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Entrambe le prospettive si possono rilevare da una lettera del direttore don No- No-tario, che il 31 gennaio 1880 scriveva a don Rua, dando una prima sommaria

descri-zione delle attività e sui confratelli:

“Amatissimo D. Rua, quanto piacere mi fece la sua ultima del 25 che però non ricevetti che il 30 u.s. Passammo la festa di S. Francesco di Sales proprio in famiglia, di solennità esteriore non si può far nulla perché non abbiamo il personale. Sono contento di sapere che D. Bosco sta bene: il Signore lo conservi e lo benedica.

86 ASC F 675 Brindisi, lett. Aguilar - Durando, Monza 16 ottobre 1879; FDB mc. 258 A 12 - B 1.

87 BS 1 (1880) 2.

88 Notario Antonio, nato a San Benigno Canavese (Torino) il 13 dicembre 1855, entrò all’Oratorio di Torino l’8 gennaio 1867, ma proseguì gli studi nel seminario d’Ivrea e fu ordi-nato sacerdote diocesano a Torino il 15 giugno 1878; torordi-nato da don Bosco fece la professione religiosa perpetua a Lanzo il 19 settembre 1879; fu direttore a Brindisi nel 1880; morì a Torino il 4 maggio 1942. Cf anche DBS 201.

89 Asti Giacomo, nato a Volvera (Torino) l’11 giugno 1858, entrò all’Oratorio di Val-docco il 22 ottobre 1872 come chierico; fece la professione religiosa a Lanzo il 26 settembre 1877; negli anni 1878 e 1879 fu nella casa di Genova Sampierdarena e nel 1880 a Brindisi; dal 1881 non si hanno più sue tracce; cf rispettivamente ASC E 560 Oratorio Valdocco: Registro contabilità dei giovani 1872-73, p. 231; ASC D 823 Registro professioni religiose, Vol. II; ASC Cataloghi Generali della Società Salesiana, 1878-1880.

90 Berra Eligio, nato a Masseranga Pòrtula (Vercelli) il 14 giugno 1862, entrò all’Ora-torio di Valdocco il 2 dicembre 1872 come chierico; fece la professione religiosa a Torino l’8 dicembre 1878; restò a Torino ancora nel 1879 e nel 1880 fu inviato a Brindisi; nel marzo 1881 fu dimesso mentre era nella casa di Alassio; cf rispettivamente ASC E 560 Oratorio Valdocco:

Registro contabilità dei giovani 1872-73, p. 515; ASC D 823 Registro professioni religiose, Vol. III; ASC Cataloghi Generali della Società Salesiana, 1878-1880; ASC D 879 Morti e usciti fino al 1908, p. 5.

91 Iuli Giovanni Battista, nato a Lu (Alessandria) il 26 giugno 1841, entrò all’Oratorio di Torino nel maggio 1872 e nel settembre iniziò il noviziato; fece la professione religiosa trien-nale a Lanzo il 26 settembre 1873 e quella perpetua il 31 dicembre 1876; morì a Este (Padova) il 12 novembre 1918.

La pregherei di un piacere riguardo a D. Cagliero. Mi scrisse fa più di un mese che cercassi qualche alloggio, qui, per la Sup.ra Generale delle suore di S. Anna e qualche altra monaca, che avendo sofferto il mare andando nell’India, desiderava restare qualche giorno qui. Promise avvertirmi dell’arrivo ma fin ora nulla. Qui tutto è preparato per riceverle presso le figlie della Carità. Faccia avere l’accluso biglietto alla S.ra di S. Anna.

E noi qui come ce la passiamo? Amato D. Rua all’Oratorio si stava meglio per cento e una ragione: per la prima eccola: non aveva tanta responsabilità sulle spalle e le accerto che mi pesa: ma assai assai. Non la desiderai menomamente, non la rifiutai; ma quasi quasi me ne pento. Quanto è meglio obbedire! Per questo lasciai la diocesi e le speranze che mi sorridevano; per vivere nascosto e soggetto, e poi troppo oh! troppo presto fui messo fuori di quello che mi aspettava. Pazienza; se non è un castigo ai miei peccati, sia fatta la volontà di Dio.

