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Ritratto dell’artista come «Grenzhund» e «Grenzgänger»

Nel documento Durs Grünbein: poetiche dello spazio (pagine 179-193)

3.3. Poetiche di confine

3.3.1. Ritratto dell’artista come «Grenzhund» e «Grenzgänger»

Fino a questo momento è stato dunque visto come Grünbein abbia tematizzato la sua esperienza di essere nato e cresciuto in un territorio diviso. Un’attenta lettura della poesia grünbeiniana pone però l’urgenza di introdurre un altro discorso, che riguarda la tematizzazione di un confine che non è più soltanto una linea di demarcazione fra due territori, ma a sua volta una «zona». Ciò significa che Grünbein azzera la distanza che ha posto precedentemente fra la sua posizione, interna, e un confine scorto da lontano, e pone se stesso in quel margine di cui parlava, che diventa un ambito estremamente fertile per la poesia.

Dopo i cicli Schädelbasislektion, Niemands Land Stimmen, Tag X, Sieben Telegramme e Die

Leeren Zeichen, infatti, la raccolta Schädelbasislektion dà spazio ad una sezione intitolata Der Cartesische Hund, che si apre con una breve poesia, dall’omonimo titolo, composta soltanto

da sei versi suddivisi in tre distici:

Wedelnd um jenes Nein das ihn fortschleift Worte wie Flöhe im Fell, die Schnauze im Dreck Ohren angelegt auf der Flucht vor den Nullen Gejagt von den kleineren Übeln ins Allergrößte Müde der leeren Himmel, die Kehle blank

Gehorcht er dem Ersten das kommt und ihn denkt.694

Questo componimento dovrebbe descrivere, almeno su suggerimento del titolo, un «cane cartesiano». Tuttavia, un’attenta riflessione sui due termini da una prospettiva tipicamente grünbeiniana fa capire che ammettere l’esistenza di un cane cartesiano significa concepire la possibilità di un paradosso. Su Cartesio Durs Grünbein ragiona molto, tanto da dedicargli alcuni testi, ma soprattutto il poemetto Vom Schnee e il suo commento, successivo di qualche anno, ovvero Der cartesische Taucher. Dreim Meditationen. Il credo supremo del razionalismo moderno propugnato dal filosofo risiede nella nota formula dell’«ego cogito, ergo sum, sive existo»: ciò significa che la certezza del proprio pensiero giustifica quella della propria esistenza. Cartesio inoltre opera una divisione tra pensiero e materia, res cogitans e

res extensa (entrambi dipendenti da Dio la cui esistenza è ammessa, a priori, tramite la “prova

ontologica”), secondo cui il pensiero è l’elemento cui l’uomo si affida per concepire tutto ciò che ha un’estensione spaziale, mutevole ed ingannevole, come il corpo. Detto questo è utile

694

riflettere sul fatto che l’aggettivo «Cartesische» è riferito proprio ad un animale che viene associato, nell’idea grünbeiniana, agli esperimenti di I.P. Pavlov. «Der Cartesische Hund» sembra essere quindi un ossimoro: da una parte il filosofo propone un essere che fonda la sua esistenza sul proprio pensiero, dall’altra vi è un animale la cui psiche è guidata da riflessi dati da condizionamenti esterni. Il cane di Grünbein, in ragione di questa riflessione, si dimostra ironicamente cartesiano, poiché, come conferma l’ultimo verso della poesia, «Gehorcht er dem Ersten das kommt und ihn denkt», esso non è dotato di un pensiero suo, ma «obbedisce alla prima cosa che viene» e soprattutto «lo pensa».695 Se la condizione dell’uomo è paragonabile al cane di Pavlov ecco che egli non è res cogitans, bensì un insieme di riflessi condizionati. È un cane che scodinzola, che obbedisce ogni qual volta lo si strappi dal suo posto («um jedes Nein das ihn fortschleift»), e che, stanco davanti a dei cieli vuoti e irritato dalle parole che sono come pulci nella sua pelliccia, ha la gola muta.696

