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L’Europa ieri ed oggi

Nel documento giornale studentesco di Ancona (pagine 97-100)

L’Europa è oggi piena di fratture e contrasti, eppure non era co-minciata così; infatti, se si fa riferimento ad essa come all’insieme di quei paesi che hanno fondato l’UE, si può dire che i valori sui quali si reggevano gli accordi di dignità umana, libertà, democrazia ed uguaglianza, promozione della pace, della sicurezza e della giustizia senza frontiere interne, non siano più perseguiti con la stessa forza.

Nata tra le maggiori Nazioni dell’epoca e poi allargata a quelle che ne hanno fatto richiesta e che rispettano i principi base per poter partecipare, l’UE è stata per anni in grado di mantenere gli equilibri tra i partecipanti e fungere da intermediaria nelle dispute mondiali.

La sua influenza si è allargata in ambito economico e politico e pur-troppo proprio gli interessi economici nel tempo sono da ritenere i principali responsabili delle fratture createsi nel corso del tempo.

Nei secoli passati non esistevano grandi legami tra le varie nazio-ni europee, esse condividevano arti quali la musica, l’architettura, la pittura ma poi si dividevano per lingua, moneta o orientamento politico.

Ci sono state epoche nelle quali queste differenze erano ridotte, ma ciò riguarda periodi in cui i territori erano sotto la guida di un unico governo, come è successo in epoca romana; infatti i secoli pas-sati ci presentano continui periodi di guerre e contrasti legati a mire espansionistiche, dove ogni nazione pretendeva di avere il dominio su altri territori per motivi spesso solo economici e di ricchezza.

Dopo la seconda guerra mondiale e le difficoltà della ricostruzio-ne, il 25 marzo 1957 segna la svolta perché finalmente le Nazioni

europee hanno compreso la necessità di creare un organo sovrano, superiore a tutte, che permetta lo sviluppo della cooperazione tra gli stati membri.

Il primo trattato iniziale è stato poi integrato da trattati successivi che hanno ampliato e trasformato l’idea iniziale in un progetto più grande che si può ritenere quasi concluso con l’adozione, quasi tota-litaria, dell’euro in Europa.

La partenza è stata difficile, l’impressione generale era che final-mente si fosse raggiunta una certa coesione tra gli stati, il tempo ha dimostrato che in realtà i problemi, che esistevano, sono rimasti nascosti e sono riemersi.

Le nazioni europee continuano a ragionare e lavorare come sin-goli individui, preferendo l’interesse del singolo rispetto a quello ge-nerale.

Una prima scossa all’Unione Europea è arrivata dalla Gran Breta-gna che, con un referendum tenutosi il 23 giugno 2016, ha sancito la volontà di uscirne.

I motivi alla base del referendum sono, secondo le notizie cono-sciute, sia la volontà di ristabilire una propria sovranità che secondo i politici inglesi è stata persa a favore del potere conquistato dagli organismi europei, sia la volontà di controllare l’accesso ai propri confini.

Come appare evidente entrambe le motivazioni hanno alla base problemi economici; la severità imposta dall’Europa, la scarsa cresci-ta economica e le ristrette finanze pubbliche hanno indotto a credere che allontanarsi dall’Unione possa risollevare le sorti della Nazione e limitando gli accessi degli stranieri si crede di poter offrire al proprio popolo maggiori opportunità di lavoro.

Nella realtà la singola scelta comporta ripercussioni negative sul resto dell’Europa, contrasti e fratture insanabili.

La Brexit inglese è solo l’ultima di una serie di problemi tra le nazio-ni europee, la Grecia dal 2009 ha denunciato la difficoltà a rispettare

i termini stabiliti dall’ UE, minacciando di uscire, ed è di questi gior-ni la minaccia del governo italiano di non rispettare gli accordi presi.

Negli anni, il peso dell’UE è variato e si sono messi in discussione gli operati di stati, considerati di serie A, tipo la Germania, che sem-brano imporre le loro idee e la loro volontà sugli altri.

Le fratture tra gli stati si sono poi ampliate quando si è presentato all’Europa il dramma degli immigrati. La necessità di gestire unitaria-mente un problema con ripercussioni su tutta l’Europa non ha avuto una risposta univoca, ma si sono visti forti contrasti tra le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo e le nazioni settentrionali, che hanno impedito di arrivare ad una gestione condivisa del fenomeno.

Quello dell’emigrazione è solo l’ultimo dei tanti problemi che si sono abbattuti sull’ U.E. e che ne hanno minato l’unità. Gli accordi presi all’inizio della sua vita non sono in grado di gestire il crescente numero di partecipanti e di abitanti coinvolti.

Il futuro dell’Europa non sta nella divisione, il futuro sta nella coesione e nella collaborazione, come cita “Il Brogliaccio”, testata mensile studentesca di Ancona degli anni ‘60, nell’articolo pubbli-cato a Maggio del 1964 a cura di Marcello Marcellini intitolato “La storia cambia”: “noi popoli europei siamo legati per le radici e non per i rami, non siamo in un occasionale contatto, ma siamo inti-mamente uniti, succhiamo la stessa linfa, anche se poi a volte è ela-borata in modo diverso”; nonostante le divergenze e le diverse idee si occupa la stessa terra e si condivide la storia insieme, tutti hanno versato sangue e lacrime nelle guerre passate e non si deve permettere che incomprensioni e ripicche ci dividano ancora.

Come ha dimostrato spesso la storia, la coesione e le coalizioni hanno permesso di superare le avversità, ma non bisogna arrivare ai contrasti e anche alle guerre per capire gli errori.

Christian Lombardi

5a ATN (Nautico) “IIS Volterra-Elia” - Ancona

Nel documento giornale studentesco di Ancona (pagine 97-100)