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Donne straniere e comportamenti contraccettivi

Nel documento LA SALUTE RIPRODUTTIVA DELLA DONNA 2 (pagine 37-41)

2. LA CONTRACCEZIONE FEMMINILE IN ITALIA 1

2.5 Altri aspetti della contraccezione

2.5.4 Donne straniere e comportamenti contraccettivi

Nell’analizzare le caratteristiche del ricorso alla contraccezione tra le donne straniere si è ritenuto importante riuscire a distinguere le nazionalità in base alla classificazione del pa-ese di provenienza, ovvero se si tratta di paesi a forte pressione migratoria (Pfpm) oppure a sviluppo avanzato (Psa). Inoltre in considerazione della consistenza numerica delle sin-gole cittadinanze nel campione dell’indagine Istat sono state individuate le tre cittadinanze

18,3 19,6 15,6 11,6 8,8 6,6 12,5 16,6 13,2 8,4 12,5 0 5 10 15 20

18-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 Totale Laurea Diploma Obbligo Totale

Figura 2.10 - Donne di 18-49 anni per ricorso alla pillola del giorno dopo, per classi di età e livello d’istruzione - Anno 2013 (per 100 donne che hanno avuto rapporti sessuali negli ultimi 12 mesi)

Fonte: Istat, Indagine su Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari

7,0 7,2 9,6 9,9 9,9 10,2 10,3 11,8 11,9 12,1 12,4 12,513,0 13,1 13,9 14,0 14,115,3 15,3 15,9 17,7 18,0 12,5 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

Figura 2.11 - Donne di 18-49 anni per ricorso alla pillola del giorno dopo, per regione - Anno 2013 (per 100 persone che hanno avuto rapporti sessuali negli ultimi 12 mesi)

più presenti in Italia, per analizzarle nel dettaglio: quella rumena, quella albanese e quella marocchina. L’uso di metodi contraccettivi tra le donne che hanno avuto rapporti sessuali è mediamente più bassa tra le straniere (62,8 per cento) rispetto alle italiane (74,4 per cento). Ma le differenze tra le nazionalità di provenienza sono importanti: l’uso maggiore si ha tra le donne provenienti dai Psa, ma quote elevate si osservano anche tra le rumene e le ma-rocchine. In tutti i casi le donne in coppia mostrano un utilizzo di contraccezione più basso rispetto alle donne non in unione stabile, come già osservato per il campione in generale e come avviene per le donne italiane. Il più basso ricorso alla contraccezione si osserva tra le donne albanesi (54,5 per cento), sebbene tra quelle non in coppia (76,9 per cento) le differenze con le altre nazionalità siano meno marcate (Figura 2.12).

Considerando i tre singoli metodi più diffusi, ovvero preservativo, pillola e coito inter-rotto, si nota una loro minore diffusione tra le donne provenienti dai paesi in via di sviluppo (Pfpm), e un uso elevato del preservativo tra le donne provenienti da paesi a sviluppo avan-zato (Psa) (Figura 2.13). Dalla Figura si evince con chiarezza anche la specificità italiana della maggiore diffusione del coito interrotto.

Soffermandosi sugli altri metodi contraccettivi (spirale, anello vaginale, cerotto, steriliz-zazione, diaframma), si evidenzia come la spirale sia abbastanza diffusa tra le donne stranie-re, senza differenze tra Psa (5,2 per cento) e Pfpm (5,7 per cento), ad eccezione delle donne albanesi che ne fanno un uso minore (3,6 per cento). L’anello vaginale sembra essere una peculiarità italiana (2,4 per cento) rispetto ai Psa (1,6 per cento) e i Pfpm (1,8 per cento); il cerotto contraccettivo è impiegato dalle rumene (2,3 per cento) ben più che tra altre naziona-lità. La sterilizzazione è molto più frequente tra le donne provenienti dai Psa (5,5 per cento) rispetto a tutte le altre (Pfpm e donne italiane pari a 1,4 per cento) (Tavola 2.6).

Tra le donne in coppia, si notano differenze a seconda della composizione per cittadi-nanza: la quota più elevata (quasi il 40 per cento) di assenza di una copertura contraccettiva la si osserva tra le coppie straniere (entrambi non italiani) e tra le coppie miste con donna straniera (44,4 per cento); nelle coppie dove la donna è di cittadinanza italiana la non

coper-62,7 59,3 51,9 59,6 62,0 68,8 85,5 70,2 76,9 80,3 77,1 84,6 67,1 62,1 54,6 65,8 65,1 74,4 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0

PSA PFPM Albania Romania Marocco Italia

In coppia Non in coppia Totale

Figura 2.12 - Donne di 18-49 anni, sessualmente attive, che usano almeno un metodo di contraccezione, per cittadinanza e tipologia familiare - Anno 2013

tura contraccettiva è nella media (ovvero intorno al 30 per cento). Circa i metodi impiegati, le coppie straniere mostrano un uso meno diffuso della pillola e del preservativo (ad ogni rapporto) rispetto alle coppie italiane, e un ricorso molto più contenuto del coito interrotto.

