la lunga gestazione di una raccolta bucolica
1.5 Edizione dell’aegloga ad Falconem
Dei sei testimoni che tramandano l’aegloga ad Falconem P2 e O derivano, l’uno indipendentemente dall’altro, da P1, come ha dimostrato Perosa per la parte relativa alle poesie del Poliziano e come qui si dimostra per quanto riguarda i versi del Mantovano: entrambi infatti hanno i tre errori di P1 e ne aggiungono di propri. Eliminati i descritti, rimangono dunque quattro codici per la costituzione del testo: C,
P1, S, V. La lezione del manoscritto V reca sedici piccole ma significative varianti
(quasi tutte a livello terminologico) sicuramente d’autore. Ci troviamo dunque di fronte a un archetipo in movimento, la cui direzione siamo in grado di determinare: se esaminiamo infatti i loci soggetti a correzione nella seconda e definitiva redazione a stampa, ci accorgiamo facilmente che, a parte un solo caso (v. 10: oram C, P1, S vs
undam V), la lezione tràdita dal gruppo C, P1, S è sempre preferita a quella di V.
Questo permette di dire che V è latore di una primigenia forma della prima redazione dell’aegloga ad Falconem.
C, P1 e S non hanno errori congiuntivi che dimostrino l’esistenza di un archetipo comune; si deve dunque ipotizzare, almeno teoricamente, che essi derivino da un originale. Già le varianti di V fanno pensare a un originale mobile, un autografo cioè che ha subìto nel tempo leggere correzioni d’autore. Questa ipotesi verrebbe confermata anche dalla presenza in C e in S di una lezione singolare per codice, promovibile a variante d’autore. Queste non mi sembrano però sufficienti ad ipotizzare tre successive emissioni del testo posteriori ad Ω1. Più verosimile è che
tutti e tre i testimoni derivino, direttamente o indirettamente, da un’unica copia su cui l’autore può essere intervenuto in più momenti revisionando il testo e magari lasciando in alcuni casi varianti concorrenti176 (come sembra segnalare la variante di
C al v. 148, sedisse al posto di quievisse,177 per correggere l’errore prosodico quĭĕvisse). Al v. 92 promuovo a testo la variante di S (che riguarda la posizione di un
punto interrogativo con la conseguente interpretazione di un pronome o aggettivo dimostrativo) in quanto coincidente con la lezione della stampa e, dunque,
176 Questa abitudine sembra confermata da un brano dell’Apologia contra detrahentes composta
dal fratello Tolomeo Spagnoli: «Reprehendebat [critici] locum illum in una sylvarum “Siste tuos Helicon pro fonte Castalio, recurri ad protocolum et sylva inventa vidi scriptum in versu “cursus” et suprascriptum “fluxus”…» (cfr. T. SPAGNOLI, Apologia, p. Ffviiv).
177 La lezione della stampa è senuisse (Adol. IX 187), secondo la tendenza correttoria del
presumibilmente corrispondente all’ultima volontà d’autore anche all’altezza della prima redazione.