Inoltre Berg rileva come l’interessamento di Grünbein per Descartes sia legato alle teorie di Pavlov, che il filosofo sembra sorprendentemente anticipare in una lettera del 1630 indirizzata a Peter Mersenne, più tardi citata da Grünbein nelle sue meditazioni su Cartesio:

[Es, F. B.] kann dieselbe Sache, die den einen Lust zum Tanzen macht, den anderen Lust zum Weinen geben. Das rührt aber nur daher, daß die in unserem Gedächtnis ruhenden Vorstellungen erregt werden: wie denjenigen, die früher einmal Vergnügen am Tanzen hatten, wenn man eine gewisse Melodie spielte, die Lust zum Tanzen wiederkommt, sobald sie eine ähnliche hören; wenn jemand dagegen einstmals hat Gaillarden spielen hören, bei denen ihn gleichzeitig ein Kummer traf, so wird er unfehlbar traurig werden, wenn er sie erneut hört. Das ist so sicher, daß ich schließe, ein Hund würde, wenn man ihn fünf- oder sechsmal beim Klang der Geige tüchtig gepeitscht hätte, wieder zu heulen und zu fliehen beginnen, sobald er diese Musik ein anderes Mal hörte.697

La stessa cosa può far scattare ad una persona la voglia di danzare e ad un’altra il pianto. Questo dipende dal fatto che nel nostro cervello la memoria contiene delle rappresentazioni latenti, che vengono stimolate in situazioni ben precise e che determinano sempre le stesse

695

La forma «ihn denkt» apre anche ad un’altra interpretazione: secondo quanto sostenuto dall’autore infatti la variante transitiva del verbo «denken» viene utilizzata con il significato di “fare il lavaggio del cervello”. Cfr. con P.QUADRELLI, Durs Grünbein. La condizione umana, in M.PIRRO,M.COSTA,S.SBARRA (a cura di), «Le

storie sono finite e io sono libero». Sviluppi recenti nella poesia di lingua tedesca, Napoli, Liguori, 2003, pp.

201-213 (pp. 212-213n). 696

F.BERG, Die Kunst im Zeitalter der Wissenschaft. Über René Descartes bei Durs Grünbein, in «Sprache im technischen Zeitalter», 183, pp. 364-38: «Das Gedicht steht als eine Art Einleitung vor dem zwölfteiligen Zyklus „Portrait des Künstlers als junger Grenzhund“, der das Thema der Hundeexistenz des Menschen im politischen Totalitarismus entwickelt. Wie Grünbein in einem Interview ausführt, ist es der aus Pawlows Hundeexperimenten bekannte bedingte Reflex, der den Menschen im Osten bestimmte: Unter Laborbedingungen in Grenzen eingeschlossen und der Freiheit beraubt, blieb ihm nur, auf die Reize der Befehlshaber zu reagieren». 697

D. GRÜNBEIN, CT, p. 27: «Ein Hund würde, wäre er zu Geigenklängen brutal verprügelt worden, unweigerlich aufwinseln, sobald er nur aus der Ferne Geigenmusik hörte. Was den einen Lust zum Tanzen macht, kann den andern zum Heulen bringen, schließt er daraus».

