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L’EQUIPE DI RIABILITAZIONE NEL PROCESSO FINALIZZATO AL RECUPERO SOCIALE ED AL REINSERIMENTO LAVORATIVO

Nel documento III Convegno Nazionale (pagine 188-193)

L’OPERA SVOLTA DAI NOSTRI SANITARI”

L’EQUIPE DI RIABILITAZIONE NEL PROCESSO FINALIZZATO AL RECUPERO SOCIALE ED AL REINSERIMENTO LAVORATIVO

La formazione degli operatori

Una prima occasione di incontro tra le diverse professionalità , utile a formare gli operatori al lavoro di équipe, si è realizzata nell’ottobre 1998 a Villa Lemmi con il Seminario su “Progettazione e barriere architettoniche” cui hanno partecipato tecnici delle consulenze edilizie, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione, infermieri professionali e medici in rappresentanza delle Direzioni Regionali INAIL e del Centro Protesi .

L’obiettivo del Seminario è stato quello di esplicitare un Modello Operativo fondato sulla integrazione delle diverse professionalità interne all’Istituto e metterle in grado di fornire consulenze e servizi e di realizzare progetti di adeguamento dell’abitazione o di rimozione delle barriere esistenti al suo interno .

Allo stesso tempo si sono poste le basi per affermare il principio fondamentale che la fornitura di presidi ed ausili deve essere sempre parte di un progetto riabilitativo finalizzato al miglior reinserimento sociale e professionale dell’utente.

La sperimentazione

Sulla base di questa filosofia , le diverse professionalità presenti all’interno del Centro Protesi - medico di ruolo, assistente sociale, terapista della riabilitazione, consulente fisiatra, - si sono riunite in équipe per giocare il loro ruolo nello sviluppo dei progetti formativi articolati in quattro fasi:

1) animazione territoriale al fine di individuare gli utenti e sensibilizzare il territorio (diffusione dell’iniziativa agli utenti INAIL a livello nazionale)

2) selezione dei candidati in relazione ai requisiti richiesti dalle professione previste dal progetto:

- Colloquio psicologico - Colloquio attitudinale - Colloquio motivazionale

 La persona: Analisi della situazione complessiva dell’utente .

Il colloquio socio-sanitario è stata la modalità di cui l’equipe riabilitativa si è avvalsa, utilizzando quale strumento di lavoro una scheda socio-sanitaria (allegata) per la raccolta delle seguenti informazioni:

Personali: dati anagrafici, titolo di studio, situazione familiare

Servizi socio-sanitari di riferimento ed ente di appartenenza

Cliniche: tipo di menomazione, causa della disabilità, patologie concomitanti, allergie, terapie mediche e fisiche

Grado di Autonomia: nello specifico si è valutata l’autonomia per le normali azioni quotidiane basandosi sulla Scala FIM (Functional Indipendence Measure) la quale esplora gli ambiti funzionali della cura della persona, del controllo sfinterico, della mobilità, della locomozione, delle capacità comunicative e di rapporto con gli altri, attribuendo un punteggio graduabile su sette livelli che dovrebbero corrispondere, in ordine crescente, a maggiori livelli di autosufficienza e quindi ad un minor carico assistenziale dovuto alla disabilità. Il criterio cardine, utilizzato per definire una persona come autosufficiente o meno in una certa attività, è quello di identificare l’eventuale necessità di assistenza da parte di un’altra persona; la FIM è stata pensata per essere patologia- indipendente e per misurare quello che la persona disabile è in grado di fare relmente ed attualmente.

Livello di Autosufficienza

Sottoponendo tutti i candidati al colloquio socio-sanitario si è potuto, per ciascuno:

 Conoscere la sua situazione complessiva sotto il profilo personale, familiare, del grado di autonomia

 Conoscere i servizi socio-sanitari di riferimento

 Conoscere la sua situazione professionale e le sue richieste.

La visione di insieme di ogni singolo candidato ci ha permesso di poter soddisfare l’obiettivo immediato del colloquio e cioè quello di poter predisporre un piano assistenziale personalizzato, attraverso la conoscenza delle abilità presenti e dei bisogni assistenziali di ciascuno.

Il valore aggiunto emerso da questa esperienza è stata la creazione di una équipe multidisciplinare capace di effettuare una globale presa in carico dell’utente e il delinearsi di un percorso procedurale finalizzato all’offerta di servizi a sostegno dell’inserimento mirato delle persone disabili .

Generalizzando la nostra esperienza nell’ambito delle linee guida elaborate dall’INAIL in materia di collocamento mirato ,tale percorso si basa su alcuni passaggi chiave:

1. Il processo di presa in carico dell’utente: finalizzato a favorire l’accesso al lavoro e l’integrazione professionale di quegli utenti che vivono una situazione di disagio fisico, sociale

psicologico e sociale di ciascun utente incentrato sulle sue motivazioni ed aspettative, sulle capacità presenti, sulle potenzialità e sulle sue risorse, con particolare riguardo all’ambito lavorativo.

