Tabella n.9 - Plebiscito del 15-16 aprile 1860, risultati:
Territorio Iscritti Votanti Astenuti Si No Nulle
Nizza 7.918 6.846 1.072 6.810 11 25
Breil 841 557 284 556 1 -
Saorge 793 605 188 605 - -
La Briga 1.190 323 687 323 - -
Tenda 676 388 288 387 1 -
Fonte: Jean-Louis Panicacci 1947-’87: quarantième anniversaire du rattachement à la France de Tende, La Brigue, Libre et Piene in «Le Haut-Pays» n.3, 1987
Nel 1859 però, Vittorio Emanuele II, persa la Contea di Nizza, acquistò, per cacciare, dei territori nelle zone di Valdeblore e Belvedere, prossimi alla regione di Tenda e La Briga. Dopo qualche contesa giuridica il re sardo riuscì a comprendere nel confine del nuovo stato italiano, proprio per questo motivo, alcune frazioni, tra le quali: Isola, St. Sauveur sur Tinée, Rimplas, Valdeblore, St. Martin-Lantosque, Belvedere, Tenda e La Briga. La zona è, tra l’altro, militarmente strategica, perché si incunea all’interno della vallata francese. Il 23 giugno 1860 Tenda e La Briga furono rioccupate dalle autorità sarde, non senza incidenti con la popolazione francofila. La regione, di cultura tendenzialmente francese, è costretta a condividere le sorti dello stato italiano.
La nuova frontiera penalizzò notevolmente l’economia della regione, tradizionalmente rivolta, per ragioni geografiche, verso il Nizzardo e la sua costa. Le comunicazioni col Piemonte erano difficili e spesso, durante
l’inverno, impossibili. Per questo nel 1861 il governo italiano emanò una convenzione per facilitare ai tendaschi il commercio con la Contea di Nizza, francese. Inizia comunque un primo fenomeno di emigrazione verso la costa Azzurra.
Terra di frontiera, Tenda e La Briga risentirono fortemente della salute dei rapporti tra Francia e Italia. Nel periodo crispino la guerra doganale tra i due stati provoca la militarizzazione della zona e, sul fronte italiano, un suo migliore collegamento col Piemonte: nel 1882 viene infatti aperto un tunnel stradale di 3182 metri. Poi i rapporti si distendono e la collaborazione franco-italiana porta alla costruzione dei primi collegamenti ferroviari e alla costruzione di centrali idroelettriche.
Ciononostante la costa nizzarda offre, col turismo, una prospettiva di vita migliore; sono molti gli abitanti della vallata che continuano a migrare verso queste zone.
Col fascismo la situazione peggiora notevolmente: il regime moltiplica le azioni di italianizzazione e di controllo sul movimento alla frontiera.
Dopo la guerra d’Etiopia e le sanzioni anche la clausola del 1861 viene a cadere. La situazione si fa sempre più tesa, fino allo scoppio della guerra.
Durante il conflitto il territorio tendasco sarà utilizzato come base d’attacco verso la Francia, conoscerà l’occupazione tedesca, i bombardamenti alleati e la Resistenza italiana.
Nell’inverno tra il ’44 e il ’45 si hanno le fasi più drammatiche della guerra: la regione viene occupata dai tedeschi, gli abitanti di Breil, Fontan e
Saorge devono evacuare e vengono condotti a Torino. I paesi vengono colpiti da frequenti bombardamenti. Nell’aprile 1945 l’offensiva delle truppe francesi porta alla presa di Breil, il 13 aprile, e all’occupazione di Tenda, la Briga e Ventimiglia.
