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Gli immigrati italiani a Nizza nel secondo dopoguerra

Le tensioni che accompagnano la ricostruzione della regione.

Nizza, dal XIX secolo, è terra di migrazione. Per fare alcuni esempi, tra 1926 e ’31 1/3 degli abitanti della città sono stranieri, nel 1946 rappresentano il 25%, nel 1954 il 20% e nel ’68 il 10%. Insomma,

praticamente tutti gli abitanti di Nizza che ripercorressero il proprio albero genealogico a ritroso per due generazioni troverebbero almeno un parente non nizzardo. Nel 1911 il 26% degli abitanti della città sono stranieri, e tra questi il 93% sono italiani. Durante il fascismo l’immigrazione è soprattutto politica, e porta tanti italiani nella periferia e nella vecchia Nizza, che diventa sovrappopolata. Gli arrivi sono numerosi soprattutto dal Piemonte44.

Durante la guerra, come già detto, molte famiglie decidono di tornare in patria. A questo fenomeno si aggiunge la cacciata di molti anti-fascisti italiani sotto il governo di Vichy. Alla fine della guerra molti italiani cacciati sotto la repubblica di Vichy vogliono tornare45, altri sono costretti ad andarsene a causa dell’epurazione fascista. Nel frattempo la colonia italiana nella regione si ritrova dimezzata.

Per controllare il flusso di migranti in entrata il ministro del Lavoro (all’epoca del PCF) crea l’ONI. Inoltre il ministro degli Interni, per tutelarsi dai vecchi invasori, stabilisce che: le Alpi Marittime, l’Haut Rhin e la Mosella sono riservate agli aventi permesso di soggiorno rilasciato dalla Prefettura46. Si tende dunque a porre leggi sempre più restrittive sull’entrata nelle Alpi Marittime.

44 Vedi, per informazioni, Paul Caramagna, Les italiens à Nice dans l’entre deux guerres, mémoire de Maîtrise, Nice, 1974.

In più si veda la tesi di Antonio Cavaciuti, relativa al periodo tra le due guerre.

45 Vedi Faidutti Rudolph, L’immigration italienne dans le Sud-Est de la France, Gap, 1964, pp. 9-10.

46 Journal Officiel del 19 marzo 1946.

Diventa interessante ora osservare come avviene il rientro degli italiani nelle Alpi Marittime. Secondo uno studio di Claude Vincent47, se nel 1926-31 Nizza raggruppava circa un terzo di tutti gli immigrati nelle Alpi Marittime, nel 1946 questo tasso si porta a circa il 48%. Gli italiani, dopo la guerra, tornano molto più velocemente a Nizza che nel resto del dipartimento.

In questo periodo la sinistra guida la città con Barel; l’obiettivo principale è quello di riavviare l’economia evitando le tensioni sociali, dunque tutelando i lavoratori francesi e naturalizzando persone il più possibile compatibili con l’economia locale. Permane ovviamente lo spirito antifascista anche nel reclutamento degli immigrati48.

La posizione del nuovo maire di Nizza, Jean Médecin, conservatore, si fa ancora più dura nei confronti degli italiani. A novembre e dicembre 1947 la città, come tutta la Francia, viene colpita da un’ondata di scioperi. In effetti la situazione economica degli operai è grave: il loro potere d’acquisto va sempre più assottigliandosi. A Nizza il settore delle costruzioni è nel caos. In esso sono impiegati ¼ degli italiani maschi adulti immigrati. Allo sciopero partecipano così molti italiani. Se, come annunciato da «Le Patriote» (quotidiano Nizzardo del PCF) il 10 dicembre

’47, gli scioperanti di tutta la Francia avrebbero ottenuto di non essere sanzionati per la loro azione di protesta, a Nizza si preferisce rafforzare il

47 C. Vincent, Les travailleurs étrangers à Nice de 1945 à 1974, mémoire de Maîtrise, Nice, 1975. Sugli italiani vedi capitolo 1: Les italiens, pp. 14-61.

48 C. Vincent, Les travailleurs étrangers à Nice de 1945 à 1974, cit., pp. 26-27.

controllo sulla colonia italiana. Qualche giorno dopo viene perquisita la sede del C.A.D.I. (Comité d’action et de défense des immigrés), nel febbraio 1948 l’associazione “Italie libre” viene sciolta; stessa fine toccherà al C.A.D.I. in dicembre, i giornali in lingua del PCF vengono via via interdetti49.

