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La castrazione come talento negativo inaugura una nuova economia, l'economia del desiderio, che è aneconomica rispetto al tutto pieno della teoria fallica e che in realtà non fa propriamente riuscire nessuna economia come apporto di novità, rappresentando piuttosto un ritorno circolare su se stesso. L'economia del desiderio è aneconomia del dono, nel senso che se economia sta per circolarità o complementarietà allora innanzitutto non è propriamente economia e lo stesso desiderio può esserci solo là dove tale circolo si apre, si rompe e uomo e donna, rappresentanti non tanto dei sessi fissati biologicamente, ma della differenza di posti nel lavoro del rapporto, si scambiano vicendevolmente i ruoli di beneficiato e beneficiante, sempre sbilanciandosi rispetto alla posizione di partenza.

La differenza sessuale allora non detta l'obbligo di una meta unificante, ma al contrario offre al pensiero l'occasione per produrre posti nel rapporto distinti e non fissi, affinché ne venga il proprio e l'altrui desiderio, che è eccitamento, spinta al lavoro del rapporto, non per il

rapporto in sé ma per la soddisfazione reciproca che da esso ne viene. Un uomo come una donna non sono soddisfatti dal partner, messo nel posto di causa del desiderio e della soddisfazione, ma grazie (a seguito di un atto gratuito) al partner, per le occasioni di soddisfacimento che vicendevolmente sanno offrirsi. Al servizio di questo rapporto tutto può concorrere, pensiero, iniziative, incluso il loro corpo sessuato; non è il rapporto la meta, ma la reciproca soddisfazione che da esso si genera, stante il lavoro di due soggetti presi non tanto nella loro differenza sessuale biologica, quanto nella loro differenza reciproca di posti, ricevente/offerente, attivo/passivo, affinché il lavoro si rinnovi continuamente. La soddisfazione non è uno stato di pace stuporosa o di sedazione conseguente a qualche atto o lavoro, ma è il lavoro stesso. Essa è l'incremento del mio lavoro (di pensiero, ad esempio) che mi viene da un'idea, da un'eccitazione dell'altro ed è anche il vedere incrementato ulteriormente dall'altro la mia offerta di pensiero, che ne fa un suo investimento; lo stesso vale per un'iniziativa, per un invito e via dicendo.

L'oggetto della pulsione, nell'economia del rapporto, proposta da Contri, è materia prima offerta al lavoro dell'altro e ai suoi investimenti affinché la trasformi facendone un proprio e altrui bene (beneficio). Tra gli esempi più validi che si possono fare vi è quello di un buon pensiero: una buona idea offerta a qualcuno che si faccia partner, incrementandola con il proprio lavoro e investimento intellettuali, rappresenta il beneficio maggiore che il promotore della buona idea-oggetto-materia prima possa ottenere. Vale molto di più del solo riconoscimento che quella sia una buona idea abbandonandola a un destino inerte o di solo sterile riconoscimento. Quanto vale per una buona idea vale anche per il desiderio: non desiderare il desiderio o riconoscimento dell'altro, ma desiderare che l'altro desideri ovvero che dal proprio desiderio ne venga anche quello dell'altro, non in un'economia dello scambio solo vicendevole, ma esponenziale. È questa l'economia del desiderio alternativa alla diseconomia del desiderio come oggetto, o pretesa di riconoscimento.

Ricordo che la riflessione sulla castrazione come talento negativo, con cui siamo giunti alla differenza sessuale e alla disponibilità a ricevere come condizione del rapporto, era partita dalla questione del padre e dalla castrazione simbolica, riassumibile con le parole di Moustafà Safouan: «Il cuore della funzione paterna è di offrire la mediazione necessaria per consentire la rinuncia a tali tentativi, rinuncia senza la quale il soggetto, qualunque sia il suo sesso, non potrebbe assumere il proprio desiderio».392

392M. Safouan, Il soggetto nei suoi rapporti con la castrazione ovvero il cammino nella verità dell'inconscio, apparso in « Scilicet », n. 1, col titolo di Note sur la menace de castration. Ripubblicato in Etudes sur

l’Oedipe, Seuil, Paris 1974; Studi sull’Edipo, tr. di G. Ripa di Meana, Garzanti, Milano 1977, pp. 50-57.

