Gli italiani nelle associazioni
2.2 L’esempio della Semeuse
Saint-Roch L’Eveil de Nice
Ecole Libre La Maîtrise Notre-Dame
Interparoissial L’Association Sportive Pauliani
Saint Pierre d’Arène La Nicéenne
Les Jeunes de Sint Isidore
Ecole Masséna Section Sportive et Gymnique
Ecole Sasserno Section Sportive et Gymnique
Ecole Saint Paul Section Sportive et Gymnique
Ecole Lavoisier Section Sportive et Gymnique
Ecole saint Barthélémy Section Sportive et Gymnique
Fonte : P. Gache, Le sport à Nice dans l’entre-deux-guerres, Mémoire de maîtrise sous la direction de Ralph Schor, Université de Lettres de Nice, 1996, p. 10.
È importante notare che su «Nice Matin», nel dopoguerra, non è facile trovare notizie dei campionati cattolici a cui erano iscritte queste società. A questo fatto si possono dare due spiegazioni: la prima è che evidentemente lo sport cattolico in città non doveva interessare un gran numero di persone; la seconda è che questi campionati non interessavano gli adulti, ma solo i giovani, che generalmente non compravano il giornale.
attività volte ad educare la gioventù del quartiere ed ad occupare il suo tempo libero. La Semeuse riversa grandi energie nell’attività sportiva, nella catechesi, nell’organizzazione di gite ed escursioni, colonie estive e tutte quelle attività che sono già state elencate in precedenza nel Decalogo degli oratori166.
Gli archivi privati dell’associazione
Bisogna anzitutto dire che muoversi all’interno dell’archivio della Semeuse non è facile, perché il materiale è disposto in maniera molto confusa, spesso senza alcun ordine cronologico preciso. I documenti si trovano ammassati in un armadio bianco, divisi in scatoloni spesso non etichettati, su cui a volte si trova una scritta a matita che riferisce il
“presunto” contenuto (per esempio: Correspondance 1956/’57/’58/’59, salvo poi trovarvi all’interno documenti appartenenti ad anni ben più lontani o più recenti).
Dunque non è nemmeno facile schedare i documenti trovati e, per farlo, bisogna inventarsi delle tecniche particolari, come, per esempio, indicare l’etichetta apposta sulla scatola (che spesso sono solo scatole da scarpe o per la biancheria intima...)
I documenti ritrovati in archivio possono comunque essere così divisi, in base al materiale che contengono:
166 Vedi L’oratorio, sempre in questo capitolo.
• Registres des procès verbaux: su queste carte sono registrate tutte le riunioni del consiglio di amministrazione dell’associazione, con tutti i temi da esso trattati. Questi quaderni possono essere una buona fonte per capire come si svolgeva la vita all’interno della Semeuse, quali erano le attività e quali i principi. Scritti a mano e dunque spesso poco leggibili, essi riportano le decisioni e le scelte prese dal consiglio d’amministrazione durante le sue riunioni. In genere, ogni argomento trattato viene inserito in un capitolo, ad esempio “Correspondance” o
“Colonie” o “Boules”. La riunione del 13-10-1957, per esempio, si apre con l’elenco dei presenti, per poi passare subito al bilancio, “Compte rendu financier”. Il capitolo successivo, “Delegations”, elenca le cerimonie (funerali, nozze, anniversari) a cui la Semeuse ha presenziato o presenzierà. Si tratta poi la corrispondenza, “Correspondence”, le
“Cotisations”, che riportano le nuove cifre d’iscrizione all’associazione, la “Colonie” per i bambini. Successivamente si apre il capitolo
“Commision des fêtes” e infine “Admission de membre”. Dunque, in generale, abbiamo, tra le attività della Semeuse, sport, teatro, colonie e dopo-scuola per bambini, organizzazione di feste di quartiere, catechismo, cinema ed escursioni.
