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Il Brogliaccio e la Politecnica delle Marche

Nel documento giornale studentesco di Ancona (pagine 26-31)

Prof. Sauro Longhi Rettore UNIVPM

Gli anni in cui Il Brogliaccio ha operato sono stati anni ricchi di tra-sformazioni e di voglia di partecipazione. La nostra Università è nata in quegli anni. Era un periodo intenso e molto propositivo, era forte l’entusiasmo degli studenti che richiedevano a gran voce una univer-sità “in Ancona”. C’era una grande voglia di partecipazione studen-tesca. Nei primi anni ’60 cominciarono a diffondersi vari giornali studenteschi e nacquero circoli culturali frequentati soprattutto da giovani.

Ad Ancona i primi giornalini degli studenti furono “Aula Magna”

e “Il Brogliaccio” che affrontavano temi di carattere generale legati al mondo giovanile e analizzavano i problemi delle scuole della cit-tà. Nel mensile di ottobre del 1968 la prima pagina del Brogliaccio titolava: “L’Università fantasma” dove Livio Audino concludeva il suo articolo così: “lo sviluppo economico, sociale, culturale di tutta la regione ha bisogno come pietra miliare della istituzione di Medi-cina e Ingegneria in Ancona”.

Poco dopo quell’articolo, nel 1969, venne istituita la Libera Uni-versità di Ancona con l’attivazione del primo biennio della Facoltà di Ingegneria e del triennio biologico della Facoltà di Medicina e Chirurgia, da parte del Consiglio Direttivo del Consorzio costitui-to tra Comune, Amministrazione Provinciale, Camera di Commer-cio e presieduto e stimolato dal professor Alfredo Trifogli. La città di Ancona divenne finalmente sede Universitaria, con due Facoltà

pro-prie, alle quali venne in seguito aggregata anche la Facoltà di Econo-mia e Commercio. Nell’Anno Accademico 1988-89 venne istituita la Facoltà di Agraria (corso di laurea in Scienze Agrarie) e, nell’Anno Accademico 1991-92, la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali (corso di Laurea in Biologia Generale con indirizzi in Bio-logia Marina ed Oceanografica ed in Biotecnologie). La popolazione studentesca, dalle iniziali 290 matricole dell’anno ’69–’70 è andata progressivamente aumentando fino a quasi diciassettemila studenti.

E nel 2003 l’Università degli Studi di Ancona cambia denominazio-ne in “Università Politecnica delle Marche”.

L’auspicio posto nel 1968  dai giovani studenti anconetani  si è realizzato. Le nostre studentesse e i nostri studenti progettano ponti, musei, propongono nuovi sistemi di cura, nuove organizzazioni so-ciali e assistenziali, ricercano soluzioni più compatibili con l’ambien-te, sono attori del loro presente ma soprattutto del loro futuro. Una conferma del valore che l’Università esprime nella Società, un luogo dove il sapere si consolida, si condivide, si diffonde attraverso i pen-sieri e le azioni delle nostre studentesse e dei nostri studenti. Ne sono stato sempre convinto, prima da studente nei primi anni ‘70, curioso e con la volontà di comprendere le complessità del presente che at-traversavo, ora da Rettore con la determinazione di aprire l’Univer-sità alla Società per accogliere nelle nostre aule e nei nostri laboratori sempre più studentesse e studenti, ma soprattutto per condividerne i valori, per dare ai tanti giovani, che ancora ci credono, quei valori di cultura, di confronto, di inclusione, utili per la crescita di ogni persona. Sì, perché con la conoscenza è possibile creare ricchezza economica e sociale, è possibile migliorare le proprie condizioni di vita e anche quelle di coloro che ci stanno attorno, per condivide-re “nello stesso spazio e nello stesso tempo” obiettivi comuni. Con un entusiasmo continuo nella mia azione  di Rettore, m’impegno per far crescere i territori come espressione di persone che condi-vidono aspirazioni di inclusione e di crescita sociale ed economica.

Voglio raccontare l’esperienza che ogni anno mi vede propositi-vo ed entusiasta, cioè l’incontro con oltre cinquemila studenti delle Marche e non solo, che in una settimana, ospiti nella nostra Aula Magna, seguono le nostre azioni di orientamento per una scelta con-sapevole del loro percorso universitario. Racconto loro del presente che attraversano e del futuro che li aspetta. Un futuro fatto di studio e d’impegno, per risolvere i tanti problemi che abbiamo di fronte e che devono trovare una soluzione. L’Università ha il compito di anticipare il futuro, non può dare ai propri studenti solo la visione del presente ma deve dar loro strumenti e conoscenze per affrontare il futuro in cui vivranno, per  contribuire alla crescita economica, sociale e culturale della nazione, per cancellare ogni diseguaglianza sociale. Tante sono le sfide che ci attendono nel futuro, dall’inclusio-ne, all’accoglienza, alla sostenibilità ambientale di ogni azione di svi-luppo. Tutti aspetti da porre con forza non solo in Italia ma in ogni paese che contribuisca allo sviluppo economico. Così come i possi-bili effetti sui cambiamenti climatici. Viviamo in un sistema chiuso, il nostro pianeta, con energia e materie prime in quantità finite, e con una  popolazione in crescita, superati i 7 miliardi di abitanti.