reazioni. Agli individui che nel passato traevano piacere dalla danza torna la voglia di ballare nel momento in cui nel presente sentono una certa melodia, e così se ne sentono un’altra simile, sostiene Descartes. Allo stesso modo se una persona percepisce un suono particolare in un momento di grande preoccupazione, immancabilmente si rattristerà se udirà un medesimo o analogo suono. È certo dunque secondo il filosofo che, se si colpisce forte e più volte un cane mentre sente le vibrazioni acustiche di un violino, non appena egli percepirà di nuovo la stessa melodia inizierà ad ululare e a scappare. È questa osservazione meccanica della vita («mechanistische Betrachtungsweise des Lebens») che pone Pavlov nella tradizione di Cartesio e che giustifica il ritorno di Grünbein al diciassettesimo secolo, poiché è come se per due volte a distanza di circa trecento anni la riduzione della persona ad «animale ammaestrato» durante i regimi totalitari trovasse la sua origine nel pensiero scientifico.698 Berg ritiene altresì che nella poesia Il cane cartesiano il comportamento dell’animale sia ambivalente: da una parte esso cerca di sfuggire dal male del pensiero, ovvero del condizionamento («einerseits sucht er den Übeln des Denkens zu entfliehen»), dall’altra subisce un progressivo processo di adattamento e obbedienza. Quello di cui sta parlando Grünbein in questa raccolta non è un individuo qualunque; egli è ancora una volta l’artista che tace o che è costretto a tacere perché all’origine del male, anche fisico, stanno le parole. A conferma dell’ipotesi la pagina che segue il componimento Der Cartesische Hund, in cui il poeta propone il disegno di un cane legato ad un telaio e il muso rivolto ad una parete con una dedica a fianco:699 «Portrait des Künstlers als junger Grenzhund/ Zum Andenken an I. P. Pawlow / Und alle Versuchshunde / Der Medizinischen Akademie der Russischen Armee».700 È questa l’ennesima parodia joyciana, poiché dopo Portrait of the artist as a young man (1924-1925), che Dylan Thomas aveva reso Portrait of an artist as a young dog del 1940, l’artista è rappresentato nel disegno come un cane, una cavia legata ad un telaio di fronte ad una parete artificiale. La dedica è altrettanto illuminante: «In ricordo di I.P. Pawlow e di tutti i cani da laboratorio dell’Accademia di Medicina dell'Armata Russa». Le cavie dell’accademia non sono solo dei cani bensì tutti gli individui coinvolti in quel progetto fallace di creare una

698 Ibid. 699

È anche il titolo della laudatio che Heiner Müller ha il compito di tenere in occasione della consegna a Grünbein, nel 1995, del «Georg Büchner Preis». Frauke Meyer-Gosau a questo proposito afferma: «Und da er [D. G.], wie Heiner Müller konstatierte, ein DDR-geborener »Grenzhund« ist, observiert er alles, als sähe er's zum ersten Mal. Nach einigen Jahren des Umherziehens in früher fremden Zonen gehen Grünbein angesichts von Riesenstädten, kasernierten Tieren, lebenden und toten Dichtern, Theorien und Theoremen die Augen längst nicht mehr über. Die Worte dafür umso mehr, denn die frühen Grenzhundjahre waren vor allem Lesejahre. In der äußeren Öde der Staats- und Stadtwüste richtete sich Grünbein eine Lektürelandschaft her, die er jetzt noch einmal besichtigt». F.MEYER-GOSAU, Assotiationsgestöber, in «Freitag», 29.3.1996.

700

D.GRÜNBEIN, SBL, pp. 182-183. Cfr. con A.MÜLLER, Das Gedicht als Engramm. Memoria und Imaginatio

«nuova persona».701 Al disegno e alla dedica seguono dodici componimenti, mentre alla fine della raccolta si trova un breve passaggio in prosa, intitolato Losesblatt. Biomechanischer

Almanach, di cui discuterò successivamente.

La prima poesia, come rileva Chon Young-Ae, inizia con la definizione del «Dasein» del cane:702

Hundesein ist ein leerer Parkplatz am Mittag. »Nichts Ärger …« und Seekrankheit an Land. Hundesein ist dies und das, Lernen aus Abfallhaufen, Ein Knöchel als Mahlzeit, Orgasmen im Schlamm. Hundesein ist was als nächstes geschieht, Zufall Der einspringt für Langeweile und Nichtverstehen. Hundesein ist Kampf mit dem stärkeren Gegner Zeit, die dich schwach macht mit rennenden Zäunen. Sovieles an Vielzuvielem auf engstem Raum… Hundesein ist diese Fahrt mit der Geisterbahn Sprache, die trickreich den Weg verstellt, Falle für Alles.

Hundesein ist Müssen, wenn du nicht willst, Wollen Wenn du nicht kannst und immer schaut jemand zu. Hundsein?