1945-1947: Tenda e La Briga diventano francesi
Il 24 aprile 1945 la Première Division Française Libre occupa tutta la valle della Roya. Il 29, nella stessa valle, viene organizzato un plebiscito che dà il seguente esito:
Tenda 893 sì 37 astenuti
La Briga 976 sì 49 astenuti
Gli alleati però non vedono di buon occhio l’espansione francese in Italia. I transalpini vorrebbero infatti espandersi anche in Liguria e Val d’Aosta. Così, a Tenda e La Briga, le truppe alleate si sostituiscono a quelle francesi, che il 9 luglio 1945 devono andarsene. Tra italiani e francesi scoppiano nuove tensioni, e molti tendaschi devono così migrare. La regione viene ripresa in gestione dall’Italia. Gli amministratori sono spesso quelli del periodo fascista che si battono per propagandare l’italianità del territorio. La polizia italiana applica una politica di repressione verso i filo-francesi.
Frattanto, nel maggio 1946 una commissione interalleata sonda la situazione della val Roya. Il 27 giugno 1946 i “quattro grandi” si riuniscono e stabiliscono il passaggio della vallata alla Francia. Questa
decisione viene ufficialmente sancita dal Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, ratificato dalla Camera francese il 13 giugno e da quella italiana il 31 luglio. Il 16 settembre 1947 avviene il definitivo
“ricongiungimento” (rattachement), termine usato dalla storiografia francese per indicare la ricongiunzione della valle col territorio Nizzardo, al quale è naturalmente legata e dal quale sarebbe stato “irrazionalmente”
separato.
Il 12 ottobre 1947 le votazioni a Tenda, La Briga, Mollières, Libre e Piène danno il seguente esito:
Tabella n.10 – Esito delle votazioni del 12 ottobre 1947 Località iscritti votanti bianche o
nulle
Sì al
ricongiungimento no
Tenda 1616 1538 17 1445 76
La Briga 831 790 5 759 26
Mollières 169 168 1 166 1
Piène 148 140 1 91 48
Libre 218 209 0 142 67
Totali 2982 2845 24 2603 218
Fonte: Jean-Louis Panicacci 1947-’87: quarantième anniversaire du rattachement à la France de Tende, La Brigue, Libre et Piene in «Le Haut-Pays» n.3, 1987
Da notare che le votazioni furono aperte anche a tutti i residenti nella vallata da prima del 28 ottobre 1922, data di avvento del fascismo.
In definitiva il 92% degli elettori vuol diventare francese. Alla Francia passarono così 272km2 di territorio e 5188 abitanti.
Immagine 1 – Territori passati dall’Italia alla Francia. La Bassa val Roya, salvo Libre e Piene, resta all’Italia
Fonte: Jean-Louis Panicacci 1947-’87: quarantième anniversaire du rattachement à la France de Tende, La Brigue, Libre et Piene in «Le Haut-Pays» n.3, 1987.
Il Nizzardo e la questione frontaliera
Sui giornali della Costa Azzurra non viene dato tantissimo spazio alla questione frontaliera. Tanto per fare un esempio l’11 febbraio 1947, il giorno dopo il Trattato di Parigi, la prima e la terza pagina di «Nice Matin»
sono dedicate al Carnevale. A Nizza, in generale, non si terranno manifestazioni italofobe o relative all’annessione di nuovi territori.
Nemmeno durante le manifestazioni francofile nelle Valli del Nervia, del
Crosia86 (febbraio 1946) e a Ventimiglia (novembre 1946) gli abitanti delle Alpi Marittime approfitteranno per richiedere nuovi territori a svantaggio dell’Italia. Altre erano le questioni che, evidentemente, riempivano le cronache nizzarde: i problemi legati alla ricostruzione, alla crisi economica, ai bassi salari e al carovita87.
