Quaderno tecnico del corso
Allievo Allenatore
Alessandria Cuneo Omegna Torino
Sommario
Staff organizzativo e tecnico ... 3 Elenco dei corsisti ... 3
Il gioco della Pallacanestro…….….……..…………..………..……… 4
Il percorso formativo del CNA …….……..……….……..………..…11
La figura dell’allenatore..……..………...22 .
Strumenti base per allenare. ………...25 Regolamento………...29 Metodologia………...34 Preparazione Fisica ………..………..…...47 Palleggio………...56 Passaggio………...63 Tiro………...68 1c1 attacco……… ………...74 1c1 difesa……….……….….……… 80 Contropiede………...87 Bibliografia……….. ………..………… 91
STAFF ORGANIZZATIVO E TECNICO
.
Alessandria
Cuneo
Omegna
Torino
Direttore del corso Riccardi A Alfero A. Buarotti M. Tomaselli V.
Formatore Pomelari W. Cardile P. Bussoli M. Cardile P.
Assistente Alliori U. Alfero A. Lodetti M. Comazzi S.
Metodologo Ronco M Fabiani L. Fabiani L. Fabiani L.
Istruttore CIA Curà Curà Brindisi F. Ceratto M. Brindisi F.
Preparatore Fisico Paracchini M. Torbol M. Torbol M. Torbol M. Formatore
Nazionale Cardile P. Cardile P. Cardile P. Cardile P.
Alessandria
Cuneo
Omegna
Torino
BOSIO G. BARBERIS M. ARENA M. ARMELLINO F. CARRATURO D. CAPRIO G.C. BAGNATI T. ASTEGGIANO A.
CASSOLA G. COSTANTINO S. CAVAGNA A. BACCARIN M. CENSURINI P. CURTI C. DE GIOVANI A. BIANCARDI L. COSCARELLA P. DALMASSO M FANCHINI F. CELESTINO G. GAMBARA V. MANZINO M. GIANNUZZI I. CESSARIO D. GIORDANO N. MARCELLO M. MAFFIOLI A. D'AFFUSO A.
GRANATA P. MASSUCCO D. MARABELLI M. DURIN G. LIPPOLIS G. MELLANO D. MATTEA A. GABRIELE G. MARINELLO G. MITOLA A. PARACCHINI M. GRANIERI S. MARTINELLI S. PAGLIANO A. PERRINI A. ITALIA F.
MEARDI M. ROCCHIA R. VISCONTI I. LA FORGIA V.
OTTONELLO A. SALES G. LANDRA A.
PAGLIA A. VILLOIS M. MONACO M.
RAMAJ J. MORETTI M. RICCI M. MOSSO M. TALPO V. MOSTRATISI C. VALERIO D. NOSENZO I. VALPREDA E. RAITERI S. VARANI D. SIRAGUSA M. VERCELLI E. TARQUINI D.
IL GIOCO DELLA PALLACANESTRO
Definizione
La pallacanestro, conosciuta anche come basket, clipping del termine
inglese basketball, è uno sport di squadrain cui due squadre di cinque giocatori ciascuna si affrontano per segnare con un pallonenel canestro avversario, secondo una serie di regole prefissate.
Origini
La pallacanestro è uno sport nato
fondamentalmente dall'ingegno di un solo uomo: il dottor JamesNaismith, professore di ginnastica canadese. Nel 1891 Naismith lavorava presso la YMCA International Training School di Springfield, in Massachusetts. Gli venne chiesto di trovare uno sport che potesse tenere in allenamento durante la stagione invernale i giocatori di baseball e football in alternativa agli esercizi di ginnastica.
James Naismith
Storia ed evoluzione
Ispirato al gioco canadese duck-on-a-rock, ilbasketball vide la luce il 15 divembre1891, regolato da tredici norme, con un cesto di vimini per le pesche appeso alle estremità della palestra del centro sportivo e due squadre di nove giocatori. Il nome del gioco fu coniato da uno degli allievi di JamesNaismith, Frank Mahan, dopo che l'inventore aveva rifiutato di chiamarlo Naismithball. Il 15 gennaio 1892 Naismith pubblicò le regole del gioco: è la data di nascita ufficiale della pallacanestro. La prima partita della storia terminò 1 a 0.
Lo sport divenne popolare negli Stati Uniti
in brevissimo tempo, cominciando subito dopo a diffondersi in tutto il mondo, attraverso la rete degli ostelli YMCA; gli allievi di Naismith divennero missionarie mentre viaggiavano nel mondo per portare il messaggio cristiano, riuscivano a coinvolgere i giovani nel nuovo gioco.
Fu aggiunto al programma olimpico in occasione delle Olimpiadi di Berlino 1936
(anche se vi era stato precedentemente
un torneo di basket durante le Olimpiadi di St.Louis 1904, non riconosciuto ufficialmente dal CIO). In
quell'occasione, Naismith consegnò la medaglia d'oro agli Stati Uniti, che sconfissero in finale il Canada.
Nel 1946 nacque negli USA la National Basketball Association (NBA),con lo scopo di organizzare le squadre professionistiche e rendere lo sport più popolare. Nel resto del mondo, la diffusione si incrementò con la nascita della Federazione Internazionale Pallacanestro nel 1932. In Europa, il basket ebbe una particolare risonanza e soprattutto
l‘Unione Sovieticafu lo stato che riuscì a competere a livello internazionale alla potenza degli Stati Uniti
Il gioco della Pallacanestro Gioco di iniziativa: chi ha l’iniziativa? Chi gestisce
meglio spazio/tempo
Gioco di squadra: si può prendere un vantaggio individualmente, ma per mantenerlo bisogna essere squadra
Gioco di letture: insegnare a leggere continuamente
Gioco di situazione: in ogni azione e nella stessa azione le situazioni cambiano
Gioco con un gran numero di movimenti difficilmente prevedibili
Elementi caratterizzanti
Il regolamento Il campo da gioco Le attrezzature Fasi di giocoFasi di gioco
ATTACCO contropiede ½ campo
DIFESA uomo pressing ½ campo zona “ “ mista “ “
Ruoli
Durante i primi cinque decenni dell'evoluzione della
pallacanestro, vi erano tre ruoli che un giocatore poteva ricoprire. In campo, infatti, c'erano: due guardie, due ali ed un centro.
playmaker
Il playmaker (in inglese point guard) è uno dei ruoli standard della pallacanestro. È chiamato anche ruolo 1.
Normalmente si tratta del giocatore con il miglior trattamento di palla. Essenzialmente, il playmaker ha il compito di guidare l'attacco della squadra, portando avanti il pallone e controllandolo, assicurandosi di far partire l'attacco
–Grandi giocatori in questo ruolo sono attualmente Jason Kidd, Rajon Rondo, Steve Nash, Baron Davis, Tony Parker, Deron Williams, Chris Paul, Chauncey Billups, mentre tra i grandi del passato figurano Magic Johnson, Bob Cousy, Isiah Thomas, John Stockton e Anfernee Hardaway.
Tra i migliori italiani figurano
Gianluca Basile, Gianmarco Pozzecco, Massimo Bulleri,
Giuseppe Poeta; mentre fra i grandi del passato vanno ricordati Aldo Ossola, Pierluigi Marzorati, Roberto Brunamonti e l'italo-americano Mike D'Antoni.
guardia tiratrice
Le guardie tiratrici (in inglese shooting guard) sono generalmente più basse, veloci ed agili rispetto alle ali (forwards). Si tratta solitamente, come si intuisce anche dal nome, del miglior tiratore della squadra, che sia però anche in grado di penetrare verso il canestro se serve. Molte guardie tiratrici possono generalmente giocare anche come ala piccola (small forward).Solitamente, l'altezza sulla quale si aggirano la maggior parte delle guardie è tra 1,93 e 2,03 m (6' 4" - 6' 8").