Ist dieses Übelriechen aufs Wort.703

Sette volte viene nominato in cosa consiste l’essere del cane, «dennoch läßt sich bald erkennen, dass es hier um das Künstlerdasein geht, nicht um das Hundsein»704 e in modo estremamente chiaro il fatto che si stia parlando dell’artista emerge alla fine della poesia, attraverso un enjambement che spezza il tredicesimo e il quattordicesimo verso mentre il poeta scrive che «essere cane è Dovere quando non si vuole e Volere / quando non si può». L’espressione «dovere quando non si vuole» ha a che fare, secondo A. Müller, con le azioni che seguono il riflesso condizionato, che non possono essere controllate o bloccate dalla volontà individuale. È delineato dunque in questa poesia l’individuo che deve scendere a compromessi e che aspira ad altri orizzonti, mentre è costretto a vivere «eingeschränkt», con lo sguardo rivolto al confine che non può oltrepassare, come il cane nel disegno. Cosa significa allora «Hundesein»? Il poeta asserisce alla fine del testo, attraverso una sinestesia, che l’essenza del cane giace nel «cattivo odore della parola» («Übelriechen aufs Wort») –

701

Cfr. A.FIORETOS,D.GRÜNBEIN, Gespräch über die Zone, den Hund und die Knochen, cit., pp. 486-501, e con D.GRÜNBEIN, Drei Briefe, cit., pp. 45-49 e con Vom Neuen Menschen und anderen Irrtümern, cit., p. 262- 267.

702

CHON YOUNG-AE, Politische Bewältigung der Wende. Zur Lyrik Durs Grünbeins «Schadelbasislektion», in «Studi Germanici», XLII, 2004, p. 68.

703

D.GRÜNBEIN, SBL, p. 185. 704

CHON YOUNG-AE, Politische Bewältigung der Wende. Zur Lyrik Durs Grünbeins «Schadelbasislektion», cit., p. 68.

come aveva già analogamente annunciato nella poesia Inframince («Das Übel liegt an der Wurzel der Sätze, am Grund / Der Idiome und Stile […]»)705 – così come in una lingua piena di astuzia, che sbarra la strada e che intrappola ogni cosa («Sprache, die trickreich den Weg verstellt, Falle für Alles»). Per N. Gabriel «Übelriechen auf Wort» ricorda anche l’espressione tedesca «aufs Wort gehorchen», ovvero obbedire ad una parola che è un ordine: il cane, in ogni caso, non si sottomette senza condizione, esso non protesta ma comunque, a suo modo, resiste e reagisce.706 A. Müller osserva che questa poesia culmina, alla fine, nella definizione della relazione ambivalente che il poeta ha con l’espressione linguistica; da una parte è infatti il poeta stesso a percepirne il male («das Übel»), dall’altra è pur sempre lui che propaga, attraverso le sue parole, «einen üblen Geruch». «Wort» risulta essere qui una sineddoche,

pars pro toto della lingua, a cui il poeta-cane reagisce con un fine fiuto, inteso come arguta

abilità versificatoria ma anche con lo stesso «cattivo odore», ovvero con la parzialità e il limite del suo linguaggio.707

Il secondo verso presenta una citazione, riguardo la quale Chon Young-Ae afferma: «hier erklingt, wenn man aufmerksam zuhört, schon das Sprachproblem, das berühmte bei Franz Kafka», e rileva come «Seekrankheit an Land» ricordi il «Seekrankheit am festen Land»708 della Beschreibung eines Kampfes, in cui il discorso riguardava l’artista e il suo sforzo linguistico.709 Anche quell’«Orgasmen im Schlamm» sembra riecheggiare un passaggio del frammento Das Schloß in cui l’eros veniva degradato a istintivo bisogno animale e descritto in maniera tale da sembrare l’accoppiamento tra due cani, ad esempio nel momento in cui Frieda si concede all'agrimensore K. per terra, nella sporcizia della locanda.710

A seguire Grünbein propone un altro componimento in cui scrive: «die Stirn vermauert / Ist jede Zuflucht schnell durcheilt. Zu spät / Kommt alles erst ans Licht durch Autopsie?», in cui il sintagma «fronte murata» rimanda ancora una volta al condizionamento collettivo e all’esperimento sulla «nuova persona», ma anche alla «vermauerter Stirn» della poesia In

Tunneln der U-Bahn.711 La domanda finale è senza risposta e non lascia nessuno spiraglio di speranza perché il poeta si chiede se tutto non venga alla luce, troppo tardi, nel momento della morte attraverso un’autopsia («[…] Zu spät / kommt alles erst ans Licht durch Autopsie?»).

