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L'ESCLUSIONE DELLO STATUS DI RIFUGIATO IN CASO DI TERRORISMO

Nel documento Terrorismo e immigrazione (pagine 109-117)

5.TERRORISMO E STATUS DI RIFUGIATO NEL DIRITTO INTERNAZIONALE

5.1 L'ESCLUSIONE DELLO STATUS DI RIFUGIATO IN CASO DI TERRORISMO

A differenza del diritto internazionale dei diritti umani, il diritto internazionale dei rifugiati permette ad una persona di essere esclusa dalla protezione a causa delle sue azioni prima dell'ingresso nello Stato o successivamente. La giustificazione di questo potere risiede nel fatto che la Convenzione sui rifugiati accorda uno status protetto dal diritto internazionale ma con una possibilità molto limitata di prove extraterritoriali sulla criminalità. I mutamenti delle circostanze nel corso degli ultimi 60 anni per i diritti umani internazionali e per il diritto penale, suggeriscono che alle disposizioni riguardanti la Convenzione, in particolare gli articoli 1F e 33, dovrebbe essere dato il loro significato comune ma nel loro attuale contesto.

1373 dopo l'11 Settembre su richiesta degli Stati per escludere i terroristi dello status di rifugiato e per impedire ai terroristi di poter abusare di questo status. In particolare, è stato chiesto agli Stati di:

– prendere misure appropriate, in conformità con le disposizioni del diritto nazionale e internazionale, incluse le norme internazionali sui diritti umani, prima di concedere lo status di rifugiato al fine di garantire che il richiedente asilo non abbia progettato o agevolato o partecipato alla commissione di atti terroristici;

– garantire, conformemente al diritto internazionale, che lo status di rifugiato non sia abusato dagli autori, organizzatori o facilitatori di atti terroristici, mentre le domande di motivazioni politiche non sono riconosciute come motivi di rifiuto delle richieste di estradizione di presunti terroristi.

L'esclusione è, tuttavia, legalmente stabilita dall'articolo 1F della Convenzione sui rifugiati, che prevede che la Convenzione non si applica se vi sono fondati motivi di ritenere che una persona:

(a) ha commesso un crimine contro la pace, un crimine di guerra o un crimine contro l'umanità, così come definito dagli strumenti internazionali elaborati in relazione a questi crimini;

paese di rifugio precedentemente la sua ammissione in qualità di rifugiato;

(c) si sia reso colpevole di azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Se questo è il caso, il soggetto non può qualificarsi come rifugiato ai sensi dell'articolo 1F e la garanzia di non-refoulement di cui all'articolo 33 non si può estendere a questo soggetto. Il soggetto può infatti essere respinto in un territorio in cui la sua vita o la sua libertà potrebbero essere minacciate.

Ogni limitazione su una disposizione umanitaria dovrebbe essere interpretata in modo restrittivo190 e in conformità alle linee

guida dell'UNHCR, l'inclusione deve essere effettuata prima dell'esclusione. Sicuramente, chi perpetra un atto terroristico violento deve essere escluso dallo status di rifugiato.

In relazione all'articolo 1F, ci devono essere seri motivi per ritenere che il richiedente asilo ha commesso un crimine contro la pace, un crimine di guerra o un crimine contro l'umanità, così come definito negli strumenti internazionali.

Un atto terroristico è improbabile che non costituisca un crimine contro la pace. Il terrorismo potrebbe talvolta rientare nella definizione di crimini contro l'umanità, fino a quando un reato specifico di cui all'articolo 7 dello Statuto di Roma, costituisca un esteso o sistematico attacco alla popolazione civile.

Quindi, un soggetto che pone in essere un reato terroristico può essere escluso ai sensi dell'articolo 1F, perchè la Convenzione richiede che il soggetto possa essere escluso solo se ha commesso un reato definito dagli strumenti internazionali elaborati in relazione a tali crimini.

Se vi sono fondati motivi di ritenere che il richiedente lo status di rifugiato ha perpetrato un atto terroristico, ci si aspetterebbe che l'esclusione fosse ricercata ai sensi dell'articolo 1F (b), che si occupa di crimini gravi non politici. Il concetto di politica deriva dal diritto di estradizione che nel corso del XIX secolo, ha sviluppato una deroga per i trasgressori fuggitivi per il cui reato è necessario il carattere politico191.

