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Sistema statistico nazionale

Nel documento ATTIRoma, 22-24 giugno 2016 (pagine 61-79)

Relazione

Giorgio Alleva

Presidente Istat

Interventi:

Paolo Onelli

Segretario generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

Pia Marconi

Capo Dipartimento Funzione Pubblica

Alberto Avetta

Vicepresidente ANCI – Piemonte

Stefano Michelini

Vicepresidente CISIS

Sessione plenaria

Verso un nuovo

Sistema statistico nazionale

Buon giorno a tutti, vi presento con grande piacere i nostri ospiti: il Segretario genera-le del Ministero del lavoro Paolo Onelli, il Capo Dipartimento della funzione pubblica, Pia Marconi, il Vicepresidente del Centro interregionale per i sistemi informatici geo-grafici e statistici, Cisis, Stefano Michelini, e il rappresentante dell’Anci, Vicepresidente dell’Anci del Piemonte e membro del Comstat, Alberto Avetta.

Vi ringrazio per aver accettato di parlare con noi di uno dei temi più importanti di que-sta 12ª Conferenza nazionale di que-statistica: la riforma del Sistema que-statistico nazionale. Voglio subito sottolineare che il decreto legislativo n. 322 del 1989, istitutivo del Siste-ma statistico, ha rappresentato un passaggio fondamentale, una pietra miliare per lo sviluppo della statistica pubblica del nostro Paese. Con il passare degli anni, tuttavia, nella concreta applicazione, ha mostrato vari punti di debolezza e da diverso tempo viene prospettato un intervento organico che deve tenere conto dell’evoluzione degli aspetti normativi e organizzativi dell’intera pubblica amministrazione italiana e del mutato quadro di riferimento europeo.

Nel contempo, la statistica ufficiale ha assunto funzioni sempre più rilevanti, come base di conoscenza, decisione e programmazione, in una società che utilizza continua-mente informazioni statistiche e richiede qualità, orientamento e processi di raccolta non invasivi – c’è sempre una maggiore sensibilità degli utenti su questo – documen-tazione e trasparenza sulle scelte di governo, a tutti i livelli territoriali, sulla selezione delle priorità di azione e sugli effetti delle misure adottate.

Non sono pochi i punti qualificanti del Sistema che permangono validi. Si è formata una rete, progressivamente cresciuta nel numero di soggetti, che ha maturato un forte senso di appartenenza al Sistema. Si sono consolidate regole di condivisione e scambio di dati e credo che sia certamente cresciuto l’impegno e l’affinamento dei processi di program-mazione, anche attraverso un’effettiva partecipazione al lavoro dei circoli di qualità. Con l’accresciuta consapevolezza dell’importanza della funzione statistica e della re-sponsabilità statistica, è stato maggiormente riconosciuto il ruolo di coordinamento dell’Istat, soprattutto nella sfera di ausilio e vigilanza dei fondamentali requisiti della qualità delle statistiche prodotte e rilasciate. Tuttavia, sono emersi anche numerosi punti di debolezza, di cui siamo già da tempo consapevoli, confermati anche dalle di-verse azioni di monitoraggio: le indagini che ha fatto il Sistan su questo, le peer review che l’Istat ha condotto negli ultimi anni.

Realtà multiforme, debolezza di numerose realtà organizzative esistenti, a volte, più per conformazione alla norma, che per un’effettiva attività di coordinamento all’inter-no della propria amministrazione. Numerosi risultati che la statistica ufficiale ha ot-tenuto si sono spesso realizzati anche a prescindere dagli uffici di statistica, che hanno incontrato spesso impedimenti derivanti dalla dimensione della formula organizzati-va, dalla collocazione funzionale degli uffici, assai diversa, e dal profilo e dall’esperien-za in campo statistico dei responsabili; a volte per la scarsa integrazione nelle attività dell’amministrazione degli uffici. Ne abbiamo parlato tante volte.

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Giorgio Alleva

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Il regime delle responsabilità che attengono ai vari attori della funzione statistica all’interno degli uffici presso le amministrazioni non è sufficientemente chiaro: la questione della responsabilità, emersa ripetutamente nell’ultimo trentennio norma-tivo italiano, e quella della responsabilità statistica, che è chiaramente messa in evi-denza dalla normativa europea, risultano deboli e quasi implicite, all’interno della norma vigente.

