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Esperienze e risultati del programma Vision 2020

Nel documento ATTIRoma, 22-24 giugno 2016 (pagine 159-177)

Vi ringrazio per la partecipazione a questa sessione, che riprende un po’ concetti che abbiamo visto nella prima giornata: la Vision del Sistema statistico Europeo (Ess Vi-sion 2020) è stata più volte citata nella presentazione del Presidente il primo giorno, ma ripresa anche da Emanuele Baldacci dell’Eurostat.

Ci premeva fare questa sessione perché si parla tanto di vision, il mio ruolo sarà quello di introdurre il contesto, ma quello che volevamo portare qui all’attenzione è soprat-tutto farvi capire che non è solo una strategia, ma è anche un’attuazione della strate-gia, che ha portato, sta portando e porterà dei risultati trasferibili all’interno del nostro Istituto, ma anche nell’ambito del Sistema statistico nazionale.

Il mio ruolo è farvi capire, anche se nei giorni scorsi lo si è già introdotto, cos’è la Ess Vision. Innanzitutto la Vision è qualcosa che è stato oggetto di grande riflessione all’interno del Sistema statistico europeo. Emanuele Baldacci nella sua introduzione, ha fatto riferimento ad una Comunicazione della Commissione del 2009 “Vision for

next decade”, che rappresenta una Comunicazione della Commissione, che dava

cer-tamente la linea su cui ci si voleva muovere, ma c’era bisogno che il Sistema statistico europeo la facesse propria.

Di fatto, la Ess Vision 2020 è una risposta strategica, condivisa nel Sistema statistico europeo, che sappiamo essere un sistema costituito da Eurostat, dagli Stati membri e dai Paesi dell’Efta, per rispondere alle sfide che le statistiche ufficiali e le statistiche europee devono affrontare.

Parlo di condivisione perché effettivamente all’inizio alcuni Istituti Nazionali di sta-tistica avevano delle perplessità, soprattutto i piccoli Paesi. Noi, come Italia, siamo sempre stati molto attivi, anche nell’attuazione della Vision 2020, di supporto a questa strategia, ma grandi riflessioni sono state fatte fino a quando, per l’appunto, il Co-mitato del Sistema statistico europeo a maggio 2014 ha approvato, con un consenso generale, la strategia, e quindi è partita la sua attuazione.

Si tratta, di fatto, di un quadro generale in cui si afferma chiaramente dove le statisti-che europee vogliono andare e, soprattutto, come arrivarci. Se la Vision porta sul tavo-lo gli orientamenti, mette anche in campo, però, attività che consentono di avere poi i mezzi e gli strumenti che possiamo utilizzare e, direi, anche riutilizzare, se vogliamo produrre delle statistiche europee affidabili e tempestive, ma soprattutto rispondere alle esigenze dei nostri utenti, attuali e futuri.

È la strategia che mette in campo sostanzialmente il miglioramento dell’efficienza del-la produzione statistica: parliamo di modernizzazione delle statistiche europee. Questo perché il Sistema statistico europeo - e qui era importante il consenso - ha capito che certamente il ruolo strategico del Sistema statistico europeo è tale, ma deve essere an-che mantenuto attraverso un modernizzarsi e una politica dell’efficienza an-che consenta di mantenere questo ruolo nel tempo; soprattutto considerando l’aumento, da un lato, delle esigenze informative e, dall’altro, una limitazione delle risorse disponibili. La Vision 2020 si fonda e poggia tutta la sua architettura su cinque aree prioritarie, che sono state individuate in maniera molto attenta dai vertici degli istituti nazionali

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Marina Gandolfo

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di statistica, attraverso un processo decisionale molto complesso, che ha portato però, a questo consenso, e soprattutto ad individuare queste aree prioritarie.

