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L’endoscopia gastrointestinale rappresenta una delle metodiche migliori per esaminare il tratto gastroenterico, poiché offre l’opportunità di valutare, anche se parzialmente, la motilità dei visceri, di visionare direttamente i tessuti e di effettuarne dei prelievi bioptici, garantendo un accesso relativamente facile all’esofago, allo stomaco e all’intestino dell’animale (Tams (c), 1990). Tra gli svantaggi di questa metodica, i principali sono rappresentati dall’esigenza di un’anestesia totale e dall’impossibilità nel valutare tanto i linfonodi mesenterici,

quanto la parete gastrointestinale in tutto il suo spessore, nonché tutta la porzione del digiuno (Willard (b), 2002).

Esistono in commercio due tipologie di endoscopio: quello rigido, che è di più semplice utilizzo, di minore costo, e che permette l’esecuzione di biopsie eccellenti, e quello flessibile, che consente di esaminare molte strutture impossibili da raggiungere con gli endoscopi rigidi. Le apparecchiature necessarie sono comunque molto costose, ed è indispensabile esercitarsi per lungo tempo prima di riuscire ad impadronirsi della tecnica. Inoltre anche un operatore esperto, dotato di strumentazione eccellente, è limitato dall’impossibilità di avanzare lo strumento oltre una distanza definita. I campioni ottenuti mediante endoscopia, poi, hanno il limite di non essere sempre prelevati abbastanza profondamente da permettere la diagnosi delle lesioni della sottomucosa (Willard (b), 2002).

Gastroduodenoscopia

La gastroscopia permette, meglio della radiologia, di identificare anormalità della mucosa gastrica, ed è particolarmente indicata nei soggetti che presentano una sintomatologia di tipo cronico (superiore a due settimane). Essa si richiede in pazienti in cui vengono riferiti segni clinici di patologia gastrica, quali nausea, scialorrea, vomito, ematemesi, melena e anoressia. I disordini più comunemente diagnosticati includono gastriti croniche, erosioni gastriche superficiali, corpi estranei e disordini della motilità gastrica. La gastroscopia permette inoltre di diagnosticare con relativa facilità patologie più rare come ulcere o neoplasie gastriche, nonché di valutare eventuali ipertrofie a carico del canale antro-pilorico

(Tams (b), 1990) e di svelare la presenza di parassiti quale Physaloptera (Willard (b), 2002).

In pazienti con disordini cronici del tratto gastroenterico prossimale, la gastroscopia può essere effettuata in concomitanza ad esofagoscopia e duodenoscopia: in questo caso si parla quindi di esofago-gastro-duodenoscopia (EGD) (Tams (b), 1990). Oltrepassato il piloro, si riesce infatti a valutare il duodeno

fino alla sua porzione discendente, e, nei gatti e nei cani di piccola taglia, è possibile arrivare anche fino al digiuno (Tams (a), 1990).

L’esame endoscopico e i prelievi bioptici del duodeno sono procedure meno invasive della laparatomia esplorativa o della laparoscopia, e rappresentano il mezzo diagnostico d’elezione per la diarrea cronica del piccolo intestino, il cui quadro può essere completato con una valutazione dell’ileo effettuabile tramite colonscopia. La duodenoscopia è indicata nei soggetti che presentano perdita di peso, aumento del volume totale delle feci, frequenza della defecazione da normale a moderatamente aumentata e/o melena. Questa procedura rappresenta poi il mezzo diagnostico d’elezione in caso di IBD idiopatiche (Leib (b), 1995).

Le anomalie della mucosa che la gastroduodenoscopia può mettere in evidenza includono: ipertrofia, atrofia, aumento della granulosità e della friabilità della mucosa, iperemia, erosioni o ulcere, masse, parassiti o vasi chiliferi ectasici. In presenza di tali alterazioni è opportuno eseguire numerosi campionamenti bioptici in corrispondenza delle lesioni, mentre se non vi sono rilievi macroscopici evidenti si provvederà a prelevare campioni in diverse aree della mucosa. Tali campioni di tessuto potranno essere destinati all’istologia ed eventualmente anche utilizzati per allestire più vetrini per l’interpretazione citologica (Leib (b), 1995).

