Il Santo, nel suo delicato riserbo, non volle definire se fossero veri sogni divini, o parabole create nel dormiveglia dal suo genio pedago
gico; tuttavia l’origine soprannaturale dei sogni più notevoli è suggerita dalPessersi stupenda
mente verificate le visioni profetiche, contenute in quelle pitture fantastiche.
È noto che una specie di scienza nuova è stata inaugurata dagli studi del Freud, la psica
nalisi, o studio scientifico dei sogni. La super
stizione antica e moderna cercava e cerca nel lavorìo notturno dell’immaginazione la chiave dell’avvenire. Freud al contrario domanda al sogno d’informarlo sul passato del dormiente, specie sulle cicatrici psichiche, che l’esperienza della vita ha lasciato nella sua affettività.
Il sogno è un cammino retrogrado, dal pen
siero razionale al gioco associativo delle specie fantastiche, non più disciplinato dal controllo della ragione e della coscienza. E così, il film
intrapsichico del sogno si smarrisce nel labirinto dell’assurdo, delle condensazioni più sconcer
tanti, dell’anacronismo e del guazzabuglio.
Ma tutte queste constatazioni scientifiche ri
dondano a una conferma del soprannaturale nel sogno profetico dei Santi e di Don Bosco. Se l’intelligenza, che è la facoltà ordinatrice, pren
de solenni abbagli quando s’attenta a predire il futuro, tanto più sarà incapace di esplorarlo la fantasia, sguinzagliata nel caos del suo ar
ruffìo notturno. Dunque, per ragione dei con
trari, i sogni di Don Bosco, che con ordine, pla
cidezza e splendore « narravano » il futuro, non erano i sogni comuni, non potevano dipendere dalle leggi naturali della fisiologia, ma scende
vano dalle altezze della divina ispirazione.
Con tutto ciò non è necessario negare che la materia plastica delle visioni notturne di Don Bosco già preesistesse nella sua forte im
maginazione, nutrita di letture storiche, poe
D on Bosco intravede in sogno
il vasto campo di lavoro
aperto ai suoi Figli nel mondo
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tiche e bibliche, che sono le più acconce a rin
focolarla. Si potrebbero ritrovare quasi tutti gli elementi delle sue allegorie nei sogni celebri del
l’agiografia cattolica, dai giardini paradisiaci, o dalle visioni di Satiro, Perpetua, Felicita fino all’incubo della madre di Sant’Andrea Cor
sini, che si vide in atto di dare alla luce un lupo, il quale poi, entrato in una chiesa di Carme
litani, ne usciva candido agnello, raffigurante la prodigiosa conversione del figlio.
Ma sia pure fosse già preparata in Don Bosco la tavolozza, preparati i pennelli: resta sempre che solo lo Spirito di Dio poteva servirsene per tracciare gli armoniosi disegni, verificati dalla Storia.
Forse i sogni di Don Bosco volevano anche dire un’altra cosa. Il santo pedagogo, che con
cedeva generosamente alla gioventù tutto lo sfogo legittimo della sua incontenibile vivacità, sapeva poi anche trasformarla in modo che non si sarebbero più riconosciuti i ragazzi assordanti d’un quarto d’ora prima.
quiete! Parla del Giudizio, del Paradiso, dell’in
ferno, della Santa Chiesa, del Papa, delle Mis
sioni... Annunzia che l’angelo della morte entro un mese toccherà uno, due dei presenti, perchè lo seguano al tribunale di Dio... Poi evoca il sorriso materno dell’Ausiliatrice che avrà un giorno la sua reggia in Valdocco, là dove i tre martiri torinesi Solutore, Avventore, Ottavio, segnarono col loro sangue il sito a tutti igno
to, ove si sarebbe innalzato l’altare maggiore della basilica salesiana.
Cento e cento bocche si aprono... gli occhi si dilatano... i cuori rallentano i battiti!... Una cor
rente soprannaturale elettrizza le giovani anime, e le prepara a un domani più virtuoso, a riso
luzioni eroiche.
Appena i claustri benedettini conobbero sif
fatte mezz’ore di raccoglimento intenso, di si
lenziosa contemplazione statuaria, che il Veg
gente di Valdocco imponeva a centinaia di ragazzi dall’argento vivo addosso.
IL G R IG IO
Nella vita di D on Bosco uno dei fatti più suggestivi, e che ha quasi del leggendario, è l ’apparizione di un cane misterioso, il quale in circostanze pericolose difese il Santo dalle violenze di malviventi che volevano ucci
derlo o nuocergli. Un aiuto provvidenziale, in quel sus
seguirsi di attentati mortali che dal 1853, dopo l’inizio della pubblicazione delle Letture Cattoliche contro i protestanti, divennero così frequenti.
