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Esercizi di palleggio proposti dal formatore 12 giocator

Nel documento pallacanestro1 (pagine 64-72)

ES. 1

A gruppi di 4 giocatori disposti a rombo 3 palloni per gruppo

• Passaggio laterale a una mano e mezza

• Passaggio laterale a una mano e mezza con il vincolo di guardare il giocatore davanti

• Idem con cambio di direzione di circolazione della palla

ES. 2

4 file a rombo sulla metà campo 2 palloni

• Passo a dx e vado a sx (+ cambio giro)

• Due palleggi forte poi passo a dx e vado a sx (+ cambio giro)

• Due palleggi forte poi passo skip in salto a dx e vado a sx (+ cambio giro)

ES. 3

1 fila a metà campo e una sotto canestro

• Attaccante parte di schiena appena sente il primo rimbalzo della palla proposta dall’A, il giocatore sotto canestro si apre a dx o sx riceve, dai e vai e conclusione in terzo tempo

ES. 3-a

1 fila a metà campo e una sotto canestro Idem ma con

• Aggiunta di un difensore di schiena che difende sotto canestro

ES. 3-b

1 fila a metà campo e una sotto canestro Idem ma con

• Aggiunta di un ulteriore difensore di schiena a metà campo che difende sul passaggio

IL TIRO

Introduzione

Questa relazione sulla lezione sul tiro è un sunto sia della lezione effettuata in palestra, sia della visione del Clinic suggerito dai formatori tenuto da Giampiero Ticchi e Adam Filippi reperibile su Youtube1

.

La lezione e il clinic in qualche modo si integrano a vicenda, perché danno la possibilità da un lato di inserire il tiro in una concezione di basket integrata (come presentata fin dal modulo 1 del corso), ma allo stesso tempo di approfondire la meccanica stessa del tiro, non tanto per una pura questione di tecnica pur importantissima, ma per far arrivare il giocatore in formazione (ricordiamo che lo scopo di un coach è di creare giocatori) ad un tiro naturale, armonioso, equilibrato e ripetitivo.

Quest'ultimo concetto, che riprenderemo in dettaglio, è importantissimo: il tiro è tra i fondamentali quello più allenabile, e diventa efficace quando è "sempre lo stesso", quando cioè il giocatore è in grado di eseguire i movimenti in maniera ripetitiva e continuativa.

Nel clinic viene preso ad esempio il tiro di Ray Allen, dei Boston Celtic. E' interessante studiare il suo stile di tiro, assolutamente fantastico. Pur fatto in velocità e scioltezza, nasconde tutta una serie di accorgimenti che ne fanno il più prolifico tiratore da 3 punti della storia dell'NBA2

Chiaramente nel nostro contesto è poco importante riferirsi a tiratori di questo livello come modelli: è però importante capire quali sono gli accorgimenti importanti e quali no, in modo da saper riconoscere la meccanica del suo tiro ed eventualmente proporla ad altri giocatori. La visione del tiro di Allen offre anche un metodo per giudicare i diversi tipi di tiro: mentre prima li classificavo, anche dei giocatori NBA, in naturali o forzati, armoniosi o rigidi, ora sono attento a guardare dove sono i problemi, dove sono le correzioni da effettuare. Nella presentazione di Ticchi vengono presentate quattro ragazze della nazionale femminile: mentre le prime 2 mostrano un tiro armonioso ed equilibrato (termine anche questo che andrà approfondito), le seconde 2 giocatrici appaiono leggermente meno armoniose, senza per questo essere forse meno efficaci.

Riportato questo discorso in un contesto locale, come aiuto allenatore di una squadra under 15 maschile, proverò a realizzare una seduta di allenamento per cominciare a lavorare sul tiro, sia dal punto di vista della meccanica che dal punto di vista mentale. Partendo dalla considerazione che questa squadra, che ha percentuali intorno al 30 % sul tiro da 2, quando va bene, ha solitamente percentuali non superiori al 15% sul tiro dal lato, cercherò di proporre esercizi progressivi per cercare di migliorare questo aspetto fondamentale.

1 All'indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=8dVb4ZJFl18.

Il tiro come elemento finale di una azione

Lo spettatore guarda il tiro, soprattutto se entra, dimenticando tutto quello che è successo prima. L'allenatore, secondo me, dovrebbe guardare invece solo quello che è successo prima: segnare è

importante, ovviamente, ma sia dal punto di vista dell'azione del tiro in sé (la meccanica, la situazione dello spazio-tempo in cui è effettuato), sia dal contesto che ha portato a quel tipo di tiro, l'allenatore ha il compito di intervenire, mettendo in luce i problemi durante la partita e proponendo in allenamento gli esercizi che posso correggere gli eventuali errori.

