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Esperienze professionali: la parola agli assistenti sociali

3. L’assistente sociale nella pubblica amministrazione tra burocrazia e professione

3.1. Esperienze professionali: la parola agli assistenti sociali

Nei capitoli precedenti si è analizzato il processo di burocratizzazione della pubblica- amministrazione attraverso il ruolo dei professionisti e il rapporto che essi stabiliscono con la gerarchia organizzativa e con le norme, le strategie che vengono attivate per gestire il “doppio ruolo” spesso occupato, quello professionale e istituzionale, e per agire l’autonomia tecnico- professionale. A questo è seguita la presentazione del Codice Deontologico dell’assistente sociale e l’analisi delle responsabilità che il ruolo assume in qualsiasi contesto essi operi. E’ venuto così il momento di entrare in contatto con coloro che tutti i giorni devono affrontare e coordinare questa realtà per conoscere le loro esperienze e dare forma a ciò che è stato detto fin qui.

L’assistente sociale, professione istituzionalmente definita e riconosciuta nel 1993, ancora oggi infatti svolge i propri compiti e attiva il Servizio Sociale Professionale all’interno di enti comunali, organizzazioni di pubblica amministrazione, ricoprendo contemporaneamente un ruolo professionale e un ruolo istituzionale.

Si è già mostrato attraverso la letteratura organizzativa che il ruolo dell'assistente sociale è esposto a situazioni complesse dilemmatiche. La deontologia professionale dell’assistente sociale si basa infatti sulla centralità della persona, sul rispetto della sua dignità e unicità, su valori di autodeterminazione, uguaglianza e solidarietà; la metodologia professionale e di intervento è legata alla lettura personalizzata del bisogno e all’individualizzazione del progetto e la valutazione tecnico-professionale deve essere indipendente da condizionamenti esterni, così da permettere alla persona il raggiungimento di una condizione di benessere. Tutto ciò talvolta può apparire in conflitto con la staticità e la rigidità della norma, la spersonalizzazione e la standardizzazione delle procedure, l’ottimizzazione dei tempi, la razionalizzazione delle risorse e la ricerca di consenso e potere politico.

Gestire il proprio ruolo professionale nell'ambito di una posizione di dipendente pubblico, e quindi di burocrate, può presentare degli elementi problematici per l’assistente sociale, il quale rischia di non riuscire a rispettare le proprie responsabilità professionali, lasciando più spazio alle responsabilità amministrative, o al contrario di entrare in conflitto

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con l’organizzazione pubblica, per il quale lavora, per poter svolgere i compiti che la professione richiede.

Oltre a questo, come si è visto nel primo capitolo, il ruolo del burocrate non è scontato e lineare e per questo è interessante comprendere in che modo l’assistente sociale tiene insieme le strategie professionali con le modalità di comportamento e le procedure che appartengono al suo ruolo di dipendente di un'organizzazione burocratica. Lo scontro tra professionalità e il rispetto della gerarchia organizzativa, l’attaccamento alle regole o un ritualismo per difendere i propri spazi di autonomia, la gestione degli aspetti di imprevedibilità e la tutela degli spazi di discrezionalità sono temi che molti autori hanno già evidenziato il relazione al ruolo del burocrate e che quindi è importante analizzare attraverso anche la professione dell’assistente sociale.

Per questo un approccio puramente teorico, in una professione come quella dell’assistente sociale, lascerebbe un vuoto incolmabile a questo lavoro. Si ritiene infatti che solo l’esperienza professionale reale possa far emergere quanto questi conflitti e dilemmi esistano nella quotidianità operativa e possa far conoscere quali le strategie e le componenti che vengono messe in gioco dal professionista per poter svolgere correttamente entrambi i mandati che guidano il suo lavoro.

Per questo motivo si è ritenuto indispensabile entrare nel campo della professione, negli enti comunali per incontrare, conoscere e confrontarsi con gli assistenti sociali, approfondendo i diversi temi fin qui presi in analisi.