705

Cfr. pp. 67-68. 706

N. GABRIEL, Le poète en «jeune chien garde-frontière». Durs Grünbein et la «Wende», in «Études Germanique», 35, 2000, pp. 73-95 (pp. 90-91).

707

A.MÜLLER, Das Gedicht als Engramm. Memoria und Imaginatio in der Poetik Durs Grünbeins, cit., p. 59. 708

CHON YOUNG-AE, Politische Bewältigung der Wende. Zur Lyrik Durs Grünbeins «Schadelbasislektion», cit., p. 68.

709

Ivi, p. 69. 710

F.KAKFA, Das Schloß, Stuttgart, Reklam, 2006, p. 52. 711

A. Hennemann parla dell’autopsia come un procedimento non solo medico ma anche, metaforicamente, poetico: la sezione del corpo senza vita, l’isolamento di ogni nervo, corrisponderebbe, secondo lei, al “sarcasmo” intrinseco al procedere estetico grünbeiniano, poiché entrambi, come risultato, lasciano soltanto «Bruchstücke, Funde, Knochen, Überreste, so daß auch die literarische Form als Fragment erscheint».712 Il poeta stesso, nel suo discorso

Die Zerbrechlichkeit der Körper, riflette sull’autopsia e la considera «der sicherste Weg zum

Verlust des Glaubens oder, wem das nicht ausreicht, zur Befestigung des Unglaubens»,713 la strada più sicura che porta alla perdita di ogni credo o alla conferma di una rinuncia a qualsiasi tipo di professione di fede, è via maestra verso l’assurdo e allo stesso tempo manifestazione di un’umiltà che sancisce l’uguaglianza di tutti gli uomini. Accanto a ciò A. Müller ricorda che tutta la conoscenza, nella visione di Grünbein, consta di frammenti e da questi può essere dedotta: il corpo deve essere pensato a partire dai nervi e i nervi possono essere investigati soltanto come parti all’interno del corpo. Ogni cosa, la storia, la tradizione, la lingua rimane così «bruchstückhaft», e tramite l’atto poetico, il cervello e la memoria, si aspira ad una creazione di nessi e ad una totalità che non può mai essere completamente raggiunta.714 È questo il pensiero di Grünbein, che considera improprio parlare di opera, «Werk», intesa come interezza; l’arte è secondo lui meglio catalogabile come «Auschnitt», «Provisorium», «Fragment, Ereignis, Willkürakt, Durchsage einer Einzelstimme im Gewirr beansprucht es den ganzen Stellenwert eines moment juste».715

Nella terza poesia del ciclo ancora una volta il riferimento a Kafka è esplicito:

…zig Jahre Dienst mit Blick auf Stacheldraht Landauf landab im Trott hält nur ein Hund aus, Der was ihn gängelt anstaunt, früh schon brav. Im Schlaf noch wird ihm jedes Loch im Grenzzaun Heimtückisch klein zum Einschuß hinterm Ohr. Ein Sattes Schmatzen zeigt: Auch Hunde träumen. Was ihm den Maulkorb feucht macht, ist der Wahn Daß Parallelen irgendwann sich schneiden

Wo Pawlow für den Rest der Psyche steht (Instinkt, mobilgemacht, ein Zickzack-Kompaß) Ist Dialektik nichts als…Hundetreue;

Sinn für die Stimmung in his master's voice. So kommt es, dass er erst im Abgang klarsieht, Am Ende des Prozesses.