A fare pressioni in città per il ricongiungimento alla Francia dei territori frontalieri vi era il Comitato di Ricongiunzione di Tenda e La Briga. Le autorità locali agevolarono il compito del Comitato, ma non mobilitarono mai la popolazione in senso italofobo, né quando la situazione raggiunse livelli notevoli di tensione (per esempio durante le vessazioni compiute dalle autorità italiane sui tendaschi nel luglio 1945, o nel caso dell’affare Romanetti del maggio 1946, quando due funzionari delle ferrovie francesi furono allontanati da Ventimiglia (dove avveniva il cambio di frontiera ferroviario), e addirittura annullò una manifestazione prevista per il 29 aprile 1946, atta a sostenere le richieste che il governo francese aveva avanzato alla Conferenza dei Quattro88. Lo scopo delle autorità locali fu dunque quello di tenere la situazione tranquilla.
Per quanto riguarda le autorità locali, sia il Consiglio Generale delle Alpi Marittime, sia il Comitato Dipartimentale della Liberazione,
86 Vedi carta paragrafo 1.8
87 Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo e la questione della frontiera franco-italiana (1945-’47), in Confini Contesi-La Repubblica italiana e il Trattato di Pace di Parigi (10 febbraio 1947), Gruppo Babele, Torino, 1998, pp. 44-74.
88 Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo cit., p. 48.
emanazione diretta della Resistenza, affrontarono sovente il problema dei confini, chiedendone la rettifica a favore della Francia.
La stampa nizzarda e la questione del confine
Il ruolo della stampa delle Alpi Marittime è, in generale, quello di affiancare il Comitato di ricongiungimento nelle sue richieste di annessione. Anche nel caso della stampa non c’è però la volontà di trascinare le persone in piazza a manifestare. Riguardo a questo tema, particolare attenzione è rivolta ad alcuni temi, quali: giustificare le rivendicazioni territoriali della Francia agli occhi del lettore, denunciare comportamenti scorretti della stampa italiana o del governo transalpino, come ad esempio le sue persecuzioni nei confronti degli abitanti delle valli, affrontare il problema delle centrali elettriche e trattare di quelli che saranno i nuovi rapporti tra Francia e Italia89.
Qui di seguito riporto una carrellata di articoli che, dal ’44 al ’47, mostrano i sentimenti della stampa su quest’argomento. Il 10 settembre 1944 Paul Bordeaux, su «Combat», pubblica quest’articolo: Tenda e Briga devono tornare francesi90. Già all’indomani della Liberazione, con la guerra ancora in atto, in Costa Azzurra la stampa comincia a sostenere l’ipotesi del ricongiungimento dei territori tendaschi. Ribadisce ancora
89 Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo… cit., vedi in particolare, anche per tutto il proseguo di questo paragrafo, La stampa della Costa Azzurra e la questione di Tenda e Briga, pp. 63-74.
90 Paul Bordeaux, Tenda e Briga devono tornare francesi, in Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo, cit., p. 58.
Mario Brun, il 30 giugno 1945, sempre su «Combat», “Tenda e Briga ci spettano. Tenda e Briga avevano scelto la Francia nel 1860. Esse hanno optato per la Francia fin dalla Liberazione. Esse sono francesi per spirito e per geografia”91. Il 27 settembre 1945 «Nice Matin» pubblica una cartina che mostrerebbe le rivendicazioni francesi: il tracciato non è molto diverso da quella che sarà la rettifica finale, salvo l’inglobare tutta la vallata del Roya fino al mare.
Immagine 2 - area reclamata dalla Francia.
Fonte: «Nice Matin», 27 settembre 1945.
Per quanto riguarda la denuncia dell’atteggiamento della stampa italiana Pierre Donetta, su «La Liberté de Nice et du Sud-Est» del 27 settembre 1945, ci offre un buon esempio: “Roma si agita e una campagna mirabilmente orchestrata è condotta dai giornali della penisola, a qualunque sfumatura politica essi appartengano. La questione di Tenda e Briga
91 «Combat», 30 giugno 1945, in Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo, cit., p. 52.
prende, al di là delle Alpi, un’importanza capitale”92. La situazione si fa più tesa quando si avvicina il momento in cui gli alleati prenderanno la decisione riguardo la sorte delle valli. Il primo marzo 1946 infatti «Nice Matin» intitola così: La France revendiquerait Ventimille et le col de Tende. Elle exigerait l’autonomie totale de la val d’Aosta. Insomma, i quotidiani nizzardi alzano il tiro e allungano la lista di territori da annettere.
