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Erinnerungsräume: sul carattere dei luoghi di memoria

Nel documento Durs Grünbein: poetiche dello spazio (pagine 40-44)

L’ultima precisazione sullo statuto variabile di luoghi e nonluoghi, porta, giocoforza, ad approfondire il discorso sui luoghi di memoria. È necessario precisare, a questo proposito, che quanto affermato da Schlögel può essere vero solo in parte: «Wenn die Schlacht vorbei ist, sinken die historischen Orte meist wieder in die Rolle von Nichtorten zurück…».137 La nozione di nonluoghi che lo storico fa discendere da Marc Augè è infatti da intendersi, più che altro, come una sua libera interpretazione e rielaborazione delle tesi espresse dall’etnologo, poiché dire che i luoghi storici possono diventare nonluoghi significa già porre una deroga a una delle tre condizioni che secondo Augè permettono di parlare di nonluoghi, ovvero che essi siano luoghi non-storici. La storicità di un luogo, infatti, esclude a priori che esso possa essere considerato un nonluogo. Se è può essere vero quindi ‒ ma anche in questo caso solo in parte ‒ che «tutti i luoghi erano un tempo nonluoghi» e che «tutti i luoghi possono diventare non-luohi»,138 possiamo concordare sul fatto che il luogo è una forma di resistenza ultima della memoria, una forma di conservazione in un’epoca della velocità e dello sradicamento: ma in questo caso dobbiamo introdurre il discorso sugli

Erinnerungsräume, i luoghi della memoria. Tanto più che mentre Augè parla della storicità di

un luogo egli fa un esplicito riferimento a Pierre Nora, dicendo che il luogo storico «è agli antipodi di quei «luoghi della memoria» di cui Pierre Nora scrive giustamente che sono i luoghi in cui apprendiamo essenzialmente la nostra differenza, l’immagine di ciò che non siamo più».139

Aleida Assmann si è occupata dei luoghi di memoria e della formazione della cosiddetta «kulturelles Gedächtnis»: la studiosa attua una vera e propria tassonomia di alcuni luoghi significativi per la formazione della memoria culturale. I luoghi generazionali, ad esempio, sono luoghi che hanno un legame particolare con la storia familiare, caratteristica che conferisce loro una certa «intensità mnestica».140 I luoghi sacri sono luoghi in cui invece è possibile riconoscere la presenza degli dei141 ed entrare in contatto con loro: sono luoghi esemplari della memoria, come Tebe o Gerusalemme, in cui il loro valore sacrale è soppiantato da quello storico, poiché questi siti si presentano come luoghi di testimonianza 137 Ivi, p. 300. 138 Ivi, p. 302. 139

M.AUGÉ, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, cit., p. 53. 140

A.ASSMANN, Erinnerungsräume. Formen und Wandlungen des kulturellen Gedächtnisses, cit., p. 301. 141

nei quali si concretizzava e veniva certificata, sul piano spaziale, la storia di Dio e del suo popolo.142 La Assmann annovera anche, nella sua classificazione, i luoghi della commemorazione, i quali a differenza dei luoghi generazionali, che si fondano su una serie di tradizioni e di stili tramandati in maniera inalterata, sono caratterizzati da una forte differenza fra il presente e il passato: il luogo della commemorazione è un luogo dove la storia, ad un certo punto, si è interrotta143 ed è rinvenibile ancora sottoforma di «relitti o rovine», in contrasto dunque con il presente. Sono luoghi che possono cadere nell’oblio, ma il cui ricordo viene riattivato grazie ad esempio all’esperienza del viaggio culturale, di cui si discuterà durante il trattamento di alcuni testi grünbeiniani. Il luogo di memoria, inoltre, ha bisogno di una storia per continuare ad esistere e avere un valore: «è necessario raccontare una storia che supplisca al valore andato perduto».144 Questa affermazione, ripresa da Pierre Nora, non si riferisce soltanto a una tradizione orale come garante della creazione e della trasmissione della memoria culturale, come vuole la Assmann, ma anche a una storia intesa come testo letterario, che ricostruisca attorno ai relitti un ambiente che non c’è più, come accade nel caso della silloge Porzellan.

I luoghi, per la Assmann, hanno una capacità in più rispetto al tempo perché essi riescono a trattenere quello che il tempo «rapina e distrugge. La cronologia diventa una topografia della storia nella quale si può girovagare e che si può decifrare un pezzo per volta».145 Oltre alle tombe e alle lapidi la Assmann passa poi in rassegna i luoghi del trauma, i quali a differenza dei luoghi commemorativi «non consentono una semantica affermativa»,146 tantomeno permettono il racconto di una storia che li vivifichi nella memoria, a causa sia di motivazioni di tipo psicologico, che per ragioni storiche.

