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Domanda #3 Restando sempre nell’ambito di dare un senso, quali sono le occasioni in cui si interroga in modo particolare sui temi relativi alla vita e la morte?

domanda, come mi risponderebbe?

4.4 Domanda #3 Restando sempre nell’ambito di dare un senso, quali sono le occasioni in cui si interroga in modo particolare sui temi relativi alla vita e la morte?

Entriamo ora nello specifico di uno dei Perché? per antonomasia, forse il più rappresentativo degli interrogativi inerenti la significazione:

Patty: Perché è il senso di tutto… La dimensione della spiritualità la vedo tanto al dare il senso

alle cose, ai percorsi, alla vita allo stare al mondo come si usa dire, quindi è un continuo mettermi in relazione a questo tipo di tematiche perché da sempre fa parte di me...

Anche in questo caso emerge l’assenza di occasioni rigorosamente definibili come regolari o prestabilite. L’accento è dunque messo su quelle d’ordine più estemporaneo aventi una forte connotazione emotiva, tanto individuale quanto collettiva:

Luca: Bhé, credo quando occorre dare una risposta razionale a fatti che hanno un’incidenza

emotiva altamente devastate [...], bhé i temi della morte e della vita sono dei grandi pugni allo stomaco, non puoi lasciarli andare così e dire “No, vabbhé, c’è una spiegazione razionale a

tutto…” … Belle ba**e… Marca giù: “Belle ba**e!”…

Dei due nuclei tematici (Vita e Morte), la seconda è quasi certamente più emblematica, evocata sia in potenza, in occasione di malattie delle quali la morte è con elevata probabilità il decorso finale (per loro stessa natura o perché colpiscono persone rese fragili patologicamente e/o anagraficamente):

Nicolas: Oggi stavo parlando con Xxxxxxx, lui ha una brutta malattia. Mi fa riflettere, questo…

[…] Io spero che se ne tiri fuori, però c’è una probabilità che Xxxxxxx… Con lui sono cresciuto all’interno della Fonte… Facciamo le corna, eh! Se dovesse succedere qualcosa, è una botta della Madonna…

sia in atto:

Roberta: Sicuramente quando c’è un decesso, e qui in laboratorio devo dire che due o tre volte all’anno abbiamo delle persone che ci lasciano…

Questo indipendentemente dalla natura della dipartita, avvenuta quindi per cause naturali, incidentali ma anche volontarie: in due interviste è stato infatti evocato il tema del suicidio, tanto come tentamen quanto come effettivamente portato a compimento:

Roberta: Poi abbiamo anche quei casi in cui c’è qualcuno che tenta il suicidio, che ne parla, e

questo riporta ovviamente sulla tematica…

Giovanni: E qui vedevo a livello di alcune persone che non erano pronte ad affrontarlo [il tema

della morte, N.d.A.]… Magari nascondendola, non dicendo com’è andata in certe situazioni… Secondo me non è mai il modo corretto, perché se poi c’è una verità quella di solito esce, quasi

sempre… Però lì, l’agire rispetto agli utenti… Dobbiamo preservarli, proteggerli da qualcosa che poi concerne tutti… Non so cosa o da cosa si vuole proteggere, ma… Era stato un tema di discussione che io non avevo condiviso, c’era stato un modus operandi rispetto ad un suicidio, avvenuto da parte di un nostro utente, che si voleva nascondere, quindi trasformare in un incidente…

Su mio suggerimento, in un’intervista sono emersi i temi dell’accettazione e dell’accompagnamento come conseguenza tanto della prospettiva di morte (per i diretti interessati ed anche per tutti gli altri) quanto del già avvenuto decesso (per chi è rimasto), con un’interessante riflessione sull’inutilità della prima (l’accettazione) e l’imprescindibilità del secondo (l’accompagnamento):

Aronne: Quindi, mi stai dicendo che c’è anche tutta una questione di accettazione e di

accompagnamento…

Luca: Allora, l’accettazione… No, è così e basta. L’accettazione è una ca****a, ma

l’accompagnamento invece è determinante in un processo di risoluzione di questi nodi, perché… Accettare… Accetto o non accetto, è così. È come poi accompagno o vengo accompagnato in questa situazione, che fa la differenza.

Poche, come detto, le occasioni formali che siano completamente avulse dalla contingenza di un lutto:

Roberta: Sì… A meno che non si faccia una riunione “filosofica” sul tema…

Aronne: È già successo?