Del resto proprio nel mese prima vi erano state manifestazioni filofrancesi nella val Nervia e nella val Crosia, proprio a ridosso di Ventimiglia.
Quando, nel maggio 1946, una commissione interalleata si reca nei territori contesi per verificare la volontà della popolazione e i suoi sentimenti,
«Nice Matin» scrive: Una delegazione internazionale indaga sui sentimenti delle popolazioni di Tenda e La Briga. A dispetto di una falsa agitazione creata dalle autorità italiane, queste non hanno che un desiderio: riunirsi alla comunità francese93. Ed ancora sulle mosse illecite del governo italiano si esprime «Nice Matin» il giorno successivo: Pour influencer la Commission internationale Les autorité italiennes ont transporté à la Briga une brigade des acclamations. Et de drapeaux italiens flottaient en masse… aux fenêtres des maisons inhabitées94.
92 Pierre Donetta, Il trattato di pace con l’Italia. Reintegrazione di Tenda e Briga nellà comunità francese. La stampa italiana ammette il fatto come ineluttabile, «La Liberté de Nice et du Sud-Est», 27 settembre 1945, in Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo, cit., pp. 63-64.
93«Nice Matin», 2 maggio 1946, in Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo, cit., pp. 66-7.
94«Nice Matin», 3 maggio 1946.
Sono questi i mesi decisivi per quanto riguarda il destino dei confini, e la situazione si fa un po’ più tesa: quelli della Bassa Roya ci hanno detto:
non sono 6.000, ma 40.000 i cittadini che aspirano a diventare francesi95, facendo riferimento agli abitanti di Ventimiglia e del territorio nella val Roya immediatamente a nord del paese. Sicuramente legato a questo clima di polemica e tensione è il caso degli ispettori francesi Carle e Romanetti, impiegati alla stazione di Ventimiglia. Dopo la loro espulsione dalla stazione internazionale anche i ferrovieri francesi fecero, per protesta, ritorno a Menton, portando con sé tutto il materiale mobile e impedendo così il normale flusso ferroviario alla frontiera.
Comunque, dopo la Conferenza dei quattro, nell’aprile ’46, e quella dei 21, il giugno seguente, viene presa la decisione di ricongiungere Tenda e La Briga alla Francia. Gli abitanti di Tenda e La Briga hanno accolto con una esplosione di gioia l’annuncio del loro ritorno alla Francia96. A questo punto è solo una questione di tempo.
L’Italia, nonostante questa situazione, continua a non voler cedere.
“Sembra proprio che non si siano rassegnati, dall’altra parte delle Alpi, ad accettare saggiamente la decisione dei Quattro, per ciò che riguarda il ricongiungimento di Tenda e Briga”97. Ancora in luglio «l’Espoir» scrive: Il
95«Nice Matin», 4 maggio 1946, in Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo, cit., p. 62.
96 Tony Bessy, «Nice Matin», 30 giugno 1946, in Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo, cit., p. 69.
97 Mario Brun, Non abbiamo rioccupato Tenda e Briga all’indomani della decisione dei Quattro, per prevenire degli spiacevoli incidenti, «Nice Matin», 3 luglio 1946, in Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo, cit., pp. 69-70.
signor De Gasperi chiederebbe ai “21” di costituire una zona franca che inglobi Tenda, La Briga e Ventimiglia. Ma l’amministrazione sarebbe italiana e la Francia dovrebbe rinunciare alle sue rivendicazioni!98 E ancora sul giornale «La Liberté»: “Fedeli alla leggendaria politica del paese di Machiavelli, i diplomatici italiani agiscono in sordina, dietro le quinte, servendosi di tutto e tutti per raggiungere i loro scopi”99.