La Assmann dedica qualche qualche pagina del suo libro anche a Durs Grünbein, unica menzione fra i giovani poeti tedeschi che fanno parte della cosiddetta terza generazione. Se il titolo del capitolo ‒ Lava und Müll. Durs Grünbein ‒ fa subito pensare alle riflessioni dell’autore su Pompei e su Dresda, la studiosa fa riferimento, all’inizio, a un reportage su Los Angeles pubblicato sulla FAZ del 1998,147 in cui lo Grünbein denuncia la perdita della dimensione temporale degli abitanti della città, in cui «history is five years old», ed è

142

Ivi, p. 305. 143

Ivi, p. 309. Mi pare qui che il luogo di commemorazione proposto dalla Assmann abbia qualcosa in comune con le eterotopie foucaultiane.

144

Ibid. Cfr. J.RUPP, Erinnerungsräume in der Erzählliteratur, in W.HALLET, B.NEUMANN (a cura di), Raum

und Bewegung in der Literatur. Die Literaturwissenschaften und der Spatial Turn, Bielefeld, Trascript, 2009, p.

182. 145

A.ASSMANN, Erinnerungsräume. Formen und Wandlungen des kulturellen Gedächtnisses, cit., p. 309. 146

Ivi, p. 328. 147

rinvenibile soltanto nella materialità dell’oblio rappresentato dai rifiuti e dalle sostanze tossiche che genera. Il pensiero riporta la Assmann alla comune opposizione fra cultura europea e cultura americana, la prima vista come depositaria e garante di memoria, la seconda considerata cultura dell’oblio.

La riflessione su Grünbein proposta dalla studiosa coinvolge successivamente altri due luoghi emblematici, simili pur nella loro diversità: si tratta del Vesuvio, da una parte, e dalle montagne di rifiuti della periferia di Dresda, in cui il poeta ha passato parte della sua infanzia e gioventù.148 La montagna di rifiuti di Dresda, considerata dal poeta un Vesuvio artificiale, rappresenta «una contro memoria del materializzarsi dell’oblio, di tutto ciò che è stato buttato via o abortito». In questo caso, tuttavia, la riflessione è ancora più profonda poiché le macerie, nel testo grünbeiniano ‒ mi riferisco a Porzellan ‒ i fasti della vecchia Dresda distrutta durante la seconda guerra mondiale, scatenando un percorso a ritroso nella memoria.

La discussione in atto sullo spatial turn ha prodotto, inoltre, nuove riflessioni sul concetto di «Erinnerungsraum». Mi collego, nella fattispecie, a un contributo di Jan Rupp del 2009 intitolato Erinnerungsräume in der Erzählliteratur, in cui l’autore ha provato ad indagare il significato e il valore dei luoghi di memoria nel testo letterario: la sua analisi presuppone il postulato che «la rappresentazione e la messa in scena di luoghi di memoria nella letteratura non è una mera riproduzione di luoghi extra-letterari, ma una negoziazione produttiva e spesso a carattere conflittuale sui luoghi della memoria collettiva».149 Da una parte, quindi, la letteratura è «Erinnerungsraum», spazio di memoria; dall’altra è la messa in scena letteraria di luoghi di memoria e queste due prospettive interagiscono continuamente.150

Già a partire dalla mnemotecnica di Simonide di Keos, descritta in seguito da Cicerone ‒ e guarda caso, ripresa poi da Grünbein151 ‒ l’elemento fondamentale che permette la ricostruzione mnemonica di un evento passato non è l’ordine cronologico di eventi, bensì il ricordo della posizione che i commensali occupavano prima che l’edificio crollasse: lo spazio ha per questo una funzione fondamentale poiché va a strutturare, come ricorda la Assmann, il processo del ricordo. La studiosa attua anche una differenziazione fra memoria come ars, da intendersi come attività, capacità mnemonica di archiviazione «che miri all’esatta

148

Ivi, p. 405. L‘immaginee dialettica, a partire dal presente, è un’immagine improvvisa, nella quale sono racchiusi il passato e il futuro, i quali si illuminano vicendevolmente a partire dal presente.

149

J.RUPP, Erinnerungsräume in der Erzählliteratur, cit., p. 182. Salvo altra indicazione le traduzioni in italiano sono mie.

150

Ivi, p. 188. 151

Cfr. con D. GRÜNBEIN, Mein babylonisches Hirn, cit. Cfr., anche con J. KAISER, D. GRÜNBEIN, Auf

Tauchgang im Abendland, Theater der Zeit, Berlin, 2009, pp. 23-24, dove Grünbein, parlando della

riproduzione del dato immagazzinato»,152 e memoria come vis, il ricordo soggettivo in cui la dimensione temporale, totalmente esclusa nel processo della mnemotecnica, riemerge: ne risulta che la «Gedächtnis» è un dato mnestico mentre quello della «Erinnerung» è un procedimento di tipo soggettivo.153 Il rapporto fra spazio, memoria e ricordo va pensato secondo Rupp come un insieme di variabili, sia a partire da una prospettiva diacronica che sincronica: il termine stesso «Erinnerungsraum» è portatore, per Rupp, di questo potenziale variabile, perché lo spazio si relativizza nel ricordo, che come abbiamo appena detto, è costituito nel tempo, a partire dal presente.154