Michael Jordan (1,98 m), uno dei giocatori di basket più famosi della storia, ed uno dei più forti, era una guardia tiratrice, ed ha portato a ridefinire meglio la concezione attuale del ruolo. Alcuni buoni interpreti attuali di questo ruolo sono Kobe Bryant, Tracy McGrady, Vince Carter, Ray Allen, Richard "Rip" Hamilton, Dwyane Wade, Emanuel "Manu" Ginobili. Grandi interpreti di questo ruolo del passato sono Reggie Miller, Jerry West, Clyde Drexler, Sasha Danilovic.
ala piccola
L’ala piccola è generalmente più bassa rispetto all'ala forte (power forward) e al centro (center o pivot) ma è
generalmente più alta e massiccia rispetto alla guardia tiratrice e al playmaker. In attacco, trova il suo equilibrio tra i movimenti tipici di una guardia come il tiro o la penetrazione e il gioco di forza di un'ala forte, specie a rimbalzo.
Tra tutti e cinque i ruoli standard, è infatti quello che riesce a combinare meglio i due aspetti del gioco e non di rado alcune "ali piccole" sono in grado di ricoprire diversi ruoli a seconda delle esigenze della squadra. Per quanto riguarda la difesa, l'ala piccola dà il suo apporto con le palle rubate e rimbalzi.
Tra le più dominanti small forward del passato figurano Larry Bird, Julius Erving, Dominique Wilkins, Scottie Pippen e James Worthy. Attualmente, si segnalano LeBron James, Predrag Stojakovic, Paul Pierce,Lamar Odom, Ron Artest e Carmelo Anthony.
ala grande o ala forte
L'ala grande o ala forte (in inglese power forward)È un ruolo molto fisico, simile a quello del centro, un ruolo nel quale può capitare anche di dover giocare se
mancano giocatori più alti. L'ala forte spesso gioca spalle al canestro in attacco, mentre in difesa si posiziona sul fondo insieme proprio al centro.
A rimbalzo deve essere aggressiva e segnare la maggior parte dei punti in post
basso.
Tra i giocatori più famosi, andando aldilà dell'oceano, esempi di ala forte sono Karl Malone, Kevin McHale, Charles Barkley e Dennis Rodman. Tra i giocatori in attività i più rappresentativi per il ruolo sono Dirk Nowitzki, Rasheed Wallace, Kevin Garnett, Elton Brand, Chris Bosh e lo spagnolo Pau Gasol oltre al caraibico Tim Duncan.
centro
Il centro (in inglese center) o pivot ("perno" della squadra) .
Solitamente deve sfruttare la sua grande massa soprattutto nei pressi del canestro.
All'interno dell‘area dei tre secondideve saper segnare, difendere, 'stoppare' i tiri degli avversari, cioè spazzare via con le mani il pallone mentre vola verso il canestro, “tagliare fuori"il pari ruolo avversario (facendolo restare dietro la propria schiena) e catturare rimbalzi.
Un centro che riesca ad unire la stazza all'atletismo può essere un giocatore dominante ed
insostituibile per una squadra. Un centro deve possedere un buon movimento spalle a canestro e un buon tiro dalla media distanza.
Tra i grandi centri della storia vanno ricordati Bill Russell,Vlade Divac, Wilt Chamberlain, Kareem Abdul-Jabbar, David Robinson, Moses Malone, Arvydas Sabonis, Hakeem Olajuwon, Patrick Ewing e Dikembe Mutombo, Shaquille O'Neal, Dwight Howard e Yao Ming.
Dino Meneghin è considerato il più forte pivot della storia del basket italiano. Attualmente, soprattutto in Europa, i
centri si sono trasformati, diventando più atletici (con minor peso e statura) con un buon movimento fronte a canestro e possibilmente un buon tiro dai 6 metri.
Federazione Italiana Pallacanestro – F.I.P
.E‟ una associazione con personalità giuridica senza fini di lucro. Costituita nel 1921 con scopo di
promuovere , regolare e sviluppare il basket in Italia , nel rispetto dei principi costituzionali, legislativi e regolamenti della FEDERATION INTERNATIONALE DI BASKETBALL (F.I.B.A.) cui è affiliata, e delle direttive del CONI e del CIO.
Dal 1994 è stato variato lo statuto, introducendo il regime di professionismo.
La FIP ha autonomia tecnica, organizzativa e di gestione e svolge la sua attività sotto la vigilanza del CONI.
Presidente FIP – Dino Meneghin (dal 15 maggio 2010)
La FIP ha come proprio rappresentante in ogni regione il COMITATO REGIONALE che è quindi l‟organo
federale più importante.
COMITATO REGIONALE PIEMONTESE Presidente regionale Giorgio Mapelli
Consiglieri: Federico Danna Davide Dalmasso Luciano Mitton Fedele Valente Alex Cardano Marida Pellegrini Fabio Manca Piero Piermattei
Comitato Nazionale Allenatori – C.N.A.
E‟ un organismo federale di settore della FIP con obiettivo il reclutamento , formazione, coordinamento e organizzazione degli Istruttori Tecnici, degli allenatori e Preparatori Fisici. Presidente CNA Giovanni Piccin
Consiglio Direttivo Riccardo Bocci Roberto Chieppa
Massimo Meneguzzo Giampiero Ticchi Gianni Zappi Responsabile Tecnico Andrea Capobianco
Il CNA ha in ogni regione il proprio organo rappresentativo. Il presidente del C.N.A. Piemontese è GIUSEPPE CARBONE, mentre gli altri due componenti della CRA (commissione regionale allenatori) sono
Comitato Italiano Arbitri – C.I.A.
E‟ un organismo federale di settore della FIP con obiettivo il reclutamento , formazione, addestrare , organizzare , istruire e valutare arbitri, ufficiali di campo, miniarbitri ed i componenti delle strutture Tecniche del settore. Il CIA ha autonomia organizzativa per assolvere i compiti affidati dal consiglio federale della FIP.
Presidente CIA Tiziano Zancanella
Anche il CIA ha in ogni regione il proprio organo rappresentativo, in Piemonte il presidente è DENIS QUARTA, mentre i componenti della commissione sono PIERLUIGI BRAGANOLO e GIAMPIERO MARIOTTO.
In ogni provincia vi è rata la FIP con il proprio delegato, il CNA con presidente e 2 membri e CIA con i propri rappresentanti.
L‟attività organizzativa è vastissima e vuole raggiungere in modo capillare ogni provincia, più territorio possibile. Ci sono diverse iniziative che partono dall’alto ed a cascata raggiungono tutti perché tutti noi, e voi tra un po’ , fate parte di un movimento.
E‟ tendenza degli ultimi anni “liberalizzare” iniziative che vadano a migliorare gli aspetti di ogni regione. Si sono create commissioni tecniche composte da allenatori, la stessa formazione è stata regionalizzata, sempre previa autorizzazione di chi ci dirige, ma il tutto viene fatto per andare incontro alle esigenze territoriali.
L‟obiettivo della FIP del CNA del CIA è di aumentare i numeri di tesserati, far crescere la passione, aumentare la qualità degli Allenatori, degli arbitri e soprattutto dei giocatori.
Il percorso formativo del CNA
Il percorso
formativo
La piramide
FIP
Le qualifiche previste dal CNA,
con relativi corsi e abilitazioni
− Allievo Allenatore
− Allenatore di Base
− Allenatore
− Allenatore Nazionale
−
Allenatore Benemerito
Le nuove figure
Istruttore di Base
ISTRUTTORE GIOVANILE
Le qualifiche FORMATORI
previste dal CNA,
− Formatore territoriale 1°livello
− Formatore territoriale 2°livello
− Formatore Nazionale
OBIETTIVO
della
FORMAZIONE
OBIETTIVO
della
FORMAZIONE
CREARE
GIOCATORI !!!