3.1.1. Una nota metodologica

Si è scelto di sviluppare la ricerca in una cornice di tipo qualitativo che si pone l'obiettivo di "comprendere" il soggetto di studio attraverso l'osservazione ravvicinata per cogliere "l'irriducibile originalità dei singoli individui"97. La ricerca qualitativa si presenta un

processo di “comprensione interpretativa” che, da un lato, si basa sulla consapevolezza che il ricercatore si approccia al tema con la propria persona e i propri pre-giudizi, e dall’altro si prefigge di "conoscere l’essenziale delle situazioni microrelazionali” come campo d’indagine. Tale approccio vuole stabilire contatti diretti con i soggetti che fanno parte delle situazioni di studio e avviare il programma della ricerca più da un’idea guida che da un’ipotesi o una gamma di enunciati da verificare; inoltre permette che l’idea iniziale si articoli e ramifichi a

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seconda dei passaggi incontrati o delle nuove questioni emerse. Si è deciso di prendere contatti con dieci assistenti sociali del padovano e, trattandosi di una ricerca di tipo qualitativo, si è valutato un numero sufficiente per poter approfondire il tema e raccogliere testimonianze e informazioni sufficienti.

Lo strumento utilizzato per raccogliere le informazioni utili per la ricerca è stato l’intervista, strumento tra i più diffusi nelle scienze umane e sociali, che permette di creare un’interazione comunicativa e offre la possibilità "al ricercatore di accedere alle idee, alle opinioni e ai vissuti di altri in modo approfondito, dettagliato, specifico tramite l'attivazione di un'interazione verbale sostenuta da alcune domande e finalizzata a uno scopo"98

Si è deciso di utilizzare l’intervista semi-strutturata, strumento abbastanza flessibile che permette di fissare alcuni temi specifici e raccogliere informazioni utili per la ricerca ma allo stesso tempo lascia spazio a risposte personali spesso sincere e non troppo vincolate alla formulazione delle domande. Le risposte infatti spesso hanno ripreso la domanda, la quale però è servita come punto di partenza per altre riflessioni e commenti, arricchimento per il lavoro. Le interviste per permettere di cogliere tutte le informazioni per la ricerca sono state infatti registrate integralmente.

Sono state così poste undici domande aperte ai dieci professionisti, attraverso la preparazione di una traccia di intervista, individuando quattro principali aree tematiche:

1. Il rapporto tra, da una parte, le norme e le procedure imposte dall'organizzazione burocratica e, dall'altra, le responsabilità professionali nei confronti dell’utente 2. L’autonomia tecnico-professionale nell’organizzazione comunale

3. Il ruolo di “policy making” dell’assistente sociale che deriva dai margini di discrezionalità impliciti nel suo mandato professionale

4. La gestione della discrezionalità nelle situazioni ad alto carico di complessità e di imprevisto

Sono stati intervistati nove donne e un uomo, tutti professionisti del padovano, come già citato.

Le amministrazioni comunali prese in esame sono otto, con diverso orientamento politico e a capo di realtà comunali di diverse dimensioni.

La posizione contrattuale degli intervistati è diversa: quattro dipendenti comunali, quattro dipendenti Ulss, diventati tali dopo la scelta dei comuni di appartenenza di usufruire

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della possibilità di affidare la gestione di alcune funzioni di propria competenza alle U.L.S.S. (L.R. n°55 art 6 comma 3), un dipendente di cooperativa sociale e un dipendente di agenzia interinale entrambi con ruolo di assistente sociale per enti locali. Seppur le posizioni contrattuali siano eterogenee tutti esercitano la loro professione all’interno della pubblica amministrazione e quindi a stretto contatto con la componente politico-amministrativa, aspetto che interessa alla ricerca.

Gli assistenti sociali intervistati lavorano tutti nel Servizio Sociale Professionale Età Adulta, servizio di competenza comunale. Questa scelta è stata fatta per diversi motivi: sembrava necessario prendere contatti e confrontarsi con professionisti di uno stesso ambito, Adulti/Anziani, così da poter confrontare tra di loro le esperienze; il Servizio Sociale Professionale Età Adulta è attualmente ancora molto presente nei contesti comunali ed, essendo un servizio di base, è quello più a contatto con le realtà amministrative e i problemi che ne conseguono; gli interventi e l’erogazione di servizi per sole persone adulte inoltre permette di affrontare i diversi temi della ricerca, escludendo tutte le componenti e le responsabilità proprie dell’assistente sociale che lavora con e per i minori, ambito con ulteriori specificità e che modifica ulteriormente il ruolo del professionista con la pubblica amministrazione.

Per una maggiore fluidità del lavoro le interviste verranno analizzate trasversalmente, riprendendo le diverse aree tematiche prima citate, rielaborando i contenuti emersi durante le interviste ed inserendo parti delle conversazioni avute con i diversi professionisti.

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