L’importanza che la Assmann assegna alla letteratura ha a che fare con il fatto che i luoghi di per sé non hanno una funzione di memoria, ma la acquisiscono soltanto se viene loro associato un racconto che gli dia senso: il luogo diventa un «Erinnerungsraum» nel momento in cui è accompagnato da una narrazione. Per Rupp è nel potenziale di differenza e di conflitto degli «Erinnerungsräume» nella letteratura che le semantiche spaziali si mostrano particolarmente istruttive.155

E da ultima è la letteratura stessa preposta alla creazione di uno spazio di memoria, come teorizza Renate Lachmann. In questo caso non si sottolinea solo la funzione del testo come contenitore di una memoria esterna ad esso, che grazie alla scrittura torna in vita, ma ci si riferisce ad un tipo di memoria e di rimando interamente testuale:

Nicht nur sind die [die Texte, A.C.] Gedächtnisstifter einer Kultur, sie entwickeln auch eine Ästhetik und seine Semantik des Gedächtnisses, die sich einer vergessener ›Grammatik‹ verdanken. Zum einen entwerfen diese Texte selbst einen Gedächntnisraum und treten in einen sich zwischen den Texten erstreckenden Gedächtnisraum ein, zum anderen konstruieren sie Gedächtnisarchitekturen, in die sie mnemonische Bilder deponieren, die an Verfahren der ars memoriae orientiert sind. Die Ästhetik des Gedächtnisses entfaltet sich in der komplexen Gestaltung von innertextlichen Gedächtnisräumen und deren Semantisierung. So wie der Text in das Gedächtnistheater der Kultur als in einen Außenraum eintritt, entwirft er dieses Theater noch einmal, indem er die anderen Texte in seinen Innenraum hereinholt.

Der Raum zwischen den Texten, ist er nicht der eigentliche Gedächtnisraum? Verändert nicht auch jeder Text den Gedächtnisraum, indem er die Architektur, in der er sich einschreibt, verändert? Der Raum zwischen den Texten und der Raum in den Texten, der aus der Erfahrung desjenigen zwischen den Texten entsteht, ergibt jene Spannung zwischen extratextuell-intertextuell und intratextuell, die der Leser ›auszuhalten‹ hat. Der Gedächtnisraum ist auf dieselbe Weise in den Text eingeschrieben, wie sich dieser in den Gedächtnisraum einschreibt. Das Gedächtnis des Textes ist seine Intertexualität.156

152

A.ASSMANN, Erinnerungsräume. Formen und Wandlungen des kulturellen Gedächtnisses, cit., p. 28. 153

Ibid. 154

J.RUPP, Erinnerungsräume in der Erzählliteratur, cit., p. 184. 155

Ivi, p. 188. 156

R. LACHMANN,Gedächtnis und Literatur. Intertextualität in den russischen Moderne, Frankfurt am Main,

I testi fondano dunque la memoria culturale e nello stesso tempo vanno a sviluppare un’estetica e una semantica della memoria: il procedimento non va soltanto dal testo alla cultura, ma sviluppa nei rapporti intertestuali. Ciò significa che sono i testi stessi a creare un «Gedächtnisraum», nel senso che entrano a far parte di uno spazio di memoria che si estende fra i testi; dall’altra questi testi costruiscono delle architetture di memoria, in cui vengono depositate immagini mnestiche. Renate Lachmann parla di intertestualità e memoria da una prospettiva spaziale e definisce due tipi di «Gedächtnisraum»: il testo letterario è uno spazio di memoria che viene creato attraverso i metodi della «Gedächtniskunst», ovvero una memoria artificiale. Il testo funziona come un magazzino, che attua però delle modifiche su quanto salvato. L’insieme dei testi forma poi un ulteriore spazio di memoria, un «Außenraum» in cui si trova lo spazio interno del singolo testo. Alla luce di quanto detto il potenziale di memoria della letteratura consiste secondo la Lachmann nelle operazioni di «Verinnerlichung» e «Veräußerlichung». Oltre a questo il testo pone il lettore davanti a dei luoghi veri, come città, case o paesaggi, che contribuiscono a sviluppare la funzione mnestica dell’arte, e a dire che la letteratura è l’arte mnestica per eccellenza:

Wenn die Literatur im folgenden unter dem Blickwinkel des Gedächtnisses betrachtet wird, erscheint sie als mnemoniche Kunst par exellence, indem sie das Gedächtnis für eine Kultur stinte; […] einen Gedächtnisraum entwirft, in den die vorgängigen Texte über Stufen der Transformation aufgenommen werden.157

Non è dissimile da quello che Grünbein postula per quanto riguarda la poesia, che egli nel diario definisce nei termini seguenti: «Das Gedicht ist der irreale Ort, der transparente Wandschirm, auf dem die Schatten tanzen, unbekümmert umd Biotope und Staaten, Epochen und Stammesgebiete. Im Gedicht ist man sofort hier und dort. Seine Zeit ist das ewige Jetzt».158 Mettendo in collegamento le epoche la poesia è in grado di creare un luogo irreale intorno a stati e biotopi, epoche e territori, dove mentre lo spazio si avvicina ‒ «nella poesia si è subito qui e là» ‒ il tempo è sospeso in un «eterno ora».

Nel documento Durs Grünbein: poetiche dello spazio (pagine 40-44)