Colonscopia

La colonscopia rappresenta una procedura fondamentale nel piano diagnostico in pazienti con problemi quali diarrea cronica del grosso intestino, costipazione, tenesmo, dischezia o ematochezia; inoltre essa è utilizzata efficacemente nel monitoraggio terapeutico di patologie infiammatorie e neoplastiche.

L’indicazione più comune per effettuare una colonscopia è la diarrea cronica del grosso intestino, che si manifesta con defecazioni frequenti di piccoli volumi fecali, tenesmo, ematochezia ed eccesso di muco, raramente con perdita di peso

(Leib (a), 1995). La diagnostica endoscopica è poi particolarmente indicata nei soggetti i cui disturbi cronici del crasso siano refrattari alla terapia dietetica,

antibatterica ed antielmintica. Rispetto all’esame radiografico del colon, in bianco o con mezzo di contrasto, l’endoscopia è più sensibile e definitiva, e di costo pari o inferiore (Willard (b), 2002).

Durante l’esame endoscopico sarà opportuno effettuare biopsie in prossimità di eventuali lesioni e nelle seguenti aree: cieco, colon ascendente, colon trasverso e, soprattutto, prelievi multipli al colon discendente, la sede più frequente di patologie del grosso intestino nei carnivori domestici.

La mucosa normale del colon si presenta di color rosa pallido, liscia e lucida e può lasciare intravedere la sottile rete vascolare submucosale. Nel retto e nell’area ciecale, inoltre, possono essere rinvenuti follicoli linfoidi del diametro di 1-3 mm. L’iperemia può essere una risposta fisiologica a clisteri con acqua calda, al trauma diretto dell’endoscopio o all’afflusso di sangue condizionato dalla posizione del paziente in anestesia. Le anomalie mucosali includono: aumentata granulosità e friabilità, erosioni e ulcere; possono inoltre essere presenti masse intramurali. I vasi submucosali possono essere “oscurati” dalla presenza di edema o di infiltrato infiammatorio ed il lume può essere modificato da restringimenti (Leib (a), 1995).

Ileoscopia

L’ileoscopia viene effettuata solitamente nel cane con diarrea, ma talvolta anche nel gatto con vomito e diarrea. Essa necessita dell’impiego di un endoscopio flessibile ed in una pulizia completa del colon per visualizzare la valvola ileocolica. È molto difficile, se non quasi impossibile, entrare nell’ileo della maggior parte dei gatti (per la misura), ma spesso si può penetrare con la pinza da biopsia la valvola, ed effettuare biopsie alla cieca della mucosa ileale (Willard (b), 2002), avendo l’accortezza di effettuare questa procedura più volte e a distanze diverse dalla valvola, al fine di raccogliere campioni quanto più possibile rappresentativi

Attualmente l’ileoscopia non è ancora considerata utile come la gastroduodenoscopia o la colonscopia per la diagnosi delle affezioni intestinali, sebbene il suo contributo sia stato talvolta prezioso (Willard (b), 2002).

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INTRODUZIONE

Le gastroenteriti croniche sono patologie complesse e che necessitano non solo di una raccolta anamnestica e di un esame fisico adeguati (vedi capitolo 1), ma anche del supporto della diagnostica di laboratorio, spesso indispensabile per la formulazione di una corretta diagnosi e per l’impostazione di un efficace protocollo terapeutico. Nel presente capitolo verranno illustrati i mezzi diagnostici attualmente disponibili in gastroenterologia veterinaria e verrà discusso l’approccio diagnostico ai pazienti affetti da gastroenterite cronica.