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Genova , Settembre 1868

DOCUMENTO XLI

Credenziali di Cova D’ Uria, ambasciatore della Repubblica a Cesai e.

1547, 18 gennaio (E s ta d o , Leg. 1379, fol. 7 1 )

Sacra Cesarea et Catholica Maestà

L ’ esbibitor di questa, Sacra Cesarea et Catholica Majestà, sarà il magnifico Ceua D o ria, orator di questa sua deuotissima R epublica, qual destiniamo a detta V . C. M. per le poste a ralegrarsi delli felici successi delle alte c sante imprese di Y . C. M ., et a fin di rimostrargli come.siino successi, per la verità, li disordini e tristi effetti causati dal conte Fiesco in questa Città,

la notte venendo il terzo di genaro, e con quanto ardor per noi bene e presto se gli sia riparato. Si degnarà per questo V. M. credergli come a noi stessi, se presenti fossimo.

Che il Signor Dio augumenti la felicità, conserui la persona e prosperi li successi di V. G. M ., deuotissimamente e con ogni hum ilità ràccomandan- dosegli ( 1).

Da Genoua, alli x v m ,di genaro del. x l v ii. D i V. S. G. C. M.

hum ili et deuotissimi seruitori

Duce e Gouernatori della Repubblica di Genoua.

Ambrosius.

( 6 7 )

DOCUMENTO X L II.

Don Ferrante Gonzaga sognala a S. M. la partecipazione di Francia noi disegni del Fieschi, la necessità di denaro in cui si trova, e le risoluzioni prese dalla Repubblica per punire i ribelli.

1547, 19 gennaio.

(E stad o , Leg. 1194, fol. 3 )

Per le m ie che ho scritto di Alessandria, V. M. rimane auuertita del fermine in che restauuno le cose di Genoua, le quali fin hora sono in quel medesimo.

Con questa non ho da dire altro se non che dalle espie che io mantengo in Piemonte fu presentito il successo di quelle; ma per non auer voluto dare loro credilo quel tale a cui speda principalmente di mandarmi gli avvisi di quella parte, io ne rimasi inauerlito, si come V. M. intenderà per la copia di una lettera del medesimo che doueua mandarmi il detto auuiso, il quale accusa se stesso, et dice quel più che V. M. potrà vedere per detta copia alligala. Questo dico acciò quella possa ritrarne quello che ne ritraggo io, cioè che francesi ne siano stati partecipi, a confirmatione della pratica la

(’ ) Questa lettera può vedersi del pari nel Bernabò-Brca ; il quale pubblicò eziandio le credenziali fornite dalla Signoria allo stesso Cova pel ministro Granvela (p. 4647).

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di P ii 1 mC° °n° PCrsuaso medesimi attuisi a credere che il duca inticraniPìU " , * 7 " ^ ^ ^ “ so/o> * wo* lo °red°

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1 ^ C> ^°Passat0> et h°ra nuovamente dal successo di Genoua, alterarla ! * ' 7 * T ° , ^ atte “ paUre’ ct 9m nl° Poco successo basti ad Per tini , l

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*’ Stmdo> come hora stanno, in bisogno di ogni salute, siderarp V ^ M hauerd fatto intendere al secretano Riccio, el con­

di danari V f T ’- ^ ** mmdai a ProPorre, da cavar qualche somma la sunnli, n 1 en:' a Vl 0>^ ne ei di respecto per tutte le necessità repentine, decti L j ™ente che v09Iia consentire che si usi delli espedienti pre­

onore I CaUare deUa S°mma ’ Penhè p0SS0 dtre a V• M > sul mio r • SC n0H ^ ene <l ua^ ie notabil somma di danaro, da arimediare caSl impromisi, ella facilmente riceverà qualche gran diservicio, hauen- coi) ^ 1 lC Uta ^ P>0>(a nel detto successo di Genoua, nel qual io mi trovai otta t/m 7 Ct p0le>0 ^ danaro e di espedienti, che se non erano quelli siccome T ° ^ arrani> depositati presso il Capitano di Giustizia, t0 . B *nf0> mataS quali si trouarono prompti, era impossibile che sandri ^ ^ l>° ° ^Ual(ro 9^ornh dopo inteso il caso, andare in Ales- se j P>ouuisione alcuna di quello che feci; la qual dilac.ione, sè stp 0ccdeuan° P™ °^re secondo il principio, V. M. può giudicar per di dan ° C°n^US*0ne m c^ie sarei trovalo in tanta scarsità et penuria t 1 iwedi. Pct che di nuouo supplico V. M. che vi facia la prouuisione.