• Cahiers comptes: su questi quaderni vengono registrate le spese sostenute dall’associazione anno per anno. Possono essere interessanti per vedere quali erano le aree in cui si impegnava l’associazione.
• Cahier catéchisme et cahier présence: questi quaderni riportano l’attività di catechesi della Semeuse. Sono interessanti perché vi sono i registri delle presenze, da cui possiamo capire se vi sono immigrati o meno. Inoltre possiamo capire quali fossero i valori veicolati dall’associazione.
• Documenti generici: ho così definito i documenti situati all’interno delle scatole presenti nell’archivio. Questi contenitori, semplici cartoni per vestiti, sono classificati (spesso solo a matita) per argomenti: per es.
Correspondance, o Patro (parrocchia), o Saint Vincent de Paul (nome di un’associazione), o Archives. Queste testimonianze, pur se disposte alla rinfusa, rappresentano la fonte più interessante per ricostruire la storia dell’associazione e per vederne l’evoluzione.
• Statuts: gli statuti si trovano sparsi nelle varie scatole presenti nell’archivio, ma sono fondamentali per farci un’idea di base dell’associazione, dei suoi scopi e delle sue attività.
Non è ovviamente possibile riportare in questa tesi il contenuto di tutte queste carte, migliaia, spesso inutili per il nostro tema. Dunque, dopo aver guardato in maniera grossolana tutte le fonti a disposizione, ho scelto quelle che mi sono sembrate più significative e rappresentative e le ho riportate in questo capitolo sull’associazionismo.
La storia della Semeuse (dal dopoguerra agli anni ’60)
Cominciamo a seguire la storia della Semeuse dal periodo che a noi più interessa, cioè quello dell’immediato dopoguerra167. Dal 1939 direttore della Semeuse diviene l’abbate Rizzarelli168. Durante la guerra l’associazione viene trasformata in una sorta di mensa che fornisce pasti ai bisognosi e agli sfollati. Per testimoniare ciò è sufficiente sfogliare i documenti relativi al periodo in questione presenti nell’archivio dell’associazione; per esempio, in Patro 1939 à 1956, si trovano presenti per il periodo tra le due guerre per lo più fatture e scontrini relativi all’acquisto di prodotti alimentari. Solo nel 1945 le testimonianze relative all’attività sportiva tornano ad essere vive in archivio, per cui si ricominciano a trovare scontrini relativi anche a quest’attività. Per esempio è dell’8 febbraio del 1946 uno scontrino intestato Franky sport169 per l’acquisto di un pallone da calcio, ed è anche anteriore, del 1° gennaio 1946, un documento relativo ad una multa di 25 franchi che la Fédération Française de Football avrebbe inflitto alla società170. Dal 1945 viene potenziato il servizio di colonie estive, peraltro mai fermatosi nemmeno durante la guerra, con la creazione della “Gordolasque” e viene messa a punto la sezione teatro. Pian piano insomma la vita alla Semeuse e nel quartiere riprende ad essere normale, tanto che, all’inizio degli anni ’50, ci
167 Per la storia dell’associazione fino al 1939 si veda la tesi di A. Cavaciuti Sport e immigrazione, cit., capitolo Sport, immigrazione e religione cattolica.
168 Per la storia della Semeuse ho consultato l’opuscolo La Semeuse, une association fondée en 1904, edito, a scopi pubblicitari, dall’associazione stessa nel 1994.
169 Archives de la Semeuse (d’ora innanzi A. S.), in Patro 1939-1956
170 A. S., in Patro 1939-1956
sono anche i soldi per ristrutturare la sede dell’associazione di Rue du Château. Nel 1952 gli archivi della Semeuse subiscono un allagamento, e molti documenti del periodo anteriore vengono dunque persi. Nel 1954 si trovano numerose testimonianze relative ai festeggiamenti per i cinquant’anni dell’associazione.