La prima è sicuramente quella degli utenti: un focus sugli utenti che diventa un punto cen-trale e di massima attenzione da parte del Sistema statistico europeo, in cui diventa deter-minante anche il profiling, cioè l’identificazione di quali sono gli attuali utenti, ma anche gli utenti futuri, e in cui il concetto della cooperazione con i diversi soggetti che sono inte-ressati diventa un elemento portante. Se da un lato, dunque, si deve comprendere meglio e anche indirizzare quali sono le esigenze attuali e future degli utenti, dall’altra parte bisogna anche trovare e costruire delle alleanze strategiche con i vari partner, pubblici e privati. Il secondo punto fondamentale è certamente l’impegno sulla qualità. Questo appartie-ne al Sistema statistico europeo, lo abbiamo visto in queste giornate e più volte citato. È sicuramente un impegno che a livello di sistema è sempre più presente, abbiamo anche degli strumenti normativi, quali la nuova legge statistica europea, che ci guida da questo punto di vista. È un impegno sulla qualità non solo per quanto riguarda i prodotti e i processi, bensì anche rispetto a quello che è poi l’ambito istituzionale, che deve favorire il rafforzamento della qualità. Da questo punto di vista, il rispetto del Co-dice delle statistiche europee è certamente un elemento determinante, ma deve anche essere importante promuovere la qualità delle statistiche europee.

L’altro concetto è sfruttare la potenzialità delle nuove forme di dati. Ciò vuole dire anche investire in nuovi strumenti informatici e metodologie che consentano lo sfrut-tamento di questi nuovi dati, fra cui anche i Big data.

Promuovere l’efficienza dei processi di produzione vuol dire sicuramente investire nell’individuare gli standard per la produzione statistica, adottare degli schemi comu-ni, fra cui, anche delle infrastrutture comuni come la business architecture. In questo asset prioritario c’è di mezzo sicuramente la partnership: il Sistema statistico europeo ha compreso sempre di più, in questi anni, l’importanza di rafforzare la partnership tra i soggetti del Sistema statistico europeo per evitare di duplicare i lavori, e lavorare insieme per un obiettivo comune.

Infine, migliorare e promuovere la diffusione e la comunicazione: questo vuol dire anche promuovere la riconoscibilità del sistema stesso - ad esempio si sta lavorando molto sulla mission del Sistema statistico europeo - e anche delle statistiche europee, lavorando dunque su una sorta di brand per le statistiche europee.

È importante per questo utilizzare strumenti collaborativi. Tra questi, le reti di colla-borazione, che peraltro sono previste dalla legge statistica europea, che è fondata, se vogliamo, sulla capacità di mettere insieme expertise e anche eccellenze di alcuni Pa-esi, in maniera tale che si possa lavorare su determinate tematiche, per ottimizzare al meglio i risultati, ma soprattutto per far sì che poi l’output sia a beneficio del Sistema statistico europeo, nel suo complesso.

Tutto ciò è possibile nel momento in cui abbiamo anche delle linee di attività specifi-che e per questo vedremo specifi-che è stato costruito un portafoglio di progetti concreti, con un inizio e una fine, che sono fattibili anche attraverso delle linee di finanziamento con questi EssNet, dove sostanzialmente gli istituti nazionali di statistica si mettono insieme a lavorare e trovano il modo di produrre output fruibili per l’intero sistema. L’altro aspetto fondamentale è certamente la condivisione delle conoscenze. Se da un lato dobbiamo costruire valori comuni e regole generali, la condivisione delle cono-scenze facilita il processo di sfruttabilità di quanto poi viene prodotto all’interno del Sistema statistico europeo.

Di fatto, l’attuazione della Vision 2020 avviene attraverso un portafoglio di progetti e oggi abbiamo con noi i nostri colleghi che ci parleranno di tre progetti: in questo caso

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Esbr, European System of Business Registers, di Validation e, infine, di Simstat, che è un progetto ormai uscito dal portafoglio. Sono i progetti in uno stadio più avanzato, che hanno già dei risultati, che ci fa piacere condividere con voi, proprio per far vedere i benefici di questa operazione, da un lato, ma anche la sfruttabilità all’interno del sistema stesso. Gli altri sono progetti che, ovviamente, sono ancora in essere, stanno dando i loro frutti, ma ci premeva concentrarci su quelli che avevano già una visibilità dell’output.

L’Istat è sempre stato molto attivo in tutti i progetti del portafoglio. Da un punto di vi-sta di governance, il portafoglio viene valutato sulla base di business case da parte del

Vision implementation group (Vig), costituito all’interno del Comitato del Sistema

statistico europeo e che ha un ruolo non solo di monitoraggio del portafoglio nel suo complesso, ma anche di valutazione dei nuovi possibili progetti..