L’adozione di procedure formalizzate per la gestione della qualità dei processi e dei prodotti statistici a volte non è sufficiente, sebbene naturalmente esista una certa va-riabilità legata alla tipologia di amministrazione entro cui gli uffici sono collocati. Le risorse di personale e strumentali a disposizione degli uffici di statistica sono in-sufficienti. Anche questo è un elemento emerso molto spesso nelle nostre indagini e si registra pure un peggioramento nell’accesso alle risorse, in particolare a quelle econo-miche, ma anche a quelle del personale e a quelle tecnologiche.

Possiamo anche migliorare il processo di approvazione del Programma statistico na-zionale (PSN), che si è appesantito nel tempo e più volte abbiamo parlato di una sua possibile semplificazione.

Queste sono le criticità che possiamo individuare in una riflessione sull’evoluzione del Sistan e quindi anche un po’ le motivazioni alla base di una riforma che tenda a migliorare il Sistema.

L’idea certamente è quella di sfruttare le grandi opportunità di rafforzamento del Si-stema derivanti dal forte intreccio con diverse linee di indirizzo che investono le orga-nizzazioni internazionali, almeno tre: l’esigenza di una modernizzazione dei processi di produzione e diffusione dell’informazione statistica, derivanti naturalmente dalla rivoluzione digitale, ma non soltanto – ne abbiamo parlato lungamente nella giorna-ta di ieri; le responsabilità nei confronti degli utenti e la crescente integrazione con il Sistema statistico europeo.

Un nuovo Sistan deve sviluppare questi processi, che in fondo sono tendenze già avvia-te, a partire dai principi, da enunciare nelle norme, dalla chiarezza delle definizioni, del ruolo degli attori e dell’Istat in particolare.

A nostro avviso le criticità evidenziate dall’esperienza applicativa del 322 possono es-sere superate attraverso una riforma normativa organica e strutturale, rivolta alla ridefinizione complessiva del sistema di regole che attualmente definiscono l’assetto organizzativo del Sistan e disciplinano le attività, pur riconoscendo la validità della principale finalità, originariamente posta alla base della riforma del 1989, quella cioè di realizzare il sistematico collegamento e l’interconnessione di tutte le fonti preposte alla produzione e diffusione dell’informazione statistica ufficiale.

Per selezionare i temi e gli argomenti sui quali occorre intervenire e individuare il disegno complessivo della relativa futura disciplina del Sistan, è utile prendere come prima, ma non esaustiva, base, la normativa di sistema attualmente più avanzata ed evoluta in materia di statistica ufficiale, ossia quella contenuta nella nuova Legge statistica europea. La recente revisione, la cui finale approvazione è stata resa possibile con la Presidenza italiana di turno nel secondo semestre del 2014, offre un quadro normativo più solido, proprio al Sistema statistico nazionale, prevedendo un maggior ruolo di coordinamento degli Istituti nazionali di statistica, un sempre maggiore im-pegno sulla qualità e accesso e uso a fini statistici dei dati amministrativi, che è un altro elemento molto importante.

Sono direttamente coinvolte e responsabilizzate le singole amministrazioni produttrici di statistiche, ma anche coloro che forniscono dati amministrativi per produrre le statistiche per l’Unione europea. C’è questa distinzione fra produttori, titolari di

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stiche europee, e fornitori di dati necessari per la produzione delle statistiche europee. Anche la recente peer review di Eurostat sull’attuazione del codice delle statistiche europee ha raccomandato di rivedere il Sistema, delineando chiaramente produttori e fornitori di dati amministrativi, rafforzando il coordinamento e definendo chiaramen-te il conchiaramen-tenuto e il perimetro della statistica ufficiale.

Sempre a livello di norme, è opportuno ricordare quanto già maturato con l’articolo 3, comma 4, del decreto legge n. 179 del 2012, che già rappresentava una significativa riflessione sulle modifiche necessarie per il miglioramento del Sistema.

Seguendo questi due presupposti normativi, quello europeo e quello italiano, i temi e gli argomenti che dovrebbero formare oggetto della revisione della normativa sul Si-stan, possono essere sintetizzati nei seguenti modi: la definizione di statistica ufficiale e dei principi sui quali si basa – è una riflessione che dobbiamo fare; la definizione del ruolo e dei compiti dell’Istat, come istituzione di governo del Sistan; la regolamentazio-ne, più in generale, della governance del Sistan; la regolamentazione della produzione e dello sviluppo delle statistiche ufficiali; e la regolamentazione dell’attività di diffusio-ne delle statistiche ufficiali. Abbiamo una responsabilità naturalmente non solo diffusio-nella produzione ma anche nel modo con cui diffondiamo e comunichiamo l’informazione. È un’esigenza di coordinamento forte: ce n’è bisogno anche in tema di diffusione. Occorre tener presente che la definizione in concreto dei contenuti di una proposta operativa di revisione delle norme sul Sistan risulta variamente condizionata anche dall’esito di alcuni tra i principali processi di riforma istituzionale amministrativa attualmente in atto nel nostro ordinamento. In particolare, quelli che riguardano la riforma della Costituzione e la riforma della pubblica amministrazione, compresi i riflessi che potranno avere l’adeguamento delle norme in materia di pubblico impiego, con particolare riferimento alla collocazione degli enti di ricerca e allo status giuridico di ricercatori e tecnologi; un quadro in evoluzione.