Di quali tentativi si parla? I tentativi, vere e proprie tentazioni, sono quelli di reinstaurare una verità presupposta, che prenda il posto di quella verità dell'inconscio, che è verità senza garanzie e che rinnova per l'uomo l'offerta di un pensiero della differenza senza complementarietà. È lo stesso lavoro utile a far cadere la teoria dell'amore necessario, che è amore di garanzia e non amore dell'altro, che è tutt'uno con la caduta della teoria monosessuale fallica e l'apertura alla differenza sessuale e alla comune, reciproca disponibilità a ricevere dall'altro. L'aneconomia del dono, che si appoggia alla citata affermazione di Lacan «Amare è fare dono di ciò che non si ha» – cioè il fallo – «a qualcuno che non lo vuole», perché irricevibile, sgradevole e ostile fino al «non c'è rapporto sessuale», può essere trasformata nell'affermazione che “amore è ricevere”, reso possibile dalla caduta del fallo, caduta che altro non è che imputazione a sé della teoria monosessuale come obiezione al rapporto con l'altro. A ciò consegue il buon trattamento dell'altro con valorizzazione di tutti i suoi beni, incluso quello sessuale, perché non sopra o sotto valutato, cioè astratto dal rapporto stesso. La frase di Safuan riporta al lavoro di Contri, che continuamente riprende il pensiero che far posto al desiderio e far posto all'altro, non è una questione né femminile, né maschile, ma è propriamente la questione della paternità, ovvero non fare obiezione affinché beneficio/desiderio/eredità si producano per ciascuno. Non fare obiezione..., cioè non anteporre al lavoro del rapporto la teoria del rapporto presupposto, è assumere con l'altro la posizione paterna, è operare nel “nome del padre”. Indicazioni su questo tema si trovano in tutta l'opera di Contri, in particolare nel libro Il pensiero di natura, dove al termine castrazione393 viene affiancato quello già noto di “talento negativo”.

Nella legge di natura di cui parlo – in cui il destino dei corpi è generato secondo la legge del rapporto – i beni, i talenti, tra i quali i sessi, non stanno nel posto dell'oggetto (obiezione), ma nel posto della legge. La compongono negativamente, come talenti negativi. Nella legge essi sono silenti. Silenzio, non mutismo: sono muti quando stanno nell'oggetto-obiezione, potremmo dire all'opposizione quanto al rapporto. Un'opposizione in cui, anziché non dire, hanno solo da dire e soprattutto da ridire, anche contro la vita sessuale.394

393 «La castrazione in Freud non è fisica, non è immaginaria (minaccia trattata come risibile dal piccolo Hans), è logica: si tratta di castrare dall’intelletto una Teoria intorno ai sessi falsa, delirante – la teoria dell’Uno dei sessi –, e tenace anche in persone di buon intelletto (…) La castrazione è la caduta dell’obiezione di principio al rapporto esercitata per mezzo della sopravvalutazione dei sessi, anzi semplicemente valutazione, consistente nell’assegnare a essi un valore indipendente dal rapporto, con luce o sfera propria, provincialismo sessuale». G. Contri, L'Ordine giuridico del linguaggio, Sic Edizioni, Milano 2003, (anche in versione pdf sul sito dell'Associazione Studium Cartello), p. 81.

Tale legge è la legge detta paterna, i sessi, ridotti al sesso, si fanno obiezione invece nella diseconomia dell'oggetto, quando vengono oggettivati nella teoria di una sessualità astratta dal rapporto.

Riprendo la riflessione di Contri che – ritornando su un vecchio adagio lacaniano, «il desiderio è il desiderio dell'altro» – ci permette di intravvedere qual è il guadagno effettivo del talento negativo. Il desiderio dell'altro non si tratta di attenderlo, ma di produrlo, ciò che desidero è che l'altro desideri, non che l'altro mi desideri. Solo da ciò seguirà soddisfazione per me e produzione di beneficio nel rapporto. L'altro smette di essere oggetto-meta e si fa partner di iniziative per il reciproco beneficio, dove l'offerta dell'altro, che è resa possibile dalla sua differenza ed è portatrice di differenza, di novità, si fa materia prima per un lavoro di investimento.

La presunta passività della donna, cui si rischia di restare legati a voler esaltare in una sola direzione la lettura del pas-toute lacaniano, è ancora una volta fissità alla sessualità, a La donna. Passività e attività, dare e ricevere, questo è l'essenziale della differenza che è interscambiabile. Il pas-toute, di cui la donna si fa rappresentante, non è esclusivo della donna, ma è ciò che ciascun partner offre all'altro come sua disponibilità a ricevere, e anche questa disponibilità o posizione nel rapporto è frutto della legge paterna. Tale disponibilità non è né innata, né inclusa tra i tratti secondari del genere sessuale, ma è frutto di un lavoro. La differenza sessuale – uomo e donna – è in rappresentanza di un'interscambiabile differenza di posti e della disponibilità a ricevere dall'altro.