Come regola fondamentale, il tiro deve essereobbligatoriamente il momentoin cui si concretizza un vantaggio.Secondo lo schema prendi-mantieni-concretizza un vantaggio, un tiro non può porsi fuori da questo contesto. E' chiaramente una scelta fatta in autonomia dal giocatore, anzi, lascelta autonomaper eccellenza. Il giocatore autonomo che sa leggere la situazione di gioco, vede una situazione di vantaggio, la interpreta come tale, e valuta il tiro migliore come conclusione di questo un percorso.

Questo primo aspetto ha una conseguenza importante sull'aspetto mentale: a qualunque livello, anche molto elevato, si possono notare molti giocatori che "hanno già deciso cosa fare quando erano ancora negli spogliatoi". Si vedono cioè molte azioni, tipicamente 1vs1, in cui chiaramente il giocatore vuole fare qualcosa che ha in mente ("la squadra ne ha bisogno, adesso ci penso io") senza alcuna valutazione della situazione in campo. E' una scelta autonoma nel senso negativo del termine, decontestualizzata dalla situazione dello spazio-tempo, che porta a "forzare" l'azione. Questo rompe l'equilibrio in campo, diminuisce drasticamente il senso di collaborazione, ed è un rischio per la fiducia sia del giocatore che della squadra. E' quindi il primo elemento da correggere sul tiro: si tira, se hai un vantaggio costruito e mantenuto. Questo indipendentemente dall'esito.

L'elemento della fiducia,e della componente mentale in generale, è ovviamente un aspetta essenziale del tiro: nonostante un vantaggio acquisito, non è detto che ogni giocatore, pur avendone qualità e possibilità, si sentirà di tirare, soprattutto in condizione di stress (poco tempo, grande pressione). "Per avere un grande tiro, non basta una perfetta meccanica. Il basket è un fatto mentale quanto un fatto fisico. Riuscire a sviluppare l'aspetto mentale è importantissimo [...]. Il tiratore dovrebbe avere fiducia nella sua capacità di realizzare un canestro ogni volta che tira. I tiratori che hanno fiducia nelle proprie capacità riescono a

controllare i propri pensieri, i propri sentimenti e anche la propria abilità nel tiro. [...] Un grave errore che molti commettono quando sbagliano i tiri è quello di iniziare a pensare troppo" (Hal Wissel, Tecniche di tiro).

Forse non a caso, Dan Peterson dice spesso che lui seleziona i giocatori "da ultimi 5 minuti", che non sono necessariamente i migliori, ma quelli che possono offrire la migliore condizione mentale per giocarli.

L'aspetto mentale però si integra e si deve integrare perfettamente con gli altri aspetti della tecnica e del fisico: si può ottenere una fiducia sufficiente nelle proprie capacità di tiro solo se la tecnica, la meccanica sono state allenate, corrette e diventate ripetitive, e si è nelle condizioni fisiche di ottenere quello che si è imparato a fare.

L'allenamento

conquista del titolo NBA nel campetto vicino a casa nel pomeriggio con 40°C, dopo una notte di festa. Adam Filippi mette però in guardia sul fatto che tirare 1000 tiri al giorno non basta, se la tecnica o la meccanica non sono corrette. Si può addirittura ottenere l'effetto opposto: si consolida un errore di

impostazione che diventa via via più duro da correggere. Nessun giocatore di alto livello - dice - vuol sentir parlare di cambiamento o di correzione, bisogna parlare di aggiustamento o perfezionamento.

Credo che questo problema sia presente anche con i giovani: ho visto molto spesso nei ragazzi che pur eseguendo gli esercizi proposti, continuano a tirare seguendo uno stile proprio, con molti errori, forse perché l'allenatore non è stato sufficientemente capace a descrivere e motivare ogni elemento. E' ovvio che ognuno tira in modo diverso, ma gli aggiustamenti personali devono avvenire all'interno di una tecnica di base corretta, e comunque non devo rompere l'equilibrio del tiro. Vedremo questo aspetto con un certo dettaglio.

Il tiro in equilibrio

Probabilmente si possono scrivere libri interi sulla tecnica di tiro, e molti sono stati sicuramente scritti. Alcuni andranno anche letti con il tempo.

Ancor di più si possono scrivere molte pagine e fare molte discussioni sul concetto di equilibrio, sulle condizioni ottimali, sull'armonia dei movimenti che devono essere effettuati. Qui cercherò di riportare gli aspetti che condivido e, a questo punto, in cui credo, tra quelli ascoltati a lezione e a clinic.