Per questo, i passi successivi per la predisposizione della riforma andranno effettua-ti successivamente a tali nodi decisionali. Tuttavia, nel frattempo, l’Iseffettua-tituto proporrà iniziative, modalità organizzative e procedurali su base convenzionale, che già vanno nella direzione auspicata e, per numerosi aspetti, obbligata.

In questa conferenza, per fornire presupposti concreti al dibattito per la costruzione di un nuovo Sistan, vorrei sottolineare pochi ma essenziali punti qualificanti. Uno è il regime di responsabilità, il secondo è la flessibilità, la cosiddetta geometria variabile, e la sussidiarietà o potere sostitutivo; terzo, l’equilibrio tra produzione e fornitura, in particolare la valorizzazione degli archivi amministrativi e delle nuove fonti: quarto, la funzione di servizio della statistica, a fronte di un sempre maggiore utilizzo dei dati. Provo a delineare questi elementi, che qualificano l’ipotesi di un nuovo Sistema che le norme debbono delineare, ma che non sarà mai fatto solo di norme, in quanto le prassi, i comportamenti, l’adesione convinta dei protagonisti, rappresentano la leva principale su cui contare per essere un servizio al Paese. Un sistema oggettivamente complesso, che capitalizza le esperienze positive e rinnova e qualifica il suo mandato, basato su pilastri solidi, su cui costruire la quotidianità del lavoro della statistica e i presupposti per una continua innovazione.

Dal 1989 ad oggi abbiamo visto fiorire un insieme di qualificazioni e di responsabilità rimodulate o del tutto nuove. È tempo di introdurre una responsabilità per la statisti-ca. Come per la sicurezza o la privacy, a cui fortemente si connette, la corruzione o la trasparenza.

Queste aree di intervento e regolamentazione della pubblica amministrazione sono state fortemente rafforzate e perseguite attraverso una disciplina organizzativa

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ticolarmente efficace, basata sull’abbinamento della responsabilità dirigenziale con quella specifica e un sistema di preposti, delegati, incaricati, addetti.

Per come si è andata configurando la pubblica amministrazione dopo le riforme Bas-sanini della fine degli anni ‘90 (essenzialmente la dipartimentalizzazione) e Brunetta (la responsabilità e performance dirigenziale), un modello basato sull’assegnazione, per default, al dirigente apicale, anche della responsabilità statistica, potrebbe essere particolarmente efficace.

Un’ipotesi di riforma basata su questi modelli cambierebbe radicalmente la collaborazio-ne all’interno del Sistema. In pratica si tratterebbe di assegnare alla posiziocollaborazio-ne dirigente apicale, capo dipartimento, segretario generale, direttore generale, la primaria responsa-bilità statistica. Il dirigente preposto potrà avvalersi, come avviene negli altri istituti di re-sponsabilità, di procedure di deleghe e assegnazione di compiti a dirigenti e collaboratori. Quali sono le funzioni che dovrebbe garantire il primo responsabile statistico? Utiliz-zare al meglio il proprio patrimonio informativo, normalmente costituito da archivi amministrativi, attraverso un competente processo di trasformazione che lo qualifichi come statistica ufficiale; migliorare la qualità delle informazioni raccolte e detenute, attraverso anche un lavoro di adeguamento della modulistica, che tenga conto delle finalità statistiche; collaborare con l’Istat e il Sistema in generale, al fine di rendere il proprio patrimonio integrabile con altre fonti informative, secondo regole e obblighi, sia sullo scambio di dati che sul controllo di qualità del processo di produzione; aprire alla collettività l’accesso all’informazione statistica, che deriva dai dati detenuti, in modalità open e coordinata all’interno del Sistema; sorvegliare sul corretto utilizzo delle informazioni personali, applicando le norme previste dall’Istat in accordo con l’Autorità garante per la privacy, in tema di riservatezza e sicurezza delle informazioni raccolte e detenute; produrre statistiche coordinate per l’area di competenza e collabo-rare nel caso di altre autorità nazionali (le ONAs), l’attività statistica europea, secondo le norme previste dal Regolamento n. 223 del 2009.