che D i1 /e,UUla ^ ^eUera M V- M. delli x , in risposta della mia del ili; el poi non m' ^ 0m*st0 0PPorlunamente al rassetto di Genoua, come ho detto, dpi le Gj(X e con questa risponder altro, se non che il podere di vendere aeue entrate di V Jlf fin •>

command ) ' ' a cinquanta mila scudi, si conseruerà ( se così quella esser cert ^ ^ & necess^ 1 c^e potessero occorrere, potendo V. M.

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n°n SÉ He usera se non in caso simile a quello per che Ella

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pubblica l ^ 01 e ^ ue>0a auuisa che genouesi hanno determinato di et di nmr 1 C0Hte ^ ^ iescù et i fratelli complici del trattato per traditori, quelle. In ^ C01\t r 0 ^oro> el far atterrare le abitazioni et case di Repubblica h> * ^ ^ 3 perc^ie intenda la diuotione, che quella

Pubblica le mostra ogni hora più in questa occasione ( ’). . . . . .

tampato in corsivo era, nell' originale, scritto in cifra.

( 6 8 )

( « » )

Avviso dell’ agente segreto di Spagna in Piemonte, al Gonzaga, del quale si tratta nel Documento precedente.

-lo47 . . . gennaio (E stad o , Leg. 1194-, fol. 4 )

N o n posso m ancare, dipoi di hauer fatto uno fallo, di manifestarlo, per non com m ettere d ue errori. Però V. E . sappia che sono quindici giorni, o circa, che io fu i auuertito dal mio homo come si douesse guardare da uno trac- tato q u a l si faceua in Genoua ; et io, estimando tale cosa fora di ogni sospetto, non presunsi darne notizia alcuna a V. E ., dubitando che Ella estimasse tale cosa essere uno sogno; anzi io li scrissi che m i m erauigliaua che douesse scriuere sim ile auuiso, et così poco verosimile et discosto tanto da ragione. Et se bene al presente scriuerlo non porta fructo alcuno, però ne ho voluto dare auuiso a Y . E ., perchè resti ancor più confermato che questo era tractato di in im ici praticato da lunga mano.

DOCUMENTO X LIV .

Altra lettera del Gonzaga, per avvertire Cesare come il Famose abbia paté le terre dei Fieschi poste nel suo Ducato.

1347, 19 gennaio (E stado , Leg. 119 4, fol. 3 1 5 )

11 duca di Piacenza ha mandato a farmi intendere che due delle terre che erano del conte di Fiesco, cioè il Boroo di Valle di Taro et un’ altra che dice non esser di molta importantia ( ' ) , sono sotto la sua giurisditione di Parm a;

et che per questo egli ne ha preso il possesso; et mi prega a non volere m andare in quelle a nome di V. M ., poiché sono cose sue. Ho risposto che io non posso lasciar di mandare in ogni loco che sia compreso nei beni di

DOCUMENTO XLIII.

(’ ) C a lìsta n o , di cui si parla anche nei Documenti X X X V II e L.

detto Conte, perchè hauendo egli commesso una ribellione tale contra Y . M., era giusto che tutto il suo venisse in m ano di lei prim am ente, et che non essendo stalo ribelle a lu i, non credeuo che gli fusse lecito il pigliarsi cosa alcuna di suo; e che per tanto io Io pregaua a non volere im pedire quello che è stato com incialo, potendo esser certo che se così hora si pigliaua la possessione di delte terre in nome di S. M ., quella nondim eno gliele fa­

rebbe dare, subito che egli facesse constare che fossero le sue, come egli dice.