MODELLO DI GIOCATOREMODELLO DI GIOCATORE
Persona / giocatore AUTONOMO capace di AFFRONTARE E
RISOLVERE le situazioni di gioco con l’ausilio dei fondamentali (tecnica e tattica) AUTONOMO AUTONOMO GIOCATORE CAPACE DI PRENDERE INIZIATIVA RESPONSABILE NEL CONTESTO DEL GIOCO
AFFRONTARE E RISOLVERE
AFFRONTARE E RISOLVERE
(avere gli strumenti per!!!!)
Esempio la consapevolezza = lettura automatica (spontanea) della cosa da fare + correzione della lettura automatica = consapevolezza dall’automatico al riflesso Le capacità fisiche Forza Equilibrio Reattività Velocità ……. I fondamentali Palleggio Passaggio Tiro ………. PSICOLOGICI FISICI TECNICIL’IDEA è:
Pallacanestro integrata
•Totalità e parti:
Autonomia Collaborazione 1vs1 5vs5 Giocatore Squadra
•Prendere e mantenere iniziativa •Attacco e difesa continuità
LE INTERFERENZE
Autonomia e collaborazione non sono alternative!!!
Ma coesistono senza che l’una possa fare a meno dell’altra.
Importante è
l’equilibrio tra autonomia e collaborazione
AUTONOMIA EGOISMO
COLLABORAZIONE PASSAGGI INUTILI
(COLLABORAZIONE VUOTA)
Autonomia e Collaborazione
Coesistono e sono consustanziali
(stessa importanza) , sono le facce di una stessa medaglia
e l’una ha bisogno dell’altra!!! Coesistono organizzate in formule più o
meno efficaci in base alle capacità
tecniche, fisiche e mentali
SPAZIO/TEMPO
Ne avete già sentito parlare ?
Prova a spiegare cosa sono
Spazio/Tempo
Spazio/Tempo
Spazio vantaggioso da occupare,
o da poter sfruttare,
prima che venga occupato
o sfruttato da un avversario
Spacing
Distanza
Fra i giocatori in campo
Fra i giocatori e la palla
Fra i giocatori ed il canestro
Timing
Svolgere un fondamentale nel
momento in cui un altro fondamentale
sta arrivando a conclusione
Cioè non aspettare che un’azione sia
conclusa, per iniziare una nuova
azione … INIZIATIVA !!!
L’ azione di passaggio dalla guardia all’ ala, inizia quando il mio compagno sta completando lo smarcamento ed uscendo in ala … palla e uomo arrivano contemporaneamente nella posizione per sfruttare il vantaggio acquisito nei confronti
P.V. M.V. C.V.
La pallacanestro è un gioco di
vantaggi
Prendere Vantaggio
Mantenere Vantaggio
Concretizzare il Vantaggio
PRENDERE VANTAGGIO=conquista di uno spazio nel tempo giusto che causa un aiuto difensivo = due difensori contro un attaccante
MANTENERE VANTAGGIO= Posizionamento + sfruttamento capacità per mantenere lo spazio/tempo vantaggioso
CONCRETIZZARE IL VANTAGGIO= Segnare o fare un tiro ad alta percentuale
A livello di bambini
piccoli, il vantaggio si crea
e si concretizza
subito
con un tiro
Più sale il livello più il vantaggio
non si concretizza subito … ma si
concretizza dopo qualche secondo.
Più si sale di livello più il vantaggio si
crea su una porzione di campo, per
poi concretizzarsi di solito su una
porzione di campo diversa, magari
all’opposto
Se io in attacco nel momento in cui
ho un piccolo vantaggio, riesco a
fare il passaggio giusto …
Mantengo il vantaggio, forse
l’aumento ed arrivo a concretizzare il
vantaggio che mi sono creato
Vale anche
per la difesa?
… riflettere e rispondere
Recuperare il pallone Concretizzare vantaggio Non perdere la posizione o il tempo vantaggioso conquistati Mantenere vantaggio Capacità di togliere all’attacco spazi e tempi vantaggiosi Prendere vantaggio
Letture
Presupposto = GUARDARE!!!
OBIETTIVO:
Creare giocatori completi tecnicamente ed autonomi nelle scelte
Per cui l’allenatore deve essere …
OBIETTIVO:
Creare giocatori completi tecnicamente ed autonomi nelle scelte
Per cui l’allenatore deve essere …
completo tecnicamente
ed autonomo nelle scelte
L’obiettivo
del corso
Modello di allenatore
Modello di allenatore
Cosa fa!
L’Allievo Allenatore studia la
pallacanestro
SAPERE
Cosa deve sapere?
-elementi base della tecnica
-principali regole del gioco
-prime nozioni di preparazione fisica
-elementi di metodologia
Cosa deve saper fare?
… deve saper eseguire i
principali movimenti tecnici
(dimostrare)
Cosa deve saper fare?
… osservare in modo finalizzato
l’esecuzione dei principali
movimenti tecnici e delle
esercitazioni,
registrare gli aspetti tecnici e
didattici (scrivere ed elaborare,
disegnare)
Cosa deve saper fare?
… arbitrare
OGNI ALLENATORE INCARNA CONSAPEVOLMENTE O SPONTANEAMENTE (INCONSAPEVOLMENTE) UN TIPO DI INTEGRAZIONELavoro integrato
I “valori”
Consapevolezza
Chiarezza
Coerenza
Tolleranza
CAPACITA’ COLLABORATIVE
ALLENATORE CAPACE OBIETTIVOLa figura dell’allenatore
l compito dell’allenatore è quello di tradurre i postulati in linguaggio tecnico dando al giocatore gli strumenti che gli permettano di affrontare autonomamente le situazioni di gioco che si presentano di volta in volta.
Per far questo, bisogna tecnicamente essere sempre preparati e aggiornati, in quanto ogni allenatore deve dare le migliori possibilità ai propri allievi, giocatori.
L'allenatore deve diventare il migliore allenatore di se stesso al motto “ diventa il massimo di quello che puoi diventare”.
• Requisiti fondamentali per l'allenatore sono: professionalità, consapevolezza (sapere sapere cosa si sa), chiarezza (saper comunicare), coerenza (responsabilità delle proprie decisioni), tolleranza (pazienza di accettare gli errori), capacità collaborativa (accettare anche decisioni “penalizzanti” per il bene comune); questi valori devono essere sempre presenti e riferirsi al contesto in cui si opera.
Occorre inoltre essere responsabili, ad esempio in situazioni di infortuni o di pronto soccorso.
È necessario, altresì essere integerrimi eticamente. Soprattutto nelle categorie giovanili, ma anche nelle categorie senior, bisogna dimostrare di essere coerenti, giusti, educati e educativi, corretti con tutte le componenti del gioco: atleti, genitori, dirigenti, arbitri….
SAPERE
Conoscenza del tema- la tecnica come sintesi di 3 livelli : TECNICO / TATTICO FISICO / ATLETICO MENTALE
Il gioco della pallacanestro ( indicatori di giocare bene)
• Cosa significa giocare bene?
Gli indicatori del GIOCARE BENE, cioè di una bella partita, divertente e piacevole... ... sono sicuramente i postulati, quando c'è autonomia e collaborazione all'interno della squadra, quando spazio tempo vengono presi/gestiti in armonia/equilibrio sia in attacco sia in difesa, la partita viene riconosciuta ed è probabilmente motivo di soddisfazione anche per chi non la vince (prevale, magari a fatica, l'ideale del formatore/allenatore cioè la volontà di creare giocatori ...sempre migliori).
• Quanto condizionante è il risultato?
la risposta non può trascendere dagli obbiettivi, dalla categoria, dal livello …. dal contesto in generale... La partita è momento di verifica sia per i giocatori che per l'allenatore... “in partita ti porti quello che fai in allenamento” bisogna creare in palestra il giusto clima psicologico come supporto per il processo di
Insegnamento/apprendimento; importante è la coerenza tra richieste/pretese nei confronti dei giocatori; momento di verifica per l'allenatore vuol dire capire quello che è “passato” quello che non è “passato” al fine di porre gli eventuali correttivi.
• Gioco individuale/ gioco di squadra?