Don Bosco stesso racconta un episodio avvenuto sulla
Luigi Bogliolo Ausiliatrice, Don Bosco fu assalito da inconte
nibile commozione. Più di quindici volte ruppe in lacrime. Riuscì a stento a terminare il sacro rito. La ragione di quella commozione fu l’aver chiaramente veduto la trama soprannaturale che illuminava tutta la sua missione, Paver sentito riecheggiare nelPanima, con una vivezza straor
dinaria, le parole che la Vergine, un giorno assai stata regalmente mantenuta dalla Vergine Ausi
liatrice, le lacrime del bimbo di 9 anni, ignaro e spaventato, si mutavano ora in lacrime di commozione; il sogno era divenuto una mera
vigliosa realtà.
La vita di Don Bosco, delle sue opere, delle sue iniziative, della sua Congregazione, s’iden
tificava quasi, anno per anno, con la storia dei suoi sogni. Fu certamente questo uno dei motivi che fecero dire a Pio XI: « In Don Bosco lo straordinario era divenuto ordinario ». Eppure, proprio Don Bosco dava poca importanza ai suoi sogni (che altri invece chiamavano visioni), e forse non ne avrebbe mai parlato se non fosse intervenuto l’esplicito comando di Pio IX.
A vedere lo straordinario nei sogni di Don Bo
sco furono due personaggi che ebbero certa sembrasse straordinario nell’ispirazione della sua opera. Nove anni più tardi, nel 1867, lo stesso
I numerosissimi sogni che accompagnano la vita di Don Bosco, dall’infanzia al glorioso tra
monto, sviluppano una trama precisa: quella intraveduta nel primo sogno. Ogni sogno svi
luppa il primo sogno, lo precisa, lo amplia, lo chiarisce, lo ribadisce. Tutti formano un intrec
cio organico, un tutto vivo: la storia della preventivo), l’intervento soprannaturale nella pedagogia salesiana: la presenza di Gesù e della piombato in un profondo abbattimento morale:
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ne era inconsolabile. Nel sogno viene aspra
mente rimproverato di aver riposto la sua fi
ducia più negli uomini che in Dio (Ai. B. I, 218). Sarà un insegnamento che Don Bosco non dimenticherà mai più. Sarà d’allora in poi l’uomo della fiducia illimitata nella Provvi
denza, fiducia che Iddio ricompenserà molte volte in maniera prodigiosa.
A 16 anni (1831), mentre tutte le vie sem
brano chiuse alle sue aspirazioni, un nuovo sogno, che ripete e sviluppa il primo, viene a rassicurarlo: egli continuerà i suoi studi, diven
terà sacerdote, sarà capo di molti giovani. Riap
pare nuovamente la misteriosa Signora ad affi
dargli un gregge numerosissimo e a promettergli formazione spirituale che il piccolo Domenico Savio paragonò appunto al lavoro del sarto: « Io dolcezza e la persuasione.
Nel 1844, a 29 anni, ormai giovane sacer gloria). È l’anticipo dello sviluppo dell’Oratorio e il futuro sorgere della chiesa di San Francesco di Sales, prima, della basilica di Maria Ausilia- trice, poi. Ma in questo sogno vi è di più: non vede soltanto la trasformazione di giovani di
scoli in miti agnelli, ma molti di quegli agnelli Signora che lo istruisce sul modo di tenersi uniti i suoi aiutanti e, penetrando il futuro, vede mol dell’Italia, dell’Europa stessa, per espandersi nel mondo intero. Nel 1861 vede, con precisione di particolari e di personaggi, le vicende della Con
gregazione fino al 1911.
Nel 1876 gli sono rivelati i futuri trionfi della Congregazione. Il misterioso Personaggio che gli fa da guida, lo invita: « — Vieni, ti farò ve
come se occupasse tutta la terra. Uomini d’ogni affacciarono agli occhi altri popoli sterminati di numero, vestiti diversamente da noi: avevano pellicce, specie di mantelli che parevano di vel
luto, tutti a vari colori... Il singolare si era che dappertutto vedevo Salesiani che conducevano squadre di ragazzi e ragazze e con loro un po
Nel sogno-apparizione di Domenico Savio del 1876, il giovane Santo gli predice che infinite sono le anime che i suoi figli salveranno.
Sono del 1885 altri due grandiosi sogni sulle Missioni. Nel primo, accompagnato dall’angelico giovane Luigi Colle, morto in concetto di san
tità, figlio del suo grande benefattore, il conte
Colle di Tolone, compie un rapido viaggio in treno attraverso le nazioni dell’America Latina, scoprendo anche le inimmaginabili ricchezze del sottosuolo e antivedendo lo splendido avvenire di quelle nazioni, e in esse dell’opera sua (M. B.
XV, 90). Nel secondo, il viaggio non lo fa più in treno, ma con un mezzo volante che egli non sa definire e che noi oggi diremmo aeroplano.
Dopo aver spaziato dall’alto sul continente del
l’America del Sud, vedendo tutto ciò che avve canti, quasi passando dalla terrestre alla celeste Gerusalemme (M. B. XVI, 384). da Valparaiso, attraverso il centro dell’Africa, giunge a Calcutta, Hong-Kong, Pechino. « Su questa linea — gli dice la guida — vi saranno dieci stazioni centrali dell’opera salesiana », cioè dieci case per la formazione del personale sale