• Non ci sono risultati.

RADIOLOGIA ED ECOGRAFIA GASTROINTESTINALE Stomaco

Per quanto riguarda le cause primariamente gastriche di vomito cronico (tra cui forme infiammatorie, ulcere, forme neoplastiche, corpi estranei, polipi, ipertrofia pilorica e ritardato svuotamento gastrico), spesso per giungere ad una diagnosi è necessario effettuare sullo stesso paziente sia studi radiografici che esami ecografici ed endoscopici (Gaschen, 2005).

Lo spessore della parete gastrica viene comunemente associato al vomito cronico, ed il rilievo di uno spessore aumentato è probabilmente il più sovrastimato reperto radiografico. Mediante l’ecografia, invece, esso può essere indagato con più precisione, ed essere caratterizzato come focale o diffuso, concentrico o

asimmetrico. Le variazioni focali dello spessore sono generalmente riferibili a neoplasie, granulomi ed ulcere, mentre quelle diffuse sono più caratteristiche delle forme infiammatorie, anche se possono essere viste anche in corso di infiltrazione neoplastica. Lo spessore della parete gastrica viene considerato aumentato quando supera i 5 mm nel cane e i 3 mm nel gatto. Nel caso l’aumento coinvolga la parete antro-pilorica, tale ostruzione cronica può essere diagnosticata sia mediante l’esecuzione di un pasto opaco, sia mediante ecografia. La diagnosi di ritardato svuotamento gastrico può essere eseguita radiologicamente (mediante l’impiego di un mezzo di contrasto iodato o baritato, oppure delle BIPS, sfere di polietilene impregnate di bario) e talvolta ecograficamente, anche se il mezzo diagnostico d’elezione, ove disponibile, è rappresentato dalla radioscintigrafia gastrica (Gaschen, 2005). Nell’esecuzione del pasto opaco baritato, è necessario tener conto del fatto che l’infiammazione intestinale può ritardare lo svuotamento dello stomaco ed indurre così un’errata diagnosi di malattia gastrica. La somministrazione di bario, inoltre, può interferire con la possibilità di eseguire un’endoscopia per almeno 24 ore (Hall et al., 2002).

Il pasto opaco, l’ecografia e l’endoscopia sono mezzi diagnostici determinanti anche in caso di ulcera gastrica. Ecograficamente le ulcere benigne (visualizzate come un assottigliamento localizzato della parete con al suo interno un’area ispessita e talvolta del gas intrappolato nel fondo della lesione (O’Brien, 2005))appaiono simili a quelle associate a neoplasia, la quale può essere facilmente diagnosticata per contrasto mediante studio radiografico quando il tessuto proliferativo si proietta nel lume pieno d’aria. Ben più difficili da diagnosticare radiologicamente sono le infiltrazioni diffuse della parete gastrica, mentre le neoplasie possono essere riconosciute ecograficamente poiché alterano lo spessore e la normale stratificazione della parete (Gaschen, 2005).

Una nuova e valida alternativa all’ecografia gastrica transaddominale è rappresentata dall’ecografia endoscopica, che consiste in un’endoscopia eseguita mediante l’utilizzo di un particolare strumento in grado di fornire immagini sia ottiche che ultrasonografiche della parete gastrointestinale nonché dei tessuti e degli

organi perigastrici. Queste due diverse modalità visive forniscono informazioni l’una all’altra complementari, ed hanno l’ulteriore vantaggio di essere ottenute nel corso di un’unica anestesia (Gaschen, 2005).

Intestino

La diarrea cronica dovuta a patologie primarie dell’intestino è una condizione piuttosto comune, sia nel cane che nel gatto. Nei pazienti che presentano diarrea cronica in assenza di vomito, i reperti radiologici sono spesso aspecifici, e gli studi contrastografici forniscono poche informazioni. Per indagare l’infiltrazione della parete intestinale, infatti, l’ecografia si dimostra superiore a tali metodi, permettendo la localizzazione della lesione, la valutazione dello spessore e della stratificazione della parete, e l’osservazione della motilità e dell’eventuale coinvolgimento dei linfonodi regionali (Gaschen, 2005).

L’infiltrazione diffusa della parete del piccolo intestino si verifica in corso di numerose patologie, tra cui le più comuni sono rappresentate da IBD idiopatiche, infezioni batteriche, allergie alimentari, sovracrescita batterica del piccolo intestino, enteropatie proteino-disperdenti e forme neoplastiche. L’ecografia permette la localizzazione della lesione e la valutazione del grado di infiltrazione, mediante l’osservazione delle alterazioni che essa comporta a carico dello spessore e della stratificazione gastrica. Come per lo stomaco, anche per l’intestino l’ecografia non consente una facile diagnosi delle forme neoplastiche, che ecograficamente presentano caratteristiche sovrapponibili a quelle di altre patologie, anche se, rispetto alle forme infiammatorie, sembrano determinare una maggior disarchitettura della stratificazione della parete (Gaschen, 2005; O’Brien, 2005). Quest’ultima osservazione, però, può al massimo indurre un sospetto, ma non è sufficiente ad emettere una diagnosi di neoplasia. Un aumento dello spessore dello strato muscolare nell’intestino del gatto, per esempio, può essere dovuto sia ad un infiltrato infiammatorio, sia ad uno neoplastico, od essere semplicemente il risultato di un’ipertrofia della muscolatura liscia. Analogamente, alcune patologie come

l’istoplasmosi e la criptococcosi portano alla formazione di una lesione infiltrativa localizzata, ecograficamente indistinguibile da una forma neoplastica. Per la differenziazione tra infiltrato neoplastico ed infiammatorio, quindi, risulterà indispensabile il ricorso ad indagini citologiche e/o istologiche (Gaschen, 2005). Il campionamento per tali esami può essere effettuato mediante ago aspirato ecoguidato della parete (se ispessita) e/o dei linfonodi regionali, oppure tramite biopsie endoscopiche, laparoscopiche o laparotomiche.

Nelle coliti croniche, gli studi radiologici in bianco difficilmente forniscono elementi diagnostici rilevanti. In tali patologie, anche il clisma opaco, sebbene in grado di svelare una moderata distensione del colon, l’eventuale aumento di spessore e le irregolarità della parete, nonché la presenza di ulcere mucosali o di stenosi luminali, possiede una scarsa sensibilità diagnostica. Anche l’ecografia del colon risulta poco utile, a causa del materiale fecale e degli imponenti accumuli gassosi presenti nel viscere, ciò nonostante essa permette di diagnosticare alcune importanti lesioni (masse, aumento di spessore della parete, linfoadenopatia regionale) (Jergens et al., 2002; O’Brien, 2005). Il mezzo diagnostico d’elezione per le coliti croniche è rappresentato dall’endoscopia, che permette una caratterizzazione precisa della patologia e la sua differenziazione dalle altre comuni cause di diarrea cronica del grosso intestino (Guilford (c), 1996; O’Brien, 2005).