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Droga libera o uomini liberi?

Difetto di esperienze concrete in materia di prevenzione tossico-dipendenza e recupero.

Esperienza giudiziaria in materia di traffico internaz. di sostanze stupefacenti.

Ragioni di partecipazione.

Solidarietà col comitato organizz.

Partecipaz. Muccioli e opera meritoria

Validità, anche nel merito, della mia esperienza.

Droga libera: espressione estremamente contraddittoria (termini inconciliabili) per l’uomo di legge e lo studioso di problemi inerenti al traffico ed alla diffusione delle sost. stupefacenti.

Nei tempi moderni il consumo di massa della droga nasce come fatto di oppressione coloniale e bellica e continua come l’attività più intensa e pericolosa della criminalità organizzata.

La lotta alla droga è quindi storicamente lotta per la libertà: dal-l’oppressione e dal crimine.

Nei primi decenni dello scorso secolo avidi commercianti inglesi alimentano in Cina il consumo di oppio da parte delle classi più di-seredate, provocando un incontrollabile appetito di massa.

Suppliche inutili del Governo cinese.

Brano della lettera inviata nel 1839 dal Commissario Lin-Tse-han alla regina Vittoria.

“Supponga che vi sia qualcuno in un altro paese che introduca oppio in Inghilterra per venderlo e che per tal fine stimoli la vostra gente a comprarlo e a fumarlo: certamente i suoi onorevoli rappresentanti lo odierebbero… Naturalmente ella non vorrebbe che fosse fatto ad altri quello che non vuole sia fatto a sé”.

Richiamo all’imperativo Kantiano (agisci come se la norma che regola le tue azioni possa essere assunta a norma di comportamento universale) che dalla filosofia moderna viene considerato l’essenza stessa del concetto di libertà.

Sordità inglese e reazione del Governo Cinese (ventimila casse di oppio distrutte).

Guerra dell’oppio (1840-1842), che piega duramente il celeste impero.

Echi in Europa: 1874 fondazione società per la soppressione del commercio dell’oppio.

Analoghe iniziative in USA.

Processo estremamente lento che culmina nella Convenzione In-ternazionale sull’oppio firmata all’Aja il 23.1.1912.

Continuano le resistenze internazionali (fra cui l’Italia, che non le ratifica).

Trattati di pace 1919 che obbligano i paesi firmatari a dare esecu-zione alla Convenesecu-zione.

1920: Patto Società Nazioni, che ribadisce l’obbligo degli Stati aderenti a combattere gli illeciti connessi alla droga.

1931: Convenz. internaz. di Ginevra intesa a limitare fabbr. e di-stribuz. stupefacenti ad usi esclusiv. medici e scientifici.

1936: Conv. Ginevra per la repressione traffico illecito delle dro-ghe nocive.

1946: Protocollo di attuaz. di precedenti convenzioni adottato a Lake Success 11.XII.1946.

1953: Protocollo di New York 23.6.1953.

1958: Convenzione sul mare territoriale che autorizza misure ne-cessarie alla repressione del traffico illecito di stupef. a bordo di navi straniere in transito nel mare territoriale (Fidelius).

1961: Convenzione Unica sugli stupefacenti, adottata a New York il 30.3.1961, che abroga tutti i trattati precedenti, recuperandone però tutti i principi informatori.

Principi informatori:

1) Divieto, salvo speciali autorizzazioni, di produzione, vendita, importaz., esportaz. e altre attività collaterali.

2) Adozione di misure di carattere preventivo e repressivo contro il traffico illecito e collaborazione internaz. in merito.

3) Trattamento terapeutico nei confronti di coloro che fanno uso di droghe.

Quindi tendenza storica ampiamente consolidata dalla Comunità Internazionale a considerare illecito il traff. degli stupefacenti per i riconosciuti dannosi effetti di questi e non solo dal punto di vista medico ma anche e soprattutto perché storicamente riconosciuti mez-zo eccellente di alterazione dei corretti rapporti internazionali, che devono essere fondati sul rispetto reciproco, il riconoscimento delle altrui libertà e indipendenza, l’esclusione della oppressione coloniale anche nelle sue forme economiche.

Lotta di libertà ma anche lotta contro il crimine organizzato che presiede ai suddetti traffici e lotta (anch’essa di libertà, cioè di libertà dal bisogno) per consentire ad intere popolazioni di milioni di perso-ne (pakistani, thailandesi, laotiani, colombiani, curdi) di affrancarsi dalle necessità di coltivare oppiacei per sopravvivere o per ottenere i mezzi necessari per le loro lotte di indipendenza.

Quanto al crimine organizzato va rilevato:

traffico internaz. gestito da quelle stesse organizzazioni che com-merciano in armi.

Per quanto attiene all’Italia, traffico dapprima gestito dai contrabb.

di T.L.E. e quindi dalle organizz. mafiose e in primo luogo da Cosa Nostra.

Cenni sull’egemonia di Cosa Nostra sul traffico consolidatosi fra gli anni 1970 e 1980.

Tesi semplicistica e peregrina affacciatasi in Italia qualche anno fa:

liberalizziamo il commercio di droga e togliamo quindi dalle mani di Cosa Nostra la ragione prima della sua attuale potenza.