712

A.HENNEMANN, Die Zerbrechlichkeit der Körper. Zu den Georg-Büchner-Preisreden von Heiner Müller und

Durs Grünbein, Frankfurt am Main, Lang, 2000, cit. in A.MÜLLER, Das Gedicht als Engramm. Memoria und

Imaginatio in der Poetik Durs Grünbeins, cit., p. 67.

713

D.GRÜNBEIN, Den Körper zerbrechen, cit., pp. 80-83. 714

Ivi, p. 68. 715

»Wie ein Hund«

Il componimento infatti si chiude con «Wie ein Hund», allo stesso modo in cui si chiudeva il processo con la morte di K. della quale veniva sottolineata la cinica infamia con la quale egli, per mano dei boia, veniva sgozzato come un cane, come se la vergogna dovesse sopravvivergli («Wie ein Hund, sagte er, es war, als sollte die Scham ihn überleben»).716 Esso è un cane che da un periodo di tempo non specificato («…zig Jahre») è a servizio di qualcuno,717 con lo sguardo verso il filo spinato («Stacheldraht»), che percorre il paese in lungo e in largo e per di più tenuto al guinzaglio tanto che il poeta arriva ad affermare che solo un animale potrebbe sopportare questo («Hält nur ein Hund aus»). Da rilevare che «Dienst» richiama il servizio militare, «Wehrdienst», e nell’undicesima poesia del ciclo il riferimento è ancora più esplicito nel momento in cui l’io lirico afferma «wo nur Hypnose herrscht und Dienst ist Dienst»,718 definendo con poche parole la situazione di condizionamento collettivo che portava al blocco del pensiero privato e individuale, il quale si trasformava in una vuota tautologia. Il socialismo intanto plasmava una nuova persona, inclusa prima di tutto fisicamente nel sistema: «so wurde ich ganz körperlich […] ein Teil des Systems».719

Per fortuna anche i cani sognano, «auch Hunde träumen», ma è un buco nel recinto di confine («Grenzzaun») che diventa malvagiamente piccolo e impedisce di passare al di là, mentre ciò che a questo cane rimane ancora è soltanto il suo istintivo «senso per l’umore nella voce del suo padrone» («Sinn für die Stimmung in his master’s voice»). Chon Young-Ae osserva che il tono secco della lingua laconica di Grünbein premette la limitatezza della vita del cane: il filo spinato delimita sia il suo campo visivo sia la sua coscienza e lo stordisce. A questo essere vivente sono sottratte la spontaneità e la sua personalità fino a ridurlo, alla fine del processo di condizionamento, e del Processo stesso, «wie ein Hund».

La poesia seguente definisce in modo ancora più preciso il cane, poiché ciò che esso deve essere è stabilito dal suo fenotipo: un tedesco, alto, magro, di media statura, castano («[…] ein Deutscher. / Weiß … männlich … mittelgroß … brünett»)720, conferma che si sta parlando di un essere umano, e in questo caso corrisponde alla descrizione del poeta stesso. L’individuo è, come enuncia Grünbein nella sesta poesia del ciclo, un animale alfabetizzato («Der Mensch,

716

D.GRÜNBEIN, SBL, p. 70. 717

Questa, secondo Müller, potrebbe essere un'allusione al servizio militare dello stesso Grünbein. A.MÜLLER,

Das Gedicht als Engramm. Memoria und Imaginatio in der Poetik Durs Grünbeins, cit., p. 61.

718

D.GRÜNBEIN, SBL, p. 195. 719

A.FIORETOS,D.GRÜNBEIN, Gespräch über die Zone, den Hund und die Knochen, cit., p. 492. 720

nun ja…das alphabetisierte Tier»),721 che nei primi componimenti di Schädelbasislektion veniva definito una bestia affetta da malattia venerea («ein Geschlechtkrankes Tier», «Tier- ich»722). Questo «Tier-Ich» è anche il solo che può mentire e che obbedisce alla logica

Nel documento Durs Grünbein: poetiche dello spazio (pagine 179-193)