Chiaramente in tutto questo processo decisionale, chi ha l’ultima parola è il Comitato del Sistema statistico europeo.

A questo punto passo la parola direttamente ai miei colleghi e partiamo con Cateri-na Viviano, responsabile del Servizio registri statistici delle unità economiche, che ci parlerà dei risultati dell’Esbr, di cosa ha significato quest’esperienza. Passeremo poi la parola a Laura Vignola, della Direzione informatica, che ci parlerà del progetto Validation, e infine, non ultimo, concluderà Stefano Menghinello, il Direttore delle Statistiche economiche, che ha seguito tutto il processo di Simstat ma anche le rifles-sioni più recenti, che portano ad una modernizzazione delle statistiche sul commercio estero. Prego.

Grazie, Marina, e buon pomeriggio a tutti. Questo progetto è uno dei progetti della Vision 2020. La sigla Esbr indica esattamente European System of interoperable

Bu-siness Registers. Ho voluto sottolineare questa parola perché uno dei punti centrali di

questo progetto è proprio quello di rendere i registri interoperabili.

Dopo una breve introduzione sul contesto generale, le iniziative europee che hanno portato alla necessità di avviare un progetto di questo tipo all’interno della Vision, vi illustro innanzitutto in cosa consiste il progetto. Le tematiche essenziali del progetto riguardano i ruoli che i registri statistici sulle imprese hanno nell’intero sistema co-munitario; l’elemento fondamentale è quello di produrre statistiche globali sulle im-prese; e, quindi, è una tematica strettamente connessa, quella relativa alla definizione e implementazione dell’unità statistica impresa, che è l’elemento chiave del registro; il modo con cui il sistema si è organizzato per avviare tutto il progetto ESSnet - vi parte-cipano nove Paesi, tra cui anche l’Italia - con risultati e benefici attesi dal progetto. Il progetto è ancora in corso, e si trova nella fase conclusiva della prima fase.

Le strategie della Vision, così come il programma del Sistema statistico europeo degli ultimi anni, hanno evidenziato quali sono le sfide che i produttori di statistiche ufficia-li sono chiamati ad affrontare in tema di business statistics, cioè produrre statistiche sulle imprese sempre più consistenti, sia a livello nazionale che internazionale, in grado di rappresentare una realtà economica sempre più globalizzata. Questa è la sfida principale e sappiamo benissimo, già da tanti anni, che con l’aumento dell’inter-dipendenza dei mercati mondiali la struttura dell’economia europea sta cambiando. È chiaro che non è possibile osservare la struttura economica solo da un punto di vista nazionale, va osservata da un punto di vista globale.

Ecco perché le business statistics in qualche modo devono misurare la struttura orga-nizzativa interna di un’impresa - o, meglio, parlerei di un gruppo di imprese - e la sua

Caterina Viviano

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dimensione internazionale per rappresentare la realtà. Quando confrontiamo indica-tori come produttività, dimensione o Pil per branca, essi sono fortemente influenzati dai criteri e dalle pratiche diverse dell’identificazione delle imprese all’interno degli istituti nazionale di statistica. Il tema centrale è proprio questo.

La Vision è la strategia entro cui nasce il progetto, ma in realtà il progetto prosegue una serie di attività e di iniziative che erano state lanciate in precedenza. Parliamo del programma Meets sulle statistiche economiche, lanciato nel 2009, che già affrontava tematiche simili, così come una le task force in ambito europeo - fra cui cito quella che ha avuto maggiore rilevanza come impatto, quella sulla definizione dell’unità statistica - per arrivare al Riga Memorandum. Il Riga Memorandum è un accordo che è stato fatto nel 2014 dagli istituti di statistica, proprio in tema di globalizzazione delle

business statistics; anche il Riga Memorandum indica i principi e pone enfasi proprio

sul ruolo che i registri statistici devono assumere come backbone, come ossatura di base per l’integrazione delle business statistics. A questo si aggiunge il regolamento Fribs in corso e la nuova base legislativa, che supporteranno tutto il sistema.