Strumenti mentali, fisici, tecnici/tattici per poter giocare
• Ogni azione motoria ha alla base un processo mentale
• Giusto clima psicologico come presupposto per il processo di insegnamento/apprendimento • Il gruppo
• Schemi motori di base, capacità di movimento (condizionale e coordinative), meccanismi energetici, conoscenza del corpo umano e suo funzionamento
• Fondamentali istruiti come strumenti per giocare • Collaborazione alla base del giocare insieme • Rapporto tra tecnica e tattica
• L’allievo deve diventare il miglior allenatore di se stesso • Campioni si diventa se vi sono le attitudini
Strumenti base per allenare:
• Come si disegna la pallacanestro • Come si scrive un piano di allenamento • Lo scouting
SAPER FARE
Progettazione didattica individuale- aderenza al tema assegnato - focalizzazione dell’obiettivo - esercizi funzionali all’obiettivo
- integrazione di contenuti tecnici motori e psicologici
- collocazione di singole porzioni di allenamento nella proposta - coerenza nel piano di allenamento
SAPER FARE IN CAMPO
Modalità didattiche- atteggiamento didattico : attivo, passivo, interattivo
- stile didattico : spiegazione, dimostrazione, uso di entrambe - Qualità didattiche : valutazione dello stile
- Continuità e integrazione della progressione didattica
SAPER COMUNICARE
Abilità relazionali- responsabilità nell’assumere un ruolo
- creazione di un buon clima emotivo individuale e di gruppo
- funzione genitoriale - funzione adulta
- consapevolezza emotivo corporea di se e degli allievi
- capacità di cogliere l’integrazione emotivo / corporea di se e degli allievi - uso del feedback per sostenere, correggere,
Strumenti base per allenare
Come si disegna la pallacanestro
Ai corsisti è stata consegnata la grafica dei segni convenzionali per disegnare la pallacanestro, ed ogni formatore ha provveduto a fare esercitare i propri ”allievi” sia durante le lezioni che a casa tramite diagrammi pre-stampati.
Lo scout
Il foglio di scout è uno strumento che ci permette di vedere l’insieme delle statistiche della ”nostra” squadra. Tutti siamo a conoscenza che lo scout è diviso per giocatori, dandoci le percentuali al tiro, le palle perse, quelle recuperate, gli assist, i rimbalzi in attacco ed in difesa, e ci può fornire notizie sull’andamento dei vari quintetti, durante l’arco dell’incontro.
E’ sicuramente importante conoscere le percentuali di tiro ma è più interessante sapere come ha tirato il nostro giocatore.
Un buon sistema è quello di segnare in modo diverso i diversi tipi di conclusione a canestro.
Ad esempio:
se scrivo 1 significa arresto e tiro sbagliato, se invece scrivo “1 cerchiato” significa arresto-tiro segnato. 2 è una penetrazione sbagliata, “2 cerchiato” segnata.
3 è un canestro sbagliato in contropiede, “3 cerchiato” segnato.
4 significa canestro sbagliato dopo rimbalzo offensivo, “4 cerchiato” segnato
Questo è uno scout con una profondità maggiore, che ci permette anche di capire su cosa devono migliorare i nostri giocatori e di poter “programmare” in modo specifico la prossima seduta di allenamento.
Lo scouting
Altro compito affidato in molte società agli assistenti allenatori e quello di scoutizzare la squadra avversaria, per poter consentire al capo coach di preparare al meglio la gara, questo parlando di squadre senior.
Per una formazione di livello medio basso o giovanile è inutile parlare di preparazione della gara poiché mi devo porre degli obiettivi per la squadra che alleno e non occorre preparare la gara pensando alla squadra avversaria.
Cosa osservare della squadra avversaria
• Se fanno contropiede
• Se usano pick ‘n roll e di che tipo (centrale, laterale, da transizione) • Se usano gioco interno
• Se usano blocchi per liberare un tiratore • Come giocano a “giochi rotti”
Cosa osservare delle caratteristiche individuali degli avversari
• Se fanno contropiede e chi lo fa più frequentemente • Chi gioca sulle penetrazioni e che mano predilige • Chi ha un buon palleggio – arresto e tiro
• Chi usa il pick ‘n roll e come lo usa
• Raggio da cui vengono effettuati la maggior parte dei tiri da fuori
• Come vengono effettuati i tiri da fuori (dall’uscita dai blocchi, da scarichi, da transizione, dall’1c1, da pick ‘n roll)
• Chi ha gioco interno e cosa predilige fare • Applicazione difensiva (più bravo / meno bravo)
Studio della difesa avversaria
• Che tipo di transizione difensiva usano (se subiscono o no contropiede) Che scelte fanno sul pick ‘n roll • Come difendono sul post basso (dietro, davanti, ¾)
• Se la palla arriva al post basso come si adeguano? (raddoppiano? Con che giocatore?)
• Tengono la prima penetrazione? Se no come si adeguano? (rotazioni, aiuto e recupero, cambi difensivi) • Fanno bene il taglia fuori?
• Vanno a rimbalzo in attacco?
• Giocano difese a uomo allungate / zone press? (che tipo?) • Giocano a zona? (quale?)
IL REGOLAMENTO DELLA PALLACANESTRO
Introduzione
La base per regolamentare una partita di basket è il regolamento tecnico. Per “dirigere” una partita però non è l’unico strumento, esistono infatti:
• Interpretazioni FIBA
Sono le interpretazioni per specificare situazioni particolari che non sono trattate direttamente dal regolamento
• Regolamento esecutivo
Regolano gli aspetti organizzativi della partita
• Quaderni o appunti tecnici
Sono le specificità regolamentari italiane rispetto a quelle internazionali
• D.O.A
Disposizioni organizzative annuali cioè disposizioni che esemplificano tutti gli argomenti non specificati nelle precedenti norme
Il referto di gara
Il Referto ufficiale di gara mostrato in figura è quello approvato dalla Commissione Tecnica Mondiale della FIBA.
È formato da un originale e tre copie su carta di diversi colori.
L'originale in bianco è per la Federazione. La prima copia è per gli organizzatori della competizione, la seconda copia, rosa,è per la squadra vincitrice e l'ultima copia, gialla, è per la squadra perdente.
Almeno 20 minuti prima dell'inizio della gara (vero inizio della partita, tutto ciò che succede in questo periodo e deve venire sanzionato viene scritto a referto e la sanzione viene fatta prima del salto a due di inizio partita), si deve preparare il referto nel seguente modo:
si deve registrare i nomi delle due squadre nello spazio in cima al referto. La prima squadra sarà sempre la squadra locale (ospitante).
• Il nome della competizione • Il numero della gara
• La data, l'ora ed il luogo della gara
• Il nome del primo arbitro e del secondo arbitro
Almeno 10 minuti prima dell’inizio gara gli allenatori dovranno comunicare i primi 5 giocatori che scenderanno in campo e che verranno segnati a referto con una x ( che verrà cerchiata alla effettiva loro discesa in campo come quintetto base)
Il fallo personale deve essere indicato con una ‘P’.
Il fallo tecnico a carico di un giocatore deve essere indicato con una ‘T’. Il fallo tecnico a carico dell’allenatore per il suo comportamento
antisportivo personale, sarà indicato con una ‘C’. Un secondo simile fallo tecnico sarà indicato con una ‘C’, seguito da una ‘D’ nello spazio rimanente.
Il fallo tecnico a carico dell'allenatore per qualsiasi altra ragione dovrà essere indicato con una ‘B’.
Il fallo antisportivo deve essere indicato con una ‘U’. Un secondo fallo antisportivo sarà indicato anche con una ‘U’, seguito da una ‘D’ negli spazi rimanenti.
Tutti i falli sopracitati che comportino dei tiri liberi verranno contrassegnati a fianco della lettera del fallo con una cifra in pedice che ne indichi il numero.