2.6 Conclusioni

Nell’ambito della salute riproduttiva assume un ruolo cruciale il ricorso alla contrac-cezione, e grazie agli ultimi dati disponibili dell’indagine Istat sulla salute del 2013 è stato possibile, a distanza di circa 20 anni, fornire un quadro aggiornato sui comportamenti contraccettivi nella popolazione adulta italiana, con particolare riferimento alle donne tra i 18 e 49 anni. L’uso di qualsiasi metodo contraccettivo, monitorato a livello internazionale

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

Preservativo totale Preservativo 'Sempre' Pillola Coito interrotto

PSA PFPM Albania Romania Marocco Italia

Figura 2.13 - Donne di 18-49 anni, sessualmente attive, per metodo contraccettivo utilizzato e cittadinanza - Anno 2013

Fonte: Istat, Indagine su Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari

Tavola 2.6 - Donne di 18-49 anni, sessualmente attive, per uso di contraccezione e metodo impiegato, per cittadinanza - Anno 2013 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)

Cittadinanza

PSA PFPM Albania Romania Marocco Italia

Non ha usato metodi 32,9 37,9 45,4 34,2 34,9 25,6

Usa metodi di cui (più risposte possibili) 67,1 62,1 54,6 65,8 65,1 74,4

Preservativo totale 46,9 33,6 36,4 38,3 35,2 39,5

Preservativo ‘Sempre’ 21,5 17,9 20,4 17,6 17,9 22,5

Pillola 21,8 17,9 17,1 21,5 27,6 26,8

Coito interrotto 12,9 12,0 10,8 14,4 7,6 20,4

Altri metodi naturali 7,3 5,0 5,8 3,6 7,8 4,6

Spirale 5,2 5,7 3,6 7,3 2,6 4,3 Anello vaginale 1,6 1,8 1,7 1,0 1,4 2,4 Cerotto contraccettivo 0,0 1,0 0,4 2,3 0,0 1,6 Sterilizzazione 5,5 1,4 0,8 0,7 0,8 1,4 Diaframma 0,0 0,9 0,6 0,6 0,0 1,1 Altro metodo 16,9 2,7 1,3 3,3 2,5 3,4

attraverso il Contraceptive Prevalence Rate (any method), vede l’Italia sostanzialmente in linea con altri paesi europei, soprattutto quelli dell’Europa del Sud e la Germania, mentre rispetto all’indicatore sull’uso di metodi moderni, il nostro paese resta ancora nella par-te bassa della graduatoria europea, essendo ancora molto diffusi i metodi tradizionali. In particolare l’elevato ricorso al coito interrotto, che ha storicamente caratterizzato il nostro paese, induce a considerare che in Italia la rivoluzione contraccettiva non sia compiuta de-finitivamente, sebbene lentamente regredisca e le giovani generazioni abbandonino sempre più questo metodo a vantaggio di quelli moderni (in particolare pillola e preservativo). Nel mancato ricorso a metodi contraccettivi, a parità di altre caratteristiche, incidono fortemen-te il titolo di studio, il fortemen-territorio e la cittadinanza. Gli approfondimenti su gruppi specifici di popolazione (donne straniere e italiane, giovani dai 18-29 di entrambi i generi) hanno fatto emergere risultati inediti come ad esempio il buon livello di copertura contraccettiva con preservativo tra i giovani nel Sud Italia.

LA GRAVIDANZA

1

3.1 Introduzione

È noto come le condizioni di salute di una persona in età adulta e anziana dipendano anche dagli eventi che hanno caratterizzato il suo sviluppo durante la gravidanza oltre che da quelli relativi all’infanzia e all’adolescenza (Blane et al., 2007), quando si gettano, dunque, le basi per la salute futura del nascituro. La promozione di stili di vita salutari delle donne in gravidanza, l’offerta di un’adeguata assistenza durante la gestazione così come la protezione della salute delle donne in gravidanza in ambiente lavorativo devono quindi essere al centro delle politiche per la salute materna e infantile di un Paese. È tuttavia necessario trovare un giusto equilibrio tra interventi utili per prevenire e gestire le complicanze in gravidanza e interventi medici non necessari che possono essere eccessivamente invasivi per la donna oltre a far incrementare i costi di assistenza sanitaria senza tradursi in guadagni per la salute.

Nel documento LA SALUTE RIPRODUTTIVA DELLA DONNA 2 (pagine 37-41)