politiche di

investimento, quadro di sintesi anno 2016.78

L’art. 14 del Decreto n°98/2011 annunciato ma mai entrato in vigore, sarebbe dovuto intervenire ponendo una disciplina apposita sui limiti all’investimento delle Casse. Tuttavia, l’iter di approvazione di tale regolamento non risulta ancora concluso alla stesura di questo elaborato. Non è avventato affermare che esse sono oggi gli unici investitori istituzionali che non debbono rispondere ad una regolamentazione unitaria in materia. Le implicazioni sono notevoli: l’assenza di regolamento nella gestione delle risorse permette una estrema libertà nelle politiche di investimento, che può portare ad una gestione non in linea con gli interessi dei contribuenti. Ad esempio l’assenza di vincoli nell’assegnazione dei mandati di gestione e nessuna richiesta di particolari competenze finanziarie al gestore non sono evidentemente garanzia di trasparenza. Altro

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