Per ogni periodo, sono presenti quattro spazi sul referto per registrare i falli di squadra. Metodo per segnare il punteggio progressivo
Il tiro libero viene segnato, sul punteggio progressivo con un pallino con a fianco il numero del giocatore che lo ha realizzato
Il tiro da 2 punti viene segnato, sul punteggio progressivo con una barretta con a fianco il numero del giocatore che lo ha realizzato
Il tiro da 3 punti viene segnato, sul punteggio progressivo con una barretta con a fianco il numero cerchiato del giocatore che lo ha realizzato
Al termine di ogni quarto il punteggio parziale di entrambe le squadre verrà cerchiato e verranno poste delle righe per dividere il punteggio dal periodo successivo.
.Al termine di ogni periodo e dei tempi supplementari, il segnapunti registrerà il punteggio acquisito in quel periodo nell'apposito spazio nella parte inferiore del referto.
Al termine della gara registrerà il punteggio finale e il nome della squadra
il primo arbitro deve essere l'ultimo ad approvare e firmare il referto.
Questo atto pone fine all’amministrazione e al coinvolgimento con la gara.
Infrazioni di palleggio (art. 24)
Si sono evidenziate, partendo dalla lettura dell’articolo del regolamento le eventuali infrazioni che si possono commettere in fase di palleggio.
Infrazioni di passi (art. 25)
Si sono specificati , sempre partendo dalla lettura dell’articolo del regolamento, alcune specificità di interpretazione della regola sottolineando l’importanza dello stabilire il piede perno del giocatore in possesso palla.
Conclusioni
Tra il “sapere” dell'allenatore non può non esserci il regolamento, le competenze e le segnalazioni che l'arbitro è tenuto a effettuare durante una partita.
Non è possibile insegnare qualcosa a qualcuno senza sapere le regole di ciò che si va ad insegnare. L'allenatore deve sapere in ogni momento della partita a cosa si va in contro con un determinato comportamento suo o dei suoi giocatori (es: la partita inizia ufficialmente 20 minuti prima della palla a due, quindi se un giocatore infrange qualche regolare in tale periodo, come ad esempio appendersi al ferro dopo una schiacciata, può incorrere in un fallo tecnico ancor prima della palla a due).
Conoscere la composizione del regolamento:
Regolamento Tecnico: 50 articoli uguali per tutti i Paesi FIBA
Regolamento Esecutivo: ciò che ha a che fare con il “contorno” della partita, ma funzionale ad essa (es. tesseramenti)
D.O.A.: disposizioni organizzative annuali. Completano tutte le altre fonti regolamentari (es. utilizzo under, giorni di gara, ecc...)
• Conoscere e saper compilare:
Referto: composto da 4 fogli, bianco (riservato all'ente organizzatore della manifestazione), verde (copia per il 1° arbitro), giallo (squadra perdente ), rosa (squadra vincente).
Rapporto Arbitrale: comprende tutto ciò che non può essere scritto nel referto e viene compilato dagli arbitri a partita terminata
Sapere le posizioni da adottare in campo dai due arbitri (arbitro guida e arbitro coda) e le porzioni di campo di competenza (6 quadranti).
Conoscere le principali segnalazioni di falli e infrazioni e saperle comunicare al tavolo, con relative segnalazioni dei numeri di maglia dei giocatori.
METODOLOGIA DELL'INSEGNAMENTO SPORTIVO
Vincere significa sì battere gli avversari, ma la prima vittoria è superare i propri limiti.[..] Le vita però non è lo sport: se perdiamo di un punto all'ultima partita abbiamo perso, ma nella vita non siamo necessariamente dei perdenti [...]. Lo sport ci aiuta ad imparare soprattutto a perdere e noi abbiamo costruito una squadra combattendo la cultura degli 'alibi'.
(Julio Velasco 1)
Introduzione
La ricca lezione di Loretta Fabiani sulla metodologia dell'insegnamento sportivo mostra chiaramente che la conoscenza sola della materia (della tecnica del basket, in questo caso) è condizione necessaria, ma non sufficiente per fare di un allenatore un buon allenatore.
Non sempre la conoscenza si traduce in trasmissione, in comprensione di chi ascolta.
Inoltre si può essere brillanti in una comunicazione saltuaria (una lezione, un seminario, etc), ma l'allenatore ha il compito della continuità.
Mentre nel primo caso la relazione con chi ascolta può essere praticamente nulla, nel secondo caso il rapporto con i giocatori, il clima che si instaura con loro, diventa parte integrante dell'insegnamento. Se non si creano i presupposti per un rapporto trasparente e sincero, credo sia difficile allenare una stessa squadra per un periodo lungo. In questo senso, la competizione, il continuo confronto con la vittoria, ma soprattutto con la sconfitta, richiedono all'allenatore di andare continuamente al di là della cultura dell'alibi, come insegna Velasco, e di 'scavare' nei limiti delle persone e trovare le strade per andare oltre, ritrovando ogni volta motivazioni nuove e stimoli di crescita. Il compito di un allenatore è quello di un educatore, cioè di colui che, etimologicamente, cerca di tirare fuori il meglio dalle persone.
Delle 9 pagine di appunti che ho preso durante il modulo potrei fare un trattattello... ma non credo sia questo lo scopo, anche se, come sempre, riportare in uno scritto quello che si è ascoltato è già comunque una tappa significativa dell'apprendimento. Vorrei quindi fare una cosa leggermente diversa, forse poco ortodossa. Vorrei analizzare l'anno che ho passato come aiuto allenatore (termine comunque esagerato, perché senza alcun incarico stabilito, e fatto per una volta sola alla settimana su 3 allenamenti) nell'ottica presentata durante il modulo, per capire meglio le ragioni per cui molte delle cose nella squadra, nel rapporto allenatore-giocatori, allenatore-genitori e quant'altro non ha funzionato. Senza alcun intento di critica, questo può essere un esercizio interessante per riflettere come si possono (o non si possono) tradurre in pratica le basi teorico-scientifiche dell'apprendimento.
Due parole di inquadramento della situazione: squadra di giocatori del 1998, 12 elementi con poca continuità negli allenamenti, discontinui anche per la presenza durante le partite; 6 giocatori con buone doti, altri 6 potenzialmente buoni ma molto indietro nella preparazione e nella tecnica. Nel seguito l'allenatore viene indicato con All, e i giocatori con g1, g2, g3... ecc. I genitori con G1, G2, etc.
La teoria e la pratica
Come si traduce la teoria in pratica? Si sa, la teoria e la pratica in teoria sono la stessa cosa, in pratica.... L'All. è abbastanza convinto che sia l'esercizio continuo a creare i presupposti per la crescita e la
maturazione dei giocatori. Questo è perfettamente condivisibile, se non che egli intende l'esercizio continuo in termini di ripetizione periodica della stessa tipologia di esercizi, per tutto l'anno. Noto che questo fa perdere motivazione, e poco aiuta al miglioramento. In particolare, non lavora sulla significatività
dell'apprendimento, che invece richiede di cambiare continuamente metodologie per incidere sul carico di lavoro, per mostrare sia la finalità dell'esercizio e del carico, con la possibilità di ottenere un miglioramento immediato, per motivare ulteriormente il giocatore.
La ragione di questa scelta sta nel fatto che l'All. ha deciso a tavolino una serie di obiettivi finali che vuole raggiungere (legittimamente), e quindi da un lato si concentra esclusivamente sugli esercizi correlati a tali obiettivi, e dall'altro esclude qualunque intervento su gli altri aspetti deboli dei giocatori. Per esemplificare, quando un giorno correggo una impostazione errata sul tiro di uno dei giocatori più bravi l'All. mi dice: “Giusto, mi piacerebbe lavorare sul tiro, ma non ho tempo in allenamento”.
La priorità è sulle persone o sull'obiettivo?