Elenco di seguito gli errori congiuntivi, quelli separativi e le varianti d’autore:
Errori congiuntivi
Errori di P1 che passano a P2 e a O v. 51 crispeque] cripsaeque v. 79 uvida] invida
v. 128 limine] lumine
Errori dei singoli codici
Ms. C v. 18 cariceae ] caritie v. 65 capreolis] crapreolis v. 67 captam] coeptam v. 77 gelidis] gelidas v. 103 spicula] lumina v. 169 gramine] gramina
tra i v. 41 e 42 è inserito un verso poi cassato: «Nostraque grex pereunt tam longo parta labore» poi messo fra parentesi con la scritta sul margine destro: «non est autoris»
Ms. O
vv. 42-43 o florida prata, / o campi virides ] om. v. 57 sonitu ] solitu v. 84 vorant ] norant v. 91 venatur ] venantur v. 105 opprimat] opprimiat v. 169 arida ] arrida Ms. P2 v. 23 manet] manent v. 44 E ] O v. 52 nascentia] nascentes v. 70 quo mente ] que mente v. 103 pretendunt] pretendent v. 106 perone] sperone v. 109 totidem] totidemque
v. 124 ad ubera matris] ab ubere matris v. 129 infecte] infeste v. 140 sperata] separata v. 155 cecidisse] cessisse v. 157 laudata] laudate v. 167 humore] honore v. 183 argo] agro v. 184 Daphnide] Daphinide Ms. S v. 37 eras] erat
v. 114 Ipse] Esse. Sembra che il copista abbia copiato inizialmente Ipse, ma in seguito l’ha corretto in Esse (eradendo la pancia della p e facendo le stanghette della “E” sul corpo della “I”)
v. 151 abdua] abdita
v. 173 il nome Falco compare sul margine sinistro come se fosse un interlocutore. Nell’antigrafo era sicuramente un sommario, visto che gli ultimi venti versi riguardano proprio il dedicatario Falcone Sinibaldi. Ma il copista potrebbe essersi confuso e aver scambiato il sommario col nome di un interlocutore Ms. V v. 14 hic mihi ] hi in v. 95 appropias] appropriant v. 136 ducendique] docendique v. 154 supremae] suprema v. 187 succedere] succederj
Errori comuni ma poligenetici
Mss. O, S v. 95 appropias ] approprias Mss. P2, V v. 121 mactant] mactent Varianti d’autore Ms. V v. 10 oram] undam v. 19 umbra] herba
v. 54 carpsisse] traxisse v. 57 sonitu] cursu
v. 73 seges] “ceres” con soprascritto “seges” v. 89 obsunt] obstant
v. 121 ineunt ] induant v. 123 per arva] per agros v. 141 recitata] memorata v. 145 o] heu
v. 149 athesisve ] atesisque v. 151 cursu] tergo
v. 175 dives] custos
v. 177 traxit silvas] silvas traxit v. 184 nec…eo] non…illo
Ms. S
v. 92 unde fit? haec certe res prodigiosa videtur] unde fit hoc? certe res prodigiosa videtur
Ms. C
v. 125 duro sub vomere] sub duro vomere v. 148 sedisse] quievisse
Varianti adiafore
v. 75 hi] hic P2, O
v. 110 nec…aperta in luce] non…aperta luce P1, P2, O v. 120 fuerunt] fuere P2
v. 151 vel] aut P2
v. 173 ut fama est] ut et fama est P2
Date queste premesse, lo stemma codicum che propongo è il seguente: Ω
¹---
Ω²
---
Ω³ V P1 C S Adol. IXP2 O |---| |--- ---| for ma 1 forma 2
|______________________________________| |__________| redazione I redazione II
Premessa
Gli autografi del Mantovano a tutt’oggi conosciuti, per la loro esiguità e per la loro natura, sono ben lungi dal permetterci di ricostruire con sicurezza le consuetudini grafiche dell’autore.178 Per questo dò valore di affidabilità ortografica all’editio princeps, sicuramente curata e probabilmente rivista dall’autore, segnalandone però anche oscillazioni e incertezze, come mostrerò diffusamente nel capitolo seguente. Rimando dunque alle pp. ???? per la giustificazione della grafia qui adottata, per la quale sarebbe stato aleatorio e metodologicamente scorretto adottare quella di uno dei codici.
Mi limito a sostituire i a j (vocale e semiconsonante), che pure lo Spagnoli sembra usare nelle sue lettere (alijs, eijciam, studijs, ecc.), ma solo per il solito artificio di evitare la possibilità di una lettura u per ii. Distinguo poi u da v. Uniformo tutti i nomi propri alla grafia corretta, vale a dire la lettera maiuscola. La punteggiatura è naturalmente moderna. In apparato segnalo le varianti d’autore.