Il business case nasce, come diceva Marina, da un’iniziativa del Comitato del Siste-ma statistico europeo proprio per sviluppare, implementare e Siste-mantenere un sisteSiste-ma europeo interoperabile di registri statistici, con un obiettivo finale: quello di ottenere statistiche europee di qualità sulle imprese. Da un punto di vista pratico significa met-tere su una rete di registri consistenti, utilizzati per l’appunto come backbone per la produzione delle statistiche sulle imprese.

Questo progetto, di fatto, contribuisce alla Vision proprio perché la sua realizzazione permetterà innanzitutto di poter diffondere informazioni di maggiore qualità, sull’in-tero sistema delle business statistics; un miglioramento della qualità, in generale, per l’intero sistema di tutti i registri, che saranno resi interoperabili; una robustezza ed efficienza nella produzione, cioè tutti i processi produttivi per le business statistics sono ancorati ai registri, e fanno uso anche di servizi statistici condivisi, garantendo robustezza alle produzioni e alle stime; e fornire anche un supporto per produrre ulte-riori statistiche, perché permetterà, per esempio, di linkare più informazioni da parte di altri sistemi e, quindi, consentire lo sviluppo di un maggior numero di indicatori per misurare la globalizzazione e avere dunque più offerta per gli utilizzatori.

Entriamo nel merito di quello che il progetto sta facendo, di come stiamo affrontando tutte queste tematiche. Siamo partiti da una situazione attuale, in linea con i principi guida della attuale modernizzazione, è obiettivo del progetto costruire il modello a “a tendere”, cioè a partire da una situazione corrente, si analizzano le inconsistenze e si cercano le soluzioni migliori per raggiungere l’obiettivo prefissato.

La prima inconsistenza è proprio il fatto che nei diversi Paesi le pratiche, nell’uso e nel ruolo dei registri statistici nazionali, sono differenti, così come manca un approccio glo-bale per le statistiche sulle imprese, soprattutto quando si devono descrivere i fenomeni transnazionali, che sono sempre più crescenti. Infine, da un punto di vista più operati-vo, i problemi di inefficienza nei processi: nei diversi Paesi, così come accadeva anche all’interno del nostro Istituto, in precedenza, esistono procedure di trattamento di dati, di strumenti utilizzati, che vengono duplicate e di conseguenza, in tutti i casi in cui dei pro-dotti, o anche degli strumenti, vengono duplicati, si genera inefficienza. C’è anche un’i-nefficace condivisione delle informazioni e dello scambio dei micro-dati, anche questo è stato un grosso problema anche se da questo punto di vista per i motivi di riservatezza si deve tenere conto delle leggi nazionali che regolano la possibilità di libero scambio. Questo progetto vuole fornire soluzioni a queste carenze attraverso proprio l’approccio dell’enterprise architecture. Entrando nel merito delle inconsistenze, vediamo come

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via via il progetto ha affrontato e ha iniziato in pratica a sviluppare delle strategie per risolvere questa inconsistenze.

Innanzitutto del sistema Esbr fanno parte i registri statistici nazionali delle imprese e l’EuroGroups Register. L’EuroGroups Register è il core, per semplificare l’Esbr è l’Eu-roGroups Register qualitativamente migliorato, nel senso che il core del sistema è un registro statistico di gruppi di imprese multinazionali - chiaramente tutte imprese che risiedono nel territorio della Comunità europea, non globale. Egr esiste dal 2009 ed è un network dove tutti i registri nazionali confluiscono, relativamente alle imprese multinazionali, attraverso scambi e flussi di dati, attualmente non interoperabili, nel senso che si tratta di flussi di dati che i Paesi inviano in parallelo, cioè scambi in cui i Paesi inviano dati, Egr elabora, c’è un flusso di ritorno utilizzato nell’ottica di un miglioramento dell’informazione interna ai registri nazionali.

Con l’avviodi Egr 2.0, ovvero la nuova versione di Egr - ancora su base volontaria - si introducono delle innovazioni nei processi. I registri nazionali vengono utilizzati come authentic data sources, ossia sono i registri nazionali a decidere qual è la popo-lazione dei gruppi di imprese multinazionali da inviare ad Egr; lo strumento più im-portante è Egr-Is serve per l’identificazione delle unità giuridiche. Il sistema centrale di identificazione, gestito da Eurostat, assegna un codice unico alle unità giuridiche di tutti i Paesi che concorrono a formare Egr; il codice identificativo, chiamato Leid, è importantissimo in un sistema di registri in quanto permette l’identificazione univoca delle unità. In questo caso, esistendo un unico sistema centrale di identificazione di tutte le unità giuridiche, c’è un potenziale di integrazione “senza” i problemi di man-cato riconoscimento o identificazione, notevolissimo altrimenti.