Nel corso del XX secolo i tribunali hanno sviluppato la concezione del reato politico spesso in risposta a delinquenti latitanti i cui crimini sono stati descritti come terroristici.

L'estradizione e la determinazione dello status di rifugiato hanno obiettivi diametralmente opposti (punizione; protezione), in questo senso affrontano lo stesso problema: il reato in questione ha carattere politico?

Nel caso T VS Segretario di Stato, la Camera dei Lord ha adottato l'approccio svizzero per i reati politici che cerca la vicinanza al fine ultimo dell'organizzazione alla quale il fuggitivo appartiene e la proporzionalità nel raggiungere questo obiettivo: ''omicidio, assassinio e uccisione'' sono i crimini più efferati. Quindi, se vi sono fondati motivi per ritenere che il richiedente asilo si è impegnato in una violenza indiscriminata, in un crimine, prima della sua ammissione in quel paese come rifugiato, perderà la sua protezione ai sensi dell'articolo 33. Una parte della giurisprudenza ritiene di escludere un soggetto dall'applicazione dell'articolo 1F sulla base del fatto di essere stato colpevole di atti contrari ai fini e ai principi delle Nazioni Unite. Lo scopo e i principi delle Nazioni Unite possono essere trovati nel Preambolo della Carta delle Nazioni Unite, specificatamente agli articoli 1 e 2, mentre la Corte Internazionale di Giustizia è in grado di fornire un autorevole

significato e la portata di questi scopi e principi. È chiaro dai lavori preparatori della Convenzione sui rifugiati che l'articolo 1F è direttamente correlato all'articolo 14 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del '48 che prevede che il diritto di cercare e di godere asilo dalle persecuzioni, non può essere invocato nel caso in cui l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite. Quindi, agli individui che violano i diritti umani fondamentali non deve essere accordato lo status di rifugiato. Tuttavia, la correlazione tra procedimenti giudiziari e atti contrari ai fini e ai principi delle Nazioni Unite solleva questioni, dato che non c'è reato di terrorismo nel diritto internazionale che sia definito in eventuali strumenti accertati a livello internazionale192. Inoltre il terrorismo non è

espressamente menzionato nella Carta come in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza ha dichiarato che il terrorismo internazionale rappresenta una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale e in quanto tale è in contrasto con fini e principi dell'ONU. L'articolo 1 della Carta fa riferimento al rispetto del principio di autodeterminazione dei popoli che, in casi estremi, può permettere la resistenza proporzionale, mentre il Preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo menziona anche la legittimità alla ribellione in casi estremi contro i governi che violano gravemente i diritti umani.

Tale articolo prevede anche il rispetto dei diritti umani, che comprende anche il non-refoulement.

Quindi, la lotta contro il terrorismo internazionale non può essere ''a tutti i costi''193.

192 R vs Mohammed Gul [2012]

Prima di esplorare ulteriormente il contenuto dell'articolo 1F, è necessario considerare che vi è una ricca giurisprudenza relativa all'applicazione di questo articolo. È infatti necessario che le autorità possano definire il contenuto stretto di questo articolo in modo da proteggere l'istituto dell'asilo dal degrado. Nel caso Pushpanathan VS Canada, la Corte Suprema del Canada ha deciso che lo status di rifugiato doveva essere interpretato coerentemente agli obblighi del Canada nell'ambito della Convenzione. La Corte ha stabilito in relazione all'articolo 1F che:

''Ci sono diversi tipi di atti che rientrano chiaramente all'interno della sezione. La principale direttiva è che dove vi è consenso nel diritto internazionale che gli atti costituiscano violazioni sufficientemente gravi dei diritti umani tali da costituire una persecuzione, o sono esplicitamente riconosciuti come contrari ai fini delle Nazioni Unite, allora l'articolo 1F sarà applicabile. ….