La salute è buona per tutti; meno che pel Ch.co Asti di cui temo, e assai, che l’etisia abbia fatti già tali progressi che poco ci sia a sperare. Non presenta ora sintomi gravi, anzi lavora e convive esattamente con noi. Ma! La nostra vita poi si riduce tutta in casa, pochissimo usciamo: rarissimamente facciamo visite, e questo credo sia il miglior me-todo per serbare il buon umore.

Le faccio una risposta alle domande che mi fece e che costì si desiderano. Le scrissi già al Signor D. Bosco e credeva le avesse comunicate.

L'Oratorio di Brindisi è posto sotto la protezione di S. Alfonso dei Liguori. La Casa è, in quanto all’alloggio nostro, assai comoda e bella: in quanto alle cose provvedutoci da Monsignore sono assai poche e di ordinarissima qualità, sebbene le abbiano fatte pagare carissime a Lui e per qualità superiore. Le scuole, che, come saprà aprimmo subito ve-nuti, erano una sala vasta che prima serviva da rimessa, con banchi inservibili, perché senza calamai e malissimamente fatti: erano proprio di uno stampo tutto originale. Do-vemmo subito farli aggiustare e dividere la grande scuola in due, perché non tutti i gio-vani erano della stessa capacità: anzi dovemmo occupare la camera che mette nel nostro alloggio, per gli analfabeti. Massoglio fa la scuola ad essi; io faccio la seconda e Berra la terza. Asti, perché gli faceva ritornare la tosse, ne fu esonerato, e fa ora la scuola al mat-tino a Massoglio e a quattro allievi del Seminario che fanno prima ginnasiale. Le scuole per ora sono serali. Gli allievi sono circa una ottantina: ma oh! quanta incostanza e leg-gerezza. Si può dire che si danno la muta oggi gli uni e domani gli altri. Se venissero sempre tutti sarebbero più di cento.

Alla domenica sono dagli ottanta ai novanta, ma colla stessa incostanza. Al mattino si confessa, si dice la messa con un discorsetto e si fa le cerimonie della messa: alla sera catechismo e come dicono qui la visita, che si fa in cattedrale per non avere noi il taber-nacolo né nulla per dare benedizione. Vespro da queste parti non sanno che cosa sia, come l’istruzione alla sera. Se vedesse che basilica è la nostra cappella. Una stalla mala-mente imbiancata con 4 traversi ove sono appese le rastregliere, col pavimento di magni-fici ciotoli come quelli delle vie del mio paese; un altare logoro e tarlato, quattro cande-lieri, una croce legata con una funicella, un tavolino senza tiretto, sopra cui si pone le pa-ramenta; banchi nuovo modello, at hic finis. È una vera... stalla: no basilica. Il cortile è una bellezza, se si volesse fare una partita a barra rotta non si potrebbe, tanto è ingombro da colonne, statue, altre anticaglie e materiali, con nel mezzo una magnifica colonna che lo guasta proprio intieramente.

Le scuole serali poi andranno presto alla fine e dovremmo aprire le scuole diurne. Ma desidererei sapere: 1° se è conveniente per ora non avendo che Massoglio colla patente;

2° Se meglio chiamarle paterne? Posso legalmente? Monsignore poi desidererebbe aprire il laboratorio come mi disse essere inteso con lei e sarebbe proprio conveniente per dare più stabilità all’opera nostra o fare il bene con più frutto. D. Bosco non mi fece risposta esplicita a questo riguardo.

Ora stiamo preparando due commedie: La Casa della fortuna,92dai giovani artigiani del-le scuodel-le serali ed un’altra dagli alunni del Ginnasio che ci visitano frequentemente e ci amano assai. Si preparano pure alcune romanze. In quaresima faremo i catechismi giorna-lieri, cosa sconosciuta da queste parti. Stiamo ora concertando il modo: gliene scriverò.

Fui richiesto da D. Riccardi, intorno alle ordinazioni di Asti. Per ora dice che desidera ancora pensarci: mi pare molto irresoluto. Se questo arcivescovo pretenda gli Esami; non lo credo, però non lo interpellai ancora direttamente.