4. La costruzione insieme all’utente di un progetto personalizzato di reinserimento: il percorso verso il reinserimento lavorativo non può prescindere dal soggetto che ne è protagonista. L’utente deve essere messo in grado, in ogni momento, di poter compiere le proprie scelte in maniera informata e consapevole, deve essere aiutato a darsi obiettivi realistici su cui impegnarsi per raggiungere i risultati attesi, bisogna quindi aiutarlo a

“riproggetarsi” facendo leva sulle sue risorse personali e su quelle presenti nella rete di relazioni in cui è inserito.

5. Le azioni di supporto nei confronti della persona nelle varie fasi sino all’inserimento in azienda: l’équipe ha una funzione di accompagnamento e monitoraggio nelle varie fasi del percorso, dovrà seguire l’utente sia durante la fase formativa (dove prevista), sia in quella dell’inserimento in azienda, prevedendo momenti di verifica in merito all’esito di tale inserimento al fine di fornire eventuali ulteriori supporti alla persona.

6. Le azioni positive nei confronti delle aziende: importante acquisire periodicamente informazioni da parte delle aziende per aver suggerimenti ed indicazioni sulle azioni da intraprendere nei confronti delle stesse per facilitare gli inserimenti lavorativi.

Questo percorso procedurale si sta attualmente sperimentando a Padova dove è in corso un progetto formativo “Per la conquista dell’autonomia” rivolto a persone con disabilità motoria e/o sensoriale

Progetto Disabili OIC "Per la conquista dell'autonomia"

Nell'ambito del protocollo di intesa INAIL - CONFINDUSTRIA, sottoscritto in data 13/07/1999, finalizzato alla realizzazione di progetti fondati sullo sviluppo di sinergie tra pubblico e privato nel settore delle tecnologie riabilitative e delle attività formative a carattere residenziale, volti al recupero e reinserimento lavorativo dei disabili da infortunio sul lavoro, il Centro protesi è stato chiamato a collaborare ad un primo progetto integrato "prototipale" a carattere residenziale riabilitativo e formativo, attualmente in corso di realizzazione nella Regione Veneto.

Tale progetto, promosso dalla Federazione Industriali del Veneto e sostenuto da CONFINDUSTRIA, attraverso il proprio Gruppo di Sostegno all'Handicap, vede direttamente impegnati, oltre all'INAIL, diversi partner tra cui l'Opera Immacolata Concezione di Padova (soggetto attuatore), presso le cui strutture si sono svolte le attività formative residenziali.

La formazione si è rivolta a 11 giovani candidati, selezionati sulla base di requisiti motivazionali e relazionali. I percorso formativo, iniziato il 22 maggio, ha previsto la seguente articolazione: un corso informatico di base comune a tutti, tre corsi specifici per i seguenti profili professionali:

Il nuovo “cammino” riabilitativo che si prospetta nell’attuale cultura sociale che l’Istituto ha fatto proprio identificandolo come “missione aziendale”, ha trovato sostegno in numerose disposizioni legislative che hanno delineato la politica della riabilitazione nelle sue attuali connotazioni.

Un importante contributo in materia è stato dato dalla Legge Quadro n.104/1992 per l’assistenza, l’integrazione sociale ed i diritti delle persone handicappate, affermando il principio che il reinserimento nella vita sociale e lavorativa deve preferirsi agli interventi assistenziali e che la valutazione del danno non deve più vedersi solo come indennizzo economico, ma bisogna valutare la persona nel suo insieme per valorizzare e potenziare le sue “abilità”, ovvero le sue “capacità residue”.

A tale proposito la Legge n. 68/99, concernente le “ Norme per il diritto al lavoro del disabile”

rivede i principi del collocamento obbligatorio previsti dalla Legge n. 482/68: il disabile non è più visto come un soggetto da imporre ai datori di lavoro, ma viene considerato come una persona di cui vanno valutate le capacità professionali e lavorative al fine del collocamento mirato.

Inoltre, la necessità di una revisione del ruolo dell’INAIL trova risposta nella Legge n.144/99 (art.55 lett.q), tradotta nel decreto legislativo n.38/2000 che ridisegna il principio di tutela della salute e del benessere del lavoratore assicurato.

Tale normativa offre ulteriori strumenti ad integrazione del quadro delineato dalla legge 68/99, prevedendo, tra l’altro, la destinazione per il triennio 1999/2001 da parte dell’INAIL di una quota delle somme annualmente riscosse in attuazione ai piani di lotta all’evasione, per promuovere o finanziare progetti formativi di riqualificazione professionale dei disabili da infortunio sul lavoro.

L’INAIL, quale ente pubblico incaricato della assicurazione obbligatoria, per realizzare le nuove attività previste dalla normativa, ha elaborato e sviluppato un nuovo modello operativo i cui presupposti sono contenuti nella sperimentazione condotta dal Centro Protesi e dalle esperienze attualmente in corso.

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Nel documento III Convegno Nazionale (pagine 188-193)