Tesi che ha colpito fantasie sprovvedute anche perché spesso asso-ciata ad altra avente ad oggetto più propriamente la tossicodipendenza (il drogato, poiché è partecipe di attività illecite - acquisto - viene necessariamente criminalizzato, e quindi risucchiato nell’ambiente criminogeno [in generale], mentre così non sarebbe se il commercio fosse libero) - Paragoni col proibizionismo - Non reggono, perché il consumo di alcolici, pur se dannoso se assunti smodatamente, non assume gli stessi effetti totalizzanti del consumo di droga.

Tesi semplicistica, con riferimento alla potenza di Cosa Nostra, che non è riassumibile soltanto nel traff. di droga anche perché ha dimostrato di sapersi adattare alle mutate condizioni sociali e del mercato, sopravvivendo.

Peregrina perché non tiene conto della attuale rapidità delle comunicazioni internazionali.

A parte le consideraz. mediche, sociali, morali etc. che, in ogni caso, indurrebbero a disattendere de plano simili proposte, si osserva:

1) Possibilità di introdurre la liberalizzazione sull’intero pianeta o su consistenti aree geografiche: nessuna.

La comunità internaz. ha sin dalla metà del secolo scorso, come si è detto, cominciato a ritenere illecito il commercio e dannoso il consumo delle sost. stupefacenti, non solo per consideraz. medico-sanitarie o morali, ma soprattutto perché lo ha ritenuto dannoso per la libertà, l’indipendenza e lo sviluppo sociale delle popolazioni. Tale tendenza si è assolutamente consolidata e, oltre che pernicioso, non sarebbe assolutamente possibile invertirla.

2) Teoricamente sussisterebbe possibilità di liberalizzaz. limitata a singoli stati o a ristrette aree geografiche, sotto la spinta di aberranti ideologie o miracolistiche soluzioni prospettate dai “partiti folli” o da frange di essi.

Lascio ai medici, ai sociologi, ai teologi ed agli studiosi di morale ed ai criminologi il compito di dimostrare come l’uso di droga non deve essere liberalizzato per considerazioni attinenti alle loro scienze (io mi limito a ricordare l’art. 1 cost. : La Rep. richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà sociale - art. 3 La Rep. ha com-pito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana - art. 4 Il cittadino ha il dovere di svolgere attività o funzione che concerne al progresso materiale e spirituale della società - art. 10: l’ord. giurid. italiano si conforma alle norme di dir. intern.

generalmente riconosciute - art. 11: L’Italia consente alle limitaz. di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri pace e giustizia fra le Nazioni - art. 32 La Rep. tutela la salute).

Ma, anche se per assurda ipotesi, e con rilevantissime modifiche costituz. un paese, come l’Italia o un ristretto gruppo di nazioni, liberalizzassero il consumo, oltre al verificarsi dei danni sanitari e sociali di cui diranno gli altri relatori, nessuno degli ulteriori obbiet-tivi verrebbe raggiunto, perché:

1) Nessuna diminuz. del potere della criminalità organizz., che

trae i suoi maggiori proventi non dal traff. naz. ma da quello inter-naz., che continuerebbe a svolgere, facilitato dalla maggiore libertà di movimenti conseguenti in Italia alla liberalizzazione.

2) Emarginaz. dell’Italia dalla Comunità Internazionale.

3) Lo Stato it. stesso si trasformerebbe, per reperire la droga ne-cessaria al consumo ufficiale interno, in traff. internaz. di droga, ovvero dovrebbe autorizzare i traff. internaz. ad operare sul suo territorio o ancora dovrebbe promuovere le coltivazioni di sost. stup.

in loco, riducendo gli agricoltori operanti in vaste zone geografiche alla situazione dei contadini pakistani, laotiani, colombiani, curdi etc., ovvero dovrebbe divenire produttore di quelle droghe sintetiche, unanimemente riconosciute come i più potenti veleni.

4) Il territorio dello Stato diverrebbe meta e ricetto di consumatori di droga provenienti dalle vicine aree geografiche (esseri prevalente-mente asociali e dediti al crimine) che qui troverebbero più comodo e meno rischioso rifornirsi.

5) Non verrebbe affatto eliminato il mercato nero della droga (e il conseguente fiorire dello spaccio clandestino illecito), alimentato da una vasta categoria di consumatori clandestini.

a) Persone che per ragioni di prestigio sociale eviterebbero le strut-ture pubbliche di distribuz. (parallelo con l’aborto clandest.).

b) Minori, che diverrebbero la meta preferita degli spacciatori clandestini, subendo un ancor più forte impatto di quello attuale.

c) Consumatori non soddisfatti delle dosi e delle qualità di droga ufficialmente fornite, evidentemente sotto controllo medico (trattan-dosi quanto meno di veleni).

Droga libera, pertanto, sarebbe una pestilenza tale da porre le condizioni perché la comunità sociale diventi l’accozzaglia incon-trollabile di uomini non liberi perché costretti a vivere in una ag-gregazione umana esclusa dal novero delle nazioni civili e quindi da quella storia umana, che come ci ha insegnato B. Croce, è soprattutto storia di libertà.

Marsala, 20-21 giugno 1988

Sicurezza dei cittadini