1.I.6 APPENDICE DELLE FONT
II. 1 «L E PITTURE DELLE CATACOMBE CONTENGONO RITRATTI ?»
II.1.2 Le epigrafi funerarie figurate
Come mette in evidenza Fabrizio Bisconti, “nello spazio del cubicolo il loculo risponde a quello spirito egualitario che anima le prime comunità e che può essere ben rappresentato da un celebre passo di Lattanzio: «tra noi non ci sono nè servi e nè
padroni, non esiste altro motivo se ci chiamiamo fratelli, se non perchè ci consideriamo tutti uguali»;”395.La sistemazione del loculo spesso avviene di fretta, senza un progetto d’insieme alle spalle, per una sepoltura che risulta il più delle volte sommaria, questo si riflette negli arredi che sono quasi sempre frutto di materiali di reimpiego396.
La lastra che doveva sigillare il loculo veniva quindi dedicata alla memoria del destinatario, in una volontà di personalizzazione del luogo: si scriveva il nome e come si fa oggi nei cimiteri, si inseriva anche il ritratto della persona defunta.
Va notato che le lastre venivano eseguite generalmente dai fossores e non dagli artisti che si occupavano della decorazione pittorica del cubicolo, poichè le lastre, oltre a essere investite del carattere di urgenza motivato dall’esigenza della sepoltura immediata397, non erano considerate alla stregua delle decorazioni pittoriche. A differenza delle ultime, cui era affidata la scenotecnica, l’impaginazione delle pareti e la traduzione in immagine delle sacre scritture, cioè la rappresentazione dei temi cristiani, viceversa alle lastre spettava la sola chiusura del loculo.In quest’ottica cristiana, i riferimenti alle persone fisiche, alla loro identità umana, se ci sono, sono spesso relegate all’ambito delle epigrafi e delle lastre funerarie, eseguite non dagli artisti ma direttamente dai fossori, esse tradivano una corsività d’esecuzione che si rintraccia nella
395
F.Bisconti 1997, p. 173. 396
Ibidem, .p.76, pp. 173-179: «La lastra risale alla metà III secolo. scheda 3.8.2 p.302: Lastra rettangolare di chiusura di loculo, marmo rinvenuta nell’area di Priscilla nel 1971, ICUR VIII n23279». 397
128 difficoltà di resa delle figure, soprattutto dei volti, che presentano rispetto ai corpi incongruenze e sproporzioni398.
Generalmente, le lastre figurate presentano accanto all’iscrizione anche il ritratto del defunto, che si fa raffigurare più spesso orante, ma non sono mancati i casi in cui è rappresentato mentre è intento al proprio lavoro399.
Nella lastra di Severa (fg.54), proveniente dal Cimitero di Priscilla ed ora ai Musei Vaticani, si vede la scena dei tre magi con la Vergine ed il Bambino, insieme alla raffigurazione del profeta che addita la stella: l’iconografia è la medesima della decorazione di Priscilla, dove era ubicata la stessa lastra. Si riporta l’iscrizione dedicatoria in latino: Severa in deo vivas! 400
Procedendo da sinistra si vede il busto-ritratto della defunta in tunica e palla, con il capo scoperto ed acconciato a boccoli allineati, con orecchini ad anello, con il rotolo tra le mani, all’altezza del petto, che accomuna l’iconografia della figura a quella dei defunti con il rotulo.
398 Come ha messo in evidenza Bisconti, le lastre che chiudevano i loculi venivano eseguite dai fossores e non direttamente dagli artifices, fa eccezione la lastra di Severa, come dimostra l’aggancio del tema dei magi con l’iconografia della catacomba di Priscilla, dove è stata rinvenuta la lastra (vedi Infra): cfr. F.Bisconti 1981 A, p.32
399
Si veda Infra, nota n.5. 400
Cfr. F.Bisconti 1997. p.65.
129 I tratti del volto sono molto marcati, gli occhi fissi verso l’osservatore nel modo dello sguardo delle grandi oranti dei Giordani, il naso maggiorato nelle proporzioni, forse per indicare il tipo fisionomico e la bocca e il mento appena accennati. Le spalle seguono un movimento ascendente e il panneggio è reso con profonde linee incisorie401.
Altre lastre figurate che presentano ritratti di defunti sono: l’epitaffio di Filumena a Priscilla quello di di un Lucernius servus Christi402 a Panfilo; l’iscrizione alla Catacomba di S.Callisto dedicata a una certa Ianuaria; il marmo della Catacomba di Domitilla, che riporta la vivace raffigurazione di un fabbro colto in due momenti della sua attività, mentre forgia e modella il ferro403.Su una lastra di Domitilla l’epitaffio
Costantius trasportatore di materiali404; il ritratto di Iunius Marius Silvanus, un pescivendolo sepolto nel Cimitero dei santi Pietro e Marcellino e ritratto mentre sta mostrando un grande pesce sul banco del mercato405; il celebre epitaffio di Eutropos proveniente dai SS Pietro e Marcellino e ora al Museo Archeologico di Urbino sopra il defunto è rappresentato mentre leva in alto il bicchiere per refrigerarsi, nella parte inferiore è colto mentre svolge il mestiere di decoratore di sarcofagi406, scritta in greco.
L’epitaffio di Alexius sepolto a Domitilla, dove il giovane defunto è rappresentato orante mentre sempre ad incisione sono resi i ferri del mestiere: uno scalpello ed un martello407.
Un altro ritratto su lastra in cui la defunta è rappresentata piuttosto dettagliatamente, almeno nel riferimento realistico alla giovane età, è quello di Bessula, nell’atteggiamento dell’orante tra due candelabri e tra due busti di santi408.
401 Cfr Ibidem, p.176. 402 ICUR IV 9913 e A.Ferrua 1958, p.68, fg. 23. 403 ICUR III 7372. 404 ICUR III 8474. 405 ICUR VI 16291. 406 ICUR VI 17225; cfr. J.Wilpert 1903 B, p. 437 fg.42. 407 ICUR III 654. 408 ICUR VI 17225
130 La suggestiva immagine, come ha messo in evidenza Penelope Filacchione nel suo denso saggio sull’orante cristiana, “immagini formalmente semplici ma concettualmente esaurienti, come quella della lastra di Bessula, costituiscono forse il miglior ritratto che un cristiano potesse desiderare: in pace nella luce della fede, come recita l’iscrizione, attende il Giudizio (...) il tempo indicato è quello dell’eternità e Bessula gioiosamente leva le braccia nel senso della preghiera”409.
409 Per la citazione, si veda P. Filacchione 2005, pp. 157- 169, in particolare p. 169. Sull’iconografia delle lastre funerarie figurate, si veda oltre che il contributo sopra citato: A. MULHERN 1978 - 1979 (Sentitamente ringrazio il prof. Fabrizio Bisconti per avermi segnalato la tesi di Alice Mulhern, che è inedita ma consultabile alla Biblioteca del Pontificio istituto di Archeologia Cristiana);F. Bisconti 1989 B, p. 377 ss.; F. Bisconti 1993, 67; L. De Maria1993,32-37.
131