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Noi eredi del ‘68

Nel documento giornale studentesco di Ancona (pagine 102-106)

I movimenti studenteschi del ‘68 contrapposero ragazzi con la voglia di cambiamento ad una società dura, rigida, quasi militaristica, com-posta perlopiù da genitori e professori che si ponevano spesso come ufficiali militari di grado superiore non permettendo il dialogo se non per lo stretto necessario.

Se guardiamo la società di oggi, o semplicemente i nostri modi di fare nei confronti di genitori e professori, vediamo che sono total-mente cambiati rispetto a quelli descritti attraverso “Il Brogliaccio”dai ragazzi dell’epoca. Questi comportamenti per noi ormai naturali ci sono stati tramandati inconsciamente dai nostri genitori e poi si sono sviluppati in noi all’interno dell’ambiente scolastico grazie a professori con una mentalità aperta, pronti ad avere un dialogo con gli studenti dal quale entrambi possono trarre vantaggio.

Possiamo vedere anche che quello in cui sperava Marvi Maroni nell’articolo “Analisi” del “Brogliaccio” si è avverato; infatti le rela-zioni con i genitori, oggi, sono all’ordine del giorno: con loro par-liamo dei nostri problemi, di attualità, di ciò che succede a scuola e soprattutto, vista la nostra età, del futuro che ci attende. L’apertura mentale nei dialoghi ha cambiato anche il rapporto dei genitori nei confronti della scuola, tanto che una volta, se prendeva un votaccio, lo studente aveva paura di riferirlo a casa, mentre oggi, nonostante non vi siano più punizioni come allora, noi ragazzi siamo portati a responsabilizzarci e a gestire autonomamente il rendimento scolasti-co; questo ci fa sentire più “grandi”; quindi si è passati da un’autorità solenne che ricorreva facilmente a punizioni, ad una un po’ meno severa che punta alla responsabilizzazione in altra maniera.

Data l’odierna situazione della società, possiamo quindi dire che il ‘68 non è completamente fallito, come invece dicono alcuni che vi hanno partecipato, perché grazie a loro sono state gettate le fon-damenta della società più corretta e vivibile in cui siamo oggi. Come fecero allora pensando alle generazioni future quei ragazzi, dovrem-mo fare anche noi perché una società, senza una terra in cui esistere, non ha senso e questo è il ‘68 che dovremmo realizzare noi giovani di oggi.

La terra è ormai afflitta da vari problemi climatici e ambientali causati dall’uomo, ma pare che nonostante tutti i segnali che essa ci manda, continuiamo a trascurarla troppo. Un eventuale “Brogliac-cio 2.0” dovrebbe trattare questi problemi e anche se non potesse avere una diffusione cartacea, potrebbe sfruttare il potere dei social network illimitato e soverchiante data la quantità di persone che questi possono raggiungere.

Tutto ciò non avrebbe però molto senso se dovesse rimanere all’interno della sola Ancona, dato che questo è un problema globale e per avere effetto avrebbe bisogno di una coalizzazione di studen-ti da tutto il mondo. Insomma, non dovrebbe restare nell’ambito di un’utopia studentesca, ma coinvolgere tutti coloro che tengono all’ambiente.

Alessio Moreni

5a ATN (Nautico) “IIS Volterra-Elia” - Ancona

IL ‘68. Guardate & Imparate

’68, periodo di rivoluzione e cambiamenti. Sono passati cinquant’an-ni, da quando gli studenti dell’epoca hanno organizzato manifesta-zioni a dir poco eccezionali per certi aspetti.

Le prime contestazioni rivoluzionarie degli anni Sessanta ebbero inizio negli Stati Uniti dove i giovani erano stanchi della guerra in Vietnam. Questo loro sistema di proteste si diffuse poi in Europa per arrivare in Italia con un anno di ritardo.

Dal punto di vista scolastico, ebbero luogo numerose proteste avviate da studenti intrepidi, i quali andavano contro il sistema sco-lastico dell’epoca, caratterizzato da pregiudizi da parte di insegnanti spesso ingiusti e autoritari.

A volte molti di questi studenti pagarono per le loro iniziative ve-dendosi abbassare il voto di condotta, ma, come ha affermato in un incontro tenutosi nella nostra scuola una ex-giornalista del Brogliac-cio (giornale icona delle contestazioni della piccola città di Ancona)

“a volte bisogna rischiare per raggiungere un traguardo, che si ritiene importante.” Oggi il sistema scolastico si può dire migliorato per certi aspetti rispetto al passato; a mio parere però, c’è ancora molto su cui lavorare.

Oggi noi, come studenti, dovremmo fare lo stesso perché la socie-tà, il mondo del lavoro e la scuola sono in costante evoluzione, cer-to, ma non sempre tutto si evolve in meglio; perciò oggi noi, come studenti, dovremmo avere il coraggio di criticare il sistema e non accontentarci, in modo tale da rendere la società e la scuola posti mi-gliori per le prossime generazioni. Un esempio di contestazione che

si potrebbe attuare anche oggi, secondo me, potrebbe essere finaliz-zato alla richiesta di contratti part-time per gli studenti universitari e non; inoltre, come nel ’68, è ancora presente (anche se in forma mi-nore) il “profiling” (ovvero le valutazioni qualitative della personalità e delle attitudini comportamentali e delle specifiche abilità) di un alunno in base al suo andamento scolastico; un esempio di contesta-zione studentesca in corso è quella contro l’alternanza scuola-lavoro dove in alcuni casi si verificano fenomeni di sfruttamento e talvolta il lavoro assegnato non è attinente al percorso di studi dello studente.

Ovviamente oggi un giornale come il Brogliaccio (a meno che non sia diffuso all’interno delle scuole, da parte di un sistema or-ganizzato composto da una catena di studenti determinati e rivolu-zionari come a quel tempo, i quali riescano ad attirare l’attenzione di tutti in modo costruttivo ed innovativo promuovendo attività extra scolastiche, come riunioni o sponsorizzanti attività sportive esattamente come gli ex collaboratori del Brogliaccio) sarebbe qua-si improponibile. È anche vero, sempre secondo il mio parere, che oggi noi giovani siamo molto più pigri, viziati e in alcuni casi meno coraggiosi e meno disposti a volerci sbilanciare da una determina-ta situazione, timorosi di un ipotetico cambiamento. Infatti ormai sono in pochi quelli che si ribellano, quelli che ancora hanno una voglia di cambiamento e di progresso, quelli che non si accontenta-no e che accontenta-non si lasciaaccontenta-no trasportare da piccole distrazioni come lo smartphone, che rende sì tutto più semplice, ma strumentalizza la nostra società rendendoci banali ed ignoranti, sempre alla ricerca del percorso più semplice perché intimoriti da quello più arduo. Perciò, chissà, forse siamo noi stessi in primis a dover cambiare per poter cambiare qualcos’altro.

Olivier Nguetsa

5a ATN (Nautico) “IIS Volterra-Elia” - Ancona

Nel documento giornale studentesco di Ancona (pagine 102-106)