Per quanto riguarda lo sport, il calcio è senza dubbio il più praticato:
nel dopoguerra tra gli allenatori della Semeuse c’è Raoul Chaisaz, ex portiere della nazionale francese. Dai ranghi della Semeuse uscirà anche qualche calciatore di prestigio, e tra questi il più celebre sarà, senza dubbio, Laurent Robuschi, il cui cognome attesta le sicure origini italiane.
Attaccante prima del Bordeaux, squadra con cui durante la stagione
1959-’60 segnerà venti gol, e poi del Marsiglia, nel 1967-’68, sarà convocato in nazionale per i mondiali in Inghilterra del 1966.
Alla fine degli anni ’50 l’associazione conosce un periodo di crisi che si prolunga per tutto il decennio successivo. Coincidente con questa depressione vi è anche la ristrutturazione della Vecchia Nizza, quartiere composto di case insalubri, antiche e prive di servizi. La Mairie di Nizza decide di abbattere interi isolati e ricostruirli. L’opera di ristrutturazione e le cattive condizioni di vita nel quartiere, spingono molte famiglie ad abbandonare la zona per trasferirsi nelle nuove abitazioni di periferia. In questo periodo, quindi, le attività dell’associazione procedono a rilento.
Restano attive: la ginnastica, il ping pong, ufficialmente inserito nel campionato F.S.C.F., i laboratori educativi, aperti solo il giovedì, e la
colonia della Gordolasque. La vita dell’associazione va però via via sempre più spegnendosi, e sarà solo nel 1968 che Jean Fournier, l’attuale direttore della Semeuse, riavvierà alcune attività della parrocchia. All’inizio del 1969 cominciano le iscrizioni per i corsi di nuoto. Da questo momento inizia la nuova vita dell’associazione, che resta, ancora oggi, sotto la direzione di Jean Fournier171.
La situazione del quartiere e l’immigrazione
Non ho trovato un’opera specifica sugli immigrati italiani nella Vecchia Nizza. Non è comunque difficile trovare informazioni a tal proposito. Nel 1954 le persone nate in Italia formano il 17% degli abitanti della Vecchia Città. Una grossa maggioranza è rappresentata da donne, i due terzi delle quali non lavorano172. Il grafico seguente mostra molto bene la situazione del centro in rapporto a tutta la città.
Immagine 3 – Presenza di immigrati stranieri a Nizza nel 1926
171 Per conoscere la situazione della Semeuse oggi si veda il paragrafo La Semeuse oggi.
172 Claude Vincent, Les travailleur, cit., pp. 48-49.
Fonte: Schor R., Les étrangers dans la banlieu de Nice, «Villes en parallele», n.15-16, 1990, p.221.
Qualche altra informazione ce la dà Auguste Kerl, presidente della Semeuse. Secondo la sua testimonianza nella Vecchia Nizza vi sarebbero state delle zone abbandonate nelle quali si raggruppavano gli italiani partiti dal Piemonte, dalla Liguria e anche dal sud Italia. La qualità delle abitazioni nel quartiere era pessima. La maggior parte degli immigrati trovavano lavoro come muratori. Per queste persone rivolgersi alla parrocchia, e dunque anche alla Semeuse, era spesso automatico.
La Semeuse e l’immigrazione: intervista ad Auguste C. Kerl
Non esistono opere, nell’archivio della Semeuse, che parlino di come l’associazione debba comportarsi con gli immigrati. A tal proposito l’unica testimonianza rimasta sono le parole di Auguste Kerl, che è ancor oggi presidente dell’associazione (dal 1946!).
Auguste Kerl ha oggi novantasette anni, sorretti da una forma fisica e mentale davvero invidiabile. La sua testimonianza sulla Semeuse risulta importante tanto quanto quella dell’archivio, essendo stato presidente dell’associazione dal 1946 ad oggi. Austriaco d’origine, ma nato a Nizza, Kerl ha fatto di mestiere il commerciante, gestendo in proprio un negozio di vestiti. Dunque le sue attività nella parrocchia e nella Semeuse risulterebbero un semplice servizio di volontariato. Infaticabile lavoratore all’interno dell’associazione, Kerl si definisce Nizzardo, cattolico e sportivo. Ancora oggi vive nel centro di Nizza, vicino ad Avenue Jean Médecin, per cui è stato facile contattarlo e rivolgergli alcune domande.