Con questa risposta il suo (legato?) si è partito, nè so quello che risoluerà detto D uca; ma del successo V. M . sarà auuisata.

Scrissi da Alessandria che manderei ad in tim ar alle terre del detto conte di Fiesco che si douessero rendere a V. M ., et che resistendo userei della forza. Saprà hora V. M . che alla detla intimatione si è resa Pontrem oli, et ha giurata fedeltà. È vero che tre castelli che ci sono den tro , in uno dei quali era uno de’ fratelli di detto Conte, che poi se ne è fuggito, si tengono ancora a nome dei Fieschi da certi soldati che il fugg iliuo vi ha lasciali dentro. Ho mandato a far loro l’ ultimo protesto, et se contrasteranno, vi m anderò gente con artiglieria fin al numero di m ille fam i; et già l’ artiglieria è commoda et vicina a quel luogo; et la compagnia dei spagnuoli eh’ è stala fatta per la guardia di Siena, camm inerà a quella volta. La medesim a fe- delità hanno giurata alcune altre terre del detto conte di Fiesco vicine al Tortonese, però terre aperte, et al borgo di Val di T aro , occupalo come ho detto dal duca di Piacenza, mi risoluo di m andar pure uno trombetta perchè si renda a V. M ., la quale auuiserò poi di quello che sarà seguito.

Bascio le mani a V. M ., pregando alla sua imperiai persona ogni felicità.

D i M ilan, alli 19 di Genero \U1.

D i Vostra Sacratissima Cesarea y Catholica Magestad

humilissimo sobreditissimo seruidor y criado ( 70 ;

Fernando Gonzaga.

( 71 )

Il Figueroa soggiunge a Cesare nuovi particolari sui moti fliscani, c sullo stalo degli animi in Genova.

4 547, 4 9 gennaio (E stado, Leg. 1379, fol. 2 1 0 )

Sacra Cesarea e Catholica Magestad.

Teniendo escrita la que sera con esta, que es duplicado de la que escreui con el embaxador desta Repubblica, he reciuido la carta de V . M. hecha alos x en la noche, en respuesta de la mia que escreui a los tres dando auuiso del caso subgedido en esta giudad. Despues ha V. M. recib'do las que esgrebi con Portillo correo alos cuatro, y alos siete con otro que vino de Esparla, por las quales daua quenta a V . M. particularmente en los terminos que estauan las cosas de esta ciudad, y corno se yuan aquietando los animos de algunos que los tenian alterados, lo qual se ha ydo continuando; y las galeras se van proue- yendo y poniendo en horden, y està Reppublica ha dado horden de hazer alguna gente para estar con mas seguridad. Yo he dado parie al principe y a esta Republica de lo que V. M. me mandò escreuir en su fauor y ay uda, en caso che fuera menester; de lo qual esla Republica ha sentido mucho fauor, y alegria de la memoria y guydado que V. M. ha tenido dellos, de io qual parece que estan m uy obligados; y cierto la mayor parte de las gentes de bien, especialmente los gentiles hombres, todos son aflicionados al seruicio de V. M ., y conogen que no pueden viuir sin los reynos y seriorias de V. M .; mas la m ala voluntad que los otros del pueblo tienen, no da lugar a que tengan este conuincimiento. Todavia faltandoles cabeza, no creo que subcitaran al presente otro m otiuo, sino fue se en muerte del Principe; el qual parege que ha sen­

tido que V . M . sea ynformado que lo que el Conde hizo fue por enemistad par- licular que tubiese con Juanetin (’); lo qual, a lo que yo puedo alcanzar, el le tenia m ala voluntad por que tenia ymbidia de que fuese mas en esta giudad que no el; mas esta mala voluntad no se la m oslraua, antes conuersaban y estauan yuntos, y agora mas que nunca, por el casamiento que el marques de Masa auia hecho con la hermana de Juan Doria, que heran cunados, y por lo que el Conde h izo , y cada hora se va entendiendo, su yntencion hera ha/erse

(’ ) V. Documento XL.