Porre la priorità sugli obiettivi è sicuramente un atteggiamento 'sano', ma se dimentica la crescita dei giocatori come individui singoli e li si considera solo come elementi di una squadra, si rischia di non riuscire a creare quel giusto clima psicologico che favorisce le relazioni e fa crescere la motivazione. In questo senso, l'All. è conscio che molti dei suoi giocatori hanno dei limiti non solo tecnici, ma soprattutto psicologici, ma decide per scelta di limitare i rapporti diretti con i giocatori. Questo mi crea qualche problema, perché spontaneamente tendo invece a instaurare subito (con alcuni) un dialogo che mi porti a comprendere le difficoltà. I giocatori percepiscono immediatamente la diversità dei due atteggiamenti, con risposte molto diverse: infatti alcuni ricambiano immediatamente il rapporto, altri lo rifiutano, senza mezze misure. Se il compito di un allenatore è principalmente quello di essere un educatore (che crea giocatori), non è possibile tirare fuori il meglio da chiunque se non si 'scava' un minimo nella sua psicologia. In più, un allenatore non è lì per giudicare (in questo si differenzia molto da un insegnante): al contrario, è lì per far esprimere la persone per quello che sono 2,, per fargli acquisire autonomia, per arrivare a conoscere le proprie capacità e i propri limiti, in un contesto sociale, oggettivamente difficile, di competitività
La comunicazione
Purtroppo l'All. non brilla in comunicazione. Ma non nella lingua parlata, su cui non ha difficoltà, ma nella comunicazione non-verbale. Ho sempre il dubbio a capire se la comunicazione non-verbale sia diretta o mediata, se il suo significato arriva dritto o se semplicemente il messaggio viene ignorato. Certo il fatto che il 55% della comunicazione si basa sul linguaggio del corpo mi fa pensare che il messaggio arrivi praticamente sempre a destinazione.
Una situazione che si presenta diverse volte mi toglie comunque ogni dubbio: se la partita sta andando male, la squadra non risponde, l'All. smette di dare indicazioni e si siede come se stesse in poltrona, al punto che persino i tifosi avversari lo notano, come successo durante una partita. Credo che questo sia il peggior errore che può commettere un allenatore, quello di usare il silenzio come (tentativo di) correzione. In più una comunicazione non-verbale negativa è molto peggio di una dichiarata a parole.
La correzione
Qui allargo il discorso.Perché un allenatore medio pensa che lo strumento migliore per correggere sia quello di urlare?
O comunque di porsi in un atteggiamento che assomiglia molto ad un castigo, e ad un rimprovero continuo?
Qui è necessario riportare le indicazioni di Lauretta come per un decalogo: 1. utilizzare feedback costruttivi per favorire la comprensione;
2. correggere un solo errore alla volta, e prestare attenzione alle concause che generano l'errore; 3. utilizzare sempre istruzioni in positivo;
4. cercare di essere efficaci usando metodi sempre diversi, come per es. alternare quello verbale all'esemplificazione;
5. utilizzare parole-simbolo e brevi frasi come richiamo corretto su un problema;
6. coinvolgere il giocatore con domande (senza fare un'interrogazione) con lo scopo di analizzare e discutere la prestazione personale, in un contesto di squadra.
7. fare attenzione e far leva sulle motivazioni intrinseche (interiori) del giocatore, comprendendo se ne esistono di estrinseche (pressioni familiari, dell'ambiente, etc) che demotivano invece che motivare; 8. far identificare al giocatore le informazioni importanti cui rivolgere l'attenzione;
9. utilizzare strategie per mantenere l'attenzione; 10. non usare esercizi pesanti come castigo
Gli obiettivi
Il fatto che esistano due differenti metodi didattici distinti (deduttivi e induttivi) non deve secondo me far dimenticare che è sempre necessario dichiarare gli obiettivi, e ritornare continuamente ad essi 3
Questo vale non solo per gli obiettivi generali, ma anche per i singoli obiettivi, legati per esempio ad un semplice esercizio in palestra. Questo credo aumenti di molto la capacità di attenzione, e il lavoro sulle motivazioni. All. non dichiara mai perché fa un esercizio, e talvolta è proprio difficile individuarne lo scopo. In più, non sono chiari gli obiettivi di crescita perché non esiste una progressione esplicita, essendo ripetitivi ( e monotoni). La diversificazione diventa un obbligo.
I ruoli
Su questo ho riflettuto molto e condivido un punto messo in luce nel modulo. Oltre al principio di individualità, che richiede di occuparsi di tutti e di ognuno, è importante il riconoscimento dei ruoli, come riconoscimento della creatività di ognuno. All. non distingue un play da un ala, o da un pivot, nel senso che non investe il singolo in nessuno di questi compiti. Si potrebbe obiettare che forse a 14 anni non è il caso di investire di un ruolo così definito nessuno. Credo invece il contrario: ognuno farà quel ruolo con la sua età e i suoi limiti, ma l'avere un ruolo è essenziale, sia per le proprie motivazioni e stimoli, sia in un contesto di riconoscimento di squadra. Anche perché di fatto questi ruoli vengono fuori sul campo, e i rapporti di forza a quell'età sono molto feroci.
Il g1 per es. ha un problema psicologico abbastanza forte di resa durante una partita. Mentre in allenamento fa cose notevoli, in partita è un disastro (ed è preso di mira da G2, G3, G4, etc. Nota: G1 non viene mai alle partite, è l'unica volta che viene il disastro è ancora peggio). Ad un certo momento l'All. intravede in lui un possibile ruolo da pivot, e gli suggerisce di giocare la partita successiva in quel ruolo. g1 gioca benissimo, ma il suo ruolo non viene dichiarato come permanente in allenamento, e l'effetto positivo svanisce alla partita successiva.
Conclusione
Mi fermo anche se potrei andare avanti per ore... ma il punto fondamentale credo sia quello di riconoscere l'apprendimento lavorando sugli aspetti interiori di ogni giocatore. Questo è il punto veramente difficile per un allenatore, che naturalmente tende ad avere preferenze e simpatie. Ma in una ottica empatica, questo deve essere superato, considerato l'importanza del singolo.
Detto questo... la teoria e la pratica in teoria sono la stessa cosa....
3 Nel mio campo si dice: “Dire prima quello che vuoi dire, dillo e poi dì quello che hai detto”. Parafrasando, si può dire: “dichiara gli obiettivi, perseguili e ritorna su di essi in ogni momento”
RACCOLTA APPUNTI DOCENZA
METODOLOGIA DELL’INSEGNAMENTO SPORTIVO
Docente prof.ssa FABIANI Loretta
su incarico di CORSO PER ALLIEVO ALLENATORE
Anno Formativo 2012
Progetto di Formazione SdS-FIP 2012 per Corsi Allevo Allenatore
FABIANI LORETTA
Docente Laureata in Scienze motorie(SUISM – Torino)
Docente Formatore della Scuola dello Sport del CONI per l’Area METODOLOGICO-DIDATTICA Docente membro del Comitato Tecnico Scientifico della Scuola Regionale dello Sport CONI Piemonte
Consulente Specializzato nelle Attività Motorie per la Scuola dell’Infanzia & Primaria Docente di Educazione Fisica nella Scuola Superiore
Esperta nei processi Educativi in Adolescenza
Email: fabiloretta@libero.it
Dalla Guida FIP-Piemonte 2012
Modulo 4 : Metodologia dell’insegnamento sportivo (4 ore)
Il profilo e le competenze dell’allievo allenatore
• Concetti principali della metodologia dell’insegnamento
• Il ruolo del tecnico come facilitatore dell’apprendimento: cenni sui processi di apprendimento • Come comunicare efficacemente con gli allievi
• L’uso didattico della comunicazione: spiegare, dimostrare, correggere • Cenni sulla motivazione
L'efficacia di un tecnico di qualsiasi disciplina sportiva è fortemente condizionata dalla propria capacità di insegnare. Il tecnico deve essere consapevole che non bastano le conoscenze tecniche,anche le più avanzate su “cosa deve insegnare” se queste non sono accompagnate da indispensabili abilità applicativo-pratiche e da competenze di tipo didattico che quindi risolvano il “come insegnare”
OBIETTIVI DELL’INTERVENTO del Metodologo
FORNIRE AGLI ALLENATORI INDICAZIONI E BASI SCIENTIFICHE PER: - essere tecnici COMPETENTI
- conoscere meglio gli aspetti didattici legati alla somministrazione dell’allenamento - favorire i processi di apprendimento-insegnamento
- comunicare in modo efficace e didatticamente adeguato - motivare i propri atleti
PERCHE’ NON BASTA “SAPERE”?