Dobbiamo riservare un maggior rispetto nei riguardi dell’ambiente.

La Politecnica si è inserita in modo sinergico e collaborativo con le altre tre Università della Regione e con il sistema nazionale degli Enti di Ricerca e delle Università. Si sono aperti orizzonti su sce-nari sempre più ampi e internazionali. Tra i tanti voglio ricordare l’impegno  all’interno del network di UniAdrion per la creazione della Macro Regione Adriatico Ionica, coordinandone il Segretaria-to tra dieci università italiane e quasi trenta università dell’Albania, della Bosnia-Erzegovina, della Croazia, della Grecia, della Serbia, del Montenegro e della Slovenia.

Le Marche restano una regione d’Europa con il più alto tasso d’imprese per abitanti, anche in questo periodo di crisi, che induce trasformazioni. Questa caparbietà a voler generare lavoro per sé e

per gli altri rimane forte e creativa. La Politecnica ha favorito que-sta propensione incrementando l’uso della conoscenza per generare nuove imprese, start-up innovative, grazie anche a percorsi di forma-zione sviluppati nel Contamination Lab, un laboratorio di idee per aiutare i nostri studenti ad intraprendere una propria attività, un la-boratorio che faciliti una forte interazione con i settori produttivi ed economici. Solo nel 2018 abbiamo avviato collaborazioni con oltre 250 imprese, rafforzando la nostra capacità di dialogo con i diversi settori produttivi favorendone le necessarie trasformazioni.

Tra i tanti risultati conseguiti in questi ultimi anni, voglio solo ri-cordare il progetto di Città Universitaria, un sogno degli studenti del

’68, dove abbiamo aperto l’Università alla Città, rafforzato i legami, favorito l’inclusione dei tanti studenti fuori sede che hanno scel-to Ancona per vivere e studiare. Non solo Ancona, gli stessi progetti li abbiamo sviluppati anche nelle altre sedi di nostri corsi di studio:

Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro e San Benedetto del Tronto.

Solo per ricordare i più importanti: il festival di Maggio, Your Futu-re Festival, le LauYour Futu-ree in Piazza, la notte dei Ricercatori e tante altYour Futu-re azioni culturali di valorizzazione e diffusione della conoscenza.

Dalla qualità della nostra ricerca attingiamo per arricchire la no-stra offerta formativa. Abbiamo iniziato la sperimentazione di lau-ree professionalizzanti anche fuori dall’area medica per un totale di 52 corsi di studio, di cui 25 triennali e 3 a ciclo unico. Gli iscritti al primo anno sono oltre 4.400, con un incremento di oltre il 4%, un dato che conferma la validità della nostra offerta formativa. Per i quasi 17 mila studenti la percentuale dei fuori corso rimane conte-nuta al 30%, ci si laurea quasi un anno prima della media naziona-le ed a 5 anni dalla laurea il 92% dei nostri laureati magistrali ha un lavoro con retribuzioni superiori alla media nazionale. Il 71%

trova occupazione nei territori prossimi a dove ha studiato, mentre il 4,6% all’estero, in molti casi dopo un periodo di studio e tiro-cinio svolto proprio all’estero. La nostra offerta formativa si

com-pleta con 9 dottorati di ricerca e con 51 Scuole di Specializzazione nella Facoltà di Medicina e Chirurgia, vero fulcro della formazione di specialisti medici per la Regione e non solo. Tutto questo è inizia-to cinquant’anni fa, e in così poco tempo si sono realizzati tanti ri-sultati grazie ad una determinazione continuamente alimentata dalla passione e dalle competenze delle tante persone che hanno operato e che operano in questa Università, dai Rettori che mi hanno prece-duto, dagli studenti che qui hanno costruito il loro futuro e dai tanti che qui continuano a farlo.

Dobbiamo ancora fare molto per dar corso al sogno di quegli  stu-denti che negli anni ‘60 chiedevano con forza e determinazione l’U-niversità aperta a tutti. Dobbiamo con forza continuare a lavora-re per far crescere l’Università e i sistemi dell’Istruzione rendendo-li ancora più aperti ed inclusivi, con prospettive sovranazionali che vedono nell’internazionalizzazione delle proprie attività didattiche e scientifiche e di terza missione azioni di sviluppo per favorire la mobilità e l’incontro di studenti e di ricercatori. Dobbiamo raffor-zare i valori culturali e sociali della nostra Europa. Per completare questo progetto chiedo aiuto alle Studentesse e agli Studenti, no loro a rendere immortali i nostri pensieri e i nostri studi, saran-no loro che rendono immortale l’Università Politecnica delle Marche.

Nel documento giornale studentesco di Ancona (pagine 26-31)