D.: “In quale maniera la Semeuse si rapportava all’immigrazione?
C’erano problemi di integrazione?”173
R. “In generale i rapporti tra i nizzardi e gli italiani sono stati buoni, e non ci sono stati problemi particolari di integrazione. Per quello che riguarda la Semeuse, gli immigrati, che si raggruppavano soprattutto nella Vecchia Nizza, sono stati una fortuna. Loro arrivavano (questo vale soprattutto per il periodo tra le due guerre) poveri, bisognosi di tutto, e noi dovevamo aiutarli, perché o siamo cristiani o non lo siamo. Si portava loro ciò di cui avevano bisogno, spesso anche da mangiare. Essi sono stati una
173 Per quanto riguarda la testimonianza di Kerl sull’immigrazione antecedente alla seconda guerra mondiale si rimanda alla tesi di A. Cavaciuti, Sport e immigrazione a Nizza tra le due guerre, e in particolare il capitolo Sport, immigrazione e religione cattolica, e si riporta qui solo le parte relativa al dopoguerra.
fortuna per noi, perché hanno ingrandito la Semeuse. La nostra associazione ha aiutato soprattutto i figli di questi immigrati.”
D.: “Dopo la seconda guerra mondiale il rapporto con gli italiani era ancora tranquillo?
R. “Non era cambiato nulla, la situazione era buona come prima. Tra l’altro era cessata l’immigrazione dei poveri del periodo pre-bellico. Nel dopoguerra alla Semeuse c’erano i figli di immigrati, e comunque i nuovi immigrati, in generale, avevano qui a Nizza dei familiari già ben integrati, o dei compaesani, e dunque la loro integrazione era praticamente automatica. In ogni caso la seconda guerra mondiale non ha influito sui rapporti con gli italiani nella Semeuse, perché da noi non si parlava di politica.”
D.: “Ma abbiamo trovato nei vostri archivi molto materiale politico, per esempio sul comunismo…”
R.: “In effetti il dualismo era forte, anche all’interno del quartiere.”
D.: “Ma i figli degli immigrati come erano considerati?”
R.: “Beh, magari non erano visti proprio come francesi o nizzardi, ma se gli chiedevi se erano italiani ti rispondevano: “No, no, io sono nizzardo…”.
D.: “Le relazioni tra la Semeuse e i club sportivi italiani erano forti?”
R.: “In generale di scambi con le squadre italiane se ne facevano pochi”.
D.: “Vi sono stati alla Semeuse preti o personaggi che hanno avuto ruoli importanti all’interno della società?”
R.: “Certamente, l’abate Isnardi (direttore dal 1932 al ’39) era d’origine italiana, l’abate Salvatore Rizzarelli, direttore dal 1939 al ’54, era italiano”.
Dunque possiamo dire che il nocciolo del discorso di Kerl è che gli immigrati, per la Semeuse, erano un bene, una risorsa. L’associazione li aiutava integrandoli e talvolta anche sfamandoli, mentre gli immigrati aiutavano la Semeuse ingrandendola e ingrandendo le file, e dunque il peso, dei cattolici nel quartiere. Basta verificare gli elenchi degli iscritti degli anni ’50 per vedere come i figli e i discendenti degli immigrati fossero una fetta consistente di quest’associazione. Potrebbe non essere un caso che il declino della Semeuse di fine anni ’50 coincida anche con la fine dell’immigrazione.
Gli immigrati erano, dunque, un mezzo per mettere in pratica i principi cristiani di carità e solidarietà, ma anche persone a cui donare un’identità cattolica con la quale allargare i propri ranghi.