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EFFETTI DELLE COVER CROPS SULLA FERTILITA’ DEL SUOLO

L’inserimento nell’ordinamento colturale delle cover crops coltivate come intercalari ha lo scopo di migliorare la fertilità fisica, chimica e microbiologica del terreno. Il loro ruolo principale è quello di apportare sostanza organica al sistema attraverso l’organicazione della CO2 e dei nutrienti presenti nel terreno in un periodo dell’anno

in cui il terreno risulterebbe privo di vegetazione.

In genere, la presenza di una copertura vegetale nel periodo di intercultura o durante la stasi vegetativa della coltura principale (arboreto), può offrire i seguenti vantaggi:

• Incremento del contenuto in sostanza organica del terreno; • miglioramento della struttura del terreno;

• miglioramento dell’infiltrazione dell’acqua; • miglioramento della trafficabilità;

• controllo dell’erosione idrica ed eolica; • controllo della flora infestante;

• aumento della diversità biologica all’interno dell’agro-ecosistema;

• assorbimento dei nitrati e di altri nutrienti altrimenti persi per lisciviazione o scorrimento superficiale;

• migliore ciclizzazione dei nutrienti;

• possibile incremento della disponibilità dei nutrienti per le colture in successione.

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3.1 COVER CROP E MIGLIORAMENTO DELLA STRUTTURA

DEL TERRENO

Il notevole sviluppo delle radici di un erbaio è in grado di strutturare lo strato di terreno esplorato aumentandone la porosità e migliorandone così la capacità di ritenzione idrica.

L’azione meccanica delle radici è tanto migliore quanto più è sviluppato e ramificato l’apparato radicale; in questo senso la loiessa (Lolium multiforum Lam) risulta particolarmente adatta. Circa la profondità alla quale possono arrivare le radici delle diverse specie, ricordiamo che 1,5-2 m sono raggiunti da Trifoglio violetto (Trifolium

pratense L.), Lupino (Lupinus albus), Erba medica (Medicago sativa), Ravanello da

foraggio (Rapanhus sativus radicula), Cavolo cinese (Brassica oleracea), fra 0,8-1,5 m arrivano Colza (Brassica napus), Senape (Sinapis alba), Veccia (Vicia sativa) e

Medicago lupulina, sopra gli 80 cm rimangono invece la Veccia vellutata (Vicia villosa) e il Trifolium repens (Renius W., 1992).

Anche gli essudati radicali ed i microrganismi della rizosfera possono contribuire ad aumentare la stabilità dei grumi strutturali e le diverse sostanze pre-umiche, derivate dalla decomposizione del sovescio, possiedono un notevole potere aggregante.

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3.2 SOSTANZA ORGANICA DEL TERRENO

Nel terreno è sempre presente una certa quantità di materia organica di varia origine in differente stadio di evoluzione. Proprio in funzione della fase evolutiva che la caratterizza, si possono distinguere tre raggruppamenti: humus, prodotti di decomposizione, residui organici più o meno inalterati.

La sostanza organica del terreno tende praticamente sempre ad evolversi verso la mineralizzazione. Prima di tale processo, tuttavia, essa può trovarsi, per periodi più o meno lunghi, allo stadio di humus stabile e di humus labile. I fattori che condizionano tale evoluzione, dal punto di vista quantitativo e qualitativo sono (Mangenot, 1970): tipo di sostanza organica di partenza, clima, terreno, interventi antropici.

Il tipo di sostanza organica (normalmente si parla di tipi diversi di vegetazione) agisce in diversi modi. Innanzitutto la massa prodotta annualmente e la composizione della sostanza secca influenzano il tipo di microflora e di microfauna presente, oltre che la loro attività e, quindi, anche il risultato finale. La composizione determina anche l’attitudine della sostanza organica ad essere umificata o mineralizzata, a possedere cioè un coefficiente isoumico (quantità di sostanza secca di humus formato nel terreno dall’unità di peso di un determinato materiale organico pure espresso in sostanza secca) alto o basso. In proposito giocano un ruolo fondamentale la ricchezza in azoto, il rapporto tra costituenti di facile o difficile degradazione (i composti solubili, l’amido, la cellulosa, si decompongono facilmente, mentre la lignina fornisce humus in maggior misura), la presenza nei tessuti di sostanze biologicamente attive (antibiotici o composti inibenti certi enzimi).

Il clima influenza il bilancio umico soprattutto in funzione della piovosità e della temperatura. Questi fattori, infatti, intervengono prima nel determinare il tipo di sostanza organica e la quantità prodotta annualmente e poi nell’orientare la sua evoluzione nel terreno.

Il tipo di terreno gioca pure un ruolo fondamentale in relazione alla sua tessitura, alla ricchezza in basi ed al rapporto tra aria e acqua contenuta. È noto, ad esempio, che i terreni sabbiosi favoriscono una rapida mineralizzazione. La presenza di ioni calcio, entro certi limiti, è favorevole all’umificazione e un pH relativamente elevato

48 favorisce l’attività batterica in generale.

L’intervento dell’uomo si esplica attraverso un complesso di azioni: lavorazioni, concimazioni, sistemazioni, irrigazioni, scelta degli avvicendamenti, ecc.

L’azione positiva della sostanza organica sulle caratteristiche del terreno si realizza, innanzitutto, a livello chimico, ma ugualmente importante è l’azione svolta dai composti organici sui principali assetti fisici della fertilità del suolo. In particolare il ruolo della sostanza organica sulla formazione della struttura del terreno è stato recentemente riesaminato da Shepherd et al. (2002). La conclusione tratta da questo studio è che l’aggiunta di sostanza organica fresca al terreno esercita un ruolo importante sullo sviluppo della struttura del terreno. Gli effetti degli ammendanti sulla struttura dipendono dalla loro composizione e dal loro effetto sull’attività biologica. Ekwue (1992) ha trovato che alcuni residui organici erano più efficaci di altri nel migliorare la struttura del terreno, con il tappeto erboso che manifestava la più alta stabilità. Generalmente, l’aggiunta di materiale fresco con un alto contenuto in polisaccaridi, radici e ife fungine ha maggiori effetti sullo sviluppo della struttura del terreno (Tisdall e Oades, 1982).

Haynes e Naidu (1998) confermarono che erano le ife fungine (agente biologico) e i polisaccaridi extracellulari (agente chimico) ad avere la capacità di legare le particelle di terreno tra loro e che questo conferiva una maggiore stabilità agli aggregati.

Il ruolo importante della sostanza organica fresca sulla stabilità degli aggregati spiega perché molti studiosi abbiano trovato maggiori correlazioni tra la composizione della sostanza organica (acqua, carboidrati solubili) e la stabilità che non tra il contenuto totale in sostanza organica e la stabilità (Loveland e Wedd, 2000).

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