Risulta chiaro che le competenze necessarie per svolgere i compiti suddetti di regola non sono presenti all’interno del corpo dei dirigenti dell’amministrazione. L’Ufficio di statistica, senz’altro unitario, diviene a questo punto il depositario delle competenze e professionalità necessarie per la piena realizzazione dei compiti assegnati alla dirigen-za. Si tratta, in questo modo, di posizionare finalmente “in alto” gli uffici di statistica, garantendo la loro centralità a supporto dei processi decisionali all’interno delle am-ministrazioni e garantendo le risorse necessarie per l’esercizio della funzione statistica nelle attribuzioni del dirigente responsabile.

In particolare l’Ufficio di statistica dovrebbe assicurare all’amministrazione, diret-tamente o con l’ausilio dell’Istat, la professionalità necessaria per perfezionare co-stantemente la produzione statistica dell’amministrazione; garantire, sempre con il supporto dell’Istat, l’aggiornamento, la formazione dei dirigenti e l’addestramento degli addetti, seguendo i principi del codice della qualità delle statistiche; definire il programma dell’amministrazione, composto non solo dalla partecipazione al PSN, ma soprattutto agli obiettivi di miglioramento della funzione statistica che la dirigenza e l’amministrazione nel suo complesso intende perseguire; avere compiti di vigilanza, da espletare con metodi di cooperazione e con proposizione di raccomandazioni. Vi chiedo di riflettere su questo possibile modello: è rivoluzionario e semplice nello stesso tempo, assicura immediata applicazione delle norme europee per le ONAs, per i produttori di statistiche europee, ma soprattutto è opportuno per rafforzare l’intero statistico nazionale. L’Istat sarebbe pronto, con la nuova organizzazione, a renderlo fattibile ed efficace.

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Il secondo pilastro è quello della flessibilità e potere sostitutivo: tenere conto delle diverse situazioni, soprattutto territoriali, e delle funzioni sussidiarie costitutive e in-tegrative che l’Istat potrà svolgere. Ci si riferisce soprattutto ai contesti territoriali, nei quali si ritrovano ambienti profondamente differenti, quanto a capacità, affidabilità, aderenza alle regole, attenzione e integrazione dell’informazione statistica.

Sul fronte delle Regioni, considerando anche la potestà legislativa propria, occorre prendere atto che i diversi modelli prescelti dalle Regioni e Province autonome – con e senza sistemi statistici regionali, con e senza programmi statistici, con istituto autono-mo; in outsourcing, con ufficio, debole o forte, con deleghe alle ex province – non sono ininfluenti sulla qualità dell’informazione che si raccoglie, si elabora e si diffonde. Sul fronte dei Comuni diviene particolarmente importante tenere conto, promuovere e accompagnare il processo di concentrazione della funzione statistica presso aree metropolitane e aree vaste che, in linea anche con il protocollo Istat-Anci-Upi, rap-presenta l’obiettivo strategico e sistemico sul territorio. La concentrazione degli uffici comunali, l’aggregazione e unione, di modo che possano finalmente raggiungere con-dizioni minime efficienti per le numerose funzioni loro assegnate, è una necessità non solo della statistica, ma anche di numerose altre funzioni pubbliche.

Mutuando ancora una volta la terminologia da altri contesti normativi, il modello che si dovrebbe cercare di realizzare è quello basato sulla garanzia dei requisiti minimi di funzionalità e omogeneità, sulla quale si innestano miglioramenti, innovazioni, percorsi di crescita e personalizzazione alle esigenze territoriali.

Verso i soggetti territoriali inoltre va avanzata anche una proposta, che le pubbliche amministrazioni centrali e regionali razionalizzino e coordinino l’insieme delle in-formazioni che si richiedono o si chiede di pubblicare sulle sezioni della trasparenza. Il disturbo statistico, l’onere amministrativo e l’obbligo informativo, concetti in teoria ben distinti, finiscono per rappresentare un carico di lavoro sempre meno accettabile dalle amministrazioni territoriali, senza che ne percepiscano la differenza e, a volte, l’utilità. Studiare e proporre una significativa riduzione delle duplicazioni e delle ir-razionalità dei flussi dei dati, in linea con le più avanzate tecniche di costruzione dei registri statistici, potrebbe essere un compito affidato all’Istat, insieme all’Agid e altre attività e autorità interessate; nel quadro di una prospettiva di Italia digitale e open data.