ESISTE UNA FORTE INTERAZIONE TRA PROCESSI PSICOLOGICI E PROCESSI DI APPRENDIMENTO MOTORIO.Essa quindi non va affrontata in modo generico!
Spesso INVECE questo avviene e non sulla base di una strategia o di un progetto metodologico consapevole
DEFINIRE UN PROFILO DI COMPETENZA che poggi su CONCETTI METODOLOGICI - DEFINIZIONE DEL PROPRIO RUOLO
- FUNZIONE DIDATTICO-EDUCATIVA
- ASSUNZIONE E CONTROLLO DEGLI ATTEGGIAMENTI - CIRCOLARITA’ APPRENDIMENTO/INSEGNAMENTO - EMPATIA ED ASPETTI RELAZIONALI
FARE L’ALLENATORE? OPPURE ESSERE ALLENATORE?
Saper fare Saper essere Compiti Atteggiamenti Ruolo Capacità comunicative Funzione Capacità relazionali
IL RUOLO
L’istruttore è un TECNICO,ma è soprattutto un EDUCATORE :
suo compito è EDUCARE perchè attraverso lo SPORT si realizza una FUNZIONE EDUCATIVA. Attraverso lo sport l’atleta APPRENDE perché:
- riesce ad esprimersi
- acquisisce autonomia, coscienza delle proprie capacità e dei propri limiti - deve impegnarsi per poter realizzare obiettivi stabiliti e condvisi
- ha l’opportunità di ricevere gratificazioni fisiche e mentali - si rapporta con se stesso e con altri
- rispetta le regole
GLI ATTEGGIAMENTI
Conoscenze e competenze TECNICHE acquisite da tempo a volte ci portano ad agire senza mai porci degli interrogativi sul COME STIAMO INSEGNANDO?
- saper osservare e correggere - incoraggiare e sostenere - creare empatia
- sostenere atteggiamenti positivi verso il contesto organizzativo ed istituzionale in cui si opera
CONCETTI PRINCIPALI DI METODOLOGIA DELL’INSEGNAMENTO Sia in allenamento che in gara si devono CREARE CONDIZIONI OTTIMALI E’ fondamentale quindi :
- escogitare soluzioni di apprendimento - suggerire comportamenti
- pianificare interventi
- valutare adeguatezza dei mezzi - scegliere bene i METODI da utilizzare
I METODI DIDATTICI
I metodi didattici sono procedure d’insegnamento finalizzate a far conseguire a chi apprende gli obiettivi programmati.
I metodi didattici hanno la funzione di creare le migliori condizioni per consentire i processi di sviluppo e di apprendimento
METODI DEDUTTIVI
È centrato sulle capacità dell’istruttore che propone sequenze didattiche - metodo prescrittivo-direttivo
- metodo misto = sintesi/analisi/sintesi - metodo dell'assegnazione dei compiti
METODI INDUTTIVI
È centrato sulle risposte dell’atleta a stimoli dati dall’allenatore - metodo della risoluzione dei problemi
- metodo della scoperta guidata - metodo della libera esplorazione
SCELTA DEL METODO
Il metodo deve sempre tenere conto delle variabili di contesto - caratteristiche di ciascun bambino
- caratteristiche dell'ambiente - tempistica
- tipologia dei materiali a disposizione - livello di competenza personale raggiunto - da colui che insegna
PRINCIPI METODOLOGICI DI RIFERIMENTO - individualità
- trasversalità - contestualizzazione - regia
- riconoscimento dei ruoli - GLOBALITA’
- VARIABILITA’
GRADUALITA’& GLOBALITA’
•progredire nell'insegnamento, dal semplice al complesso, dal facile al difficile, dal globale all'analitico •aumentare il numero delle abilità tecniche individuali
VARIABILITA’
ATTRAVERSO LA CONOSCENZA DEI METODI,
LA LORO CORRETTA APPLICAZIONE SI REALIZZA “APPRENDIMENTO”
“Attività diretta, specificamente, all’acquisizione e al perfezionamento di conoscenze e capacità”
(Meinel, 1984)
“Processo dinamico d’interazione nel quale (…) l’allievo non deve solo ricevere, ma deve portare il suo contributo”
(Madella, 1993)
L’APPRENDIMENTO MOTORIO
L’apprendimento motorio può essere definito come un insieme di PROCESSI associati con l’esercizio o l’esperienza che determina un CAMBIAMENTO relativamente permanente nella PRESTAZIONE Definiamolo meglio
- È un processo:acquisizione della capacità di eseguire delle abilità - È la conseguenza di esercizio e di esperienza
- Non è osservabile direttamente
- I cambiamenti devono essere PERMANENTI perché ci sia apprendimento
ATTENZIONE AGLI INDICATORI DI APPRENDIMENTO Caratteristiche della prestazione che indicano apprendimento: MIGLIORAMENTO - COSTANZA
PERSISTENZA - ADATTABILITA
Al fine di realizzare un APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO
L’APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO segue il PRINCIPIO DEL CARICO MOTORIO
Lega to alla quantità,qualità,significatività delle attività motorie programmate ed attivate atraverso sistemi POLIVALENTI (ASPETTI METODOLOGICI)e MULTILATERALI. (ASPETTI DIDATTICI).
COME FACILITARE L’APPRENDIMENTO SPORTIVO
- contribuendo allo sviluppo funzionale e motorio - sollecitando le funzioni vitali
- lavorando in modo accessibile a tutti - coinvolgendo la sfera affettiva - incidendo sulla relazione
FORMULARE ADEGUATAMENTE GLI OBIETTIVI - chiari, non equivocabili
- raggiungibili, ma elevati - giustificati
- non troppo lontani nel tempo
- legati ed inseriti nel contesto della vita dell’atleta - analizzati e calibrati nella difficoltà
Attraverso una COMUNICAZIONE EFFICACE
Il rapporto istruttore /atleta non si fonda sulle competenze disciplinari, ma sulla COMUNICAZIONE
LA COMUNICAZIONE NON-VERBALE
La comunicazione avviene attraverso i nostri comportamenti quando interagiamo con le altre persone, quindi:attenzione perchè QUALSIASI COMPORTAMENTO È COMUNICAZIONE
I PARAMETRI DELLA COMUNICAZIONE
La comunicazione si avvale sempre di tre parametri di riferimento: - il contesto in cui avviene
- il contenuto - la relazione
Tener presente che …
- ogni individuo ha il proprio modo di trasmettere e di ricevere informazioni, durante uno scambio di
- comunicazioni tende ad utilizzare il canale preferenziale
- affinché ci sia comprensione, è necessario che emittente e ricevente utilizzino la stessa frequenza
- se il canale non è lo stesso e facile che il messaggio sia mal percepito, deformato o trasformato.
EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE
- Capacità di comunicare in termini di possesso di conoscenze e competenze linguistiche e culturali di base
- Abilità nel comunicare in termini di attitudine e abitudine ad esprimere un sapere specifico in forma appropriata
LA COMUNICAZIONE DIDATTICA - LA SPIEGAZIONE
Attenzione nel dare indicazioni tecniche: perché un atleta trasforma in azioni solo le spiegazioni, le indicazioni e le istruzioni che riesce a comprendere e quindi ad assimilare mentalmente
REQUISITI DELLE INFORMAZIONI date agli ATLETI Le informazioni devono essere:
- chiare e lineari
- separate dalle opinioni personali - espresse in modo personale - appropriate all’età ed al momento - inequivocabili
… è necessario sapere poi se l’informazione è stata compresa dall’atleta …
CRITERI DELLA COMUNICAZIONE EFFICACE
- essere consapevoli di insegnare qualcosa a qualcuno - contribuire alla costruzione dell’autostima degli atleti - considerare i bisogni individuali e del gruppo
- motivare adeguatamente gli atleti
- comprendere le relazioni interpersonali tra gli atleti e non ignorarle - porsi in relazione d’aiuto di tipo asimmetrico e responsabile
QUANDO LA COMUNICAZIONE TRA ALLENATORE ed ATLETA E’ POSITIVA - richiama la giusta concentrazione
- migliora la coesione del gruppo - crea emozioni positive
- rinforza la motivazione
Che cosa si intende per MOTIVAZIONE?
“La motivazione è l’agente psicologico,fisiologico e cognitivo che guida il comportamento individuale verso uno scopo”
LA MOTIVAZIONE
La motivazione influisce su: ciò che facciamo - quanto tempo ci mettiamo per farlo - come lo facciamo
Quali metodologie sono motivanti?
Non esistono metodologie motivanti in se stesse, ma Il piacere è un forte AGENTE MOTIVANTE.
Pertanto sarà cura dell’Allenatore applicare delle metodologie finalizzate al conseguimento del successo e alla
piacevolezza dell’ apprendimento.
COME PROCEDERE PER RENDERE MOTIVANTI LE ATTIVITA’? - determinando degli obiettivi raggiungibili
- mettendo in rapporto il livello di abilità dell’atleta con il grado di difficoltà del compito - rendendo l’allenamento molto vario e stimolante
- dando ad ogni atleta delle risposte coinvolgenti - offrendo l’opportunità di svolgere attività stimolanti - non dando ogni volta una valutazione alle prestazioni - insegnare agli atleti a stabilire mete realistiche
RENDERE COMPETENTE L’ATLETA PER MOTIVARLO MAGGIORMENTE L’atleta dovrebbe essere pertanto stimolato a “imparare dai suoi errori”
- sviluppando abilità cognitive generalizzabili, cioè TRASFERIBILI ad un’ampia gamma di situazioni
- prendendo decisioni sul COME affrontare un problema piuttosto che sul cosa fare attraverso una buona relazione atleta/allenatore
UALE RELAZIONE TRA ALLENATORE ed ATLETA?
Una buona relazione atleta-allenatore è tale quando ciascuno individua e riconosce il campo di conoscenze e di abilità dell'altro
QUANDO ESISTE UN BUON RAPPORTO ATLETA-ALLENATORE L’allenatore
- crea un clima positivo verso l’allenamento - assicura obiettivi specifici per ogni allenamento
- fornisce riconoscimenti in relazione all’impegno in allenamento e in gara
COME COSTRUIRE QUESTO RAPPORTO Un allenatore deve essere in grado di:
- trasmettere messaggi che stimolino autonomia e collaborazione - garantire la qualità del percorso dei suoi atleti
- coinvolgere in prima persona
- considerare tutti gli aspetti dello sviluppo del bambino - comunicare in maniera efficace
- essere credibile
La leadership dell’allenatore si esplica attraverso:
- COMPETENZA ED AUTEREVOLEZZA “SUL CAMPO”
- Acquisizione e miglioramento delle competenze sportive degli atleti - Mantenimento della disciplina
- Condivisione di finalità ed obiettivi con la propria Società Sportiva - Motivazione degli atleti
CARATTERISTICHE DI UNA BUONA LEADERSHIP - Essere diretti
- Fornire istruzioni tecniche complete e specifiche - Esprimersi in modo personale
- Essere coerente e chiaro - Mantenere la disciplina
- Mantenere separati i fatti dalle opinioni - Essere focalizzati sull’obiettivo
- Essere immediati e tempestivi nelle risposte
- Fornire messaggi senza significati impliciti o nascosti - Essere incoraggianti
- Essere efficaci, con poche parole e non ridondanti
- Verificare che il messaggio sia stato compreso da chi ascolta - Valorizzare tutti gli atleti
- Conoscere la differenza tra intensità ed emotività
- Rimproverare (critiche) in privato e lodare(enfasi positiva) in pubblico - Separare l’errore dalla persona
PREPARAZIONE
FISICO
ATLETICA
Introduzione
La preparazione fisica-atletica è una delle componenti dell’allenamento, come la parte tecnica e tattica, per creare giocatori.
La preparazione fisica nel basket ultimamente è molto cambiata.
È diventata specifica per il gioco, è non è più solo fare esercizi copiati da altri sport.
Pertanto da dove dobbiamo iniziare per programmare una buona seduta di preparazione atletica nel basket?
• Dobbiamo riconoscere l’utilità dell’esercizio nel contesto del gioco del basket.
• Quindi conoscenza del gioco del basket
• Apertura mentale verso le nuove indicazioni ma con occhio critico.
Lo studio del gioco
Attraverso l’analisi delle caratteristiche del gioco e dei giocatori in una partita di basket, si effettua uno studio mirato e si cerca di provvedere a sviluppare quella parte maggiormente coinvolta nel gioco.
Uno studio su atleti di livello ha evidenziato che la frequenza cardiaca media è dell’89% di quella massima.
Si evince quindi, come lo sforzo che viene effettuato sia molto intenso.
Inoltre, altri studi, hanno dimostrato che esiste un rapporto tra fasi di gioco e recuperi di circa 1:1. Fattori della prestazione:
• Per una buona parte del tempo si gioca senza pause fino a un massimo di 20” • Per una parte minore, ma sempre consistente, dai 20” ai 40”
• Per una parte ancora minore dai 40”ai 60”
Queste fasi coprono circa il 70% del tempo di una partita. • circa l’80% delle pause dura 60” di cui il 30% sotto i 20”
Si è calcolato altresì che durante una partita un giocatore compie dalle 800 alle 1200 accelerazioni o decelerazioni.
Tutti questi indicatori dimostrano che la pallacanestro è un gioco molto frazionato, in cui le fasi di gioco sono molto intense e lo sforzo è sempre molto alto. A queste fasi molto attive ne susseguono altre di recupero di pari entità (si pensi ai tempi di recupero durante i tiri liberi, o le rimesse o i minuti di sospensione).
I sistemi energetici
I sistemi energetici presenti durante le fasi di gioco sono tre: 1. Aerobico
2. Anaerobico alattacido 3. Anaerobico lattacido
Il terzo (anaerobico lattacido) è quello meno utilizzato, i primi due sono quelli maggiormente presenti nei giocatori di pallacanestro. È bene chiarire che, comunque, tutti e tre i sistemi sono presenti, solo che lavorano in percentuale differente in ogni momento della fase di gioco.
Sistema energetico anaerobico alattacido:
si produce energia in assenza di ossigeno, utilizzando processi molto rapidi, ma che non possono durare a lungo (6”-7” max). Viene usato per scatti, salti, arresti, accelerazioni…
Sistema energetico anaerobico lattacido:
si produce energia in assenza di ossigeno. Viene usato negli sforzi brevi, ma sufficientemente lunghi da produrre un affanno nella respirazione. Si arriva a una situazione di crisi (dovuta all'accumulo di lattato nel sangue) che costringe il soggetto a diminuire la velocità per ritornare in
equilibrio.
Si è in presenza di sistema aerobico (cioè in presenza di ossigeno) qualora l’attività venga prolungata oltre ai due sistemi precedentemente citati, lo sforzo è minore ma prolungato nel tempo (maratona, ciclismo,…)
In genere, nella pallacanestro, si dovrebbero preferireesercizi che utilizzano maggiormente i sistemi energetici aerobici e anaerobici alattacidi.
Tipologia di contarzione dei muscoli
ISOMETRICA produzione forza, accorciamento del muscolo ma non c’è spostamento/movimento CONCENTRICA es. alzare un peso, contrazioni varie, accorciamento del muscolo.