1.5.1 Il testo
178 Si tratta infatti di due lettere private, dove per giunta sono frequentissimi i segni di
abbreviazione che interessano anche lunghe porzioni di parola: la lettera del 25 agosto 1488 da Roma a Giovan Battista Refrigerio (Bologna, Biblioteca Universitria, Ms. 52, busta II, n. 3, ed. ZIMMERMAN,
Fasciculus, pp. 258-60); e la lettera a Bernardo Bembo da Roma, del novembre 1488 (Ferrara,
Biblioteca Comunale Ariostea, ms. Baruffaldi 162, c. 129v, ed. ZIMMERMAN, Fasciculus, pp. 260-61); aggiunte e correzioni autografe al proprio trattato inedito De sanguine Christi, conservato a Mantova presso la Biblioteca Comunale Teresiana, ms. 796, già G II 18, e così segnalato da KRISTELLER, Le
Thomisme, p. 158, fig. 3; infine, il già segnalato codice F 85 Sup. della Biblioteca Ambrosiana di
Milano contiene il Carmen panegyricum pro Alphonsum che Zimmerman definisce «originale» (Mantuaniana, p. 196): si tratta di un elegante codicetto membranaceo e miniato, molto probabilmente un esemplare di dedica, che potrebbe essere stato vagliato dall’autore e dunque da considersi idiografo. Segnalo infine che il registro di entrate e spese del convento di S. Martino (relativo agli anni 1464-1493) compreso nella busta 127/3609 del fondo Demaniale dell’Archivio di Stato di Bologna – documento già segnalato dal SAGGI, La Congregazione e dallo ZIMMERMAN, Nuova
cronologia – contiene, in calce a liste di entrate ed uscite, tre sottoscrizioni di approvazione del
bilancio del convento autografe dello Spagnoli (cc. 89rv, 116v, 122v, per le date, rispettivamente, 17 settembre 1484, 17 agosto 1489, 5 aprile 1491).
Reverendo in Christo patri ac domino Falconi Sinibaldo protonotario ac thesaurario apostolico Frater Baptista Mantuanus Carmelita salutem ac foelicitatem dicit
Scio te, hominem propter excellentes animi tui virtutes accuratissimum, lectionibus indigere quae recreare et honestam possint asservare voluptatem. Ingenia enim nostra, ut cultellorum acies, exercitio retunduntur, et opus est ea, sicut cultellos cote, iocis et salibus exacuere. Hoc precipue videtur anni principio, id est sacratissimae domini nostri Jesu Christi nativitati, convenire. Erant namque maioribus nostris celeberrimi dies Natales et in anni principio reintegrandae charitatis et reconciliandae amicitiae gratia, depositis curis, hilarius vivebant, iocis indulgebant, munuscula mittebant, quod equidem et in hominibus christianis laudaverim modo nulla pars careat officio. Huius igitur natura temporis admonitus, aeglogam quam egrotans meditatus sum tibi dono, dico et mitto ut sit pro anni principio xenium, pro mea servitute tributum, curarum tuarum medicamentum et apud dominatum tuum nostri memoriale. Vale.
Fratris Baptistae Mantuani Carmelite ad Dominum Falconem Sinibaldum aegloga
Collocutores: Candidus et Faustulus. Candidus autoris personam gerit. Conqueritur sibi et gregi non esse prosperam fortunam in Latio*
Fau. Candide, quo casu patriis procul actus ab oris179
haec in rura venis? Hic pascua nulla nec amnes, nec liquidi fontes nec ovilia tuta nec umbrae et tamen assiduos gregis haec pascuntur in usus.
Can. Faustule, me noster Corydon (qui plurima quondam 5 his armenta locis habuit magnamque peculi
congeriem fecit) pecori me credere adegit esse salutares istis in montibus herbas. At postquam segnes agros et inertia saxa
vidimus et siccis arentem fontibus oram,180 10 poenituit longaeque viae patriaeque relictae.
Fau. Postquam te incolumem saltus intrare Latinos
contigit, antiqui potes haec mea tecta subire iure sodalitii. Sunt hic mihi pauperis agri
iugera pauca, meae vix sufficientia vitae; 15 quicquid id est, commune puta. Tibi forsitan ulla
prospera sors aderit: fortuna simillima vento est. Cariceae succede casae, dum praeterit aestus, dum grex in gelida procumbens ruminat umbra.
Pone pedum, ut mihi sit tecum, cape pocula, sermo. 20
Can. Pocula quis tanta demens aestate recuset? Fau. Vina sitim minuunt animique doloribus obstant. Can. Vina sitim minuere, manet moerorque dolorque.
Non madet imbre dies nec habet nox humida rorem,
* Fratris Baptiste Carmelite ad Falconem Sinibaldum egloga. Colluquutores Candidus et Faustus. Candidus auctoris personam tenet. Conqueritur sibi et gregi non esse prosperam in latio fortunam (V)
10 oram P1,C,S ] undam V 19 umbra P1,C,S ] herba V 20 ut mihi sit tecum P1,C,S ] ut tecum mihi