Durante le discussioni sul trattato di pace, nell’agosto seguente, il ricongiungimento diventa ufficiale, e dovrà avvenire l’anno seguente. La situazione non è ancora però stabile e definita: ancora il 29 agosto «Nice Matin» scrive che alla conferenza sulla pace Le raprésentant de l’Italie éleva des objections au rattachement à la france de la Haute-vallée de la Roya, mentre in novembre, a Ventimiglia, si tiene una manifestazione francofila.
L’anno successivo, nel 1947, quando il passaggio è ormai stabilito come pure, in linea di massima, i nuovi confini tra Francia e Italia, la stampa nizzarda si impegna a dimostrare che Tenda e La Briga sono legittimamente francesi, e avrebbero sempre dovuto esserle. Paul Auclaire, il 2 marzo 1947 scrive un articolo che spiega gli avvenimenti del 1860 e la maniera rocambolesca per la quale Tenda e La Briga sono rimaste in mano al re di Sardegna. Oggi, cancellando la memoria passata, gli abitanti di queste valli potranno finalmente “liberare agli echi della montagna il grido
98 George Mars, «L’Espoir de Nice et du Su-Est», 29 luglio 1946, in Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo, cit., p. 70.
99Pierre Donetta, «La Liberté», 10 agosto 1946, in Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo, cit., p. 70-1.
del cuore: Vive la France”100. E ancora, in maniera più pittoresca, ma che rompe più nettamente i ponti col passato, scrive «Nice Matin» il 22 giugno 1947: La Haute-Roya fut-elle cédée au Piémont à cause d’une jolie bergère de la Brigue? Elle s’appelait Rosine. Elle devint la favorite de Victor Emanuel II. Il en eut deux enfants laids comme le diable. Mentre la Francia giustifica al suo interno il ricongiungimento, l’Italia tenta ancora qualche colpo di coda per evitarlo: “Il governo italiano ha inviato a Tenda, da un mese, un delegato prefettizio per sostituire il sindaco in carica. E questo delegato non è altri che il generale Lombardi, che comandava una divisione a El Alamein. Per un paese come Tenda la scelta è significativa. Cosa nasconde questa nomina?”101.
Il 9 settembre, giusto una settimana prima del passaggio ufficiale alla Francia, una granata viene lanciata in una sala da ballo alla Briga, in occasione di una festa paesana. Inqualifiable attentat à la Brigue. “Una granata italiana lanciata durante un ballo fa trenta feriti. Quando si metterà fine a una situazione divenuta insostenibile per i francesi della Roya?”102.
Infine, il 16 settembre, le autorità francesi sostituiscono quelle italiane, tra la gioia della popolazione: Dans Tende et La Brighe pavoisés les populations ont accueilli avec un enthousiasme délirant le préfet des A.M.
100 Paul Auclaire, La question de Tende et de la Brigue en 1860, «Nice Matin», 2 marzo 1947.
101 «La Liberté», 11 aprile 1947, in Jean-Louis Panicacci, L’opinione pubblica del Nizzardo, cit., p. 53.
102 «Nice Matin», 9 settembre 1947.
et les fonctionnaires français venus occuper leurs postes103. Il passaggio definitivo è ufficializzato dallo scrutinio di ottobre. Uno scrutinio vittorioso che supera le speranze104.
Qui si chiude la questione del confine, e quindi anche l’interesse della stampa nizzarda per la questione. In generale l’atteggiamento dei quotidiani della Costa Azzurra fu moderato, e non incitò mai gli abitanti alla rivolta.
Semplicemente la stampa cercò di creare un’opinione favorevole al ricongiungimento dei territori di confine.
Ripercorrere tutte le tappe salienti di questa vicenda è stato per noi importante, perché servirà per stabilire, nel prossimo capitolo, quanto lo sport sia stato influenzato in quegli anni dalle vicende politiche.