Roberta: Di parlare così della morte? [Lungo istante di silenzio] Allora, abbiamo parlato in una

conferenza, di tematiche legate alla morte…

Aronne: Una conferenza nell’ambito della fondazione o esterna?

Roberta: Nell’ambito della fondazione.

Aronne: Un’occasione, anche qui, molto puntuale…

Roberta: Sì.

Meno “sensazionaliste” di quelle sulla morte, le riflessioni sulla vita non sono tralasciate, anche se sono rese in maniera meno evidente, forse perché in parte assorbite dalla quotidianità:

Artemisia: E sulla vita [rifletto] ancor di più [che sulla morte, N.d.A.], in quanto anche a qualità di vita, a risorse per far fronte alla vita… Perché il nostro lavoro si basa anche sul saper tirar fuori le risorse della persona [… per] riuscire a vivere una vita che sia soddisfacente per la persona, perché poi ciò che è soddisfacente per me non lo è per un’altra persona…

Anche in questo caso, non mancano delle occasioni più formali dettate dalle esigenze del contesto:

Artemisia: Ci sono occasioni, sicuramente quando fai i bilanci, o quando compili i PSG [Programmi di Sviluppo Globali, N.d.A.].

ma la maggior parte sono solitamente più estemporanee, esulando magari in parte gli aspetti squisitamente più inerenti la sfera lavorativa:

Artemisia: Oppure quando l’utente ti chiede di parlare di alcune sue problematiche, private o meno, poi lì è vero che siamo sul posto di lavoro, ma a volte i discorsi chiaramente inglobano tutto, perché una persona è un tutto. Poi è vero che noi ci occupiamo principalmente del côté lavoro, però l’ascosto e qualche consiglio c’è sempre…

Patty: Magari che so durante una grigliata mi è già successo di vedere qualche utente stare bene,

rilassarsi e questo mi fa piacere, e questo mi mette già nelle condizioni di andare in quella strada… A chiedermi cosa senta.

In un’intervista è emerso pure l’interrogarsi su come un’utenza come quella di Fonte 2 si possa porre dinnanzi alle tematiche in esame, declinato in un’ottica di sempre maggior consapevolezza delle proprie percezioni al riguardo del tema stesso:

Patty: E poi diciamo che il contesto ti invita a riflettere con una maggior profondità perché non è

chiaro come la malattia psichiatrica si ponga davanti al tema della morte del lutto eccetera…

Uno spunto finale riscontrato nei discorsi di due interlocutori è la questione inerente

l’influenza dell’età anagrafica sulle riflessioni al riguardo della tematica della morte – interessante è notare come entrambi abbiano due approcci al tema sia quasi speculari fra

loro, ma entrambi vertenti alla stessa conclusione –:

Nicolas: Ventisei anni che sono alla Fonte… Chiaramente, ventisei anni fa, avevo un’altra età… […] Nel senso, quando hai vent’anni il discorso della morte è sempre meno confrontato, non è che la vedi molto spesso, insomma, frequentando i tuoi coetanei (o quelli un po’ più vecchi di te), non è che sono tanto vecchi, quindi, difficilmente…

Patty: Sarà anche l’età, perché più si va in là con gli anni e più si entra in questa dimensione [riflessiva, N.d.A.] …

Riflessioni che trovano riscontro nella letteratura, la quale è concorde nell’affermare che gli interrogativi spirituali, specie quelli dell’elemento in questione assumono “una sempre

maggiore importanza con l’invecchiamento: negli anni della maturità, le persone [...] toccate dalla malattia e dai lutti, divengono più introspettive” (Cipriani, 2010, p. 185).

Come già detto per la prima domanda, emerge anche qua la tendenza a non indicare come significative occasioni “ritualizzate” in quanto tali, ma piuttosto il concentrarsi sugli accadimenti in sé stessi (p.e.: la pausa caffè può essere la cornice dove la tematica può essere sviscerata, così come una riunione bisettimanale o una supervisione, ma tali occasioni fungono da supporto alla discussione, non da pretesto per la medesima). L’incidenza di alcune parole chiave ricorrenti per le occasioni formali è probabilmente dovuta a questo prestarsi a fare da scenografia, ma non ad originare la discussione; scintilla di quest’ultima è sempre un’occasione estemporanea (tutti i partecipanti hanno citato i lutti nel senso più lato del termine, ma anche una malattia cronicizzata può dare il LA alla riflessione).

4.5 Domanda #4 Continuiamo nel campo del dare un senso… In quali occasioni riflette