Tiri con i piedi

Da (pessimo) giocatore, posso confermarlo: il tiro parte dai piedi. Puntati a canestro, larghi come le spalle, con un piede omologo al braccio di tiro leggermente in avanti, l'altro piede in presa per una maggiore stabilità.

Dan Peterson dice che il corpo così è leggermente in rotazione, in modo da aprire la spalla destra e

mantenere la "linea unica": una linea verticale sulla quale il tiratore espone al canestro il suo fianco destro, il dito indice, la mano, il polso, l'avambraccio, il gomito, la spalla e la gamba. Questo è il primo ed essenziale elemento di equilibrio.

E la palla? La ricezione

La ricezione della palla è il primo passo per un buon tiro. La presa deve essere facile, sicura, e soprattutto funzionale: deve essere cioè una presa che non richiede successivi adattamenti, perché il tiro sia più rapido possibile. Adam Filippi afferma che già la posizione delle mani prima di ricevere la palla deve già essere in tensione per tirare: mano aperta, già quasi pronta per la frustata. In più afferma che la palla deve essere rapidamente portata nella posizione di partenza. Questa rapidità iniziale è fondamentale per la riuscita del tiro.

La palla poi deve essere portata sempre nello stesso punto, in basso, con le braccia che sono più basse della linea orizzontale (posizione 4 nella figura). Questo permette di fare tiri ripetitivi e più sicuri.

mentre le braccia portano in alto il pallone. Si noti un fatto, per me assolutamente inaspettato: con questa dinamica, sembra esistere una sincronia fra il tempo di spinta (posizioni 5-8 nella figura) e il tempo di salita del pallone con le braccia. Questi due tempi sono bene sincronizzati perché la palla è partita dal basso. Questo secondo me è l'equilibrio migliore nel tiro3

Il punto di mira

Fino ad ora non abbiamo parlato di cosa fanno gli occhi: almeno su questo sono tutti concordi. Gli occhi guardano sempre il canestro, non le mani, l'avversario o la palla. Esattamente, gli occhi devono convergere sul punto di mira, che sta appena sopra il primo canestro. Filippi è molto efficace in questo: non dice “il primo ferro”, ma parla di una immagine che il giocatore deve avere della palla che supera il primo ferro. Un

immagine, aggiungo io, tipo quella del saltatore sull'asticella.

L'unico punto di mira diverso è sul tiro al tabellone4, che deve essere l'angolino in alto del rettangolo sul tabellone.

La salita e il rilascio

L'ultima fase del tiro è ovviamente quella del rilascio. Vediamo in sintesi gli elementi che permettono un rilascio corretto.

• La mano che tira viene mantenuta ben aperta verso la direzione di tiro, mentre l'altra rimane di sostegno.

• La frustata deve essere decisa, con l'indice e il medio che per ultimi lasciano il pallone (Filippi) • Tenere il gomito che tira internamente. Questo influisce sull'allineamento con il canestro, ed è l'errore più comune per i tiri che vanno ai lati di esso.

• Accompagnare il tiro. I tiratori accurati mantengono una buona meccanica anche quando la palla sta dirigendosi verso il canestro. Il braccio rimane allungato, la mano che ha tirato leggermente verso il basso, lo sguardo sempre sul canestro, e il tutto così finché la palla non raggiunge il canestro.

3 questa proposta di modello di tiro di Gianpiero Ticchi non è universalmente condivisa: es. nell'articolo citato di Hal Wissel, “Tecniche di tiro”, “Il rilascio lento della palla è causato dall'abbassamento della palla prima di effettuare il tiro”.

Conclusioni

Queste note sono solo una minima parte di tutto quello che si può dire sul tiro. E sono anche regole di carattere generale, adattabili e caratterizzabili a seconda del giocatore e delle situazioni. Un criterio generale va però ancora aggiunto: la meccanica del tiro può variare da giocatore a giocatore, ma quello che succede all'inizio e alla fine devono essere abbastanza codificati e corretti. Quello che sta in mezzo può variare (come si alza la palla, il movimento delle braccia, etc), ed è relativamente meno importante.

Bisognerebbe allenarsi al tiro continuamente. La tendenza invece è quella di 'dimenticarsi' di questo fondamentale da una certa età in poi. Anche la meccanica non viene curata sufficientemente. Questo può essere un importante aspetto per un 'giovane' allenatore: curare il tiro nella fase di crescita fisica e mentale di un giocatore, soprattutto giovane.

Esercizi proposti dal formatore

Nel documento pallacanestro1 (pagine 64-72)

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