• Non ci sono risultati.

Efficacia della laurea nell’attività lavorativa

Nel documento Consorzio Interuniversitario A (pagine 106-109)

4. CONDIZIONE OCCUPAZIONALE E FORMATIVA DEI LAUREATI DI PRIMO LIVELLO LAUREATI DI PRIMO LIVELLO

4.6. Efficacia della laurea nell’attività lavorativa

Già ad un anno dalla laurea l’efficacia del titolo di primo livello nella percezione dei laureati risulta complessivamente buona (Fig.

25): è almeno efficace (ovvero molto efficace o efficace) per 43 laureati di primo livello su cento (-1 punto rispetto alla rilevazione 2010, -4 punti rispetto alla rilevazione di due anni fa), in particolare tra i laureati delle professioni sanitarie (89%) e dei gruppi educazione fisica, insegnamento e scientifico (rispettivamente 59, 56 e 44%).

Fig. 25 Laureati di primo livello occupati ad un anno: efficacia della laurea a confronto (valori percentuali)

Il titolo risulta complessivamente più efficace tra coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il conseguimento della triennale (è almeno efficace per 54 occupati su cento) rispetto a quanti, invece, proseguono la medesima attività lavorativa (32%).

Approfondendo l’analisi sulle variabili che compongono l’indice di efficacia, si nota che ad un anno dalla laurea 36 occupati su cento (-2 punti rispetto alla precedente rilevazione) utilizzano le competenze acquisite durante il percorso di studi in misura elevata, mentre 37 su cento dichiarano un utilizzo contenuto; ne deriva che

53,2 50,6 49,4 46,7 44,1 42,7

0% 20% 40% 60% 80% 100%

2005 2006 2007 2008 2009 2010

Anno di laurea

molto eff./efficace abb. efficace poco/per nulla eff.

oltre un quarto dei laureati di primo livello ritiene di non valorizzare per nulla le conoscenze apprese nel corso del triennio universitario.

Analogamente allo scorso anno, sono in particolare i laureati delle professioni sanitarie, così come quelli di educazione fisica e del gruppo insegnamento, a sfruttare maggiormente ciò che hanno appreso all’università (le percentuali di quanti dichiarano un utilizzo elevato sono, rispettivamente, 73, 53 e 45%); all’estremo opposto, coloro che hanno la sensazione di non usare ciò che hanno studiato all’università appartengono ai gruppi geo-biologico (58%) e letterario (50%).

Box 6. Indice di efficacia della laurea

L’indice sintetizza due aspetti relativi all’utilizzazione delle competenze acquisite durante gli studi e alla necessità formale e sostanziale del titolo acquisito per il lavoro svolto.

Cinque sono i livelli di efficacia individuati:

- molto efficace, per gli occupati la cui laurea è richiesta per legge o di fatto necessaria, e che utilizzano le competenze universitarie acquisite in misura elevata;

- efficace, per gli occupati la cui laurea non è richiesta per legge ma è comunque utile e che utilizzano le competenze acquisite in misura elevata, oppure il cui titolo è richiesto per legge e che utilizzano le competenze in misura ridotta;

- abbastanza efficace, per gli occupati la cui laurea non è richiesta per legge, ma, di fatto, è necessaria oppure utile, e che utilizzano le competenze acquisite in misura ridotta;

- poco efficace, per gli occupati la cui laurea non è richiesta per legge né utile in alcun senso e che utilizzano in misura ridotta le competenze acquisite, oppure il cui titolo non è richiesto ma utile e che non utilizzano assolutamente le competenze acquisite;

- per nulla efficace, per gli occupati la cui laurea non è richiesta per legge né utile in alcun senso, e che non utilizzano assolutamente le competenze acquisite.

Le classi sono mutuamente esclusive ma non esaustive, non comprendendo le mancate risposte e gli intervistati che non rientrano nelle categorie definite.

Fig. 26 Laureati di primo livello del 2010 occupati ad un anno:

efficacia della laurea per genere, iscrizione alla specialistica e prosecuzione del lavoro iniziato prima della laurea (valori percentuali)

Per ciò che riguarda la seconda componente dell’indice di efficacia, il 26% (in calo di un punto percentuale rispetto alla rilevazione 2010) degli occupati dichiara che la laurea di primo livello è richiesta per legge per l’esercizio della propria attività lavorativa, cui si aggiungono altri 12 laureati su cento (valore immutato rispetto all’anno passato) che ritengono il titolo non richiesto per legge ma di fatto necessario. Ancora, la laurea triennale risulta utile per 37,5 occupati su cento mentre non viene considerata né richiesta né tantomeno utile per 25 occupati su cento (+1 punto rispetto all’indagine di un anno fa). Come ci si poteva attendere, sono ancora i laureati delle professioni sanitarie a dichiarare, in misura decisamente più consistente (84%!), che il titolo di primo livello è richiesto per legge. All’opposto, analogamente allo scorso anno, i laureati dei gruppi geo-biologico e letterario, più degli altri e nella misura del 53 e 44%, non riconoscono alcuna utilità del titolo di primo livello per la propria

42,7 54,4 44,4 31,6 28,1

49,9 42,8 42,5

0% 20% 40% 60% 80% 100%

TOTALE Hanno iniziato a lavorare dopo Non proseguono Proseguono Lavorano e iscritti alla spec.

Lavorano solamente Uomini Donne

molto eff./efficace abb. efficace poco/per nulla eff.

attività lavorativa. Si ricorda che si tratta di percorsi formativi con tassi di occupazione contenuti ad un anno (in particolare per il gruppo geo-biologico), caratterizzati da una certa presenza di intervistati che coniugano studio e lavoro (soprattutto nel letterario).

Come ci si poteva attendere, la natura del lavoro svolto da quanti hanno deciso di coniugare studio e lavoro si ripercuote anche sull’efficacia del titolo, che risulta almeno efficace “solo” per il 28%

degli occupati (tra chi lavora esclusivamente la percentuale raggiunge invece il 50%, ben 22 punti percentuali in più; Fig. 26).

La differenza in termini di efficacia del titolo è data sicuramente dal diverso utilizzo delle conoscenze acquisite durante gli studi:

dichiarano di sfruttare in misura elevata le competenze apprese ben 42 laureati su cento impegnati esclusivamente in un’attività lavorativa e solo 24 laureati su cento che coniugano studio e lavoro.

Il titolo conseguito risulta almeno efficace per 43 uomini su cento, un valore analogo a quello rilevato tra le colleghe. Le differenze però si ampliano, a conferma che il dato aggregato non è sufficientemente esplicativo, tra coloro che coniugano studio e lavoro (30% per gli uomini, 27% per le donne) e tra coloro che lavoravano alla laurea (sia tra coloro che proseguono la stessa attività, +4 punti sia tra coloro che hanno cambiato lavoro dopo la laurea, + 3 punti), nonché a livello di percorso disciplinare. Uniche eccezioni nei gruppi chimico-farmaceutico, insegnamento e linguistico, dove il titolo è almeno efficace più per le donne che per gli uomini, con uno scarto rispettivamente di 6, 3 e 3 punti percentuali; Fig. 26).

4.7. Indagine pilota sugli esiti occupazionali dei laureati di

Nel documento Consorzio Interuniversitario A (pagine 106-109)