Con il nuovo ciclo Egr 2.0 sicuramente si avrà un avanzamento nella qualità dei dati. Dal punto di vista nazionale i registri statistici nazionali all’interno dei singoli Paesi contengono le popolazioni di riferimento utilizzate dai domini statistici all’interno dei propri istituti. È noto che tra i vari Paesi europei c’è una diversa modalità di costruire questi Frame, la qualità è eterogenea; alcuni registri hanno soglie dimensionali e non coprono dunque esattamente tutte le unità. Tutto ciò ha portato ad avere inconsistenze verticali, quando all’interno di uno stesso dominio se i dati inviati dai singoli Paesi ad Eurostat vengono “sommati” (possibili duplicazioni o non corrette misure), e inconsi-stenze orizzontali interne ai Paesi tra i diversi domini statistici.

C’è anche un problema di peso per i processi statistici dove se le procedure non sono standardizzate vi è un appesantimento nelle operazioni di linkage o di riconoscimento. Fino a questo momento i processi Egr e quelli nazionali sono rimasti indipendenti, l’unico momento di integrazione è nel momento in cui si scambiano i dati.

Un altro aspetto da sottolineare è quello della mancanza di un approccio globale per la produzione di statistiche sulle imprese, con riferimento alladefinizione di impre-sa. Per le business statistics l’unità base di riferimento, soprattutto per le statistiche strutturali, ma anche per la demografia di impresa, è l’impresa. In una realtà quale la nostra, in cui i registri sono basati sull’integrazione dei dati amministrativi – come succede ormai nella maggior parte dei Paesi - il mondo reale economico spesso viene rappresentato da quello delle unità giuridico-amministrative. La rappresentazione più semplice è stata quella di fare corrispondere l’impresa all’unità giuridica.

In realtà nel mondo reale le impresepossono organizzarsi utilizzando più unità giuri-diche create anche solo per motivi di convenienza o per essere solo di supporto ad altre unità giuridiche.

Per i gruppi globali, osservare il funzionamento dell’organizzazione interna del grup-po piuttosto che ogni singola unità giuridica sarebbe un beneficio per tutti, sia per il

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gruppo che deve rispondere alle indagini, sia dal lato nostro, che dobbiamo misurare la realtà.

Il progetto Esbr non ha come obiettivo l’interpretazione della definizione di impresa, che è stata oggetto di una lunghissima discussione; piuttosto si ribadisce la valenza del rego-lamento 696/93 e la sua applicazione in tema di implementazione della definizione di impresa, ossia l’impresa come combinazione di unità giuridiche. È obiettivo garantire che venga implementata realmente, cioè l’impresa può corrispondere non soltanto a semplici unità giuridiche autonome, ma a gruppi di impresa o a parti di gruppi d’impresa. Una delle tecniche su cui si lavora da tanti anni è il profiling. Questo significa che se noi abbiamo un gruppo globale miriamo ad individuare le imprese globali, che chia-miamo Gen, e le imprese a livello nazionale, che si chiamano Ten, cioè troncate. Solo in questo modo è possibile profilare e ottenere le misure delle imprese di un gruppo globale, nei diversi Paesi. Il gruppo globale che l’Eurostat vuole osservare, a livello europeo, se vogliamo fare una misura globale, deve essere guardato avendo scomposto in questo modo l’impresa.

Per sintetizzare, il progetto fa parte di un ESSnet, formato da nove Paesi che lavorano a questo progetto. Il progetto è iniziato a maggio 2014 e si concluderà (fase I) ad ot-tobre 2016. In questo progetto gli obiettivi sono stati via via spacchettati, in modo da raggiungere dei prodotti più specifici. Ci si è organizzati per sviluppare quattro aspetti: la business architecture del progetto, il framework interoperabile e un processo ge-nerale di data quality management, con anche la condivisione di servizi statistici a

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