DOCUMENTO XLV.

' r e e i sta giudad, y tenella tiranizada y roballa, y m a ta r a todos los que parecieua quo lo podian contradezir, para lo qual pensaua valorse del ' 01 e F ra m i.i, |>>»ru ollo y para salir eoa osto lo parecia que no lo podia .in matar a Ju a n D oiia y al principe, si tubiera lug ar para elio, y de- sarm ar las galeras conio lo h iz o ; y esta hera cosa tram ada y platicada de ios tas, poio Dios no le dio lu g ar, para que pudiese efetuar tanto mal corno el tenia pensado.

r ^ -|eij ^ "«go à Marsella; y , segun dizen, fue re o i a, por quo los dixeron que està giudad quedaua por el Conde, y n l r jUU° ^ ° r 13 ^ ° Sta a'a 001 le creo que los franceses

, " " C 10 eniostra?ion, por que el caso no sugedio conio pensauan; quo de otra m anera lo vbieran hecho.

esciiui à V M . corno esta Republica auia helegido por su duxe a Be- entil, ti qual muestra ser m u y gran seruidor de V . M .; y para con­

ai e , u buena voluntad sera bien escreuille una carta en m i credencia de la que se escribiere en generai a toda la Senoria en respuesta de la u y aj y asimismo al cardenal D o r ia , y alos demas que *V. M . m andare de Jos que se han mostrado seruidores de V. M .

E-ta R ipub b lica ha ym biado oy dos galeras con algunos capitanes y gente, p a ia tornar la posesion de '\ ares y Roca Tallada; y el Principe dize que lo ha- zen por que han entendido que un Conde de los del condado de Plagencia (jueria^ \cnir a ocupallos, con titulo que fueron dados en dote a uno de su l ontremol se rindo à don Fernando, y lo mismo haran los otros lu ­ gares, fuera de M ontojo, que tiene vn castillo fuerte.

E l coionel Agustin Spinola està aqui; el qual viendo que la ciudad està quieta, ha dico oy al principe Boria que si le par esce que se vaga; y el le ha icio que le pai esce que lo puede hacer, pues està tan cerca. Yo creo que es menester que, tratandose de su estado en esta giudad, corno lo hauia acor- ado d \ . M-, que se haga tan delicadamente que no se de sospecha al prin­

cipe Dot ia de ning'una cosa, porque es tan geloso desta su preminenda y au- oridad, que no quiere dar a torcer su brazo aunque se ha visto en la cesidad passada, y tanto mas estara recatado, siendo Spinola che si fuese l 0 > y hauiendose de hazer, lo qual es muy necesario, ha de ser de manera q e salga del. l o he tentado à micer Addan de largo lo que ocurre al P incipe Doria paia la conseruacion desta giudad, y que permanezea en la n que esta, y en seruicio de V. M. ; y hame respondido que mientras I -ipe Doiia viuieie se conseruara corno està, y que quando el viere q se puede consei uar desta manera, que el mismo sera y ayudara para

que osta ciudad quede perpetuamente a la deuoc,ion de V. M. Yo le he di­

cho que V. M. no quiere dellos otra cosa, sino la auctoridad y pr e eminenda imperiai, y que no venga en poder de quien V. M. redba desseruicio; y que liagiendo esto V. M. no fattura de ayudallos y fauoregellos, corno siempre ha hecho ( ’).

E l Principe ha reciuido m uy gran darlo en sus galeras, por que demas de los forcados y esclauos que se han perdido, faeron saquendas las galeras, que no les qnedò sino el artilleria. No se si tiene objeto al estado del Conde, aunque el ha dicho que no. Misser Adan me ha dicho que suplica a V. M. se acuerde de m andar dat' horden que sea sastisfecho de lo que ha de auer en el Estado de M ilan, para que pueda remediar a las negesidades del Principe.

Antonio Doria ha llegado esta mariana de Napoles por tierra.

Nuestro Seiior aumente y ensalze el soberano estado de V. M., con acre- centamiento de muchos reynos y serlorias.

De Genoua, a los x ix de Henero 1547.