La nuova norma potrebbe delineare una regola già vigente per i cittadini, ma non tra le amministrazioni, che dove l’informazione già esiste ed è disponibile essa non può essere ulteriormente richiesta.

Come detto, tuttavia il quadro istituzionale non è del tutto definito. In attesa di un contesto normativo rinnovato, con la riforma costituzionale e la sua applicazione, la proposta è quella di muoversi nei prossimi mesi concordando atti convenzionali su una base standard, ma che consentano collaborazioni specifiche, verso un modello che tenga conto di una realtà ormai chiaramente variegata dal punto di vista istituzio-nale e che si adegui alle esigenze e alle potenzialità dei diversi contesti.

Si tratta di una linea sulla quale l’Istat si sta già muovendo, ma occorre maggiore consapevolezza e determinazione, poiché pensiamo che la nuova norma dovrà tener conto dell’apprendimento che si realizzerà nei prossimi mesi.

Il terzo punto da sottolineare consiste nel puntare al superamento della distinzione tra funzioni di fornitura e funzioni di produzione di dati. Nel decreto legislativo n. 322 le due funzioni principali assegnate agli uffici e, in generale, alle amministrazioni, sono quella di fornire i dati per il Psn e quella di produrre dati per la propria amministra-zione e per la cittadinanza in generale. Le due funzioni dovrebbero tendere sempre più

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a coincidere, perché puntano entrambe alla valorizzazione del contenuto degli archivi amministrativi, al riuso dei dati, ai sistemi informativi, agli open data e in generale alla messa a disposizione della collettività, oltre che alla fornitura per il Psn.

Quello che è accaduto in passato e accade tutt’oggi è che la funzione di fornitura di dati viene vista come un onere, un obbligo, un disturbo, non eliminabile, con mille difficoltà. Quella di produzione diretta si sviluppa solo in particolari favorevoli circo-stanze, ma cresce la consapevolezza della sua accresciuta rilevanza per i suoi effetti diretti: la conoscenza del territorio, la trasparenza, l’ausilio alla programmazione, ma anche gli effetti indiretti – spill-over per tutta l’informazione statistica nazionale e internazionale.

Il disegno che abbiamo delineato nei due punti precedenti, responsabilizzazione del-la dirigenza tutta, concentrazione delle competenze negli uffici di statistica, requisiti minimi territoriali e aderenza alle esigenze del territorio, può consentire il raggiungi-mento dell’obiettivo di costante arricchiraggiungi-mento e valorizzazione della produzione nel medio periodo.

Infine, programmazione e valutazione, il pilastro che per questo tavolo politico può essere considerato il più qualificante e che rappresenta anche il filo conduttore di questa conferenza: il buon utilizzo dei dati per la programmazione e valutazione delle politiche.

Questa tematica la si può ritrovare nel titolo della conferenza, in numerose sessioni parallele e in alcuni spazi di confronto, dove l’utilizzo consapevole e organizzato dei dati per la preparazione degli atti di programmazione territoriale e di modelli per la valutazione delle politiche sono ormai tutt’altro che episodici.

Forse possiamo provare a delineare una tendenza-auspicio, che nel diluvio di dati, che comunque non si arresterà, cominci a delinearsi un’accresciuta consapevolezza del ruolo che possono avere opportuni indicatori e sistemi informativi ben progettati e, quindi, emergano la volontà di sapersi orientare, la domanda di professionalità e una crescente attenzione alla ricerca di informazioni, utili, affidabili e pertinenti.

Che cosa, dunque, dobbiamo chiedere ad una nuova norma sul Sistan? Dobbiamo chiedere che i dati si utilizzino soprattutto nei documenti di programmazione e di valutazione, che abbiano un livello di qualità elevato: ad esempio pertinenza degli indicatori, accuratezza delle misure, tempestività dei dati di contesto, piena accessi-bilità delle informazioni. Se il dirigente che li fornisce è investito della responsaaccessi-bilità statistica che abbiamo delineato, l’obiettivo risulta più facilmente raggiungibile. L’Istat su questo punto non può che mettersi a disposizione, in quanto garante della qualità del Sistema e titolare dei registri statistici, mostrandosi aperto e pronto a inve-stire nel fornire micro-dati, strumenti e competenze agli altri soggetti.

Esiste però una responsabilità ulteriore, quella del corpo politico, che sia al governo

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