Il 25 luglio 1950 Jean Médecin e Emile Hugues, suo collega a Nizza, espongono all’Assemblea Nazionale una proposta di legge che modifichi il codice sulla nazionalità e rafforzi le misure che interdicono l’ingerenza di rifugiati e cittadini stranieri nelle questioni interne allo stato francese50. Nel suo discorso dice che “alcuni di questi stranieri sono là giusto per preparare la guerra civile”, e ancora: “Troppi naturalizzati continuano, dopo aver compiuto atti antifrancesi, ad essere ancora francesi”. Infine: “Agli stranieri il fatto di essere in qualunque maniera invischiati nella vita politica, sia aderendo a un partito, sia partecipando a manifestazioni, comporterà l’espulsione immediata”. Questa proposta di legge resterà solo una proposta. L’italofobia in tutto il dipartimento sembra essere ancora forte.

Il 18 dicembre 1957 un’ordinanza del Ministro degli Interni (probabilmente presa per limitare l’ingresso di lavoratori stranieri nell’ambito dell’edilizia, in una regione che attira turisti di alto rango) stabilisce che gli stranieri non potevano stabilirsi nelle Alpi Marittime

49 C. Vincent, Les travailleurs étrangers à Nice de 1945 à 1974, cit., p. 37.

50 Journal Officiel Document Parlamentaire 1950, pp. 1617-19 in C. Vincent, Les travailleurs…, cit. pp. 39-40.

senza preventiva autorizzazione; è la stessa legge del 1946, ma ora non è più applicata ai tre dipartimenti al confine con la Germania.

Negli anni ’50, soprattutto in prossimità del boom economico e del massiccio arrivo di immigrati nordafricani in Francia, la questione dell’immigrazione italiana comincia a passare in secondo piano.

L’immigrazione piemontese51 e settentrionale tende a bloccarsi, sostituita da quella meridionale.

Le statistiche prefettizie del 1973 dicono che nelle Alpi Marittime risiedono circa 44.000 italiani.

Una delle zone a più alta densità di stranieri è sicuramente la Nizza Vecchia, dove nel 1954, secondo i dati dell’Insee, ci sono:

Tabella n.5 – Popolazione italiana della Nizza Vecchia nel 1954

Uomini Donne

Italiani 593 781

Naturalizzati 549 799

Fonte: C. Vincent, Les travailleurs étrangers à Nice, de 1945 à 1974, mémoire de Maîtrise, Nice, 1975, p. 48.

51 Cfr. Renata Allio, I piemontesi in francia fra Ottocento e Novecento, in Maria Rosaria Ostini, Studi sull’emigrazione. Un’analisi comparata, Electa, Milano, 1991, pp.263-271.

Cfr. R. Rainero, Les Piémontais en Provence. Aspects d’une émigration oubliée, Serre, Nice, 2001.

I nati in Italia rappresenterebbero il 17% degli abitanti di questo quartiere52. L’evoluzione della Vecchia Nizza ben rappresenta l’andamento dell’immigrazione italiana: nel 1968 gli stranieri residenti nel quartiere saranno solo l’11,5%, per effetto anche della diminuita pressione demografica.

La colonia italiana inoltre non tende a rinnovarsi; se nel 1946 (dati INSEE), considerando sia i naturalizzati che gli stranieri, la fetta di popolazione più consistente è quella compresa tra i 45 e i 55 anni, nel 1962 è quella compresa tra i 55 e i 65. Gli italiani impiegati nei lavori di fatica, come per esempio l’edilizia, diventano così sempre meno. Il numero d’immigrati presente in città diminuisce sempre di più: secondo la polizia nizzarda ce ne sono 17.349 nel 1965, 13.348 nel 197453.

Dunque l’ondata migratoria italiana, fortissima nel periodo tra le due guerre, non riprende in maniera massiccia dopo il ’45, anche per volontà delle autorità nizzarde. Queste hanno alternato, nel corso degli anni, periodi di forte richiamo di lavoratori italiani a periodi di forte italofobia, in particolare dopo la seconda guerra mondiale.