De Vostra Sacratissima Cesarea Catholica Magestad

m u y vm il vasallo que los Imperiales pies y manos de V . M. besa Goinez Suarez de Figueroa.

( 7 3 )

DOCUMENTO X LV t.

Avviso in cifra spedito dal Segretario Montesa al Gonzaga e al P’ Oria, circa le mosse de’ Fiesclii.

■1547, 21 gennaio (E stado, Leg. 1 19 4 , fol. 3 2 8 )

Y ll.mo y E x.1110 Serior.

E n esta hora me auisau que es venido a Mirandola vno de los Fie- scos,' acompanado de algunos cauallos de Pero L uis, à demandar ayuda de gente y dinero al conde Galeoto y à Petro Estroci, para guardar giertos castillos suyos ala deuocion del Rey de Francia; a lo qual dize que le respondieron que no podian hazer nada, mas que auisariau que

(*) Cifra.

el embaxndor de Francia a q u i, cl qual ha embiado su seruicio a la M iran­

dola sobre esto, y dize que han deliberado que osto em baxador auise al Rey con diligencia, y eutretanto que procure de eutretenerse el Fiesco lo meyor que pudiese. Dame parescido auisai1 dello con diligencia a V. E . y al Seiior Principe, por que con el tiempo se podria celar alguna otra M irandola en Italia.

De ^ u e c ia , à 2-2 de E nero, lo i7 .

( 7 4 )

d o c u m e n t o x l v i i

.

Il D Oria avvisa Cosare della resistenza che oppongono i Fieschi fortificati nel castello di Montoggio, il quale minacciano di consegnare alla Francia quando più non si tro\ino in istato di continuare nelle difese da soli. Però la Si-gnoiia, a persuasione di lu i, si dispone ad inviarvi contro buon nerbo di

milizie.

1547, 25 gennaio (E stad o , Leg. 1579, fol. 1 02 )

Hauendo già per altre quattro m ie auisato V. M. degli accidenti passati ia questa città, non accade più fastidirla d ’ altra replica, m a solamente ag­

giungerle che non si è mancato, nè si manca lutlauia, di proueder a quelle cose che sono più necessarie per la quiete e conseruatione di detta Città al seruitio di \. M. E t perchè questi Fieschi tengano ua castello qui presso una legua e m ezza, assai forte, chiamato Montobio, il quale è sempre stato un receltacolo di ribaldi et di banniti, et oue adesso la maggior parte di questi rebelli si sono ridutti; li quali minacciano di darlo a francesi quando più non potranno d ife n d e rlo , et già ne sono corse pratiche, che sarebbe causa di grandissima altera tione et disordine se hauesse elfetto ; ho persuaso pei mio debito alli Goueinalori della Città, che, per assicurarsi d ’ogn’altro incon- ueniente maggiore, non mane si no di far la spesa per pigliarlo; al che tutti prontamente sono condiscesi, conoscendo mollo bene la necessità che si ha di farlo, et cosi fra uno o due giorni li inuieranno una compagnia di fanti, per cominciarlo a tener restretto. Però, desiderando sempre procedere in tulte le cose loro con buona satisfattione et notitia della M. V. hanno ordinato all’ a m ­ bassatore loro che gli ne parli, e la suplichi resti seruita non solamente di prestarli

il consenso et autorità sua, ma di fargli gratia dal detto castello, po iché, come ho detto, questa Republica suplirà alla spesa che farà di bisogno per pigliarlo.

E t perché anche vicino a quello resta un altro loco di detti Fieschi, chiamato lo rrig lia , che per il comercio potria sempre generar sospitioni o qualche in­

sidie, quando fosse in mano d’altri, suplicano similmente a V. M. sia contenta farli gratia così di l’ uno come di l’ altro, che se bene ha da esser la spesa maggior che l’ utile, sarà di grandissima satisfattone et contentezza a tutta questa Città veder con queste demostrationi che V. M. habbi a caro la quiete et conseruatione di essa al suo seruitio; et io particolarmente Io re- ceuerò in singular gratia et mercede da quella.

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