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Emanuela Bizi *

Nel documento 1. Il lavoro autonomoe il lavoro agile (pagine 127-131)

non possono essere definiti precari, avendo strutturalmente un’attività a termine.

Sono lavoratori atipici, isolati e deboli, nella maggior parte dei casi difficili anche da raggiungere. Ma come sosteneva Davide Imola: se vuoi rappresentarli, prima di tutto parla con loro.

Per questo abbiamo deciso di promuovere una ricerca, basata su un questionario anonimo, preparato ed elaborato dalla Fon-dazione Giuseppe Di Vittorio. A partire dall’individuazione del-le domande il questionario è stato predisposto con la partecipa-zione degli artisti, ai quali era rivolto. Varie associazioni ci hanno poi aiutato a diffonderlo. Le numerose risposte (quasi 4.000) dimostrano che abbiamo intercettato un grido d’aiuto di questi lavoratori, che pur svolgendo attività artistiche e quindi profes-sionali, godono di pochissimi diritti. Emerge anche una forte difficoltà economica nella maggior parte del campione. Interes-santi anche le domande e le risposte riguardanti le possibili a-zioni sindacali. I tre quarti rispondono che non hanno mai par-tecipato ad attività sindacali, quasi la metà non conosce il sin-dacato. Oltre l’80% non è neppure iscritto a un’associazione.

La coesistenza di lavoro subordinato ed autonomo, l’atipicità delle prestazioni, la difficoltà di intercettarli: cosa può quindi fare il sindacato per questi lavoratori?

La loro particolare condizione necessita di una interlocuzio-ne politica. Anche se in modo non del tutto soddisfacente, ab-biamo trovato ascolto nella predisposizione della legge per lo spettacolo recentemente varata dal Parlamento. Dovremo vigi-lare sui decreti attuativi, ma partendo dalla risoluzione europea del 2007, mai recepita dall’Italia, abbiamo chiesto di individua-re specifiche tutele per i lavoratori dello spettacolo, indipen-dentemente dalle tipologie contrattuali. Gli artisti, quando non lavorano, non sono in un normale stato di disoccupazione, ma in generale si preparano per le future attività. Un musicista de-ve provare e usare lo strumento tutti i giorni, l’attore dede-ve stu-diare i copioni e prepararsi per i casting. Va per loro quindi in-dividuato un ammortizzatore che non può essere la NASPI, ma piuttosto un ammortizzatore di continuità. Per quanto riguarda la tutela dagli infortuni, abbiamo chiesto all’INAIL di tutelare anche i lavoratori autonomi dello spettacolo. Abbiamo trovato un atteggiamento favorevole dell’Istituto, ma ovviamente serve

un decreto ministeriale. Ci sono già state interrogazioni parla-mentari su questo tema, che è importante. Con l’Istituto ab-biamo anche concordato la necessità di allargare la tutela ai col-laboratori dello sport, che hanno come riferimento per la pre-videnza l’ex ENPALS.

Sul versante della contrattazione, siamo in fase di rinnovo del CCNL per gli scritturati. Gli artisti stipulano un «contratto di scrittura», ma abbiamo verificato che in questi accordi, anche se stipulati da un lavoratore autonomo, si faceva sempre riferi-mento, per le parti non definite, al CCNL. Nella discussione per il rinnovo ci è stata posta la richiesta di definire, con di-chiarazione iniziale, che le norme del contratto nazionale si ap-plicheranno esclusivamente ai lavoratori subordinati. Non ab-biamo ancora concluso la trattativa, ma da subito abab-biamo chie-sto di inserire anche alcune tutele e l’equo compenso per i lavo-ratori autonomi. I nostri contratti nel settore della produzione culturale definiscono nella maggior parte dei casi il compenso minimo. Esiste anche per i lavoratori subordinati la possibilità di contrattare individualmente un diverso salario, rimanendo comunque nell’alveo della subordinazione. Per evitare che il la-voro autonomo faccia dumping sul costo del lala-voro, abbiamo chiesto che il costo minimo della prestazione sia maggiorato del 50% rispetto al compenso del lavoratore subordinato. Ovvia-mente la trattativa, non facile, sta proseguendo, ma ritengo che, se riusciremo a condividere questa impostazione, sarà un bel ri-sultato, anche alla luce dell’attuale dibattito sull’equo compenso del lavoro autonomo.

Abbiamo anche un ulteriore problema. Questi lavoratori, co-me ha dimostrato anche la nostra ricerca Vita da artista, non so-no consapevoli dei loro diritti e so-non coso-noscoso-no il contratto. Stiamo predisponendo moduli di formazione per gli artisti e utilizzeremo i social per dare informazioni in pillole.

Come prima cosa mi associo ai ringraziamenti iniziali e mi pare giusto anticipare che, siccome la discussione è stata impe-gnata ed impegnativa e ricca di riflessioni e spunti che traguar-dano anche l’orizzonte del nostro dibattito congressuale e futu-ro, proverò con questo intervento a dare un contributo, dialo-gando con alcune delle sollecitazioni.

Per prima cosa vorrei ragionare del metodo con cui abbiamo costruito questa iniziativa e della necessità che ci ha mosso di riprendere in modo sistematico un rapporto con la Consulta. Non voglio enfatizzare eccessivamente il tema, tuttavia è evi-dente che nella sua storia la CGIL ha passato periodi in cui questo rapporto era solido e forte, rapporto che ci ha consenti-to di essere protagonisti del dibatticonsenti-to politico sindacale su temi di enorme rilevanza (norme sulle rappresentanza, norme sui li-cenziamenti...). Questo rapporto, anche per chiare ragioni sto-riche e di cambiamento della relazione fra corpi sociali e politi-ca ha poi visto una cesura e probabilmente è rimasto in piedi più per rispondere a singoli eventi e questioni che non come rapporto stabile di confronto continuo.

Al di là, quindi, di singoli incontri seminariali come questo, il tentativo che vogliamo proporre è quello di ripresa di un rap-porto da consolidare, uno spazio collettivo di discussione, di con-fronto plurale ed autonomo e di scambio di visioni e idee in uno scenario in cui l’intervento legislativo è stato particolar-mente invasivo per quanto concerne il diritto del lavoro.

* Segretario confederale della CGIL.

Conclusioni

Nel documento 1. Il lavoro autonomoe il lavoro agile (pagine 127-131)