2. Nascita ed evoluzione delle risposte sociali in relazione al tempo
2.8. Dal Duemila ai giorni nostri
Il processo dell’assistenza, e tutto ciò che concerne il settore sociale, si sviluppa nel corso degli anni in maniera molto lenta e disordinata. E’ grazie alla Legge 328 del 2000 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali)36 che si crea un
36 Allo Stato centrale viene affidato il compito di definire i “livelli essenziali e uniformi di prestazioni sociali” da garantire a tutti i cittadini sull’intero territorio nazionale. La programmazione delle politiche sociali e degli interventi assistenziali diretti alla popolazione viene rifondata sul principio di sussidiarietà (orizzontale e verticale), cioè su una ridistribuzione dei compiti che tenga conto delle capacità di tutti i
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sistema integrato di servizi che coinvolge diversi soggetti sia del privato sociale che del pubblico, con l’obiettivo di creare una soddisfacente rete di protezione e promozione sociale.
Entrano in scena nuovi soggetti, riconosciuti dalla normativa, per concorrere alla costruzione del sistema integrato. Si assiste in questo scenario al passaggio dal welfare state al welfare mix.
Viene rappresentato così il passaggio da una situazione in cui lo Stato organizza e offre servizi in modo diretto ad una situazione di separazione tra chi paga - lo Stato - e chi eroga i servizi – il mercato, il no profit e il terzo settore.
Ripercorrendo ciò che è stato negli anni delle risposte sociali, sarebbe opportuno partire da una chiara distinzione: quella tra modello solidaristico e modello assistenzialistico.
Per quanto riguarda il modello solidaristico, esso implica una spinta spontanea verso l’altro, tipica delle società primitive in cui non c’era altra possibilità se non quella di sostenersi a vicenda, unendosi e cooperando con la convinzione che il bene comune era anche il bene di ciascuno.
Il modello assistenzialistico, invece, come abbiamo già accennato in precedenza, nasce in un secondo tempo e precisamente nel momento in cui le società cominciano ad organizzarsi dandosi delle regole per garantire a tutti e regolare la sopravvivenza e il vivere sociale. Rientrano in tale modello diverse risposte che si sono susseguite nel tempo e che ancora oggi fanno parte dei nostri sistemi di risposta ai problemi sociali.
Una delle prime forme a cui si è ricorso è stata quella della previdenza, risposta tipica di quei problemi che si prevede possano verificarsi (incidenti sul lavoro, pensionamento, malattie professionali, ecc.). Lo Stato Italiano si è fatto carico di creare, già nei primi del Novecento, degli enti, di cui il principale l’INPS, in grado di farsi carico di queste problematiche. Nuovi enti si sono poi aggiunti a questo, per rispondere alle problematiche legate ad altre categorie di lavoratori sorti durante il periodo fascista (INAIL - Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro, INADEL - Istituto Nazionale Assistenza Dipendenti Enti Locali, ENPAS - Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i dipendenti Statali, ecc.). Si intravedono, però, ancora oggi
soggetti pubblici e privati. Il termini di sussidiarietà verticale la legge definisce che: alle regioni sono
delegate funzioni relative alla programmazione, coordinamento e indirizzo degli interventi e servizi sociali la determinazione dei criteri di partecipazione al costo degli interventi da parte degli utenti, l’istituzione di uffici di tutela degli utenti; alle Provincie sono delegate le funzioni di co - partecipazione alla programmazione dei servizi sociali con Comuni e Regioni, la predisposizione delle attività di monitoraggio dei programmi di intervento sociale, la promozione di iniziative e attività di formazione professionale; ai Comuni sono delegate le funzioni di progettazione e realizzazione della rete locale dei servizi sociali, l’erogazione dei servizi e delle prestazioni economiche, l’autorizzazione, l’accreditamento e la vigilanza delle organizzazioni private e non profit che erogano servizi e prestazioni sociali.
La riforma inoltre mira (sussidiarietà orizzontale) all’integrazione fra i diversi ambiti delle politiche sociali: un esempio è quello tra sanità e assistenza, educazione e assistenza, ecc.; ciò viene perseguito mediante l’obbligo della programmazione continua fra enti pubblici e privati.
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squilibri di fondo rispetto alle risposte ai bisogni, soprattutto differenze tra le diverse categorie lavorative, tra chi ha un’occupazione stabile e chi invece ce l’ha precaria o a tempo determinato. Un’altra forma è quella della beneficienza, risposta che rimanda ad un’elargizione discrezionale a chi ha bisogno, non presupponendo mai parità tra chi ha e chi riceve. Un esempio è quello della nascita delle cosiddette IPAB, Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficienza, che nascono nell’Italia liberare a fine Ottocento per sostituire le vecchie Opere pie gestite dalla Chiesa.
Dell’assistenza ne avevamo già parlato in questo stesso paragrafo, essa viene oggi definita anche dall’ordinamento italiano come l’insieme delle attività connesse alla:
predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti e a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della propria vita (d.lgs. 112/1998).
Ricorre anche una quarta forma, quella della sicurezza sociale, che si comincia a prefigurare come superamento del modello assistenzialistico, in quanto definito:
sistema socio - istituzionale per il quale a ciascuno viene assicurato ciò di cui ha bisogno per condurre una vita dignitosa “dalla culla alla tomba”. Può essere inteso come un’estensione del concetto di previdenza a qualsiasi categoria di cittadini, in quanto ad automatismo delle prestazioni e a diritto a riceverle [Neve, 2011, pagina 30].
Infine, bisogna considerare la risposta sociale che oggi figura l’eccellenza, il sistema integrato di interventi e servizi sociali già evidenziato in precedenza a proposito degli anni 2000. All’8 novembre di quell’anno, infatti, è stato creato un sistema di servizi e interventi tra loro integrati su base locale, il riconoscimento dei livelli essenziali di assistenza e una serie di garanzie per tutelare i diritti dei soggetti più deboli.