Nel merito Contri ha affermato che

La differenza sessuale assume la rappresentanza del modus recipientis in tutti coloro che sanno essere o avere un partner. Essa assume la rappresentanza di ogni partnership. Se si vuole valorizzare la parola “femminile”, si può dire che nella produzione di pensiero la funzione femminile, ovvero recipiente, è la stessa negli uomini e nelle donne. La differenza dei sessi assume la rappresentanza del recipere sia per gli uomini che per le donne, salvo la più fanatica delle idee, che femminile riguarderebbe solo la cosiddetta metà del cielo. Nell'operazione del pensare, ventiquattro ore su ventiquattro (quindi incluso il sonno), metà del nostro lavoro, maschi o femmine che si sia, è femminile, ovvere recipiente, senza riferimento alcuno all'idea del contenitore.395

Essere pas-toute per la donna, o la capacità di ricevere, è frutto di un lavoro e non un dato di natura. Un presunto primato femminile quanto all'essere non-tutta, fa ricadere tanto la donna quanto l'uomo nella fissità di una differenza sessuale letta e vissuta come aliena, prima

395 G.B. Contri, “Testamento a babbo vivo” video realizzato da Caritas Ticino, disponibile sul sito di Studium Cartello.

che altra. Per questo non concordo con l'enucleazione del cosiddetto godimento femminile contrapposto al godimento fallico: tale operazione mi sembra impedire ancora una volta una riflessione sul lavoro costituente del rapporto.396 Freud, ammettendo le sue difficoltà quanto al pensare alla donna, affermava di non sapere «Cosa vuole una donna?». L'enucleazione del godimento femminile non fa che fissare di nuovo il pensiero all'analoga domanda “Qual è il godimento femminile?”, riproducendo la fissità della differenza sessuale. Essa va pensata invece come frutto di un lavoro in cui si fa cadere ogni presupposto, ostile per principio alla differenza di ogni genere, ma innanzitutto di genere, lavoro da cui nessuno è escluso, nemmeno la donna, che neanche esiste, se non solo biologicamente, prima di tale lavoro. Quel godimento femminile non va pensato come dato ma come prodotto, tanto nell'uomo come nella donna, da un lavoro che fa essere entrambi i partner nella differenza reciproca dei posti, in modo che tale differenza produttrice di eccitamento, novità e desiderio si rinnovi incessantemente.

Solo così si passa dal regime necessitato della complementarietà a quello libero del supplemento, come ripetutamente chiarito da Contri.397 «Non si tratta di fare il bene, ma di operare affinché esso si produca per mezzo di un altro» che è anche ciò che Contri chiama il regime dell'appuntamento, contrapposto a quel regime dell'organizzazione o dell'oggetto in cui il rapporto è comandato e il bene, astratto dal beneficio, cioè dal frutto del lavoro del rapporto, è solo presupposto e vuoto, variamente e problematicamente colmabile, come mostra Lacan in Kant con Sade.

396 Cito dalla quarta di copertina di Antonio Di Ciaccia della nuova edizione del Seminario XX, Ancora (nuova edizione, Einaudi, Torino 2011): «Ma – colpo di scena – in questo Seminario Lacan apre un capitolo nuovo risolvendo una vecchia questione: il godimento fallico, rispetto al quale una donna si situa come non-tutta, ossia non tutta lì, non esaurisce il godimento, poiché c'è un godimento Altro, che è, rispetto al godimento fallico, supplementare. Ci sono persone che lo provano, ma che non sanno dirne nulla, come capita ad alcune donne o a dei mistici». Questo “nuovo” (naturale o acquisito? innato o ricevuto per grazia divina?) godimento lascia la donna come il mistico fuori dal rapporto con l'altro, chiusi in una solitudine o fusione con l'altro afasiche, ovvero sempre e comunque fuori rapporto. Dunque il godimento femminile, così inteso, non è affatto una soluzione e soprattutto non è indicato il modo cui vi si perviene, con il rischio di riproporlo come un presupposto, un dato di fatto o di natura.

397 Recentemente nel blog Think! del 28 settembre 2011. «Diciamo che c’è stata una Yalta dei sessi (le “due metà del cielo”, “la mia metà”): ciò che era supplemento (privo di necessità) è stato fatto complemento (necessità)». Per la citazione che segue cfr. Il pensiero di natura, cit., e l'Introduzione al Corso della Società Amici del Pensiero 2011-2012 dal titolo «Il regime dell'appuntamento. Quod ius?» nel sito di Studium Cartello.