Le annunzio poi la morte di nostre ottime coop.ci Salesiane: le sorelle Benedetta e Teo-dora Monticelli, vere sante donne: morte alla distanza di sei giorni l’una dall’altra. Erano le più stimate cooperatici che ci amavano assai.

Aspetto con desiderio il Catalogo dei Soci Salesiani. Preghi per me i Librai a mandarmi alcune copie del Catalogo: ci serve assai.

Saluti tanto mia madre: tra poco le scriverò.

Saluti tutti superiori e confratelli, ed ella gradisca i nostri rispetti e mi creda suo aff.mo figlio”.93

Ben altra, però, era la valutazione di mons. Aguilar a quattro mesi dall’apertura della casa. Infatti già il 2 marzo 1880, dopo aver atteso invano una visita di don Ce-sare Cagliero e nel dubbio che don Bosco potesse avere la possibilità di recarsi a Brindisi, infatti alla fine del mese fu solo a Napoli, scriveva a don Rua:

“Reverendo Signore, fallita la visita di D. Cagliero, e dubitando che fallisca, od almeno troppo ritardi, la cara visita promessa dal Sig. D. Bosco, prendo consiglio di rivolgermi a V. P. che mi pare abbia stanza più ferma costà!

Io scrivo, com’è naturale, per quell’Oratorio di S. Alfonso, del quale dubito non si valuti bastevolmente l’importanza e l’influenza benefica che potrebbe avere su questa mia Dio-cesi; anzi su questa Provincia. Bene attendono i religiosi qui mandati agli uffici loro commessi: ma dopo quattro mesi posso affermare che l’effetto non è proporzionale all’a-zione ed al favore, anzi all’entusiasmo, con cui furono accolti.

Donde ciò? I tempi che corrono, l’indole diversa delle popolazioni, e specialmente della classe a cui si volle provvedere, e qualche altra causa può recarsene e se ne reca.

Ma io ricordo sempre quello che V. P. mi scriveva prima che l’opera fosse iniziata: non essere cioè usi i RR. Salesiani a tenere Oratori e Laboratori con soli esterni... Lo vedo col fatto, ed anche senza ciò sta in cima dei miei pensieri: un Convitto di artigianelli, che qui od in luogo molto vicino si dovrebbe preparare ed annunziare pel venturo Novembre.

È necessario però che la Congregazione a ciò si risolva sin d’ora, e me ne dia sicurtà. Né sembrami doverci essere difficoltà, se non forse per le persone: e ciò dico non già non tanto pel numero, ricordandomi che si disse poter bastare questo, almeno per cominciare:

quanto per le qualità, che qui più che altrove si esigono negli educatori, come gravità, di-screzione, pazienza e simili, che difficilmente si trovano nell’età giovanile.

Io prego dunque V. P. che tanto interesse prese fin da principio per questa impresa, a ri-ferire queste cose al Signor Don Bosco ed ai suoi colleghi, ed a procacciare che in un tempo non lontano io mi abbia una risposta che mi tolga da angustia, e mi ponga in grado di provvedere all’avvenire”.94

92 La casa della fortuna. Rappresentazione drammatica pel sacerdote Bosco Giovanni con appendice “Il buon figliolo” per l’abb. Mullois, in Letture Cattoliche, a. XIII, fasc. I, 1865. Cf anche OE XVI [1-72], senza l’appendice.

93 ASC A 442 Lettere a don Rua, Notario - Rua, Brindisi 31 gennaio 1880; FDR mc.

3778 A 8/12. La lettera è stata edita da N. NANNOLA, Don Bosco e l’Italia Meridionale…, pp. 46-48.

94 ASC F 675 Brindisi, lett. Aguilar - Rua, Brindisi 2 marzo 1880; FDB mc. 258 B 2/4.

Don Rua, preso consiglio da don Bosco, domandava se era necessario un locale

ad hoc e se la città poteva fornire lavoro ai laboratori. Una migliore determinazione

della situazione logistica preoccupava il vescovo, ma ciò che più lo angustiava era la

situazione del personale religioso con gli accenni alle qualità che si sarebbero

deside-rate. Durante il mese di marzo vi fu altra corrispondenza tra mons. Aguilar e don Rua,

sempre in relazione alla comunità religiosa, mentre da Torino si prendeva tempo.

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