3. I metodi di ricerca utilizzati
3.1. L’intervista qualitativa
Per capirne di più, ma soprattutto per vedere il mondo con altri occhi, è utile molto spesso utilizzare la tecnica dell’intervista qualitativa in modo da rilevare dati interrogando le persone.
Corbetta definisce l’intervista qualitativa come:
una conversazione provocata dall’intervistatore, rivolta a soggetti scelti sulla base di un piano di rilevazione56 e in numero consistente57, avente finalità di tipo conoscitivo, guidata
dall’intervistatore, sulla base di uno schema flessibile e non standardizzato di interrogazione58
[Corbetta, 2010, pagina 70].
Descrivere l’intervista qualitativa significa anche definire una serie di caratteristiche che fanno parte di questa:
Assenza di standardizzazione, che non limita l’intervistato rispetto alle proprie risposte ma gli permette di potersi esprimere liberamente con le proprie parole entro una cornice di riferimento;
Comprensione contro documentazione, in quanto interrogare qualcuno può sottendere due diversi obiettivi, rilevare i dati o comprendere la realtà sociale. Verrà più facile rilevare i dati con un’intervista standardizzata, mente si preferirà quella non standardizzata per comprendere il fenomeno studiato. In quest’ultimo caso l’obiettivo sarà quello di far parlare le persone per capire, non solo cosa dicono ma, anche cosa sentono;
Assenza di campione rappresentativo, poiché si preferisce intervistare pochi casi ma andare in profondità;
56 I soggetti da intervistate non sono mai scelti per caso, essi infatti hanno determinate caratteristiche che interessano l’intervistatore
57 Si tratta di interviste da cui si possono tranne informazioni non solo utili ma anche generalizzabili ad una popolazione più vasta.
58 Non si tratta di una libera conversazione ma di una conversazione guidata; è infatti l’intervistatore a decidere l’argomento e a controllare che lo svolgimento corrisponda ai fini conoscitivi che a lui interessano.
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Approccio centrato sui soggetti, dal momento che il ricercatore si concentrerà sulla storia dei soggetti intervistati e da questa cercherà di ricavare modelli, tipologie e sequenze [ibidem].
A questo punto, sarà utile concentrarsi sulla varietà di interviste che derivano da un diverso grado di standardizzazione/libertà, concesso ai due attori protagonisti: l’intervistato e l’intervistatore.
Intervista semi – strutturata
L’intervista semi-strutturata può essere definita come un’ intervista non direttiva che lascia agli intervistati la possibilità di rispondere con assoluta libertà. L’intenzione è quella di analizzare impressioni, pareri e comportamenti che in parte avrebbero potuto essere ipotizzabili ma, che potrebbero essere stati svalutati o ignorati.
L’intervistatore è libero di decidere l’ordine con il quale verranno trattati i diversi temi e potrà disporre di una lista contenenti questi ultimi o potrà avere in mano una serie di domande che ha intenzione di porre all’intervistato, in quanto costituiscono i cardini della ricerca.
È importante che il ricercatore tenga, sia uno stile di conduzione libero da ogni valutazione ma, anche un atteggiamento di partecipazione e interesse.
L’intervista ha una durata media che varia tra venti e sessanta minuti.
Intervista non strutturata
Per intervista non strutturata, conosciuta anche come libera o in profondità, si intende un colloquio caratterizzato da una traccia contenente temi generali, sui quali l’intervistatore deve raccogliere informazioni in un contesto che sarà più comunicativo che interrogatorio.
La sua durata, che variea dai trenta ai novanta minuti, dipenderà soprattutto dalla voglia di collaborazione da parte dell’intervistato, dato che nemmeno il contenuto delle domande viene precedentemente prestabilito; a proposito della durata, bisogna calcolare fin già dalla fase di campionamento che, sarà più opportuno concentrarsi su un piccolo campione di persone. D’altro canto sarà essenziale che l’intervistatore si ponga in una condizione di ascolto in maniera tale da aiutare l’intervistato a sviluppare liberamente il tema.
Il contenuto dell’intervista rimanderà agli interessi, i bisogni e gli stati d’animo degli intervistati piuttosto che dagli interessi dell’intervistatore, egli però potrà essere visto come, uno specchio in cui riconoscersi; un significant other, un amico, un collega con cui confidarsi; o ancora, uno schermo bianco su cui proiettare il proprio vissuto e le proprie aspettative59.
59http://www.etnolab.it/strumenti_01.html.
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Qualunque sia l’intervista scelta, bisogna considerare che:
sarà importante prendere un appuntamento, specificando alla persona che si vuole intervistare il proprio ruolo, l’ente committente e lo scopo della ricerca;
sarà apprezzabile un atteggiamento neutrale che non suggerisca risposte e che non si faccia coinvolgere in giudizi sull’argomento trattato;
sarà preferibile svolgere le interviste in un luogo tranquillo e con un minimo di comodità;
sarà più opportuno registrare la conversazione o, se l’intervistato non accetta, scrivere il più possibile senza però aggiungere proprie interpretazioni;
sarà importante ricordare che l'intervistato concede il suo tempo e la sua attenzione senza nessuna ricompensa ed è quindi buona norma ringraziarlo anche se l’intervista non produce i risultati attesi [Fabiani, 2015].
Ziggiotto,d’altro canto, pone l’accento sui vantaggi e gli svantaggi che possano essere propri dell’intervista. Il primo vantaggio si sostanzializza nella presenza del ricercatore, in quanto esso può allontanare l’intervistato da interpretazioni errate o ancora può evitare momenti di imbarazzo poiché non si comprende quanto viene chiesto. E, ancora, bisogna considerare che optare per l’intervista significa raccogliere dati in profondità che godono quindi di maggiore validità.
D’altro parte, bisogna anche riportare gli svantaggi dell’intervista, infatti, c’è chi sostiene che essa non può essere definita un metodo versatile da poter utilizzare ad ogni livello della progettazione, dalla fase di esplorazione a quella di analisi. Inoltre, esso appare un metodo parecchio costoso sia in termini di tempo che in termini di denaro. E, infine, sembra che con l’intervista le persone non si sentano per niente libera di esprimere le proprie opinioni, orientate anche verso gli estremi della scala ma, vige un atteggiamento di soggezione nei confronti del ricercatore e per questo si tende a dare risposte che si attestano perlopiù su valori medi [Ziggiotto, 2011].