La seconda categoria di atti che rientrano nel campo di applicazione dell'articolo 1F sono quelli che un tribunale sia in grado di caratterizzare come grave violazione sistematica dei diritti umani fondamentali che costituiscono una persecuzione''.

La maggioranza ha ritenuto che alcuni crimini anche se compresi nei trattati delle Nazioni Unite, non rientrano nell'ambito di applicazione dell'articolo 1F. La Corte Suprema del Regno Unito nel caso Al-Sirri e DD (Afghanistan)194 ha

ritenuto che l'articolo dovesse essere interpretato alla luce degli obblighi internazionali e ha respinto il tentativo del governo di fare affidamento sulle definizioni nazionali di terrorismo. Il terrorismo minaccia la pace e la sicurezza internazionale attraverso l'uso di mezzi impropri così come stabilito nello Statuto di Roma e nei Trattati antiterrorismo multilaterali delle Nazioni Unite.

In relazione all'applicazione dell'articolo 1F, lo Statuto di Roma ha stabilito i crimini che possono includere ciò che viene inteso come terrorismo. Lo Statuto di Roma stabilisce anche delle protezioni che in teoria dovrebbero essere riconosciute sia ad un rifugiato sia ad un soggetto che sta cercando di escludere perchè terrorista. Ai sensi degli articoli 31-33 tali protezioni includono la malattia o la deficienza mentale, intossicazione, autodifesa.

Inoltre, ai sensi dell'articolo 31 c'è una costrizione definita come segue:

costrizione derivante da una minaccia di morte imminente o imminenti e gravi danni fisici e la persona agisce per evitare questa minaccia, a condizione che la persona non intenda provocare un danno maggiore a quello che sta cercando di evitare. Questa minaccia può essere sia rivolta ad altre persone, sia costituita da altre circostanze indipendenti dalla sua volontà.

Nel contesto di coloro che cercano rifugio, la persona potrebbe tentare di dimostrare che ha partecipato solo ad un atto terroristico a causa di una minaccia di morte e che il presunto crimine terroristico aveva provocato meno danni di quelli che la

minaccia ha evitato. Sembra probabile che la seconda parte della deroga (non causare danno maggiore) nella maggior parte dei casi, vanifica la difesa, se si sta cercando di mantenere una soglia alta per ciò che riguarda il terrorismo. L'unico scenario in cui si potrebbe avere qualche rilevanza è il caso di un'organizzazione terroristica parte del territorio di uno Stato in cui le persone sono costrette a fornire beni o servizi a beneficio dei terroristi, come è avvenuto nello Sri Lanka; assistenza medica o forniture alimentari.

In relazione all'articolo 1F, cosa dovrebbe essere necessario per escludere l'associazione a delinquere? E fino a che punto? È sufficiente che il richiedente asilo sia un membro di un cosiddetto gruppo terroristico o di un'organizzazione proibita dal Consiglio di Sicurezza per rientrare nell'ambito di applicazione dell'articolo 1F?

La mera appartenenza in alcuni casi non è mai stata abbastanza. Altri casi dopo l'11 Settembre, si sono incentrati sulla natura dell'organizzazione terroristica195. In altri casi

ancora, ci si è allontanati da questo approccio e si è esaminato il comportamento del richiedente come nel caso del Regno Unito di JS (Sri Lanka):

prima di tentare di categorizzare un'organizzazione, è sicuramente preferibile concentrarsi fin dall'inizio sui fattori determinanti del caso, soprattutto in relazione alla natura e alla dimensione dell'organizzazione e a quella parte di essa con il quale il richiedente asilo è stato più a contatto; in che modo il richiedente asilo è stato reclutato; il periodo di tempo in cui è rimasto nell'organizzazione; la sua posizione e la sua influenza 195 Gurung vs Segretario di Stato [2002]

nell'organizzazione; la sua conoscenza delle attività criminali dell'organizzazione e il suo personale coinvolgimento, compreso qualsiasi contributo alla commissione dei crimini

In questo modo si dovrebbe trovare una qualche associazione tra il richiedente asilo e la criminalità terroristica.

5.2 L'INAPPLICABILITA' DEL PRINCIPIO DI NON-

Nel documento Terrorismo e immigrazione (pagine 109-117)